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www.ildialogo.org Il nuovo Plan Condor tra fascismi, stupri, torture, massonerie e ...,di Antonio Mazzeo

Il nuovo Plan Condor tra fascismi, stupri, torture, massonerie e ...

di Antonio Mazzeo

Le sue colpe? Essere intelligente, sensibile, politicizzata, bellissima e credere in un mondo migliore nel posto e nel momento sbagliato. Marie Anne Erize aveva 24 anni in quel maledetto 1976 segnato dal sanguinoso golpe fascista in Argentina che aveva insediato ai vertici del paese la Junta del generale Jorge Rafael Videla ed un manipolo di militari con tanto di tessera della loggia massonica P2 del venerabile Licio Gelli. Adolescente aveva intrapreso con successo a Buenos Aires la professione di modella. Poi si era iscritta alla facoltà di antropologia e come tante sue coetanee di allora, chitarra in spalla, aveva percorso l’Europa in autostop e conosciuto e frequentato artisti, intellettuali, musicisti. Marie Anne fece pure un tour negli USA in compagnia del grande chitarrista andaluso Paco de Lucia. Come per tanti coetanei fu determinante il lungo viaggio in Sudamerica e l’impatto con le contraddizioni e le ingiustizie sociali ed economiche del Brasile e dei paesi andini. Rientrata a Buenos Aires Marie Anne Erize decise di lasciare l’attività di modella per dedicarsi anima e corpo al volontariato nelle megavillas miserias della capitale argentina a fianco di Carlos Mugica, uno dei fondatori del gruppo Sacerdoti per il Terzo Mondo che sarà assassinato dal regime golpista. Nel 1973, l’anno dell’ascesa del generale Pinochet in Cile, la ragazza s’innamora di Daniel Rabanal, un giovane studente aderente al movimento peronista Montoneros. E’ la scoperta della militanza politica attiva e la condivisione di un’utopia di cambiamento e trasformazione della iniqua società argentina che sarà inesorabilmente spezzata dalla sadica repressione dei militari al soldo di transnazionali, CIA e neoliberismo. Dopo il golpe fu arrestato il fidanzato Daniel; la mattina del 15 ottobre 1976 a San Juan dove si era trasferita, Marie Anne fu sequestrata per strada da un gruppo di uomini per sparire per sempre nel nulla. Sono trascorsi 42 anni e nessuno ha voluto restituire ai genitori il corpo della ragazza. L’autorità giudiziaria ha accertato che dopo il sequestro fu condotta in un centro di detenzione clandestino per prigionieri politici all’interno di un complesso sportivo di San Juan (La Marquesita), gestito dal Reggimento di Fanteria di Montagna (22 RIM) dell’esercito. Lì la giovane sarebbe stata torturata, stuprata e assassinata. Sei giorni dopo la sua scomparsa, la polizia fece irruzione nell’abitazione dei genitori a Buenos Aires. Dopo aver sequestrato libri ed effetti personali della giovane, gli agenti si dileguavano “invitando” i genitori ad abbandonare il paese. “Inutile che la cercate, tanto vostra figlia è morta”, specificavano i poliziotti. Da allora Marie Anne continua ad essere desaparecida come tante altre innumerevoli vittime innocenti della furia criminale di una classe politico-militare dirigente che ha goduto e gode ancora dell’assoluta impunità.
Il 7 novembre 2011 i militari responsabili della morte di Marie Anne Erize sono stati condannati all’ergastolo dalla Corte federale di San Juan ma alcuni di essi sono scampati al carcere grazie alla provvidenziale fuga all’estero. L’estate precedente, dopo l’emissione di un mandato di cattura, aveva lasciato l’Argentina pure l’ex tenente colonnello Carlos Luis Malatto, uno degli ufficiali responsabili della presa del Palazzo del governo nel golpe del marzo 1976 nonché responsabile del personale del 22 RIM al tempo della scomparsa della giovane montonera. Alla fine della dittatura, Malatto si era dimesso dalle forze armate e aveva avviato alcune attività commerciali a Mendoza. Grazie al possesso di un passaporto italiano (era figlio di genitori liguri), l’ex militare era fuggito in Cile e successivamente in Italia, evitando il processo in cui saranno condannati i suoi commilitoni a San Juan. Dopo essere stato ospite a L’Aquila della Confraternita della Misericordia e successivamente a Genova della Parrocchia di San Giacomo Apostolo, Carlos Juan Malatto aveva fatto perdere le proprie tracce. Nell’estate 2017 era in Sicilia: l’ex militare aveva trovato domicilio in un appartamento di via santa Chiara a Calascibetta (Enna). Individuato da un periodico spagnolo, Malatto lasciava il piccolo comune per trasferirsi in un residence di Portorosa-Furnari, proprio come avevano fatto negli anni passati alcuni dei maggiori boss Cosa nostra. I primi di giugno i giornalisti di Repubblica.it Emanuele Lauria e Giorgio Ruta lo hanno ripreso in un video al balcone di un villino in via S 1 a Portorosa. Continua in: antoniomazzeoblog.blogspot.com



Martedì 30 Luglio,2019 Ore: 19:47
 
 
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