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www.ildialogo.org NON TI DICO FINO A SETTE VOLTE, MA FINO A SETTANTA VOLTE SETTE,di p. José María CASTILLO

XXIV TEMPO ORDINARIO – 13 settembre 2020 - Commento al Vangelo
NON TI DICO FINO A SETTE VOLTE, MA FINO A SETTANTA VOLTE SETTE

di p. José María CASTILLO

Mt 18, 21-35
[In quel tempo] Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
  1. Gesù ha detto: «trattate gli altri, come volete che gli altri vi trattino» (Lc 6,31). Il criterio, dunque, di Gesù è che ognuno sarà trattato da Dio allo stesso modo di come questa persona tratta gli altri nella sua vita quotidiana. Cioè, il comportamento di ognuno con gli altri è la misura del comportamento che Dio ha con ogni essere umano. Quindi, il rispetto, la tolleranza, la stima, la capacità di perdono che ogni essere umano ha con le persone con le quali convive, questi saranno il rispetto, la tolleranza, la stima ed il perdono che riceverà da Dio.
  2. La tolleranza ed il perdono del «Signore» o «Re» con il suo «servo/schiavo», secondo la parabola raggiunge dimensioni incredibili. A diecimila talenti ammontava la somma che Roma con Pompeo ottenne dalla Giudea, recentemente conquistata, verso l’anno 60 a.C. (Giuseppe Flavio). Erode Antipa ottenne duecento talenti dalla Galilea e dalla Perea, Archelao seicento talenti dalla vendita dell’Idumea, Giudea e Samaria (Giuseppe Flavio). Quindi, la figura proposta dalla parabola evoca l’azione di Roma e riflette nozioni proverbiali sulla ricchezza dei re. Per questo è stupefacente la generosità del «signore/re». Come è stupefacente la bassezza e la miseria del servo che quasi arriva a tentare di uccidere un disgraziato che gli doveva una quantità miserabile di denaro.
  3. In questa parabola tutto è esagerato, quasi incredibile. Come esagerata ed incredibile è la bassezza e la miseria di spirito che stiamo vedendo e vivendo nella durissima situazione della crisi attuale. Non si è mai vista tanta cupidigia nei ricchi e tanta incapacità per condonare «il denaro che mi devono». La cupidigia per il denaro è la causa di quello che stiamo soffrendo. E, finché la Chiesa non incomincia a prendere decisioni esemplari che siano capaci di scuotere il mondo, questa situazione non si muove. Specialmente nei paesi del Sud dell’Europa, che sono proprio i paesi più cattolici. L’aspetto più urgente non è il fatto che si modifichino le decisioni economiche, ma che si convertano i cuori ambiziosi e la cupidigia insaziabile dei ricchi, di coloro che hanno il potere politico, di coloro che controllano il capitale finanziario. La chiave non sta nell’«economia», ma nell’«etica».



Mercoledì 09 Settembre,2020 Ore: 21:54
 
 
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