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www.ildialogo.org BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE,di p. José María CASTILLO

DOMENICA DELLE PALME – 5 aprile 2020 - Commento al Vangelo
BENEDETTO COLUI CHE VIENE NEL NOME DEL SIGNORE

di p. José María CASTILLO

Mt 21, 1-11

Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero a Betfage, presso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nella borgata che è di fronte a voi; troverete un'asina legata, e un puledro con essa; scioglieteli e conduceteli da me. Se qualcuno vi dice qualcosa, direte che il Signore ne ha bisogno, e subito li manderà». Questo avvenne affinché si adempisse la parola del profeta: «Dite alla figlia di Sion: "Ecco il tuo re viene a te, mansueto e montato sopra un'asina, e un asinello, puledro d' asina"».
I discepoli andarono e fecero come Gesù aveva loro ordinato; condussero l'asina e il puledro, vi misero sopra i loro mantelli e Gesù vi si pose a sedere. La maggior parte della folla stese i mantelli sulla via; altri tagliavano dei rami dagli alberi e li stendevano sulla via. Le folle che precedevano e quelle che seguivano, gridavano: «Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nei luoghi altissimi!» Quando Gesù fu entrato in Gerusalemme, tutta la città fu scossa, e si diceva: «Chi è costui?» E le folle dicevano: «Questi è Gesù, il profeta che viene da Nazaret di Galilea».
  1. L’entrata di Gesù a Gerusalemme, ricordata dalla Chiesa ogni anno nella Domenica delle Palme, è avvenuta in tal modo e Gesù stesso l’ha preparata in maniera tale da essere definita giustamente come la “parodia del potere” (Warren Carter). In questo racconto ci sono una serie di caratteristiche comuni con quelle che nella cultura ebraica ed in quella greco-romana erano solitamente le “entrate processionali” dei vincitori (B. Kinman). Come l’apparizione del governante con le sue truppe ed i prigionieri che conduceva (Mt 21, 1-7); l’entrata del corteo nella città (Mt 21, 8-10); la celebrazione del benvenuto da parte delle moltitudini (Mt 21, 8-9); l’acclamazione con inni (Mt 21, 21,9). Nel racconto evangelico non ci sono discorsi di elogio al vincitore trionfante. Ma si sottolinea l’atto finale, che consisteva in un atto religioso nel Tempio (Mt 21, 12-17), che – come sappiamo – è stato trasformato da Gesù in un atto violento, l’espulsione dei mercanti che avevano trasformato la “casa del Padre” in un “covo di banditi”.
  2. Pertanto, l’entrata di Gesù nella capitale imita la condotta imperiale, ma con la finalità di parodiarla. È la contrapposizione di due imperi opposti e contraddittori. Nel fare tale parodia, Gesù “protesta contro lo spirito che animava i trionfi romani, per mostrare un altro modo di esprimere il significato del destino umano” (Visser ‘t Hooft). Un destino che non può ammettere di godere nell’atto inumano di dominare qualcuno e, ancor meno, di umiliarlo, ma che deve essere tutto il contrario: l’esaltazione della semplicità, dell’umanità, della bontà, della vicinanza ai poveri.
  3. Merita attenzione il fatto che Gesù abbia utilizzato un asino per la sua “entrata trionfale”. Quest’animale aveva un significato ambivalente. Ha portato in groppa Salomone (1Re 1, 33-48). Ma era anche un segno di burla e di riso per i gentili, che commentavano con sarcasmo che gli ebrei adorassero la testa di un asino nel tempio (Giuseppe Flavio, Contra Apionem, 2, 80-88). In definitiva, l’entrata di Gesù a Gerusalemme su di un umile asino e circondato da persone umili esprime il fatto che l’aspetto più umano della nostra vita si realizza nella semplicità e nel rifiuto di ogni pompa e di ogni desiderio di dominio. Perché solo la bontà è degna di fede.



Mercoledì 01 Aprile,2020 Ore: 21:55
 
 
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