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www.ildialogo.org  SIGNORE, RICORDATI DI MEQUANDO ENTRERAI NEL TUO REGNO ,di p. José María CASTILLO

CRISTO RE – 24 novembre 2019 - Commento al Vangelo
 SIGNORE, RICORDATI DI MEQUANDO ENTRERAI NEL TUO REGNO 

di p. José María CASTILLO

Lc 23,35-43
[In quel tempo, dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
  1. Se c’è qualcosa di chiaro in questo racconto è il fatto che Gesù è stato giudicato e mandato a morte dal prefetto della Giudea Ponzio Pilato, in un processo secondo le leggi dell’Impero romano. Solo il prefetto romano poteva emettere una sentenza di morte in croce. Inoltre si sa che la croce era un castigo utilizzato dai romani in Palestina tra il 63 a.C. ed il 66 d.C. solo contro quelli che si ribellavano a Roma (H. W. Kuhn, X. Alegre). Tutto ciò vuole dire che Gesù è stato condannato a morte per un motivo politico, almeno a giudizio dell’autorità ufficiale di Roma. Un altro motivo non poteva interessare e per questo non era competente il prefetto romano. Gesù è stato condannato a morte per il delitto di seditio, come un sovversivo contro il potere stabilito. Cosa che trova conferma se consideriamo che i due malfattori crocifissi con Gesù sono chiamati lestái, un termine utilizzato da Giuseppe Flavio per designare i ribelli politici (H. W. Kuhn, X. Alegre).
  2. Tuttavia, per quello che raccontano i vangeli, Gesù non ha promosso nessuna rivolta politica e non ha mai parlato contro Roma o contro l’occupazione romana e la crudeltà esercitata dai legionari romani contro la popolazione, come anche poteva aver parlato contro gli abusi fiscali, la repressione militare, etc. Perché allora la condanna a morte per un motivo politico? Questa domanda interessa direttamente il titolo di «re» posto sulla croce.
  3. Come hanno spiegato bene gli esperti del diritto romano, i due pilastri fondamentali sui quali si fondava quel diritto erano: 1) la difesa inviolabile del “diritto di proprietà”; 2) la difesa del “potere dei potenti” (P. G. Stein, Seneca). Ebbene, questi due pilastri, portati fino alle loro estreme conseguenze, si collocano agli antipodi dello spirito e della lettera di quanto ha insegnato e vissuto Gesù. Probabilmente l’idea di papa Pio XI, quando nel 1925 istituì la festa di Cristo Re, era esaltare il suo potere e la sua gloria su tutti i poteri di questo mondo. Ma si può ragionevolmente dire che l’idea di Gesù era un’altra. Gesù voleva affermare che “un altro mondo è possibile”. Un mondo non basato sul potere e sul capitale, ma sull’etica dell’onestà, del rispetto, dell’uguaglianza di diritti e di garanzie per tutti gli uomini, della bontà al di sopra di tutto e dell’aiuto a tutti quelli che soffrono. In questo consiste la signoria di Cristo, che ha scioccato e continua a scioccare rispetto a tutte le signorie dell’«ordine presente».



Mercoledì 20 Novembre,2019 Ore: 12:29
 
 
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