- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (362) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org TUTTI MANGIARONO A SAZIETA’,di p. José María CASTILLO

CORPUS DOMINI – 23 giugno 2019 - Commento al Vangelo
TUTTI MANGIARONO A SAZIETA’

di p. José María CASTILLO

Lc 9,11-17
Ma le folle lo seppero e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».  Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
    1. Nessuno può – e non dovrebbe – mettere in dubbio l’importanza che questo racconto della condivisione dei pani ha avuto nella Chiesa nascente e l’importanza che dovrebbe continuare ad avere nella Chiesa attuale. Prova ne è il fatto che, come già si è detto, questo racconto si ripete fino a sei volte nei vangeli. Altra cosa è l’interpretazione che si è data di quest’episodio. Non v’è dubbio che abbia a che fare con l’Eucaristia ed in questo senso è logico che nella festa del Corpus Domini la liturgia ce lo ricordi. Ma, oltre all’interpretazione eucaristica, frequentemente a questo fatto si è data anche un’interpretazione sociale: Gesù che sazia la fame dei poveri e provoca il miracolo dell’abbondanza, quando si condivide quello che si ha, sebbene sia scarso.
    2. Come è logico, le due letture richiamate sul racconto dei pani sono completamente logiche e di grande profondità teologica e spirituale. Ma non esauriscono tutto il significato che comporta quest’episodio. Oltre al significato eucaristico e sociale, questo vangelo contiene anche un insegnamento profondamente umano. Prima di tutto, perché si deve collocarlo nel contesto generale dei molti banchetti di Gesù, dei quali parlano i vangeli; con chi e come mangiava, quando mangiava ed i dettagli relativi al posto che ognuno occupava alla mensa. Tutto ciò indica una stratificazione sociale che rompe tutti i nostri schemi relativi a privilegi, disuguaglianze e separazioni degli uomini tra gli uomini.
    3. Ma c’è qualcosa in quello a cui non si pensa e che è di fondamentale importanza. La Chiesa dei secoli III e IV è cresciuta vertiginosamente proprio per la sua capacità di accoglienza, espressa soprattutto nei suoi banchetti condivisi con tutto il mondo in un’«epoca di angoscia» (E. R. Dodds). La decadenza della religione tradizionale in quei tempi è stata allarmante, come è ben dimostrato dalla storia e dall’archeologia. Ebbene, in una crisi di tal genere la gente cercava conforto nella religione. Ma voleva una religione diversa: meno culti e riti antichi ed un interesse crescente «per una religione più personale» (D. MacCulloch). Le persone, lasciate senza aiuto dalla crisi, nell’accoglienza dei banchetti (eucaristici) trovavano l’aiuto, la sicurezza e la protezione che restituiva loro il rispetto verso se stesse. Questa lezione della storia ci dovrebbe spingere ad aprire gli occhi e a renderci conto della reale attualità dell’antico simposio, l’accoglienza senza condizioni delle parrocchie e delle case religiose ad ogni genere di disadattati senza futuro. È l’opportunità che ci offre questa nuova «epoca di angoscia».
    4. Ma dovremmo arrivare alle estreme conseguenze. La soluzione alla sofferenza dei poveri non può consistere nell’elemosina, ma nella giustizia. Sono importanti la Caritas (e tante altre istituzione benefiche), ma l’urgenza sta nel fatto che l’economia si gestisca in maniera tale che si accorcino le distanze e le differenze in diritti e nelle leggi che tollerano la spaventosa disuguaglianza che ha frantumato questo mondo.



Lunedì 17 Giugno,2019 Ore: 22:38
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Il Vangelo della domenica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info