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www.ildialogo.org SIGNORE, RICORDATI DI ME QUANDO ENTRERAI NEL TUO REGNO,di p. José Maria CASTILLO

CRISTO RE – 24 novembre 2013 - Commento al Vangelo
SIGNORE, RICORDATI DI ME QUANDO ENTRERAI NEL TUO REGNO

di p. José Maria CASTILLO

Lc 23,35-43
[In quel tempo, dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
1. Se c’è qualcosa di chiaro in questo racconto, è che Gesù è stato giudicato e mandato a morte dal prefetto della Giudea Ponzio Pilato, in un processo secondo le leggi dell’Impero romano. Solo il prefetto romano poteva emettere una sentenza di morte in croce. Inoltre, si sa che la croce era un castigo che i romani hanno utilizzato in Palestina, tra il 63 a.C. ed il 66 d.C., solo contro quelli che si ribellavano a Roma (H. W. Kuhn, X. Alegre). Tutto ciò vuole dire che Gesù è stato condannato a morte per un motivo politico, almeno a giudizio dell’autorità ufficiale di Roma. Un altro motivo non poteva interessare né per questo era competente il prefetto romano. Gesù è stato condannato a morte per il delitto di seditio, come un sovversivo contro il potere stabilito. Cosa che trova conferma se consideriamo che i due malfattori crocifissi con Gesù sono stati chiamati  lestái, un termine utilizzato da Giuseppe Flavio per designare i ribelli politici (H. W. Kuhn, X. Alegre).
2. Tuttavia, per quello che raccontano i vangeli, Gesù non ha portato avanti nessuna causa politica né ha mai parlato contro Roma o contro l’occupazione romana e la crudeltà esercitata dai legionari romani contro la popolazione, come anche poteva aver parlato contro gli abusi fiscali, la repressione militare, etc. Perché allora la condanna a morte per un motivo politico? Questa domanda interessa direttamente il titolo di «re» posto sulla croce.
3. Come hanno spiegato bene gli esperti del diritto romano, i due pilastri fondamentali sui quali si fondava quel diritto erano: 1) la difesa inviolabile del diritto di proprietà; 2) la difesa del potere dei potenti (P. G. Stein, Seneca). Ebbene, questi due pilastri, portati fino alle loro estreme conseguenze, si pongono agli antipodi dello spirito e della lettera di quanto ha insegnato e vissuto Gesù. Sicuramente l’idea del papa Pio XI, quando istituì la festa di Cristo Re, era esaltare i suoi poteri e la sua gloria su tutti i poteri di questo mondo. Ma si può ragionevolmente dire che l’idea di Gesù era un’altra. Quello che Gesù voleva era affermare che un altro mondo è possibile. Un mondo non basato sul potere e sul capitale, ma sull’etica dell’onestà, del rispetto, dell’uguaglianza di diritti e di garanzie per tutti gli uomini, della bontà malgrado tutto e dell’aiuto a tutti quelli che soffrono. In tutto ciò consiste il regno di Cristo, che ha scioccato e continua a scioccare di fronte a tutti i regni dell’ordine politico presente.
Traduzione di Lorenzo TOMMASELLI da:
  • JOSE’ MARIA CASTILLO, La religión de Jesús (Ciclo C), Desclée De Brouwer, 2012, pp. 676-677.


Lunedì 18 Novembre,2013 Ore: 17:41
 
 
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