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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Domenica 2a di Pasqua A - 1 maggio 2011,di Paolo Farinella, prete

Domenica 2a di Pasqua A - 1 maggio 2011

di Paolo Farinella, prete

Con la domenica di oggi, 2a dopo Pasqua, si chiude l’ottava di Pasqua e inizia il «tempo pasquale», un periodo di sette settimane, cioè cinquanta giorni circa, durante i quali siamo invitati ad assaporare ciò che abbiamo vissuto e sperimentato nella Madre delle Settimane, nel Santo Triduo.
Il tempo pasquale è il periodo che intercorre tra Pasqua e Pentecoste: è un tempo non solo di apprendimento, ma anche di formazione. E’ un tempo di catechesi. A Pasqua sperimentiamo la risurrezione come grazia e dono, indipendentemente da noi, mentre a Pentecoste ne prendiamo coscienza in modo definitivo e impegniamo cuore e volontà nell’accettazione del dono per renderlo visibile nella vita nella forza dello Spirito Santo. E’ la stessa relazione che intercorre tra la liberazione in Egitto e il dono della Toràh al monte Sinai. In Egitto fu dichiarata la libertà, al Sinai fu estesa e codificata in un codice di alleanza. In Egitto è solo Dio che «scende a liberare» (Es 3, 8), al Sinai vi sono due contraenti che si assumono i relativi impegni del patto di alleanza. A Pasqua Dio interviene agendo, a Pentecoste il popolo risponde accettando. La differenza tra gli Ebrei dell’Esodo e noi però è anche grande: gli Ebrei attraversarono il deserto, noi camminiamo guidati dallo Spirito del Risorto. Gli Ebrei aspettavano i segni (acqua, manna, vita), noi viviamo in contemplazione di «tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno» (Lc 24,19). Gli Ebrei vivevano i simboli, noi assaporiamo il sacramento, Gli Ebrei aspiravano alla Terra, noi incontriamo una Persona.
La domenica di oggi è detta anche «dominica in albis», cioè «domenica delle vesti bianche» perché nella chiesa delle origini, i catecumeni battezzati nella notte di Pasqua oggi deponevano la veste bianca (= albus – alba/bianco), simbolo della nuova identità e dignità di figli e riprendevano la vita ordinaria. L’antifona d’ingresso tratta da 1Pt 2,2 è legata a questa ricorrenza: “Come bambini appena nati, bramate il puro latte spirituale, che vi faccia crescere verso la salvezza, alleluia” (sicut modo geniti infantes rationale sine dolo lac concupiscite). I Padri della chiesa indicavano la settimana dopo Pasqua con una espressione particolare: settimana della mistagogìa che potremmo definire come la sperimentazione graduale di ciò che si è celebrato[1].
Il vangelo di questa domenica è sempre fisso perché scandisce il ritmo delle apparizioni del Risorto di otto in otto giorni: «Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa…venne Gesù…»(Gv 20,26). Inizia la cadenza settimanale della Pasqua celebrata nel tempo: oggi, prima domenica dopo Pasqua è anche la prima Pasqua della settimana successiva alla Pasqua. Gli Atti ci presentano, in modo idealizzato, gli apostoli, i fratelli e le sorelle delle origini che “ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa” (2,46), mentre San Pietro nella seconda lettura benedice Dio Padre perché tramite la risurrezione ci ha introdotti nella Terra Promessa della speranza che non vedrà mai la fine. Entriamo nella benedizione dell’Eucaristia, la nostra Terra promessa con l’antifona d’ingresso (1Pt 2,2): «Come bambini appena nati, bramate il puro latte spirituale, che vi faccia crescere verso la salvezza, alleluia».
 
Spirito Santo, tu corrobori la costanza della Chiesa nell’ascolto degli apostoli,                     Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu raduni gli apostoli e la Chiesa all’assiduità attorno alla Parola                   Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu convochi gli apostoli e la Chiesa alla frazione orante del Pane,                  Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu guidi la Chiesa come testimone di risurrezione davanti agli uomini,           Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu sei la voce della casa di Aronne che proclama la misericordia di Dio,        Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu sei la forza e il canto che il popolo santo eleva al suo Signore,                   Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu hai preparato la pietra angolare a fondamento del Regno del Risorto,        Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu benedici nelle nostre azioni e parole il Signore nostro Gesù Cristo,            Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu sei forza nella prova, sostegno della gioia, il fuoco che purifica,    Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu sei il Luogo che contiene le paure degli apostoli che si nascondono,          Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu sei la Pace che Gesù risorto porta agli apostoli nel cenacolo,                      Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu sei l’alito vitale con cui Gesù crea il nuovo popolo di Dio,                         Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu purifichi l’incredulità di Tommaso in professione di fede totale,    Veni, Sancte Spiritus.
Spirito Santo, tu sei la forza di quanti credono senza vedere e nella persecuzione,  Veni, Sancte Spiritus.
 
Donne uomini cristiani, santi figli d’Israele che credeste in Gesù,                 Intercedete per noi!
Voi che eravate assidui all’insegnamento degli Apostoli,                              Supplicate per noi!
Santa comunità apostolica che vivi l’unione fraterna, presenza del Risorto, Invocate per noi!
Santi apostoli e discepoli che condividete la frazione del pane e la preghiera,          Intercedete per noi!
Santi Apostoli che superate la paura e accogliete il Signore risorto,               Confermate in noi la fede!
Santi Apostoli che ricevete l’alito ricreatore dello Spirito del Signore risorto,           Supplicate per noi!
San Tommaso che controlli i segni della crocifissione con fede immatura,   Testimonia per noi!
San Tommaso che professi la fede in Gesù risorto, tuo Signore e Dio,                     Prega per noi!
 
Cristo Risorto si fa sperimentare dagli apostoli perché devono testimoniare con la vita Colui che hanno vissuto nella fede. A loro il Signore affida il suo Spirito, lo Spirito della nuova creazione, perché vadano nel mondo alla ricerca di ogni figlia e figlio di Adam ed Eva a cui offrirlo come pegno per il loro ingresso nel nuovo giardino di Eden che è l’umanità risorta dell’«uomo nuovo» (Ef 4,24). Ci disponiamo alla contemplazione del mistero pasquale, prendendo coscienza di essere il cenacolo oggi riunito per la testimonianza,
 

 (greco)[2]
Èis to ònoma
toû Patròs
kài Hiuiû
kài toû Hagìu Pnèumatos
Amèn.
(italiano)
Nel Nome
del Padre
e del Figlio
e del Santo Spirito
 
Tre segni pone Gesù per i suoi apostoli nel giorno ottavo: si offre vivo, dona lo Spirito e rimette i peccati. Nell’esaminare la nostra coscienza per essere vivi davanti a lui e ricevere il suo Spirito, non abbiamo paura dei nostri peccati perché solo il Signore può rinnovarci nell’intimo e trasformarci in pietre di carne, dense di vita risorta: è Lui infatti l’«Agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo» (Gv 1,29). Invochiamo la misericordia di Dio su di noi affinché a nostra volta possiamo essere donne e uomini di misericordia viva.
 
 [Esame di coscienza: alcuni momenti effettivi e congrui di silenzio]
 
Signore risorto, tu sei l’Agnello immolato che prendi su di te il nostro peccato,                   Kyrie, elèison!
Cristo Gesù, Figlio Unigenito del Dio vivente che doni il tuo Spirito alla Chiesa,     Christe, elèison!
Signore Gesù, che vieni a noi con acqua e sangue, per darci la redenzione sacramentale,    Pnèuma, elèison!
 
Dio onnipotente, che ha risuscitato Gesù da morte e che si è reso riconoscibile nel segno dei chiodi e nel costato squarciato di Cristo, per i meriti degli apostoli che si sono nascosti per paura; per i meriti della loro gioia con cui hanno accolto il Signore; per i meriti del Messia d’Israele che porta lo Spirito ricreatore, abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna. Amen!
 
GLORIA A DIO NELL’ALTO DEI CIELI… e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente[breve pausa 1-2-3].
 
Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del padre: tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi; tu che togli i peccati del mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla destra del Padre, abbi pietà di noi. [breve pausa 1-2-3]
 
Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l’Altissimo: [breve pausa 1-2-3]
 
Gesù Cristo con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.
 
Preghiamo. O Dio, che in ogni Pasqua domenicale ci fai vivere le meraviglie della salvezza, fa’ che riconosciamo con la grazia dello Spirito il Signore presente nell’assemblea dei fratelli, per rendere testimonianza della sua risurrezione. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Amen.
MENSA DELLA PAROLA
Prima lettura At 2,42-47. Il brano di oggi è un sommario, cioè una sintesi che descrive una tappa della prima comunità cristiana. In origine probabilmente erano tre che il redattore finale ha cercato di armonizzare con aggiunte e integrazioni e sono distribuiti in questa domenica nel ciclo dei tre anni liturgici[3]«non storica, ma ideale». Questa comunità «come dovrebbe essere»  vive una vita edificante che provoca la reazione ammirata dei Giudei. Gli Atti sono scritti circa cinquanta anni dopo la morte di Gesù e quindi in un tempo in cui la Chiesa è ormai diffusa e organizzata. Essa attraversa un periodo di stanchezza e di abbassamento degli ideali: c’è assuefazione e rassegnazione a scapito della coerenza e della testimonianza. In questo contesto Luca presenta l’ideale della perseveranza, qui espressa con l’espressione «essere assidui». che corrisponde all’invito alla vigilanza perché non possiamo mai abituarci all’ideale del vangelo, di cui noi siamo responsabili davanti al mondo che attende alla prova la nostra credibilità.. E’ evidente che ci troviamo di fronte alla comunità
 
Dagli Atti degli apostoli 2,42-47
I fratelli e le sorelle 42 erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nello spezzare il pane e nelle preghiere. 43 Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44 Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; 45 vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46 Ogni giorno tutti insieme frequentavano il Tempio e nelle case spezzavano il pane prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, 47 lodando Dio e godendo la stima di tutto il popolo. - Parola di Dio.
 
Salmo responsoriale 118/117, 1-4; 16-18; 22-24. E’ il salmo conclusivo dell’hallel pasquale (Sall 112/113-118/117) che si canta nella cena della veglia di Pasqua. La liturgia riporta l’introduzione, detta invitatorio, (vv. 1-4) come supplica alla «casa di Aronne» perché lodi la chèsed/misericordia/tenerezza del Signore. Segue il corpo del salmo, in cui un individuo, personificazione del re o del popolo, loda il Signore per averlo esaudito e salvato da un imminente pericolo. Al v. 24 si celebra la Pasqua come «giorno fatto dal Signore», giorno in cui Israele/Cristo è stato scelto come pietra angolare o pietra di fondazione del regno dei redenti (v. 22). Gesù risorto è il fondamento che sostiene la fede della Chiesa nel tempo della sua testimonianza. Vivere l’Eucaristia significa radicarsi sulla roccia della Parola (Mt 7,25) che diventa Pane per essere a nostra volta sostegno di chi è debole nel cammino verso regno.
 
Rit.: Rendete grazie al Signore perché è buono: il suo amore è per sempre.


1. 2 Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre».
4 Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». Rit.
2. 13 Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato mio aiuto.
14 Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
15 Grida di giubilo e di vittoria,
nelle tende dei giusti.
La destra del Signore ha fatto prodezze. Rit.
3. 22 La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
23 Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
24 Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo! Rit.


 
Seconda lettura 1Pt 1,3-9. L’autore forse s’ispira ad un inno cristiano preesistente che usa come canto della nuova creazione operata dal Figlio. Una parafrasi di questo inno si trova nella lettera a Tito (Ti 3,4-8). Nella prima parte della lettera, l’autore riprende un cerimoniale pasquale, di cui il brano di oggi riformula l’inno e/o la benedizione iniziale attualizzata nelle condizioni di prova vissute dai credenti. La forma del brano è una «benedizione» alla maniera giudaica con la novità che non si benedici più Yhwh, ma il «Padre del Signore nostro Gesù Cristo», cioè al Figlio che ora è messo sullo stesso piano del Padre. La lettera è indirizzata ai cristiani delle province centrali e nord-occidentali dell’Asia Minore e si può datare vero la fine del sec. I, scritta da Roma che è indicata metaforicamente come Babilonia per la sua idolatria, l’avidità del dominio e la persecuzione dei cristiani (cf Ap 14,8; 16,19; 17,5;18,2.10.21). L’idea del passaggio dalla morte alla vita e della rinascita fanno pensare che lettera possa essere una catechesi battesimale per spronare a vivere la Pasqua nella testimonianza della vita.
 
Dalla prima lettera di Pietro apostolo  1,3-9
Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza che sta per essere salvata nell’ultimo tempo. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove; cosicché la vostra messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato col fuoco –, torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime. - Parola di Dio.
 
Vangelo A – B – C Gv 20,19-31. Il brano è la 1a conclusione del vangelo di Gv (il capitolo 21 è un’aggiunta posteriore) ed è ricchissimo di contenuti: il ritmo settimanale delle apparizioni; il Risorto che trasmette i suoi poteri di plenipotenziario agli apostoli e le caratteristiche della fede scaturita dalla risurrezione che ne mette in evidenza lo spogliamento totale. Durante la vita terrena gli apostoli hanno sperimentato un uomo, ora invece si trovano alle prese con uno che passa attraverso i muri, ma non è un fantasma perché possono vedere i segni dei chiodi. Nulla è come prima: ora bisogna adattarsi ad una conoscenza senza esperienza fisica e questo nuovo metodo di sperimentabilità è la fede. Una fede nuda, una fede senza orpelli, una fede che si fa visione perché abbandonata totalmente sulla Parola che Gesù aveva annunciato loro durante la sua vita terrena. Credere è abituarsi a vedere le cose con gli occhi di Gesù risorto.
 
Sequenza (sec. X)[4]

1. Alla vittima pasquale, s’innalzi oggi il sacrificio
di lode. L’Agnello ha redento il suo gregge.
2. Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa.
3. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?». «La tomba del Cristo vivente,la gloria del Cristo risorto, e gli angeli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti.
Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede in Galilea».
4. Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto.
Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi.

 
Canto al Vangelo
Alleluia. Perché mi hai veduto, Tommaso, tu hai creduto: / beati quelli che, pur non avendo visto crederanno.
 
Dal Vangelo secondo Giovanni 20,19-31
19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. 21 Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». 22 Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. 23 A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». 24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25 Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». 26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». 27 Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!». 28 Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». 30 Gesù in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. 31 Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. - Parola del Signore.
 
Spunti di omelia
Il vangelo di oggi è lo stesso che si legge il giorno di Pasqua nell’Eucaristia della sera. Esso si compone chiaramente di due parti che si sovrappongono come struttura e come contenuto perché narra di due apparizioni ufficiali del risorto,  una al gruppo degli apostoli meno Tommaso e una al gruppo completo compreso Tommaso. Queste apparizioni sono costruite sullo stesso canovaccio, segno che si tratta più di una riflessione teologica piuttosto che di un fatto storico nudo e crudo. In altre parole, l’autore del vangelo rilegge e interpreta per la sua comunità eventi e fatti passati, ormai sedimentati nella memoria (non si dimentiche che sono passati almeno 60 anni dal momento in cui l’autore scrive e i fatti riferiti), ma assunti come riflessione teologica per la comunità di riferimento che probabilmente è quella giovannea di Efeso. Ecco il quadro della comparazione tre le due apparizioni:
 
Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

1a Apparizione: vv. 19-25
2a Apparizione: vv. 26-29
19 La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei,
26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. 26 Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso.
venne Gesù, stette in mezzo e disse loro:
«Pace a voi!».
Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!».
20 Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
 
21 Gesù disse loro di nuovo:«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi».
 
22 Detto questo, soffiò e disse loro:«Ricevete lo Spirito Santo. 23 A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
 
24 Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
 
25 Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!».
 
Ma egli disse loro:
27 Poi disse a Tommaso:
«Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
«Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!».
 
28 Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29 Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

 
Anche Lc 24, 36-40 riporta elementi comuni al vangelo di oggi e questo è un segno che sia l’autore del IV vangelo che Lc attingono ad una stessa fonte che riporta liste di apparizioni ufficiali che con ogni probabilità circolavano nella chiesa primitiva come garanzia contro le accuse di manipolazione e di truffa.
 


Gv 20,19-31
Lc 24,36-49
19La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei,
36Mentre essi parlavano di queste cose,
 
Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
 
37Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore?
20Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.
39Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho».
 
40Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
41Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore,
 
46e disse loro: «Così sta scritto: Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno,
23A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
47e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48Di questo voi siete testimoni.
22Detto questo, soffiò e disse loro:«Ricevete lo Spirito Santo».
49Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso …».

 
Da questi confronti rileviamo un dato sicuro: le apparizioni del risorto sono funzionali alla preparazione dei discepoli a proseguire la loro attività senza più la presenza fisica di Gesù e danno loro la titolarità, quasi la consacrazione di essere testimoni ufficiali della risurrezione. Senza la risurrezione il Cristianesimo è nulla, ecco perché la comunità cristiana attribuisce così tanta importanza ad esse che quasi le classifica per importanza. Questo giustifica perché circolassero liste di nomi a cui Gesù era apparso e liste di apparizioni insieme a quelle di miracoli, di parabole e di insegnamenti vari. Già San Paolo sentiva il bisogno di richiamarsi ad esse come garanzia della sua predicazione:
 
«6In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. 7Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. 8Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio» (1Cor 15,6-9)[5].
 
Vediamo brevemente quali sono le caratteristiche del brano della liturgia odierna. Il testo afferma che è «la sera di quel giorno», cioè il giorno della risurrezione. In quel giorno avviene la nuova creazione rinnovata nel sangue dell’agnello pasquale. Sul monte Gòlgota domina il Crocifisso risorto, come sul monte Sinai dominava Yhwh nell’atto di dare la Toràh. Dal Sinai scendeva la Toràh scritta sulla pietra; dal Gòlgota scende lo Spirito del Risorto che inaugura il nuovo esodo non verso una terra promessa, ma verso il mondo in direzione del Regno di Dio. Ai piedi del Sinai, il popolo si deve purificare, dal monte della Croce discende il perdono e la misericordia.
Leggiamo in Gv 19,30: «Gesù disse: “E’ compiuto/completato!”. E, chinato il capo, consegnò lo Spirito». Come Yhwh aveva completato i cieli e la terra (cf Gen 2,4) creando l’uomo a cui aveva infuso il suo alito vivente (cf Gen 2,7), così Gesù compie la nuova creazione, infondendo il suo Spirito nell’uomo nuovo e nella donna nuova, rappresentati da Giovanni e dalla Madre ai piedi della croce (cf Gv 19,26-27), che devono intraprendere il nuovo esodo non più verso la terra promessa di Cànaan, ma verso il Regno di Dio.
In questo giorno si compiono, anzi si completano profeticamente tutti i fatti principali della storia della salvezza:
 
-    E’ sera/notte che evoca la notte della liberazione dall’Egitto: «Notte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dalla terra d’Egitto» (Es 12,42); «Ti ha fatto uscire fuori dall’Egitto, durante la notte» (Dt 16,1-Lxx). E’ la notte dell’abbandono dei discepoli, dopo che Gesù si nasconde per sfuggire la tentazione del potere: «Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora  raggiunti …» (Gv 6,15-17). E’ la notte del tradimento quando [Giuda] «preso il boccone, subito uscì. Ed era notte!» (Gv 13,30). Nella Bibbia la notte è spesso testimone degli eventi di Dio e delle debolezze degli uomini.
 
-    Le porte sono chiuse per paura dei Giudei. Di notte la paura aumenta perché le ombre ingigantiscono la fragilità e assopiscono le responsabilità. Gli apostoli stanno in un mondo ostile e si nascondono per paura delle conseguenze: nel tempo in cui l’autore scrive il IV vangelo, l’opposizione sinagoga-chiesa è aspra e la paura fa il resto. In Egitto, durante l’ultima piaga, gli Ebrei si rinchiudono nelle loro case per ordine di Dio per dare spazio all’angelo della distruzione (Es 12,21-23. 29-30). Anche il profeta Isaia aveva invitato a chiudersi in casa in attesa che il Signore abbia eseguito il giudizio contro i malvagi: «Va’, popolo mio, entra nelle tue stanze e chiudi la porta dietro di te. Nasconditi per un momento finché non sia passato lo sdegno. Perché ecco, il Signore esce dalla sua dimora» (Is 26, 20-21). Ora gli apostoli sono rintanati non in attesa del Signore, ma per paura di essere scoperti suoi amici. Pietro poi lo aveva rinnegato qualche ora prima (Gv 18,17.25-27). Di notte, la paura rende insicuri e più vulnerabili, specialmente se manca il punto ogni punto di riferimento. Tutto è ostile e nemico. Soli, chiusi e assediati, orfani di Lui. Quale futuro? La loro fede è popolata da dubbi e sono senza forza. Credere non è avere certezze, ma sapere portare i dubbi che popolano il cuore e la ragione. Anche Nicodemo, membro influente dei sinedrio e discepolo in segreto, per paura dei Giudei, va da Gesù di notte  (Gv 3,2; 19,39). Sembra proprio il destino di Dio: restare solo in mezzo alla folla notturna che lo cerca o per ucciderlo o per abbandonarlo. Eppure anche di notte, tutti si muovo attorno a lui perché è lui, il Signore, che muove tutto.
 
-    Venne … stette in mezzo e disse loro: Pace … Il Signore esce dalla suo sepolcro e si ferma in mezzo a loro. Come sul Gòlgota era stato «nel mezzo» dei ladroni, richiamando l’albero della vita che stava «nel mezzo» del giardino di Eden (Gen 2,9), anche in questa notte di salvezza, Gesù sta in mezzo a loro. Egli è la Shekinàh/Dimora  a cui converge l’esistenza stessa del gruppo, della chiesa. Israele vedeva la tenda del convegno e prendeva coscienza della presenza di Dio (Es 25,8; 29,45), ora è Dio stesso che sta «in mezzo», dando un significato compiuto all’esodo: «E’ la Pasqua del Signore» (Es 12,11). La prima parola che il Risorto, Albero vivente di Dio, pronuncia è la parola “Pace” che è dunque il primo frutto pasquale. Si di esso si gioca la credibilità dei cristiani. Quanto cammino ancora se molti cristiani credono che la pace si possa imporre con le armi, quante pasque devono ancora passare? «Shalòm – Pace» è parte del nome di YerushallaimGerusalemme perché Dio non può abitare se non in una città di Pace, una città costruita sulla Pace, perché la Pace è la sintesi di tutti i doni pasquali, il primo annuncio del Risorto: «Pace a voi!».
 
-    Alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito santo”. Gv usa un verbo in greco «enephùsēsensoffò/alitò» che è lo stesso che usa la Lxx in Gen 2,7. Per creare l’uomo, Dio aveva alitato il suo soffio vitale sulla polvere del suolo, dando così consistenza alla fragilità per eccellenza (Gen 2,7). Il Risorto invece alita il suo Spirito sui discepoli come antidoto alla paura. Già dalla croce, un attimo prima di morre, aveva «consegnato lo stesso Spirito al discepolo e alla Madre, simboli della nuova umanità (Gv 19,26-27) e alle quattro donne ebre (Gv 19,25) e ai quattro soldati pagani ((Gv 19,23) che erano sotto la croce, rappresentanti del mondo credente e non credente . Per Gv il momento della morte coincide con il momento della Pentecoste perché la morte di Gesù è il grembo del nuovo popolo messianico e l’inizio del nuovo regno. Pentecoste diventa una nuova creazione perché l’uomo che nasce dalla Pasqua deve riprendere il cammino mai cominciato da Adamo: andare nel mondo ed essere l’immagine del Signore creatore e ora anche redentore. Gli apostoli, creati e posti nel nuovo giardino, che è la chiesa, ricevono la missione di andare. Sono mandati ad annunciare che la Vita vive, la notte è passata e le paure sono sconfitte. Ancora una volta si compie la promessa che aveva fatto 
 
«16 Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, 17 lo Spirito della verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. 18 Non vi lascerò orfani: verrò da voi» (Gv 14-16-18).
 
Ora che la creazione è stata restaurata, la missione può cominciare nel segno dello Spirito, il vero e unico Maestro nel Regno inaugurato a Pasqua. Pasqua è tutta qui: Dio è presente nello Spirito di Gesù che vive nella testimonianza di parole e gesti dei suoi discepoli. Risurrezione significa accorgersi di questa presenza e da parte dei discepoli, renderla visibile, ma anche credibile, altrimenti Dio resta nel sepolcro, seppellito dal nostro perbenismo e dalla nostra religione di comodo:
 
«26 Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. 27 Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dá il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore» (Gv 14,26-27).
 
-    Signore mio e Dio mio. E’ la conclusione finale: un’esplosione di desiderio più che di fede; un desiderio carico di sentimento e di abbandono confuso per avere dubitato della sua Parola. Possa questa invocazione di Tommaso, come l’Amen che ormai abbiamo imparato, diventare anche la nostra professione di fede quotidiana, specialmente quando abbiamo paura, quando siamo stanchi, quando crediamo di non farcela e quando siamo tentati di credere che il Signore sia assente. Allora e sempre ricordiamoci di Tommaso e invochiamo con lui: “Signore mio e Dio mio – ho kùriòsmou kài ho theòsmou.
 
Professione di fede / Rinnovazione delle promesse battesimali [sostituisce il Credo]
Rinnoviamo le promesse della nostra fede. Quando siamo stati battezzati eravamo troppo piccoli per avere coscienza della nostra scelta cristiana. Altri hanno deciso per noi: papà e mamma ci hanno trasmesso la fede che a loro volta avevano ricevuto. Ora che siamo adulti e responsabili, spetta a noi alimentarla e renderla adulta e consapevole. Oggi possiamo farlo, ringraziando mi nostri genitori per il dono che ci hanno fatto e condividendola con tutti i credenti sparsi ai quattro punti cardinali della terra.
 
Credete in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra?                           Credo.
Credete in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, che nacque da Maria
Vergine, morì e fu sepolto, è risuscitato dai morti e siede alla destra del Padre?                   Credo.
Credete nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi,
la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna?                                   Credo.
 
Questa è la fede della Chiesa. Questa è la fede nella quale siamo stati battezzati. Questa è la nostra fede che ci gloriamo di professare nella e con la nostra vita. Dio onnipotente, Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci hai liberati dal peccato e ci hai fatto rinascere dall’acqua e dallo Spirito Santo, ci custodisca con la sua grazia in Cristo Gesù nostro Signore, per la vita eterna. Amen.
 
Preghiera dei Fedeli [intenzioni libere]
MENSA EUCARISTICA
Scambio della pace e presentazione delle offerte.
Entriamo nel Santo dei Santi presentando i doni, e come insegna il vangelo (Mt 5,24), deponiamo la nostra offerta e riconciliamoci tra noi e con quanti abbiamo conti in sospeso per essere degni di presentare «l’offerta pura e santa di Melchìsedech» che diventi il pane della vita e il calice della nostra salvezza» (cf Canone romano).
 
La pace del Signore sia con tutti voi e con quanti toccherete con la vostra vita.
E con il tuo spirito. Il Signore della Pace sia con noi.
 
Scambiamoci un vero e autentico gesto di pace nel Nome del Dio della Pace.
Nel Nome di Cristo e con l’aiuto del suo Spirito, Pace su Gerusalemme, Pace sulla Chiesa e sul Mondo!
 
[tutti si scambiamo un segno di pace]
 
Presentazione delle offerte [la benedizione sul pane e sul vino è tratta dal rituale ebraico]
Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo; dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane e questo vino, frutti della terra, della vite e del lavoro dell’uomo e della donna; li presentiamo a te, perché diventino per noi cibo e bevanda di vita eterna.                  Benedetto nei secoli il Signore.
 
Preghiamo perché il nostro sacrificio sia gradito a Dio, Padre onnipotente.
Il Signore riceva questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa.
 
Preghiera (sulle offerte). Accogli con bontà, Signore, l’offerta del tuo popolo (e dei nuovi battezzati): tu che ci hai chiamati alla fede e rigenerati nel Battesimo, guidaci alla felicità eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen.
PREGHIERA EUCARISTICA III
Prefazio:  Cristo, Agnello Pasquale
 
Il Signore sia con voi.             E con il tuo spirito.    In alto i nostri cuori.    Sono rivolti al Signore.
Rendiamo grazie al Signore, nostro Dio.        E’ cosa buona e giusta.
 
È veramente cosa buona e giusta,  nostro dovere e fonte di salvezza,  proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo giorno  nella quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia. Dica Israele che il Signore è buono: eterna è la sua misericordia (Sal 118/117, 1-2)
 
È lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo,  è lui che morendo ha distrutto la morte  e risorgendo ha ridato a noi la vita.
Santo, Santo, Santo il Signore Dio dell’universo. Agnello di Dio che prendi su di te il peccato del mondo, dona a noi la vita. Osanna nell’alto dei cieli.
 
Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,  l’umanità esulta su tutta la terra,  e con l’assemblea degli angeli e dei santi  canta l’inno della tua gloria:
I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo; (Sal 118/117,22). Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nell’alto dei cieli.

Padre veramente santo, a te la lode da ogni creatura. Per mezzo di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, nella potenza dello Spirito Santo fai vivere e santifichi l’universo, e continui a radunare intorno a te un popolo, che da un confine all’altro della terra offra al tuo nome il sacrificio perfetto.
Benediciamo te, o Padre, e il tuo Figlio Gesù Cristo, nostro signore che ci rigenera nella sua morte (cf 1Pt 1,3).
 
Ora ti preghiamo umilmente: manda il tuo Spirito a santificare i doni che ti offriamo, perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro Signore, che ci ha comandato di celebrare questi misteri.
Siamo ricolmi di gioia, anche quando siamo afflitti da varie prove, perché la nostra fede è molto più preziosa dell’oro, provato dal fuoco(cf 1Pt 1,6-7).
   Nella notte in cui, tradito, consegnò se stesso, egli prese il pane, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo spezzo, lo diede ai suoi discepoli, e disse: PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI: QUESTO É IL MIO CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.
Siamo assidui nell’ascolto degli apostoli, nell’unione fraterna e nello spezzare il Pane del cielo(cf At 2,42).

 Dopo cena, allo stesso modo, prese il calice, ti rese grazie con la preghiera di benedizione, lo diede ai suoi discepoli, e disse:PRENDETE E BEVETENE TUTTI: QUESTO É IL CALICE DEL MIO SANGUE PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA, VERSATO PER VOI E PER TUTTI IN REMISSIONE DEI PECCATI.
Veniamo al tuo altare per bere il calice della salvezza sparso come benedizione su tutti i popoli (cf At 2,46)
 
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

«L’agnello ha redento il suo gregge, l’innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre» (Sequenza pasquale).
 
Mistero della fede.
Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta.

 
Celebrando il memoriale del tuo Figlio, morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo, nell’attesa della sua venuta ti offriamo, Padre, in rendimento di grazie questo sacrificio vivo e santo.
 «Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, portaci la tua salvezza» (Sequenza pasquale).
 
Guarda con amore e riconosci nell’offerta della tua Chiesa, la vittima immolata per la nostra redenzione; e a noi che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo, in Cristo, un solo corpo e un solo spirito.
Celebriamo il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia(cf Sal 118/117,1).
 
Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te gradito, perché possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti con la beata Maria, Vergine e Madre di Dio, con i tuoi santi apostoli, i gloriosi martiri, e tutti i santi, nostri intercessori presso di te.
Tu sei la Pietra scartata dai costruttori che il Padre ha posto come pietra della fondazione del mondo (Sal 118/117,22).
 
Per questo sacrificio di riconciliazione, dona, Padre, pace e salvezza al mondo intero. Conferma nella fede e nell’amore la tua Chiesa pellegrina sulla terra: il tuo servo e nostro Papa Benedetto, il Vescovo Angelo, il collegio episcopale, il clero e il popolo che tu hai redento.
Agli apostoli impauriti, hai detto, o Signore «Pace a voi! Come il padre ha mandato me, anch’io mando voi». Noi riceviamo la tua Pace e con essa andiamo sulle strade del mondo (cf Gv 21,21).
 
Ascolta la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza. Ricongiungi a te, padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi.
Come il Padre nel giardino di Eden, hai alitato sugli apostoli il soffio di vita, dicendo: «Ricevete lo Spirito santo» e nella santa Eucaristia anche noi lo riceviamo per testimoniarti risorto e Signore (cf Gv 21,22).
 
Accogli nel tuo regno i nostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; concedi anche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria, in Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale tu, o Dio, doni al mondo ogni bene.
Non moriremo, ma resteremo in vita per annunciare le opere del Signore. Il Signore anche quando siamo provati duramente, tu non ci consegni mai alla morte» (Sal 118/117,17-18).
 
[Dossologia: è il momento culminante della Messa:, il vero offertorio: offriamo non pane e vino, ma il Signore Gesù]
 
Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te, Dio Padre onnipotente, nell’unita dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.
Amen.
 
Padre nostro in greco (Mt 6,9-13): Riuniti con gli Apostoli della Chiesa delle origini, preghiamo, dicendo:
 

Padre nostro, che sei nei cieli,
Pàter hēmôn, ho en tôis uranôis,
sia santificato il tuo nome,
haghiasthêto to onomàsu,
venga il tuo regno,
elthètō hē basilèiasu,
sia fatta la tua volontà,
genēthêtō to thelēmàsu,
come in cielo così in terra
hōs en uranô kài epì ghês.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
Ton àrton hēmôn tòn epiùsion dòs hēmîn sêmeron,
e rimetti a noi i nostri debiti,
kài àfes hēmîn tà ofeilêmata hēmôn,
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
hōs kài hēmêis afêkamen tôis ofeilètais hēmôn
e non abbandonarci alla tentazione,
kài mê eisenènkēis hēmâs eis peirasmòn,
ma liberaci dal male.
allà hriûsai hēmâs apò tû ponērû. Amên.

 
Antifona alla comunione (cf Gv 20,27): «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano, e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente».
 
Dopo la Comunione
Da Carlo Maria Martini, Ritrovare se stessi - C’è un momento nell’anno per fermarsi e cercare; Fonte: Giorno per giorno della Comunità del bairro del Goiás -Brasile
Il messaggio di Gesù crocifisso è molto chiaro. Dio, che avrebbe potuto annientare il male annientando tutti i malvagi, preferisce entrare in esso con la carne del suo Figlio, in Gesù, proclamando il perdono e il ritorno e subendo su di sé le conseguenze del male per redimerlo nella propria carne crocifissa. È la legge della croce, il principio secondo cui il male non viene eliminato, ma trasformato in bene sull’ esempio e per la forza della morte di Cristo. In questo modo la croce diviene la suprema legge dell’amore e chi vuol far parte del cammino di rigenerazione inaugurato da Gesù deve entrare nel male del mondo per trarne il bene della fede, della speranza, della carità, dell’ amore per i nemici. La legge della croce è formidabile, ha un’efficacia sovrana nel regno dello spirito ed è applicabile a tutte le vicende umane; è il mistero del regno di Dio, è il mistero del Vangelo. Non è una legge accettabile dalla semplice intelligenza umana naturale, non la si può dimostrare prescindendo da Cristo. L’intelligenza umana naturale la rifiuta, non riesce a coglierla fino a quando non si è decisa per la fede. Tuttavia il Signore crocifisso è centro di attrazione per ogni uomo e donna che viene in questo mondo, centro di attrazione per la storia, centro di attrazione per tutte le religioni del mondo. Ogni religione trova in questa croce il suo punto di arrivo, il suo termine, la fine di un suo eventuale mandato provvisorio; perché tutto culmina nella regalità universale ed eterna di Cristo Gesù, nell’alleanza di Dio con l’umanità, per sempre. Nel cuore del crocifisso, tutto ciò che è “no” può diventare “sì” e dal tradimento può nascere l’amicizia, dal rinnegamento il perdono, dall’odio l’amore, dalla menzogna la verità. Questa è la forza di Gesù nella e dalla croce.
Preghiamo. O Dio onnipotente, la forza del sacramento pasquale che abbiamo ricevuto continui a operare nella nostra vita. Per cristo nostro Signore. Amen.
 
Benedizione
Il Signore risorto che ci ha convocato alla mensa della Parola, vi benedica ora e sempre.   
Il Signore risorto che ci ha convocato alla mensa del Pane di vita, ci nutra del suo amore.
Il Signore risorto che vi  ha convocato alla mensa della fraternità, vi disseti con il suo Spirito.
Il Signore risorto che è apparso agli apostoli nel giorno ottavo, ci sveli il suo cuore.
Il Signore risorto che educa Tommaso alla fede senza prove, aumenti in voi la fede in lui.
Il Signore risorto che cammina con il suo popolo, sia sempre davanti a noi per guidarci.
Il Signore risorto che vive nella vostra testimonianza, sia sempre dietro di voi per difendervi dal male.
Il Signore risorto che vive nella nostra testimonianza, sia sempre accanto a noi per confortarci e consolarci.
 
E la benedizione dell’onnipotente tenerezza del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo discenda su di voi, sui vostri cari e vi rimanga sempre. Amen.
 
Finisce l’Eucaristia celebrata come sacramento e memoriale del Signore risorto, comincia ora la Pasqua della nostra vita come sacramento di testimonianza nella vita di ogni giorno.
Andiamo nella Pace di Gesù Alleluia, alleluia. Ti rendiamo grazie, Signore Risorto, perché resti con noi ogni giorno. Alleluia, alleluia.
_______________________________
© Domenica 1a dopo Pasqua – Anno-A – Parrocchia di S. M. Immacolata e S. Torpete – Genova
[L’uso di questo materiale è libero purché senza lucro e a condizione che se ne citi la fonte bibliografica]
Paolo Farinella, prete – 01/05/2011 - San Torpete – Genova
 
Antifona del Tempo pasquale
 
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia; / Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia. / È risorto, come aveva promesso, alleluia. / Prega il Signore per noi, alleluia. / Rallegrati, Vergine Maria, alleluia. / Il Signore è veramente risorto, alleluia.
Preghiamo. O Dio, che nella gloriosa risurrezione del tuo Figlio hai ridato la gioia al mondo intero, per intercessione di Maria Vergine concedi a noi di godere la gioia della vita senza fine. Per Cristo nostro Signore. Amen.
AVVISI
DOMENICA 1 MAGGIO 2011 ore 17,30, in San Torpete a Genova, concerto d’organo di Liuwe Tamminga, olandese e titolare dei monumentali organi di San Petronio di Bologna. Il concerto s’inserisce nel XXXIII Festival Organistico Europeo ed è dedicato al Maestro Emilio Traverso nel IV anniversario della morte.
 
MERCOLEDÌ 18 MAGGIO 2011, ore 20,30 a CAGLIARI presso la comunità La Collina di Serdiana (circa 20 Km da Cagliari - Località S'Otta - Tel. e fax 070-743923 - e-mail: comunitalacollina@tiscali.it), conferenza di Paolo Farinella, prete dal titolo: «Unità d’Italia: lo Stato è laico? La Chiesa è libera?». Presenta e coordina Giacomo Mameli, giornalista.
MARTEDÌ 24 MAGGIO dalle ore 17,00 alle ore 19,30 a PADOVA, Radio Gamma 5 (94Mhz) intervista Paolo Farinella prete su temi di attualità politica ed ecclesiale. L’intervista è in diretta e si può ascoltare in streaming collegandosi a collegandosi al sito www.radiogamma5.it e cliccando Ascoltaci dal Web!!
 
MARTEDÌ 24 MAGGIO, ORE 20,45 a CURTAROLO (Padova) c/o il Ristorante Falco d’ORO - Via S. Andrea 10 - Curtarolo (Pd), conferenza di Paolo Farinella, prete sul tema: «L’Italia e la Chiesa dove stanno andando?».


[1]«Mistagogìa» deriva dal verbo greco «myeō-imparo/sono allenato» con particolare riferimento alla condizione ambientale: imparare nel silenzio ovvero allenarsi ai misteri. E’ una specie di iniziazione di passaggio: dallo stato di catecumenato a quello di credenti. «I misteri di Dio sono tenuti nascosti non perché siano negati all’intelligenza di chi vuole conoscerli, ma perché siano rivelati solo a coloro che li ricercano» (Sant’Agostino, Sermo 60/A, 1; PLS 2, 472). Famose sono le catechesi mistagogiche di Sant’Ambrogio di Milano (sec. IV), di Cirillo di Gerusalemme (sec. IV) di Teodoro di Mopsuestia (sec. IV-V) e Giovanni Crisostomo (sec. IV-V) nelle quali gli Autori spiegano sia la dottrina che il rito dei sacramenti dell’iniziazione cristiana e le conseguenze di vita che ne derivano.
[2] La traslitterazione in italiano non è scientifica, ma pratica: come si pronuncia.
[3] Anno A: 2,42. [aggiunta: v. 43].46-47; Anno B: 4,32.[aggiunta: v. 33].34-35; Anno C: 5,12a. [aggiunta: vv. 12b-13].15-16).
[4] La sequenza è un inno in lingua latina che nel Medio Evo veniva cantato o recitato prima del vangelo. Il termine deriva dal latino «sequentia cum prosa» perché veniva a trovarsi tra la lettura dell’Epistola (1a lettura) e il Vangelo, cioè tra due prose. Questo tipo di melodia nacque nella liturgia bizantina e si trasferì in occidente tra i secc. VIII e IX. Le sequenze ottennero un successo strepitoso e se ne contarono più di 5.000. Pio V nella riforma dopo il concilio di Trento, le eliminò tutte e ne tenne solo quattro: a Pasqua (Alla vittima pasquale di un certo Wipone)); a Pentecoste (Vieni, Santo Spirito di Stefano di Langhton); al Corpus Domini (Loda, Sion il Salvatore (Di Tommaso d’Aquino); ai Defunti (Giorno d’ira di Tommaso da Celano), a cui in seguito si aggiunse anche la memoria dell’Addolorata (Stava la Madre di Iacopone da Todi). Queste cinque sequenze sono rimaste anche dopo la riforma del Vaticano II, attuata da Paolo VI.
[5] I Vangeli non parlano di questa apparizione «di massa», di cui si ha notizia solo da Paolo.


Giovedì 28 Aprile,2011 Ore: 13:57
 
 
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