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www.ildialogo.org IL BAMBINO CRESCEVA, PIENO DI SAPIENZA,di p. Alberto MAGGI

SACRA FAMIGLIA – 27 dicembre 2020 - Commento al Vangelo
IL BAMBINO CRESCEVA, PIENO DI SAPIENZA

di p. Alberto MAGGI

Lc 2, 22-40
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: "Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele". Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione - e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori". C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Scrive l’Evangelista che “Quando si compirono i giorni della loro purificazione” - quindi Maria e Giuseppe sono ancora succubi della legge e credono che il parto del figlio li ha resi impuri - “secondo la legge di Mosè” - la legge già ha iniziato ad essere un ostacolo alla nascita di Gesù, per loro non c’è posto qui, la legge lo proibisce, la legge è la grande nemica di Dio - “lo portarono a Gerusalemme per presentarlo al Signore, come è scritto nella legge del Signore, ogni maschio primogenito sarà consacrato al Signore”.
Quindi vanno al tempio di Gerusalemme per offrire al Signore, è l’idea della religione, l’idea che Gesù distruggerà, l’idea che le persone devono offrire per essere gradite a Dio.
Quando nel Vangelo di Giovanni Gesù entra nel tempio e caccia i venditori di buoi, di pecore e di colombe e poi, stranamente, se la prende soltanto con i venditori di colombe. Fatte le debite proporzioni se la doveva prendere di più con quelli che vendevano buoi: perché Gesù solo ai venditori di colombe dirige il suo rimprovero dicendo: “...e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato?”. Perché le colombe, come in questo caso, erano le offerte che i più poveri potevano offrire al Signore, per essere graditi a Dio. Veniva prostituito l’amore di Dio, l’amore di Dio veniva ottenuto attraverso un pagamento e Gesù non può tollerare questo, non può tollerare che l’amore di Dio possa essere venduto.
Maria e Giuseppe però, di cammino ne dovranno fare ancora molto perché sono ancora figli della loro tradizione religiosa, ma - notate anche dal punto di vista scenico, questo episodio: c’è la legge che spinge Maria e Giuseppe verso il tempio - c’è qualcuno che è contrario ed è lo Spirito; Spirito e legge non si possono sopportare, l’uno esige la eliminazione dell’altro.
Allora scrive l’Evangelista: “...ed ecco un uomo”, qui non si dice che era vecchio e quindi l’immagine del pio vecchietto Simeone non ha nessuna giustificazione, anche se dice, si, adesso posso morire, non significa che fosse vecchio. Uno che dice: adesso posso morire, è una espressione che significa, adesso finalmente sono tranquillo.
...che era a Gerusalemme, il cui nome era Simeone. Quest’uomo era giusto e pio ed aspettava la liberazione di Israele e lo Spirito Santo era su di lui” - è l’uomo dello Spirito - “e dallo Spirito Santo gli era stato rivelato che non avrebbe visto la morte prima di vedere Cristo Signore”.
Come vedete questo non significa che fosse vecchio; gli era stato solo detto: tu non morirai senza prima aver visto il Signore e perciò non è detto che abbia visto il Signore il giorno prima di morire. Notate come per tre volte è stata nominata la legge e per tre volte, sapete che il numero tre significa completezza, viene nominato lo Spirito “...e venne nello Spirito verso il tempio, mentre i genitori vi introducevano il bambino Gesù per fare il consueto della legge a suo riguardo”.
E’ il conflitto tra la legge e lo Spirito. “Egli lo prese tra le braccia”: la scena è drammatica: Maria e Giuseppe portano il bambino per offrirlo al Signore, Simeone, l’uomo dello Spirito lo toglie a Maria e Giuseppe, glielo strappa perché lo Spirito vuole impedire un rito inutile ed inefficace.
Gesù è stato chiamato Santo già nel seno della madre: che bisogno ha di essere riconsacrato? Maria è pura per eccellenza: che bisogno ha di essere purificata? Quindi l’uomo, animato dallo Spirito, tenta di impedire un rito inutile. Allora questa immagine, lo prese tra le braccia, non va pensata come quella di un uomo che prende Gesù e se lo coccola: è invece un avvenimento drammatico, lo toglie ai genitori, lo prende e: un’altra novità!
Lascia che il tuo servo, Signore, secondo la tua parola vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che hai preparato di fronte a tutti i popoli, luce per la rivelazione” - e qui usa il termine con il quale si indicavano i pagani (œqnh) - “ai pagani e gloria del tuo popolo Israele”.
E’ un’altra novità: nella tradizione il Messia avrebbe dovuto inaugurare il regno di Israele e dominare i pagani. Simeone, l’uomo dello Spirito, dice no, Lui è per illuminare i pagani. Anche qui c’è qualcosa che non funziona ed infatti, notate il ritornello “suo padre e sua madre erano stupiti per le cose dette di Lui”: c’è qualcosa che non quadra.
Ma come, se questo è il Figlio di Dio, è il Messia, non deve dominare i pagani? Simeone dice no, è venuto per essere luce dei pagani: anche i pagani vengono ammessi, non più nel regno di Israele ma nel regno di Dio.
Simeone li benedisse e disse a Maria sua madre: ecco, questo è posto per la caduta e la resurrezione di molti in Israele, è segno di contraddizione”. Poi la benedizione si trasforma in un avviso di sciagura: “ ...e la tua stessa vita sarà trapassata da una spada, così che siano rivelati i pensieri di molti cuori”.
Non è un riferimento ai dolori che Maria patirà nella sua esistenza, non è un riferimento alla morte di Gesù, questa spada - sono contento che proprio questa mattina l’abbiamo avuta nella liturgia - questa spada è la spada della parola, quella che, come abbiamo ascoltato prima nella Eucaristia, trafigge il cuore, trafigge la vita delle persone e Maria?
Maria avrà la vita intera trapassata dalla parola di suo Figlio. Maria dovrà scegliere: o rimane con il clan e abbandona Gesù, il pazzo di casa, al suo destino o accoglie la sua parola, ma sapete che cosa significa per una donna della sua epoca abbandonare il clan familiare?
Solo le prostitute vivono fuori del clan familiare e allora Maria, Maria si carica della croce, quella croce che Gesù ha posto come condizione ai suoi seguaci per seguirlo, sarà anche quella che si caricherà Maria.
Maria, dopo lo scontro al quale abbiamo accennato, nel Vangelo di Marco, quando cercano di catturare Gesù perché lo ritengono pazzo e lì l’episodio è di grande tensione: arriva il gruppo, ma rimanendo fuori perché non si vuol contaminare perché Gesù è circondato da gentaglia, che sono questi peccatori, questi miscredenti. Loro non si vogliono contaminare: stanno fuori e lo mandano a chiamare.
Gesù dà quella risposta: ecco la spada, la parola che trafigge: e chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?
Quelli là, quelli che si vergognano di me, del matto di casa? “Ecco chi sono mia madre ed i miei fratelli, volgendo lo sguardo attorno”. Non vede né Maria, né i parenti, ma quelli che gli stanno attorno, cioè gente miscredente, gente che sta al di fuori della legge, “chiunque compie la volontà del Padre ...”.
E’ questa la spada che ha trafitto la vita di Maria, una parola che l’ha portata ad una scelta: o sceglie la sicurezza che le dà il clan familiare e abbandona Gesù al suo destino o sceglie il Figlio andando però incontro alla diffamazione, andando incontro all’ingiuria e alla calunnia.
Maria sarà presente presso la croce non come una madre che soffre per il Figlio, ma come una discepola disposta a patire con il proprio maestro.
Maria presso la croce di Gesù significa la donna che è disposta a fare la stessa fine di Gesù.



Mercoledì 30 Dicembre,2020 Ore: 17:06
 
 
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