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www.ildialogo.org RALLEGRATEVI ED ESULTATE PERCHE’ GRANDE E’ LA VOSTRA RICOMPENSA NEI CIELI,di p. Alberto MAGGI

TUTTI I SANTI – 1 novembre 2020 - Commento al Vangelo
RALLEGRATEVI ED ESULTATE PERCHE’ GRANDE E’ LA VOSTRA RICOMPENSA NEI CIELI

di p. Alberto MAGGI

Mt 5,1-12a
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
 
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
 
Come Mosè salì sul monte Sinai e da Dio ricevette l’alleanza con il popolo, redatta nei dieci comandamenti, ugualmente Matteo è l’evangelista che presenta Gesù che sale sul monte, ma non da Dio, ma lui, che è Dio – Matteo ha presentato Gesù come “il Dio con noi” – emana la nuova alleanza. Non più nei comandamenti, ma attraverso le Beatitudini.
E l’evangelista compie un’opera artistico-letterario-teologica di grande valore. Infatti calcola il numero di queste Beatitudini, sostitutive dell’alleanza di Mosè, come vedremo, e le calcola nel numero di otto.
Perché le Beatitudini di Matteo sono otto?
Perché Gesù è risuscitato il primo giorno dopo la settimana, cioè l’ottavo giorno, e da subito per la comunità cristiana primitiva il numero otto fu la cifra che indicava la vita indistruttibile, quella vita che è capace di superare la morte. Ecco perché le fonti battesimali nell’antichità erano di forma ottagonale, indicavano la rinascita ad una nuova vita.
Allora Matteo presenta otto beatitudini, ma fa di più, calcola persino con quante parole comporre queste beatitudini, e sono esattamente settantadue. Perché settantadue? Perché settantadue, nel libro del Genesi, al capitolo 10, erano i popoli pagani conosciuti a quell’epoca. Cosa vuol dire l’evangelista? Mentre l’alleanza di Mosè era destinata a un popolo e otteneva lunga vita per chi la osservava in questa terra, la nuova alleanza proposta da Gesù è destinata a tutta l’umanità - ecco il numero settantadue – e non concede lunga vita in questa terra, ma una vita di una qualità tale che neanche la morte riuscirà a scalfire.
Allora Gesù, proprio collegandosi al decalogo, si riallacci all’ultimo dei comandamenti. L’ultimo dei comandamenti qual era? Era “Non desiderare la roba d’altri”. Allora Gesù si riallaccia per dare continuità e, nello stesso tempo superare questa legislazione, a questo comandamento in cui si chiedeva di non desiderare la roba d’altri e lo trasforma in positivo, cioè “Desidera che gli altri abbiano le stesse cose che tu hai”.
E quindi formula la prima beatitudine che non è stata posta al primo posto soltanto così a caso, ma è la condizione perché esistano tutte le alte. Tutte le altre beatitudini sono condizionate dall’accoglienza della prima. E l’invito di Gesù, ripetuto per otto volte, è un invito alla pienezza della felicità. La volontà di Dio coincide con la massima aspirazione degli uomini.
E qual è? La felicità. E Gesù ci dice anche qual è la felicità. Ci dice che la felicità consiste non in quello che ricevi, ma in quello che dai. Allora nella prima beatitudine Gesù proclama “Beati”, cioè estremamente felici, della stessa felicità della condizione divina, “i poveri per lo spirito”.
Gesù non beatifica quelli che la società ha reso poveri, i disgraziati della terra, ma quelli che sono poveri per lo spirito. “Per lo spirito” può significare “carenti di spirito”, e non possono essere beati, può significare quelli che sono spiritualmente poveri, pur conservando i loro beni, ma quando Gesù incontra un ricco gli chiede l’immediato, radicale abbandono dei suoi beni, e può significare quelli che per lo spirito, cioè non quelli che sono poveri, ma quelli che per la forza interiore che li anima, decidono volontariamente di entrare nella condizione di povertà.
Condizione di povertà non significa andarsi ad aggiungere ai tanti, troppi derelitti che l’umanità produce, ma adoperarsi per eliminare le cause della povertà. L’invito di Gesù è “abbassa un po’ il tuo livello di vita per permettere a quelli che l’hanno troppo basso di innalzarlo”. L’invito di Gesù è alla condivisione, non all’elemosina.
L’elemosina crea un benefattore e un beneficato, la condivisione invece produce dei fratelli. Allora Gesù invita i suoi discepoli a sentirsi responsabili della felicità dell’altro perché di questo si tratta. E la felicità dell’altro inizia desiderando che l’altro abbia le stesse cose che tu hai. Gesù non ci chiede di spogliarci, ma di vestire gli altri. Allora Gesù proclama felici, beati, quelli che fanno questa scelta della povertà perché “di essi è il regno dei cieli”.
Matteo è l’unico evangelista che usa la formula “regno dei cieli”, laddove gli altri adoperano invece “regno di Dio”. Cosa si intende? Che Dio è il loro re e siccome da sempre, nell’Antico Testamento, Dio è rappresentato come colui che si prende cura dei poveri, degli orfani, delle vedove, Gesù assicura ai discepoli “Se voi vi sentite responsabili della felicità, siete felici. Perché, dov’è questa felicità?
Perché permetterete a Dio di prendesi lui cura della vostra felicità e il cambio è senz’altro vantaggioso. Poi, se c’è l’accettazione di questa beatitudine, seguono tre beatitudini che riguardano gli effetti positivi sull’umanità di questa scelta della prima beatitudine da parte della comunità, quindi l’eliminazione dell’ingiustizia, della causa di sofferenza, di odio, di rivalità. E poi gli effetti straordinari che nella comunità e nell’individuo produrrà l’accoglienza della prima beatitudine.
Quindi, “Beati i misericordiosi”, “Beati i puri di cuore”, “Beati i costruttori di pace”, non riguarda categorie particolari di persone, ma sono tutti effetti nella stessa persona. E poi l’ultima Beatitudine è di nuovo al presente, come la prima, mentre le altre sono tutte al futuro, è quella della persecuzione.
La fedeltà al messaggio di Gesù porterà inevitabilmente la persecuzione, ma come per la povertà, Dio si mette dalla parte dei perseguitati e mai dalla parte di chi perseguita. Questa è la beatitudine di Gesù.



Venerdì 30 Ottobre,2020 Ore: 21:58
 
 
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