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www.ildialogo.org TU LO DICI: IO SONO RE,DI P. ALBERTO MAGGI OSM

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 28 NOVEMBRE 2018 - COMMENTO AL VANGELO
TU LO DICI: IO SONO RE

DI P. ALBERTO MAGGI OSM

Gv, 18,33-37
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». 
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». 
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Il processo a Gesù secondo Giovanni nel capitolo 18 del suo vangelo è un processo alquanto strano perché c’è il giudice che ha paura dell’imputato ed è l’imputato che rivolge le domande al Giudice. Perché questo? Mentre Gesù legato è pienamente libero, Pilato, che è libero, in realtà è legato da condizionamenti della sua convenienza, del potere. Ma vediamo cosa ci scrive l’evangelista al capitolo 18, dal versetto 33.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse “Sei tu il re dei Giudei?”. Pilato è sorpreso, gli hanno consegnato Gesù come un malfattore, come un pericolo per i romani, ma non sembra vedere questo in Gesù, non ha nulla nell’apparenza del pericoloso rivoluzionario che con la forza e la violenza avrebbe dovuto cacciare i romani. Quindi gli fa questa domanda. Ebbene Gesù, esattamente come ha fatto con la guardia quando lo ha schiaffeggiato, Gesù che è l’uomo libero vuole liberare le persone, le vuole far ragionare con la propria testa. Gesù rispose, ed ecco è lui colui che fa la domanda a Pilato, dici questo da te oppure altri ti hanno parlato di me?”. Quindi Gesù invita Pilato a ragionare con la propria testa, non con quello che gli hanno detto i rappresentanti dell’istituzione religiosa che con una menzogna lo hanno fatto catturare. 
Pilato reagisce in maniera irata, furibonda, sono forse io Giudeo? Ed esprime tutto il disprezzo che lui aveva per questa regione che era chiamato a governare. Ed ecco l’accusa drammatica, la tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. L’evangelista all’inizio del suo vangelo nel prologo aveva scritto “Venne tra i suoi e i suoi non l’hanno accolto”, l’hanno tutti rifiutato, non soltanto i potenti, ma anche i sottomessi, quindi i sommi sacerdoti, e la gente. E chiede che cosa hai fatto? Perché gli hanno detto che Gesù è un malfattore. Ebbene Gesù non risponde a questa domanda, e si dice che sono su due sfere completamente differenti lui e Pilato. Dice Gesù il mio regno non è di questo mondo. Il fatto che non sia di questo mondo non significa che non sia in questo mondo. Gesù non sta contrapponendo questo mondo e l’aldilà, ma due mondi differenti. il mondo di Pilato che è il mondo del potere e del dominio, e quello di Gesù che è quello dell’amore e del servizio. Se il mio regno fosse di questo mondo i miei servitori, ma Gesù non ha servitori perché lui è venuto a servire, Gesù fa un paragone, avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei, ma il mio regno non è di quaggiù, esattamente non è di questi. Quindi l’evangelista presenta Gesù con due mondi differenti: quello dell’amore che produce vita e quello del potere che invece produce la morte. 
Allora Pilato, ancora più sorpreso, chiede Dunque tu sei re? Ma Gesù non è interessato a questo discorso della regalità e lo tronca qui, rispose Gesù “Tu lo dici io sono re”. Esattamente l’evangelista scrive “tu dici che sono re”, cioè è una tua opinione, ma Gesù non è interessato a questo discorso della regalità, ma vuole portare il discorso su quello che gli preme appunto per offrire vita anche a Pilato, per liberarlo. E, dice Gesù, Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Che cos’è la verità? La verità nel vangelo di Giovanni non è qualcosa che si possiede, ma qualcosa che si è. Gesù ha detto “io sono la verità”, non ha detto io ho la verità, si cammina nella verità. Nel dialogo con Nicodemo Gesù ha contrapposto chi fa la verità con chi fa il male. Quindi fare la verità significa fare il bene, fare la verità significa essere in sintonia con il disegno di Dio della creazione, che mette il bene dell’uomo come valore supremo. Questa è la verità nel vangelo di Giovanni.
E poi Gesù dà questa indicazione preziosa e valida per sempre chiunque è dalla verità, quindi non dice “chiunque ha nella verità”, perché chi ha la verità in base alla verità che crede di possedere si ritiene in diritto di giudicare ed eventualmente condannare chi non la pensa come lui. No, chiunque è dalla verità, quindi chi ha messo la sua vita in sintonia con questa onda d’amore che tiene in vita l’universo, l’amore del creatore per le sue creature, ascolta la mia voce. Gesù non dice, come ci saremmo aspettati, “chi ascolta la mia voce è dalla verità”, no. Per ascoltare, cioè per capire, la voce di Gesù, il messaggio di Gesù occorre fare una scelta previa, quale? Quella di mettere il bene dell’uomo come valore assoluto nella propria esistenza. Solo chi fa questo comprende la voce di Gesù.
Conclude il brano liturgico con Pilato che dice Che cos’è verità? La prima volta che è apparso nel vangelo di Giovanni il termine verità è stato nel prologo dove si presenta Gesù pieno di grazia e di verità, l’ultima volta che appare il termine verità è qui in questo capitolo, dove appare Pilato, colui che è svuotato di verità.


Domenica 25 Novembre,2018 Ore: 10:58
 
 
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