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www.ildialogo.org FA UDIRE I SORDI E FA PARLARE I MUTI,DI PADRE ALBERTO MAGGI OSM

XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 9 SETTEMBRE 2018 - COMMENTO AL VANGELO
FA UDIRE I SORDI E FA PARLARE I MUTI

DI PADRE ALBERTO MAGGI OSM

Mc 7,31-37
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
La difficoltà e la resistenza da parte dei discepoli di accettare che la buona notizia, il messaggio di Gesù venga rivolto anche ai pagani viene dall’evangelista Marco narrato in un episodio che ha soltanto lui. È il capitolo settimo, versetti 31-37, leggiamo. Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Basta guardare una qualunque carta geografica per vedere che è un itinerario assurdo, inverosimile, perché Gesù parte da Tiro, era già andato in terra pagana, va su al nord come possiamo vedere nella cartina geografica, a Sidòne, poi scende per andare al mare di Galilea, ma fa tutto un ampio giro passando per la Decàpoli, cioè le città pagane. Perché questo? L’evangelista non vuole indicare un itinerario topografico, ma teologico: l’azione di Gesù, quella della buona notizia, abbraccia tutto il mondo pagano ed è qui che incontra la resistenza. In questo episodio l’evangelista, attraverso la figura del sordomuto, rappresenta la resistenza dei discepoli. Sono sordi, non accolgono il messaggio di Gesù e per questo non possono esporlo.
Gli portarono un sordo, non è muto, balbuziente, il riferimento è al profeta Isaia nel capitolo 35 dove si parla dell’esodo, della liberazione, e lo pregarono di imporgli la mano. Ebbene Gesù non impone la mano, la situazione è molto più grave e Gesù agisce quasi con violenza, lo prese in disparte, questa espressione “in disparte” delle sette volte che appare nel vangelo di Marco ben sei riguarda i discepoli. Quindi sotto la figura di questo sordo balbuziente l’evangelista intende rappresentare la resistenza da parte dei suoi discepoli.
Lontano dalle folle gli pose le dita negli orecchi, letteralmente gli infilò, cioè gli sturò le dita negli orecchi. Qui l’evangelista adopera il termine greco “ota” (fonetico) che indica proprio l’organo fisico, e con la saliva, la saliva si riteneva che fosse alito condensato ed era un’immagine dello Spirito, gli toccò la lingua. Guardando quindi verso il cielo, il cielo rappresenta la sfera divina, emise un sospiro, è solo qui nel nuovo testamento che Gesù sospira. È la resistenza, la fatica che Gesù fa per comprendere che il regno di Dio non riconosce confini, non innalza muri, ma apre le porte a tutti quanti.
Egli disse: Effatà. Quando nel vangelo di Marco vengono adoperate parole in aramaico, la lingua parlata a quel tempo, significa che l’episodio riguarda i discepoli di Gesù che erano di questa lingua, cioè, ed è un imperativo, apriti. L’imperativo è rivolto a tutto l’individuo: se era rivolto alle orecchie Gesù avrebbe dovuto dire “apritevi”, invece è l’uomo che si deve aprire completamente E subito, finalmente, gli si aprirono, e qui l’evangelista per orecchi non adopera il termine adoperato prima, ma un altro termine “acuai” (fonetico) che indica l’udito, la comprensione. Era questo il problema, non era un problema fisico, era un problema di comprensione. Si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente, qui il riferimento è preso dall’evangelista dai capitolo 35 del profeta Isaia dove si parla della liberazione, dell’esodo dalla prigionia. Isaia scrive “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchie dei sordi, allora lo zoppo salterà come un cervo e griderà di gioia la lingua del muto”. Quindi l’evangelista vede nell’azione di Gesù questa liberazione che lui porta.
E comandò loro, a questi portatori, di non dirlo a nessuno, ma più egli lo proibiva più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano, e qui la reazione è strana perché Gesù ha guarito un sordomuto, ma viene estesa a tutti, il plurale indica che riguarda i discepoli, ha fatto bene, il termine “bene” è preso dal libro della Genesi, della creazione, quindi si vede nell’attività di Gesù il prosieguo dell’azione creatrice del Padre, ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti. Quindi l’attività di Gesù è quella di liberare questi discepoli da questi pregiudizi nazionalisti, religiosi, che li chiudevano ai pagani. Ma perché Gesù proibisce? Per evitare un facile entusiasmo, il cammino sarà ancora lungo e Gesù più avanti li dovrà ancora rimproverare dicendo “Avete orecchi e non udite”, il cammino è lungo.



Sabato 08 Settembre,2018 Ore: 19:25
 
 
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