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www.ildialogo.org IO SONO IL PANE VIVO, DISCESO DAL CIELO,DI P. ALBERTO MAGGI OSM

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 12 AGOSTO 2018 - COMMENTO AL VANGELO
IO SONO IL PANE VIVO, DISCESO DAL CIELO

DI P. ALBERTO MAGGI OSM

(Gv 6,41-51)
In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Nel lungo discorso tenuto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao a seguito della condivisione dei pani e dei pesci, Gesù riesce a scontentare tutti quanti. Ha scontentato la folla che voleva che Gesù diventasse il loro re, scontenta, ora lo vedremo, i capi religiosi e scontenterà anche i suoi discepoli, alcuni addirittura lo abbandoneranno. Vediamo perché, è il capitolo sesto del vangelo di Giovanni, versetti 41-51.
Allora i Giudei, per Giudei l’evangelista intende i capi religiosi, le autorità del popolo, si misero a mormorare, mormorano come il popolo ha mormorato contro Mosè nel deserto, contro di lui perché aveva detto: “io sono, “io sono” è la rivendicazione del nome divino, il pane disceso dal cielo. Perché mormorano contro questo? L’istituzione religiosa deve la sua esistenza alla distanza che è riuscita a stabilire tra Dio e gli uomini ed in questa distanza c’è la mediazione dell’istituzione religiosa. Gesù è venuto a eliminare questa distanza, ha portato Dio agli uomini e questo per loro è intollerabile e soprattutto era la legge che scendeva dal cielo, non il pane, un alimento di vita.
E per questo dicevano: “Costui non è forse Gesù il figlio di Giuseppe?” Che un uomo pretenda avere la condizione divina è inammissibile, è una bestemmia: per le autorità religiose il progetto di Dio sull’umanità è una bestemmia che merita la morte. Ebbene Gesù risponde loro “Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me se non lo attira, questo verbo che è caratteristico ce l’ha soltanto Giovanni tra gli evangelisti, il Padre che mi ha mandato. Cosa significa questo verbo? Significa un’attrazione irresistibile: l’amore con il quale il Padre attrae e ama i suoi figli non ha limiti, né scadenze, e la morte, è questo dove Gesù vuole arrivare, non interrompe questo amore, ma lo rende ancora più potente perché cadono poi con la morte le barriere che nell’uomo ostacolavano il ricevimento, la ricezione di questo amore. L’amore di Dio è eterno come la vita che lui trasmette all'uomo.
Quindi nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. La resurrezione per Gesù non è una data finale, ma fa parte dell’esistenza stessa dell’individuo, come sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Perché tutti saranno istruiti da Dio? Perché non c’è più da imparare ad apprendere una legge, ma da imparare ad apprendere un amore, un modo d’amare.
E continua Gesù In verità, in verità io vi dico: chi crede ha vita eterna, non c’è l’articolo determinativo, non è la vita eterna. Non è un qualcosa aggiunto, ma è la vita che per se stessa è già eterna per quanti hanno accolto Gesù come modello di comportamento. E rivendica ancora di nuovo Gesù la sua condizione divina col nome di Dio Io sono, il pane della vita, e qui ecco che Gesù scontenterà anche i suoi discepoli perché mette il dito sulla piaga del fallimento dell’esodo. Infatti Gesù polemicamente afferma I vostri padri, Gesù avrebbe dovuto dire “i nostri padri”, ma lui non segue le orme dei padri, lui segue il Padre e per questo prende le distanze, i vostri padri hanno mangiato la mano del deserto e sono morti. L’esodo è stato un fallimento: tutti quelli che hanno seguito Mosè nell’esodo sono tutti morti nel deserto e neanche Mosè è riuscito a entrare nella terra promessa. Sono entrati i loro figli, ma non quelli che sono usciti. Quindi l’esodo è stato un fallimento, denuncia Gesù.
Questo è il pane che discende dal cielo perché chi ne mangia non muoia. Mangiare questo pane assimilare la vita di Gesù e farsi pane per gli altri innesta nell’individuo un dinamismo d’amore che fa sì che la sua vita sia indiscutibile. E continua di nuovo Gesù insistendo Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. L’evangelista adopera proprio il termine “carne” che indica l’uomo nella sua debolezza e questo significa che non ci sono doni di Dio che non passino attraverso la carne, attraverso l’umanità. Più ci si fa umani, più si diventa sensibili ai bisogni e alle sofferenze degli altri, più si è umani e più si manifesta il divino che è nelle persone. b



Martedì 14 Agosto,2018 Ore: 07:07
 
 
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