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www.ildialogo.org GIOVANNI È IL SUO NOME,DI PADRE ALBERTO MAGGI OSM

NATIVITÀ DI SAN GIOVANNI BATTISTA - 24 GIUGNO 2018 - COMMENTO AL VANGELO
GIOVANNI È IL SUO NOME

DI PADRE ALBERTO MAGGI OSM

Lc 1,57-66.80
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Secondo l’evangelista Luca può accogliere lo spirito di quel Dio che fa nuove tutte le cose soltanto chi si apre al nuovo. Come è stato per Maria che si è aperta alla vita che voleva fiorire in lei è stato anche per Elisabetta, e ora è la volta di Zaccaria, il sacerdote incredulo che, tutto preso dal rito, non s’accorge del Dio che gli si manifesta nella sua vita. Leggiamo Luca, il capitolo primo versetti 57, 66.
L’occasione è quella, scrive l’evangelista, di Elisabetta per la quale si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. L’evangelista si apre confermando la linea di quel Dio a cui nulla è impossibile, la sterile che diventa madre e ora vedremo, ancora più difficile, il sacerdote che diventa profeta. All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre Zaccaria. È la tradizione, si è sempre fatto così, il primogenito maschio porta il nome del padre o eventualmente del nonno, in modo che così si perpetua per sempre. Ma c’è un incidente, interviene la madre una donna che prende la parola era una cosa inaudita, interviene e l’evangelista attribuisce a Elisabetta lo stesso ruolo dell’angelo. È stato l’angelo che aveva detto “questo bambino si chiamerà Giovanni”, ebbene qui interviene la madre, no si chiamerà Giovanni. Nell’annuncio dell’angelo era stato detto che “questo figlio avrebbe portato il cuore dei padri verso i figli”, è una citazione del profeta Malachia, ma l’evangelista la tronca perché la citazione continuava “e il cuore dei figli verso i padri”. Quindi l’antico deve accogliere il nuovo e il nuovo deve accogliere l’antico. Luca non è d’accordo. È il vecchio, è il passato che deve accogliere il nuovo, questo è il significato che si dà a questo nome Giovanni. Quindi la madre rompe con la tradizione: è il nuovo che deve essere accolto. Questo crea grande scandalo e infatti scrive Luca che obiettano non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome. È la tradizione, è l’imperativo del si è sempre fatto così, perché cambiare? Allora si rivolgono al padre del bambino, domandavano con cenni, con cenni significa che il padre è sordo, è sordo perché non ha ascoltato la parola di Dio, ma non solo è sordo, è anche muto, perché chi non ascolta la parola non la può neanche annunziare, a suo padre come voleva che si chiamasse. Ed ecco il fatto clamoroso, la novità, egli chiese una tavoletta e scrisse: Giovanni è il suo nome, conferma quanto ha detto la moglie.
E, commenta l’evangelista, tutti furono meravigliati, una donna che impone il nome al figlio non si era mai sentito, ma soprattutto ancora più grave e destabilizzante un sacerdote che rompe con la tradizione, questo è qualcosa di inaudito, qualcosa che rende meraviglia. In quel medesimo istante, cioè nel medesimo istante in cui ha scritto e quindi si è aperto al nuovo, alla volontà di Dio, gli si apri la bocca e gli si sciolse la lingua e parlava benedicendo Dio. Il sacerdote accogliendo il nuovo accoglie lo Spirito e si trasforma in profeta.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, è qualcosa che sconcerta questa rottura inaudita della tradizione non soltanto per il ruolo della donna, ma anche per il ruolo del sacerdote che si trasforma in profeta, e tutta questa cosa dilaga, e coloro che lo udivano serbavano in cuor loro dicendo che sarà mai di questo bambino? E sottolinea l’evangelista davvero la mano del Signore stava con lui, e proprio perché la mano del Signore sta su Giovanni Giovanni non segue la tradizione del padre. Il figlio primogenito di un sacerdote doveva continuare la linea sacerdotale del padre. Giovanni no, su di lui c’è la mano del Signore e non va nel tempio, ma nel deserto, non sarà un sacerdote, ma sarà un profeta.
E qui non si comprende perché la liturgia ha omesso il versetto 67 che era il più importante dove l’evangelista scrive Zaccaria suo padre fu colmato di Spirito Santo e profetò. Nel momento che il sacerdote si apre al nuovo realmente si trasforma in profeta che è quello che conta. Commenta l’evangelista con un salto al versetto 80 il fanciullo cresceva sia fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione in Israele. Conferma l’evangelista che non seguirà il padre, non sarà un sacerdote, ma sarà un profeta



Venerdì 22 Giugno,2018 Ore: 16:22
 
 
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