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www.ildialogo.org   SIGNORE RICORDATI DI ME QUANDO ENTRERAI NEL TUO REGNO,di p. Alberto Maggi OSM

XXXIV TEMPO ORDINARIO – 24 novembre 2013 - Commento al Vangelo
  SIGNORE RICORDATI DI ME QUANDO ENTRERAI NEL TUO REGNO

di p. Alberto Maggi OSM

Lc 23,35-43
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Non esistono situazioni impossibili, casi irrimediabili. Anche per quelle vicende umane che sembrano le più disperate c’è più che una speranza, c’è la certezza dell’amore di quel Dio che, come scrive Paolo nela lettera ai Romani, ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per essere misericordioso verso tutti.
Dal paradiso, secondo il Libro della Genesi, era stato cacciato via l’uomo peccatore, quindi l’immagine di un Dio che punisce, che castiga i peccatori. Ebbene nel vangelo di Luca la prima persona che entrerà in paradiso con Gesù sarà proprio un’anonima canaglia, un bandito, e, dal quel momento, le porte del paradiso, cioè della salvezza, resteranno aperte per tutti quelli che riconoscono Gesù come re, cioè come colui che si prende cura di loro, qualunque sia il loro passato, anche per quelli dell’ultimo minuto.
Perché? Gesù, come ha affermato lui stesso, è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. E questo l’evangelista Luca lo dimostra dall’inizio alla fine del suo vangelo. All’inizio, quando i pastori che erano considerati peccatori, che temevano la punizione e il castigo di Dio, vengono circondati non dall’ira di Dio che li incenerisce, ma dalla gloria di Dio, dalla luce di Dio, e sentono il coro angelico annunziare: “Pace in terra agli uomini che egli ama”, l’amore di Dio è per tutta l’umanità. Fino alle ultime pagine del vangelo dove Gesù assicura a un bandito crocifisso con lui che sarebbe entrato in paradiso senza chiedergli di fare un minimo di penitenza, senza chiedere se era pentito, senza dirgli di soggiornare per un po’ in purgatorio, Gesù gli dice: “Oggi sarai con me in paradiso”.
La chiesa primitiva si trovò a disagio con questi episodi di questo amore incondizionato perché contrastava con il suo rigore. Allora si è provveduto in parte ad annacquarlo. Pertanto l’annunzio angelico ai pastori “Pace in terra agli uomini che egli ama”, quindi un amore incondizionato a tutti, venne trasformato. “E pace in terra agli uomini di buona volontà”. La categoria del dono espressa dall’evangelista era subito stata trasformata nella categoria del merito, quel merito che Gesù è venuto a eliminare.
La buona notizia è questa: Gesù presenta un Padre che è benevolo verso gli ingrati e i malvagi, il cui amore si da non per i meriti degli uomini, ma per i loro bisogni, non per le loro virtù, ma per le loro necessità, ma questo era intollerabile per la chiesa primitiva, pertanto l’espressione “E pace in terra agli uomini che egli ama” venne trasformata in “pace in terra agli uomini di buona volontà”, quelli che lo meritano.
E anche l’episodio finale, cioè che Gesù abbia assicurato a questo delinquente un posto in paradiso, non andava giù. Allora si è cercato di annacquare un po’ questa immagine per cui venne creata la figura del buon ladrone, ma nulla in questo brano parla della bontà di questa canaglia. Venne inventato, creato un nome, Disma, creato santo, San Disma, e trovato perfino il giorno in cui celebrarlo, il 25 marzo, festa di San Disma, protettore dei ladri – almeno si spera pentiti – dei moribondi e dei becchini.
Ma vediamo questa pagina stupenda di Luca dove l’evangelista non descrive il fallimento di Gesù, quest’uomo inchiodato su una croce, ma il trionfo dell’amore. Gesù ha tutti contro. Ha contro il popolo, ha contro i capi, ha contro i soldati e ha contro anche uno dei malfattori crocifissi con lui. E quello che accomuna tutti questi personaggi è il rinnovo delle tentazioni del diavolo nel deserto.
Il diavolo nel deserto aveva detto a Gesù: “Se tu sei il Figlio di Dio, usa le tue capacità a tuo vantaggio”. Gesù aveva seccamente rifiutato, e il diavolo aveva detto che sarebbe ritornato al momento opportuno, al momento propizio. Eccolo. Gesù è debole, crocifisso, e ha tutti contro. Ha contro il popolo, ha contro i capi, che addirittura lo deridono, ha contro i soldati che lo disprezzano, ha contro anche uno dei malfattori e tutti quanti dicono: “Salva te stesso”.
Non hanno compreso che Gesù non è venuto a salvare se stesso, ma a salvare gli altri. In tutto questo la persona considerata la più lontana da Dio, un peccatore, un bandito, un delinquente, crocifisso con lui, si rivolge a Gesù– con una fede indubbiamente spudorata – “Gesù ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”.
Quindi la persona che è ritenuta la più lontana da Dio, esclusa da Dio, la persona che doveva essere punita, castigata da Dio, vede in Gesù una speranza anche per lui. Ma non osa più di tanto, chiede soltanto di essere ricordato. Ma Gesù va al di là delle aspettative, dei desideri e delle speranze degli uomini e concede molto di più. E Gesù gli risponde: “In verità io ti dico: ‘oggi con me sarai in paradiso’”
Gesù non ricorda questo delinquente quando sarà nel suo regno, ma gli garantisce che nello stesso giorno sarà con lui in paradiso. E’ l’unica volta che in bocca a Gesù si trova questo termine “paradiso”. Quando deve parlare della vita eterna usa altri termini; l’unica volta è per contrastare la teologia espressa nel Libro del Genesi dove Dio castiga l’uomo peccatore e lo caccia dal paradiso. Con Gesù avviene tutto il contrario: il peccatore proprio entra con lui in paradiso.
Perché? Perché la teologia di Luca, l’espressione della buona notizia di Gesù: Dio non guarda i meriti delle persone, ma guarda i loro bisogni, non le loro virtù, ma le loro necessità. Gesù è venuto a cercare e salvare chi era perduto. Pertanto non esistono casi impossibili, casi disperati, ma la salvezza è per tutti quelli che riconoscono Gesù come il loro liberatore e come il loro re.



Mercoledì 20 Novembre,2013 Ore: 14:31
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
isabelle charlier varese 21/11/2013 11.26
Titolo:Grazie!
Questo commento d'oro apre davvero alla riflessione. Grazie.

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