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www.ildialogo.org   ALLE MIE PECORE IO DO LA VITA ETERNA,<b>di P. Alberto Maggi OSM</b>

IV DOMENICA DI PASQUA – 21 aprile 2013 – Commento al Vangelo
  ALLE MIE PECORE IO DO LA VITA ETERNA

di P. Alberto Maggi OSM

Gv 10,27-30


In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.

Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

L’ultima volta che Gesù si presenta nel tempio di Gerusalemme le autorità religiose cercano di ammazzarlo perché lo accusano di essere un bestemmiatore. Per comprendere i pochi versetti che la liturgia di oggi ci presenta, il capitolo 10 di Giovanni, versetti 27-30, dobbiamo inserirli nel contesto. Il contesto qual è?

E’ quello della festa della dedicazione, della consacrazione del tempio. Allora c’è un conflitto tra Gesù, vero tempio dal quale si irradia l’amore, la misericordia, la compassione del Padre, e il tempio di Gerusalemme dove il vero Dio si chiama convenienza, si chiama interesse, si chiama tesoro.

Le autorità religiose accerchiano Gesù e gli chiedono, letteralmente, “fino a quando ci togli la vita?” E’ tradotto con “fino a quando ci terrai nell’incertezza”, ma l’evangelista scrive “Fino a quando ci togli la vita?” E’ il respiro. Cosa significa questo? L’azione di Gesù nel dare vita agli uomini – Gesù aveva detto che lui stesso dava la vita perché gli uomini l’avessero in pienezza – significa toglierla all’istituzione religiosa che pretende invece di sottomettere e dominare gli uomini.

E chiedono a Gesù se è veramente il messia. Gesù risponde che la credibilità della sua azione dipende soltanto dalle opere. “Le opere che io compio nel nome del Padre mio”. Le opere che Gesù compie sono tutte azioni che prolungano l’attività creatrice del Padre, che comunica vita agli uomini, restituisce vita agli uomini e arricchisce la vita degli uomini. Son le opere quelle dalle quali si giudica se una persona viene da Dio o meno, non la teoria né la dottrina.

Quando le opere comunicano vita l’azione dell’individuo viene senz’altro da Dio perché Dio è l’autore della vita. E Gesù li denuncia: “Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore”. Sono parole tremende. L’accusa di Gesù è molto grave: se non fanno parte delle sue pecore, del gregge di Dio, significa che sono briganti, ladri o lupi assassini.

Quindi Gesù sta denunciando le massime autorità religiose che non fanno parte del gregge, del popolo di Dio, ma sono i suoi nemici mortali.

Ed ecco i versetti che la liturgia ci presenta. “Le mie pecore ascoltano la mia voce”. Perché ascoltano la sua voce? Perché il messaggio di Gesù non si impone, ma si offre. Gesù non obbliga, ma propone. E il suo messaggio è la risposta di Dio al bisogno di pienezza di vita che ogni persone si porta dentro. “Io le conosco” - il verbo “conoscere” indica una conoscenza profonda, intima – “ed esse mi seguono”.

Perché lo seguono? Perché si fidano. Si fidano del pastore che è pronto a dare la vita per il suo gregge. E Gesù continua “Io do loro la vita eterna”. Seguire Gesù, quindi orientare la propria vita – come Gesù – per il bene degli uomini, collaborare con lui all’azione creatrice del restituire vita, rallegrare la vita e comunicare vita agli altri, fa sì che la persona abbia in sé una vita di una qualità tale che sia indistruttibile.

Chi lavora per la vita degli altri ha in sé una vita di una pienezza tale che la morte non potrà neanche scalfire. “E non andranno mai perdute”, assicura Gesù. E poi Gesù avverte le autorità religiose affinché non tentino di riprendere il gregge che lui ha liberato: “E nessuno le strapperà dalla mia mano”. Quindi Gesù avverte le autorità religiose che non tentino di riprendere il popolo che lui sta liberando.

Il Padre mio, che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre”. Gesù aveva parlato di gregge nelle sue mani, adesso dice che è nelle mani del Padre. Gesù e il Padre sono un'unica cosa, come Gesù stesso afferma: “Io e il Padre siamo uno”.

Gesù rivendica la condizione divina. E’ una bestemmia! Gesù ha bestemmiato, siamo nel tempio e il testo continua: Di nuovo i Giudei raccolsero delle pietre per lapidarlo. Perché? Gesù in forma molto ironica dice: “Vi ho fatto vedere cose buone da parte del Padre, per quali di queste volete lapidarmi?” Gli rispondono: “Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia, perché tu che sei uomo ti fai Dio”.

La denuncia dell’evangelista è molto seria e molto grave. Le massime autorità religiose, quelle che dovevano far conoscere al popolo la volontà di Dio, quando questa volontà si manifesta in Gesù – e la volontà di Dio è che ogni uomo attraverso la pratica di un amore simile al suo diventi suo figlio – la ritengono una bestemmia, un crimine che va punito con la morte.

Quindi la denuncia dell’evangelista è tremenda. Dalle autorità religiose il progetto di Dio viene visto come un attentato. A cosa? Loro sono quelli che dominano le persone, il Signore è colui che le libera; loro sottomettono, il Signore è colui che serve. Quindi vedono nel progetto realizzato da Dio in Gesù una denuncia al loro stile di vita.

Dio è amore che si mette al servizio degli uomini, invece quelli che pretendono rappresentarlo sono quelli che sottomettono e dominano gli uomini. E Gesù cerca di far comprendere loro ancora una volta, perché l’offerta d’amore Gesù la fa anche ai nemici, e dice: “Se non credete in me credete alle opere”. Le opere sono il criterio di autenticità della persona.

Ma niente da fare. Come aveva detto: “Non siete le mie pecore. Non ascoltano la voce di Dio”, e non ascolteranno neanche quella di Gesù. E allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì alle loro mani. Quindi l’azione di Gesù, che manifesta il disegno di Dio su ogni uomo, per le autorità religiose è un attentato alla loro sicurezza e cercheranno sempre di annientarlo e di contrastarlo. Ma non potranno niente contro Gesù o contro quelli che si affidano a lui.




Mercoledì 17 Aprile,2013 Ore: 15:33
 
 
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