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www.ildialogo.org   QUESTO A CANA DI GALILEA, FU L’INIZIO DEI SEGNI COMPIUTI DA GESU’,di p. Alberto Maggi OSM

II TEMPO ORDINARIO – 20 gennaio 2013 - Commento al Vangelo
  QUESTO A CANA DI GALILEA, FU L’INIZIO DEI SEGNI COMPIUTI DA GESU’

di p. Alberto Maggi OSM

Gv 2,1-12

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.

Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Verso la fine del prologo al suo vangelo, Giovanni che La legge fu data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità, espressione che indica l’amore fedele di Dio, vennero per mezzo di Gesù. Quindi l’evangelista annunzia un cambio di alleanza. Mosè, il servo del Signore, aveva imposto un’alleanza tra dei servi e il loro Signore, basata sull’obbedienza alla sua legge. Gesù, che non è il servo di Dio, ma il figlio di Dio, proporrà una nuova alleanza tra dei figli e il loro Padre, basata sull’accoglienza e somiglianza del suo amore.

Con Gesù il credente non è più colui che obbedisce a Dio osservando le sue leggi, ma colui che assomiglia al Padre accogliendo e praticando un amore simile al suo.

Nel brano che adesso esaminiamo, il capitolo 2 di Giovanni, l’evangelista annunzia questa nuova alleanza. Il terzo giorno, è importante questa indicazione perché rappresenta il giorno dell’alleanza sul monte Sinai, il giorno nel quale Dio si manifesta attraverso la legge.

Vi fu una festa di nozze. L’alleanza tra Dio e il suo popolo era raffigurata dai profeti con l’immagine nuziale, Dio era lo sposo e il popolo era la sposa. A Cana di Galilea, e c’era la madre di Gesù. La madre di Gesù appartiene a questa alleanza, Gesù no. Gesù viene invitato. Infatti, Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino. Elemento caratteristico importante delle nozze è il vino.

Il momento importante del matrimonio è quello in cui lo sposo e la sposa bevono allo stesso calice di vino, e il vino rappresenta l’amore tra gli sposi, come si può vedere nel Cantico dei Cantici. Ebbene in questo matrimonio manca l’elemento più importante, manca il vino, manca l’amore. La madre di Gesù gli disse: “Non hanno vino”. La madre, che rappresenta l’Israele fedele, non dice “Non abbiamo vino”, ma dice: “Non hanno vino”.

La madre crede che il messia, il Cristo, voglia dare nuova vita all’antica alleanza e quindi lo invita ad agire. E Gesù le rispose: “Donna …”

Un figlio non si rivolge mai alla madre con questo appellativo “Donna”, che significa moglie, donna sposata. Gesù nel vangelo di Giovanni si rivolge con questo appellativo a tre donne che rappresentano le tre spose di Dio. Alla madre, che rappresenta la sposa sempre fedele, alla Samaritana, la sposa adultera che lo sposo ha recuperato con un’offerta di un amore ancora più grande, e infine Maria di Magdala, che rappresenta la sposa della nuova comunità.

Donna che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”. Gesù indica alla madre la necessità di lasciare da parte il passato. L’opera di Gesù non si appoggia sulle vecchie istituzioni, ma apporta una radicale novità nei rapporti tra Dio e l’uomo, che non può essere contemplata nell’antica alleanza.

E comunque l’ora di Gesù sarà l’ora della morte. Sulla croce verrà sancita questa nuova alleanza. Sua madre disse ai servitori, e qui l’evangelista ricalca nelle parole della madre quanto il popolo disse a Mosè in vista dell’annuncio dell’alleanza. Il popolo aveva detto: “Quanto il Signore ha detto noi lo faremo” e la madre dice ai servitori: “Qualunque cosa vi dica, fatela”.

Al centro del brano c’è il motivo che spiega perché manca il vino, perché manca l’amore. Vi erano là sei anfore, il numero sei indica ciò che è incompleto, di pietra, come le tavole della legge, per la purificazione dei Giudei. Se l’alleanza tra Dio e il popolo era basata sull’osservanza di leggi, di precetti, accadeva che questo creasse solo sensi di colpa nelle persone che non riuscivano ad adempiere, in chi non osservava e non riusciva a praticare tutti i dettami della legge.

Questo li faceva sentire sempre indegni. In una relazione con Dio nella quale l’uomo si sente sempre colpevole, sempre indegno, sempre con sensi crescenti di inadeguatezza, come può questi sperimentare l’amore di Dio?

Quindi ecco qui che al centro del brano l’evangelista colloca queste sei anfore di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri, cioè 600 litri, una misura spropositata, per indicare che il popolo si sente sempre in colpa e sempre bisognoso di purificarsi, di chiedere perdono.

E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le anfore”. Le anfore sono vuote, quindi sono inutili, quindi la purificazione attraverso un rito esteriore è inutile. La purificazione non si fa con un rito esterno all’uomo, l’acqua, ma cambiando l’interiorità dell’uomo mediante l’esperienza dell’amore incondizionato di Dio che adesso Gesù farà fare.

E le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto”. Questi banchetti che duravano giorni erano presieduti da colui che si chiamava l’arcitriclino, che qui in questo vangelo raffigura i dirigenti del popolo. Coloro che dovevano provvedere al bene del popolo non si accorgono della mancanza d’amore.

Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino … Le anfore non conterranno mai il vino, espressione dell’amore di Gesù, ma l’acqua – come dirà più tardi l’evangelista – diventa vino quando viene fuori dalle anfore. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e lo rimproverò: “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”.

Per il direttore di mensa, l’arcitriclino, il buono e il bello appartengono al passato, all’antica alleanza. Si meraviglia che il bello e il buono debbano ancora venire. Per questo rimprovera lo sposo, per quest’ordine inusuale dei vini. Prima si serve il vino buono, poi quando la gente è già alticcia, si serve quello più scadente. Quindi per l’autorità il buono appartiene al passato.

La conclusione, Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria. In questa proposta e in quest’offerta della nuova alleanza, Gesù manifesta la sua gloria, esattamente come Dio sul Sinai manifestò la sua gloria. Nell’antica alleanza la gloria di Dio si manifestava attraverso la legge, nella nuova alleanza attraverso una offerta continua e crescente di amore.

Nella prima alleanza l’uomo doveva meritare l’amore di Dio, nella nuova questo vino viene regalato. L’amore di Dio non guarda i meriti degli uomini, ma i loro bisogni.




Giovedì 17 Gennaio,2013 Ore: 18:07
 
 
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