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www.ildialogo.org BAGNASCO ALL’ASSEMBLEA DEI VESCOVI: GUAI A CHI TOCCA LETTA,da Adista Notizie n. 20 del 01/06/2013

BAGNASCO ALL’ASSEMBLEA DEI VESCOVI: GUAI A CHI TOCCA LETTA

da Adista Notizie n. 20 del 01/06/2013

37177. ROMA-ADISTA. Malgrado mons. Mariano Crociata, nella conferenza stampa del 21 maggio scorso sui lavori della 65.ma Assemblea della Cei (20-24/5), abbia ribadito che la Chiesa «fa politica e farà sempre politica» non parteggiando per l’una o l’altra parte, ma additando ai politici la necessità di perseguire il «bene comune», nella prolusione del card. Angelo Bagnasco un “parteggiamento” c’è, riassumibile in un “Nessuno tocchi Letta”. Dove non è in questione l’apprezzamento o meno dell’uomo, mai citato nel discorso, ma il governo che presiede, perché, buono o meno buono che possa esser giudicato, almeno esiste e “fare” dev’essere il suo verbo.
«Dopo il responso delle urne, i cittadini hanno il diritto che quanti sono stati investiti di responsabilità e onore per servire il Paese pensino al Paese senza distrazioni, tattiche o strategiche che siano. Pensare alla gente: questa è l’unica cosa seria. Pensarci con grandissimo senso di responsabilità, senza populismi inconcludenti e dannosi, mettendo sul tavolo ognuno le migliori risorse di intelletto, di competenza e di cuore. Allora insieme è possibile. Non bisogna perdere l’opportunità, né disperdere il duro cammino fatto dagli italiani. L’ora è talmente urgente che qualunque intoppo o impuntatura, da qualunque parte provenga, resteranno scritti nella storia». Tanto ha osservato Bagnasco, che, se non ha risparmiato una stilettata a Grillo per il ricorso a «populismi inconcludenti e dannosi», intima anche un altolà a Berlusconi – che minaccia un giorno sì e l’altro pure (per smentirsi a sera) di far cadere il governo se, se e se – pena “rimanere scritto nella storia” e non certo quale padre della patria. Perché, è stata la constatazione del cardinale di Genova, pur se «siamo nel vortice dell’emergenza che, come un’onda irriducibile e crescente, assedia», persiste un «clima di ostinata contrapposizione»: «Quando la naturale logica del confronto e della dialettica sale nei toni e nelle parole, quando non arriva mai a conclusioni condivise ma si impunta avvolgendosi su se stessa, quando si cristallizza diventando costume, allora si rischia la patologia che paralizza il vivere sociale. È il segno triste e sconfortante di un modo di pensare vecchio e ripiegato, autoreferenziale e senza futuro. Non è questione di anagrafe, ma di giovinezza dell’anima. Ci si chiede a volte se contano di più la verità e il bene, oppure il pretendere di avere ragione, o meglio l’affermazione del proprio “io” e della propria immagine. Se così fosse – è l’osservazione tagliente di Bagnasco – ci sarebbe da interrogarsi sulla propria consistenza interiore».
La soluzione per «superare la crisi», come indicato del recente Rapporto-proposta sul lavoro, elaborato dal Progetto Culturale della Cei, è in «un forte e deciso piano industriale che, tenendo in casa il patrimonio e la professionalità italiana, rilanci con tenacia la produzione nazionale insieme alla necessaria attenzione finanziaria. Così che, dicono gli esperti, la macchina si metta nuovamente in moto». Ma qui non si può eludere una domanda: «Circa le pesanti politiche fiscali ci chiediamo: fino a quando potranno raccogliere risorse se tutto rallenta?».
Il cardinale ha gettato l’allarme su altri temi cruciali, segnali della crisi che attraversa la società nel suo insieme: la mancanza di lavoro; le «diverse forme di evasione che degradano e distruggono i suoi figli a vantaggio di pochi profittatori senza scrupoli»; il «gioco d’azzardo che divora giovani, anziani e famiglie»; e «la ricorrente violenza sulle donne a cui assistiamo con raccapriccio» e che «indica a sua volta il deserto di quei valori spirituali e morali così spesso denigrati o derisi come merce vecchia da buttare in soffitta». «Il fantasma del nichilismo, del quale Nietzsche fu profeta – ha commentato drammaticamente – continuerà a materializzarsi fino a quando la società intera non avrà una scossa positiva. Sì, la società contemporanea è al bivio!».
Un paragrafo a parte ha meritato, nella prolusione del card. Bagnasco, la famiglia, «primo e principale presidio non solo della vita, ma anche di energie morali e di tenuta sociale ed economica». «Fino a quando – si è chiesto – potrà resistere senza politiche consistenti, incisive e immediate? Essa è un bene universale e demolirla è un crimine; affonda le sue radici nell’essere dell’uomo e della donna, e i figli sono soggetto di diritto da cui nessuno può prescindere. La famiglia – ha aggiunto riferendosi ai matrimoni fra gay e alle adozioni per le coppie omosessuali – non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità, e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento».
L’urgenza di superare la crisi economica, ha detto ancora il presidente della Cei, «non deve far dimenticare il fronte delicatissimo e fondativo della vita umana». «Per questa ragione i vescovi italiani hanno aderito con ferma convinzione all’iniziativa dei movimenti per la vita europei al fine di una significativa raccolta di firme, perché le istituzioni europee riconoscano in pieno lo “statuto dell’embrione” e sospendano ogni finanziamento finalizzato alla sperimentazione sugli embrioni umani». Allo stesso tempo, i vescovi, attraverso il loro presidente, prendono le distanze dalla «recente raccomandazione che la Corte dei diritti umani a Strasburgo ha fatto circa il diritto al suicidio assistito»: anche il «no all’eutanasia e al suicidio assistito – e con raccapriccio sentiamo che qua e là si parla anche di infanticidio – è un grande sì alla vita e all’amore». (eletta cucuzza)

Articolo tratto da
ADISTA
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Sabato 01 Giugno,2013 Ore: 18:50
 
 
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