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www.ildialogo.org Immigrazione e numero dei parlamentari: DUE PROPOSTE DEL PCI “RUBATE” E STRAVOLTE DA LEGA E M5S,di Agostino Spataro

Immigrazione e numero dei parlamentari: DUE PROPOSTE DEL PCI “RUBATE” E STRAVOLTE DA LEGA E M5S

di Agostino Spataro

giovedì 20 agosto 2020
Riprendiamo questo articolo, su segnalazione dell'autore che ringraziamo, dal suo blog montefamoso.blogspot.com
Oltre che scopiazzata, la proposta pentastellata persegue una finalità a dir poco ambigua che s'inserisce nella campagna denigratoria e delegittimante del Parlamento, magari per sostituirlo con una più grande e inquietante piattaforma Rousseau. Il Pci, invece, proponeva il taglio per rigenerare, rilanciare la centralità del Parlamento che dovrebbe essere eletto con 1 voto di preferenza numerico affinché siano gli elettori a scegliere il deputato e non i capipartito come oggi avviene. Questa é la differenza!    A fronte di tanta ipocrita supponenza penta-leghista, fa rabbia assistere al fatto che la sedicente "sinistra", proclamatasi “erede” del partito di Berlinguer abbia rinunciato all’eredità ossia, in questo caso, a due proposte del Pci (degli anni '80) una sull'immigrazione e l'altra sulla riforma del Parlamento che prevedeva, fra l’altro, una riduzione (del 30%) delle due Camere come, più volte, ribadito da Nilde Iotti, a lungo presidente della Camera.
Ad appropriarsene sono stati due anomale formazioni politiche M5S e Lega Salvini che le stanno sfruttando in chiave demagogica ed elettoralistica per fare il pieno di voti alle prossime elezioni politiche.
Sulla questione dell’immigrazione, anche clandestina, realizzammo (nel 1980, a Palermo) il 1° convegno unitario nazionale sull'immigrazione, cui seguì, nel 1981, la nostra (del Pci) proposta di legge  sulle politiche per l’immigrazione basata sugli spunti interessanti di quel convegno e sulle esperienze concrete dell’emigrazione italiana in diverse parti del mondo.
Sulla questione della riforma del Parlamento si tennero diverse conferenze, fra cui ricordo una a Roma nel 1988, che produssero un pacchetto di proposte relative ai diversi aspetti della mutata realtà istituzionale e rappresentativa del Paese che necessitavano di una riforma capace di armonizzarli, adeguarli ai nuovi soggetti sorti nel frattempo: le Regioni, il Parlamento e la Commissione europei tutti destinatari del trasferimento di parti importanti dei poteri dallo Stato centrale.
Sulla riforma istituzionale, anni prima, ci fu un' intesa informale fra Ciriaco De Mita, segretario DC, e Enrico Berlinguer , segretario del PCI, misteriosamente abbandonata. Ovviamente, si voleva la riforma non solo per “risparmiare” qualcosa, come oggi sbandierato dalla propaganda pentastellata, ma per adeguare i poteri di governo e di rappresentanza dello Stato alle nuove realtà che esso stesso aveva determinato o contribuito a determinare.
Di fronte alla decrescita del ruolo e dei poteri dello Stato democratico non si poteva continuare a sommare ai numeri del Parlamento (945 membri)  quelli dei nuovi istituti di rappresentanza popolare, per altro assai superiori,ma appariva necessaria una nuova architettura istituzionale mirata al rafforzamento, alla funzionalità  dello Stato democratico, del ruolo del Parlamento e di altre istituzioni elettive.
Purtroppo, non si giunse a formalizzare tali proposte poiché, in assenza di un’intesa istituzionale fra i  principali partiti italiani, non si volle forzare la mano, anche per non apparire come i “primi della classe” in una fase delicata di transizione in cui si trovavano l’Italia, l’Europa e in generale lo scenario mondiale.
Fra gli esponenti più autorevoli che richiamarono quel progetto vi fu la presidente della Camera on. Nilde Iotti, la quale sostenne la riduzione del numero dei parlamentari per le ragioni su esposte e, soprattutto per rinvigorire e rilanciare il ruolo del Parlamento e non per indebolirlo,  delegittimarlo come vorrebbero i “grillini” in sintonia con i padroni del vapore i quali hanno spianato la strada con le campagne-stampa sulla “casta” portate avanti dai loro più diffusi quotidiani, fra cui quelli che oggi si sono schierati per il ”No” al referendum del 21 settembre.
Ma ecco un brano del pensiero di Nilde Iotti riguardo la riduzione del numero. dei parlamentari, riportato dall’on. Livia Turco (Pci/Pd)  in questa intervista  del 19 giugno 2019 a il Sole 24 Ore ( ilsole24ore.com)
"Le sue idee riformatrici erano: centralità del parlamento, il superamento del bicameralismo per costituire il Senato delle autonomie locali, la riduzione del numero dei parlamentari, maggiori poteri all'esecutivo con l'introduzione dell'istituto della sfiducia costruttiva, ampliamento dei poteri d'inchiesta e di controllo da parte del Parlamento..."   A seguire un’altra conferma che appare come la “prova del furto” delle nostre proposte.  "Prima donna a ricoprire il ruolo di Presidente della Camera, Nilde Iotti, nata a Reggio nell’Emilia nell’aprile del 1920 e deceduta a Poli nel dicembre del 1999, ebbe un ruolo di primo piano nella stesura della Costituzione Italiana. Nell’intervista in Rai, rilasciata a Raffaella Carrà nel 1984, sottolineava la necessità di ridurre il numero dei parlamentari, a fronte del cambiamento che, già all’epoca, aveva attraversato la nostra democrazia e la società italiana. Già lei chiedeva di tagliare il numero di deputati e senatori e oggi, finalmente, con il Movimento 5 Stelle al Governo, questa riforma sta per diventare realtà.   Nel 1948, quando è entrata in vigore la Costituzione, uscivamo dal fascismo e c’era la necessità di ristabilire un rapporto del tutto democratico con la società. Ma adesso ci sono Consigli Regionali che sono stati eletti nel 1970, Consigli Provinciali, Consigli Comunali, siamo cioè di fronte a una società molto più articolata, una democrazia molto più articolata. Allora io ritengo che il numero dei parlamentari sia davvero troppo alto”. ilblogdellestelle.it)
  
Sulla questione-immigrazione non mi diffondo poiché ho scritto un libro e diversi articoli. Ribadisco un mio parere secondo  cui l’on. Matteo Salvini, forse illuminato da alcune reminiscenze risalenti alla sua militanza comunista, ha usato le nostre proposte storpiandole e depurandole del loro carattere umanitario e solidaristico. Purtroppo, l’assenza di una controproposta equilibrata e armonizzata con gli interessi dei lavoratori italiani e stranieri e con le opinioni e i disagi degli strati sociali più deboli, che un partito di governo (come il PD) dovrebbe possedere e divulgare, ha lasciato campo libero agli slogan demagogici di Salvini il quale ha già incassato un sorprendente risultato che cerca di riconfermare nelle prossime elezioni politiche generali
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Mercoledì 26 Agosto,2020 Ore: 19:13
 
 
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