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www.ildialogo.org DOPO IL COVID-19, QUALE FUTURO PER L’UMANITA’??,di Sauro Olivieri

DOPO IL COVID-19, QUALE FUTURO PER L’UMANITA’??

di Sauro Olivieri

Nel novembre 2002 una devastante epidemia causata da un Coronavirus, poi chiamato SARS, identificata per la prima volta dal medico italiano Carlo Urbani, morto a sua volta perché contagiato dal virus, portò i ricercatori cinesi a studiare i motivi della propagazione del virus. Il risultato delle ricerche fu che questo tipo di coronavirus si muoveva nell’aria grazie allo “smog”, al particolato atmosferico (PM10 = polveri sottili) quali efficaci vettori di trasporto e diffusione per molti contaminanti, inclusi i virus. La scoperta fu resa possibile mettendo in relazione le aree dove la Sars risultò più aggressiva e devastante, in termini di contagi e di vite umane, ed i dati sui prolungati sforamenti delle PM10 in queste zone. Evidentemente, però, questo nesso fra Coronavirus-SARS e polveri sottili (PM10) determinate da uno sviluppo industriale forzato e senza regole in tutto il mondo e dall’uso massiccio di derivati dal petrolio per le attività delle industrie e per la mobilità, non piaceva al consolidato capitalismo industriale dell’America del Nord e dell’Europa, ed ancor meno a quei Paesi come la Cina, la Russia, il Sud-Est Asiatico e l’India, fortemente impegnati in un processo di industrializzazione basato anch’esso sull’uso dei derivati dal petrolio. Quindi, la ricerca fu occultata e non se ne fece menzione neanche sui mezzi di informazione dell'Occidente.
Arrivando ai tempi di oggi, 2020, cioè quelli del Coronavirus COVID-19, un altro studio, questa volta italiano ed indipendente, no profit, realizzato da ricercatori delle Università di Bologna (Leonardo Setti), di Bari (Gianluigi De Gennaro), della Statale di Milano (Grazia Perrone) e dal Presidente della Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima), Alessandro Miani, partendo dallo studio cinese del 2003, è giunto alle conclusioni che qui cercherò di sintetizzare in maniera "estrema" :
“Una solida letteratura scientifica descrive il ruolo del particolato atmosferico quale efficace "carrier", ovvero vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. Il particolato atmosferico, oltre ad essere un carrier, costituisce un substrato che puo' permettere al virus di rimanere nell'aria in condizioni vitali per un certo tempo, nell'ordine di ore o giorni”. “In Pianura Padana si sono osservate le curve di espansione dell'infezione che hanno mostrato accelerazioni anomale, in evidente coincidenza, a distanza di 2 settimane, con le piu' elevate concentrazioni di particolato atmosferico, che hanno esercitato un'azione di boost, cioe' di impulso alla diffusione virulenta dell'epidemia. "Le alte concentrazioni di polveri registrate nel mese di febbraio in Pianura Padana hanno prodotto un boost, un'accelerazione alla diffusione del COVID-19. L'effetto e' piu' evidente in quelle province dove ci sono stati i primi focolai. Le polveri stanno veicolando il virus. Fanno da carrier. Piu' ce ne sono, più si creano autostrade per i contagi. Ridurre al minimo le emissioni e sperare in una meteorologia favorevole, con abbondanti piogge e venti forti". Per poi concludere il loro studio così : "L'impatto dell'uomo sull'ambiente sta producendo ricadute sanitarie a tutti i livelli. Questa dura prova che stiamo affrontando a livello globale deve essere di monito per una futura rinascita in chiave realmente sostenibile, per il bene dell'umanità e del pianeta".
Ci si potrebbe chiedere perché i territori di Rimini e Pesaro (la mia città) sono fra i più colpiti d'Italia (in rapporto all'estensione del territorio ed a un numero di abitanti limitato, rispetto a Milano, Bergamo, Brescia, ecc.). Le ragioni potrebbero essere due : la prima è quella che a Pesaro si è disputata, dal 13 al 16 febbraio 2020, la Final Four di Coppa Italia di pallacanestro, con 4 squadre provenienti da Milano, Cremona e Bologna, accompagnate da tecnici, dirigenti e tifosi, alloggiati a Pesaro e Rimini. Quindi, potenziali portatori, ancora asintomatici, di Covid-19. Mentre la seconda possibile causa è legata al fatto che, nei giorni precedenti e negli stessi giorni, le centraline Arpam di Pesaro e Fano registravano picchi di PM10 = polveri sottili, superiori di molto ai massimi consentiti dalla legge (limite max: 50 microgr./ mc., per un max di 35 gg./anno). per molte ore al giorno e per diverse settimane, a partire dalla metà di gennaio e fino almeno ai primi di marzo (tanto che alcune Amministrazioni comunali avevano emanato Ordinanze per il fermo del traffico nelle domeniche).
Dunque, l'imperativo di domani sarà quello di operare una grande trasformazione nel modello di sviluppo italiano e mondiale, nei processi di produzione delle merci e nei modi di mobilità delle stesse e delle persone, pena nuovi o mutati Coronavirus e l'aumento esponenziale di altre gravi malattie.



Mercoledì 22 Aprile,2020 Ore: 15:00
 
 
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