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www.ildialogo.org GOVERNO, L’EMERGENZA NON GIUSTIFICA TUTTO,di Luigi Caputo

Coronavirus
GOVERNO, L’EMERGENZA NON GIUSTIFICA TUTTO

di Luigi Caputo

Il coronavirus sta infettando non solo le persone, ma anche l’assetto istituzionale italiano. Anche se in questo momento l’attenzione generale e’ rivolta comprensibilmente alla brucianti esigenze della quotidianità – con una crisi che ormai non è solo sanitaria, ma sociale ed economica – ed è segnata dallo straziante conteggio dei decessi, una riflessione sul tema non ci sembra inopportuna. La tenuta democratica di un Paese si misura infatti soprattutto nelle situazioni di emergenza, e il nostro i danni prodotti nel recente passato da una legislazione ispirata proprio all’ emergenza li conosce bene. Non crediamo ne’ alle fantapolitiche teorie del complotto ne’ a quelle che attribuiscono al governo Conte l’ intento di prendere a pretesto l’epidemia in corso per attuare una stretta autoritaria. E tuttavia bisogna stare ai fatti, non facendo mai venir meno il senso critico. La questione non riguarda unicamente la limitazione di alcuni diritti fondamentali, la quale, in relazione alla eccezionalità della situazione, può essere anche legittima, purché inscritta in una rigorosa cornice di garanzie procedurali e invalicabili limiti temporali, ma anche il percorso giuridico-istituzionale alla base di essa. E l’esempio fornito dal governo in questo frangente non e’ certo un modello di legalità costituzionale. Tutto comincia con il Decreto Legge n. 6 del 6 febbraio, che interviene, in particolare, sulla libertà di circolazione. E già qui si presenta un problema notevole, in quanto l’art. 16 Cost. attribuisce unicamente alla legge (da intendersi come legge in senso formale, quindi non ai decreti legge) e “ in via generale”, per motivi di sanità o di sicurezza, la facoltà di limitare la libertà di spostamento. Da quel Decreto Legge e’ derivata una serie di decreti del presidente del consiglio (d.p.c.m.), che hanno compresso anche altre libertà fondamentali, in primis quelle di riunione e di culto, grazie alla clausola “aperta” contenuta nell’art. 2, che ha consentito, in maniera assolutamente incostituzionale, di introdurre “ ulteriori misure” restrittive, come è poi puntualmente avvenuto. Il DL del 23 febbraio legge il 5 marzo: prima di questa data erano stati adottati altri 4 d.p.c.m i quali, a prescindere dalla sorte del DL originario, avrebbero continuato nell’ immediato a dispiegare i propri effetti, senza poter nemmeno essere sottoposti, in qualità di norme regolamentari, al vaglio di costituzionalità (previsto unicamente per le leggi ordinarie e per gli atti aventi forza di legge) da parte della Consulta. Ma vi e’ un altro elemento saliente, quello di un governo che, attraverso la sequenza di decreti legge e decreti del premier, e’ diventato in realtà l ’esecutivo….. di sé stesso. Fatto sicuramente non inedito nella storia del nostro ordinamento, ma non per questo meno censurabile, considerata l’importanza della posta in gioco. Dopo il 5 marzo sono stati adottati numerosi altri d.p.c.m., su materie di indubbio rilievo (sospensione di tutti gli “eventi” pubblici, introduzione delle “zone rosse” dapprima a livello regionale, successivamente in tutto il territorio nazionale, introduzione delle autocertificazioni per poter circolare, ecc.), questa volta forniti della copertura della fonte primaria, ma comunque viziati dall’ originaria incostituzionalità della clausola aperta. Ora da più parti si prospetta addirittura, fino al perdurare dell’ emergenza da coronavirus, la chiusura del Parlamento, le cui riunioni dovrebbero essere sostituite dal voto a distanza, on-line. Ciò è inaccettabile, poiché andrebbe a ledere ulteriormente le prerogative delle assemblee già in larga misura esautorate in questa fase di emergenza. Un Parlamento non è infatti una macchina del voto, ma il luogo fisico in cui si esprimono la dialettica delle opinioni e il confronto fra i diversi orientamenti. Proprio quei caratteri storicamente invisi al sempre rigoglioso antiparlamentarismo italico, ai cui fautori non è sembrato vero di poter assestare oggi un altro e forse decisivo colpo al sistema parlamentare, logorato e talvolta anche mortificato da decenni di progressiva supremazia dell’esecutivo. Non suggerisce nulla al riguardo l’atteggiamento ambiguo mantenuto in questa circostanza dalle destre, che mentre a parole hanno strepitato contro l’emarginazione delle Camere si sono ben guardate dal convocarle, come avrebbero potuto fare, Costituzione alla mano? E’ azzardato scorgere in questa condotta la sottoscrizione di una cambiale politica da incassare al momento opportuno? Ecco, quando tutto sarà finito, ci si ricordi anche di questo.

 
Luigi Caputo
Comitato Politico Provinciale PRC - Federazione di Avellino



Lunedì 30 Marzo,2020 Ore: 20:16
 
 
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