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www.ildialogo.org Il capitalismo abbrutisce,di José María Castillo

Il capitalismo abbrutisce

di José María Castillo

Non sono un economista. Pertanto, non fidatevi delle mie considerazioni sulla ragion d’essere o sulla natura del capitalismo. Ma non dirò nessuna parola sulla ragione d’essere, sulla natura o sui benefici che il sistema capitalista produce. Voglio solo dire una parola che, secondo me, è decisiva quando si cerca di analizzare un sistema di gestione della convivenza umana. E in questo caso, si cerca di vedere come gestiamo l’uso o l'abuso del denaro.
Bene, detto questo, quello che vedo - e chiunque lo vede - è che il capitalismo abbrutisce quelli di noi che vivono di esso e in esso. Ed è anche un sistema che gestisce l’economia in modo tale da focalizzare tutto l’interesse di coloro che vivono di lui, in modo che la “conditio sine qua non” della sua prosperità risieda nell’egoismo e nel conseguente e inevitabile abbrutimento di coloro che lo gestiscono e lo propagano.
In qualunque direzione, il progetto del capitalismo è quello di accumulare. E accumulare significa concentrare la ricchezza nelle mani di pochi. Cosa che inevitabilmente produce l’impoverimento degli altri. Ecco perché un mondo dominato dal capitalismo è inevitabilmente un mondo diseguale. Ogni giorno che passa, sempre più diseguale. Chi non lo vede, è certamente cieco.
E se no, cosa sta succedendo in Europa, se lo mettiamo in relazione con l’Africa? E cosa sta succedendo in America, se stabiliamo la linea di demarcazione sul confine che separa gli Stati Uniti dal Messico? Più in particolare: quando sto scrivendo questo, scopro cosa hanno fatto Germania e Paesi Bassi con i paesi più bisognosi dell’UE: Grecia, Italia, Spagna ...
Viviamo sicuramente in un mondo abbrutito. È dovuto arrivare il coronavirus per scoprirlo. Ma non per quelle nazioni. I “furbetti” diranno: “che si facciano fuori quelli inutili”. Piuttosto, dico: vediamo se subito ci rendiamo conto che la cultura del capitalismo ci ha abbrutito molto più di quanto immaginassimo. Abbiamo perso il più elementare senso della nostra “umanità”.
E finisco: chi mi conosce, sa che mi dedico alla religione e alla teologia. Bene, in questa questione del capitalismo e nell’abbrutimento che produce la religione e la teologia hanno una così grande responsabilità che l’anno prossimo, nel 2021, sarà un secolo da quando Walter Benjamin ha scritto Il capitalismo come religione. Sfortunatamente, Benjamin aveva ragione. E così siamo: abbiamo molti profumi e marchi automobilistici, ma non abbiamo maschere o guanti per prenderci cura di coloro che muoiono. Non ci sono dubbi. Siamo diventati più abbrutiti di quanto possiamo immaginare.
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Articolo pubblicato il 27.03.2020 nel Blog dell’Autore in Religión Digital (www.religiondigital.com)
Traduzione a cura di Lorenzo TOMMASELLI



Domenica 29 Marzo,2020 Ore: 18:34
 
 
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