(Gazzetta di Modena Beppe Manni 20 XI 19)

Dodicimila a Bologna in Piazza Maggiore, settemila lunedì erano le sardine stivate in Piazza Grande a Modena. Se apriamo come una scatola di tonno il coperchio della piazza, appare una scena fiorita di ombrelli multicolori, di giovani ma anche di uomini e donne di ogni età reduci da mille piazze del passato. Nonostante la pioggia, il buio e il freddo. Stiamo piangendo per i disastri provocati dalle piogge, siamo offesi dai battibecchi della politica, ma appare tra la poggia un arcobaleno come i cento ombrelli della piazza con i colori della pace. Il movimento delle sardine è nato come per miracolo quattro giovani a Bologna due a Modena. L’occasione è stata la presenza in città di Salvini che attraverso le sue parole aggressive e minacciose ha superato il livello di guardia e come il Seccchia ha esondato e ha suscitato una reazione popolare specialmente giovanile. Come risposta alle parole di odio, rancore e paura che vengono gridate dai media e da uomini e donne irresponsabili che seminano zizzania, ansia e rancore. Non ci sono spranghe, passamontagna, bilie e sampietrini. Non grida da curva di stadio. Mentre un parroco modenese va a baciare la mano al capo della lega. Ecco qui all’ombra di San Geminiano un altro spettacolo. Anche cinquanta anni fa nel 1969 le stesse piazze erano riempite da giovani arrabbiati che gridavano slogan di rivoluzione, che pretendevano tutto e subito: un cambiamento di una società vecchia e oppressiva. Questi giovani di ogni età, non ‘rivendicano’ ma dimostrano di esserci. Come il movimento nato da Greta che ha contaminato tutto il mondo. ‘Ci siamo anche noi e siamo la maggioranza non vogliamo cancellarvi, odiarvi, ma vi mandiamo un messaggio” “L’Italia non più silenziosa siamo noi” dicono ai milioni di cittadini disorientati come un gregge senza pastore, e lo dicono cantando e sorridendo in un clima di festa. “Vogliamo che Modena rimanga una città accogliente, con la sua alta schiera di gruppi di volontariato, di associazioni di cooperative. No al razzismo. Infatti l‘evento si doveva tenere davanti alla Sinagoga come solidarietà alla signora Segre. Non ci sono bandiere o slogan politici, nè sigle di partiti. Sono arrivati da ogni parte autoconvocati attraverso i social. Quel mezzo ‘diabolico’ che i poteri forti usano per incanalare le opinioni, si ritorce contro di loro, in modo incontrollato. La parte migliore di tutti noi emerge attraverso la voce dei giovani. In una città e in una nazione democratica e libera capita che negli stadi siano gridati urla naziste, che un leader possa arringare e arruolare migliaia di persone gridando il suo odio, ma è possibile anche questo sogno di speranza come la piazza di lunedì. San Martino che festeggiamo in questi giorni, divise il suo mantello con il poverello infreddolito e il signore regalò a tutti una giornata di sole.