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www.ildialogo.org La prima vittima,di Gianpaolo Carbonetto

La prima vittima

di Gianpaolo Carbonetto

13 lug
Riprendiamo questo articolo, su segnalazione dell'amica Augusta De Piero dal blog di di Gianpaolo Carbonetto, che che ringraziamo.
La notizia che Massimiliano Fedriga ha disertato l’inaugurazione del Mittelfest merita sicuramente l’apertura della prima pagina del giornale: non certamente perché sia un notizia sorprendente, ma in quanto è estremamente descrittiva del pericolo che sta correndo questo Paese, pericolo che non diminuisce minimamente anche se i sondaggi continuano a premiare i deliri del ministro degli Inferni. Anzi, se possibile, aumenta perché ricorda sempre più da vicino quanto è accaduto negli anni Venti in Italia e nel decennio successivo in Germania. E contemporaneamente sottolinea efficacemente ancora una volta quello che la storia, se si volesse ogni tanto ascoltarla, ha già abbondantemente insegnato e cioè che non sempre la maggioranza ha ragione e che non basta essere in tanti per essere nel giusto.
Non stupisce perché, in definitiva, il comportamento del luogotenente regionale, obbediente al “capitano” nazionale, non si discosta per nulla da quello del sindaco udinese Fontanini che ha dato ordine all’assessore Cigolot di tentare di affossare vicino/lontano. Preoccupa fortemente perché ricalca strade già percorse nelle quali sono evidenti le tracce sporche che sono invariabilmente lasciate da ogni tentativo – riuscito o meno che sia – di impostare una dittatura: operare con una propaganda asfissiante e applicare la censura dove la propaganda non attecchisce.
A ogni livello il pensiero leghista afferma che chi non appoggia il ministro degli Inferni deve tacere, o, meglio, andarsene via. Se non lo fa, la prima reazione sarà quella di tagliargli i finanziamenti pubblici. Poi, se insisterà, si farà ancora qualcos’altro.
Haris Pasovic, direttore artistico del Mittelfest non è italiano, e già questo non credo sia molto gradito a Fedriga, ma, dimenticando di fare il suo mestiere in questa maledetta notte italiana, ha addirittura osato dire che è meglio costruire ponti che muri e che Carola Rackete e assolutamente paragonabile ad Antigone la cui storia sarà il perno del festival cividalese. È evidente che un gruppo che vive di slogan e di propaganda e che teme come il demonio il libero pensiero non può starsene tranquillo ad ascoltare, ma deve reagire. Il problema è che anche per reagire decentemente ci vogliono cultura e idee e che entrambe latitano terribilmente, e non da oggi, nella destra.
Già in partenza ci sono delle difficoltà ineliminabili perché se nella destra il culto dell’obbedienza occupa il primo posto nella scala liturgica, ne consegue direttamente che il libero pensiero non può essere ammesso perché può causare dubbi e addirittura dissensi, realtà che possono far perdere tempo all’operoso vicepremier, che di vice ha davvero poco, o addirittura metterne insopportabilmente in dubbio le sue geniali soluzioni.
Ma perché combattere la cultura soltanto cercando di soffocarla e togliendole ogni finanziamento? Semplice perché l’attuale destra non ha altri mezzi accettabili: riesce a confezionare soltanto slogan di indubbia presa, ma di altrettanto indubitabile vuotezza; deve assumere un intero gruppo di “pensatori” addirittura per riuscire a confezionare un twitter che già era terribilmente esteso con 140 caratteri e che da circa un anno e mezzo qualche pericoloso intellettuale di sinistra è riuscito a far dilatare fino alla complicatissima estensione di 280.
Se è vero che la cultura è qualcosa che non si costruisce in pochi mesi e neppure in pochi anni, ma che richiede applicazione e fatica, allora è evidente che, tranne che per poche eccezioni, la destra non ha munizioni per combattere ad armi pari sul piano dell’etica e del ragionamento e allora l’unico sistema è quello di censurare, di cancellare, di proibire con il soffocamento economico. Ne sanno qualcosa – per ora a livello di minacce, ma non tanto aleatorie – vicino/lontano, il Mittelfest e molte altre iniziative più piccole che si sono viste azzerare i contributi.
Ebbene anche in questo caso l’unica via di salvezza si chiama Resistenza e consiste in un doppio impegno: quello da parte dei protagonisti di ridurre al minimo i costi che li riguardano e quello degli spettatori di essere presenti e, magari, se possono, di contribuire in qualche modo alla sopravvivenza di una specie umana che è tale soltanto se pensa e se ha una dirittura etica.
Verrebbe da estendere l’invito anche ai 5stelle, ma come si fa a chiedere una cosa simile a chi sostiene che la politica non è una cosa seria e che, quindi, a differenza dei mestieri utili e importanti, deve costare poco, deve essere praticata da sempre meno persone e che queste persone devono essere scelte non a seconda della loro competenza, ma soltanto con una ventina di voti da parte delle cerchie di amici più numerose?
Ricordatelo: la cultura è sempre stata la prima vittima dei dittatori, dei loro servi e di coloro che volevano starsene in disparte credendo di non sporcarsi le mani.
Tutti gli “Eppure…” li puoi trovare anche all’indirizzo g-carbonetto.blogspot.it



Lunedì 15 Luglio,2019 Ore: 07:30
 
 
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