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www.ildialogo.org IL ROVESCIO DEL PAESE,di Ernesto Miragoli

IL ROVESCIO DEL PAESE

di Ernesto Miragoli

Riceviamo questa lettera dall'amico Ernesto Miragoli che molto volentieri pubblichiamo perchè stimola il dibattito sul "che fare" e sulle responsabilità della situazione nel quale viviamo. Ci auguriamo che altri interventi possano esserci.
Caro Giovanni,
ho letto con interesse il tuo editoriale “E’ l’ora della resistenza e della disubbidienza” (vedi link) non solo per il tono accorato ed accattivante con cui ti proponi, ma anche per le argomentazioni che adduci sulle quali non si può non convenire.
Scrivi che il nostro è un Paese alla rovescia.
Ho provato a vedere la cosa da un altro punto di vista: il rovescio del Paese.
Non è un gioco di parole, ma il tentativo di vedere il rovescio di un Paese che da tempo, a mio modesto avviso, è incamminato scientemente verso il cupio dissolvi del “tanto peggio, tanto meglio” non sapendo fino a dove arriverà il peggio e quale sarà il meglio.
Desidero dialogare con te riprendendo alcune affermazioni che condivido, ma che vorrei approfondire.
Il tuo editoriale è ispirato alla vicenda della “Capitana” arrestata per violazione delle leggi del nostro Stato e pensi che il nostro Paese sia: “…l’Italia che ha come proprio orizzonte politico lo stupro delle donne e la violenza sui miseri ed indifesi. È l’Italia dei ricchi e gaudenti che vogliono aprire la guerra ai rifugiati e a chi scappa dalle guerre che proprio i ricchi e gaudenti conducono in Africa per l’appropriazione delle materie prime”.
Vero. Ma non è così da oggi. E lo sai.
Non è così da quando c’è questo governo. E lo sappiamo tutti e due che – nel segreto dell’urna – abbiamo dato fiducia ad un partito che ha potuto governare con una buona maggioranza e che non ha fatto l’unica cosa che un partito che si definisce democratico avrebbe dovuto fare: cambiare la legge elettorale “porcata” affidandone la redazione ad un team di esperti costituzionalisti super partes, sottoponendo successivamente la proposta di legge al Parlamento sovrano.
Non vergogniamoci di riconoscere che la guerra ai rifugiati e a chi scappa dalle guerre l’abbiamo aperta prima che lo facesse Salvini perché da quando iniziarono ad arrivare a frotte i migranti prima dall’Albania e poi dall’Africa non abbiamo mai saputo trovare una soluzione che li facesse sentire a casa loro, accolti, progressivamente integrati con un progetto sociale credibile e fattibile e respinti senza pietà se scappano non dalle guerre e dalla fame ma dalle patrie galere.
E’ vero che: “…quando una giustizia è piegata agli interessi dei forti, non è giustizia, è liberticidio, è stupro della democrazia e di tutti i principi solidaristici che invece sono la base per il corretto ed equilibrato vivere civile”, ma la nostra giustizia non si è piegata solo recentemente all’interesse dei forti. La nostra democrazia non è stata stuprata da Salvini e Di Maio, ma lo fu da Berlusconi, D’Alema, Renzi quando aggiustarono le leggi ad personam o le votarono per il vecchio principio del “do ut des”.
E’ vero che: “…non c’è futuro se non si mettono in discussione i rapporti di produzione basati sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e se si continua ad impostare una politica economica che continua a togliere ai poveri per dare ai ricchi, come sta continuando a fare il governo fascio-penta-leghista”, ma il governo gialloverde ha trovato la situazione che ci trasciniamo fin dal 1994 quando “… i padroni e i padroncini” di sempre, quelli che rubano dalle casse dello Stato e che evadono allegramente il fisco e nei confronti dei quali la cosiddetta “giustizia” è inefficace o inutile. Giustizia dove la prescrizione regna sovrana”. E non ha saputo fare altro che perpetuarla perché noi (quella poco più della metà degli aventi diritto che si è recata a votare) gli ha dato la maggioranza per farlo.
Il rovescio del nostro Paese siamo noi. Tutti noi. Noi che non chiediamo la fattura, noi che non chiediamo lo scontrino, noi che falsifichiamo l’Isee per pagare meno tasse, noi che chiediamo la raccomandazione per far assumere nostro figlio, noi che cerchiamo la corsia preferenziale quando l’appuntamento dal medico slitta di mesi, che riteniamo giusto fare il nero e lamentarci se le strade sono disconnesse, che appena possiamo ci piazziamo nella pubblica amministrazione per prendere lo stipendio senza lavorare o lavorando poco, che ci inventiamo Onlus per soccorrere i migranti e ci arricchiamo con i soldi che lo Stato eroga senza verifica perché chi dovrebbe verificare prende le mazzette per non farlo, noi che andiamo a comprare la tanica di carburante dal poliziotto amico che estrae qualche litro per volta dalla macchina di servizio, noi che…che…che…
Caro Giovanni, il rovescio del nostro Paese è marcio perché è costituito da noi che ne siamo il tessuto sociale e persone come te e come me che pagano le tasse fino all’ultimo cent, si annotano il giorno in cui sono passati con il rosso perché il camion davanti oscurava il semaforo e per questo pagano la multa senza far ricorso sono destinate ad essere un’enclave sparsa su tutta la Penisola da Livigno a Capo Passero e dal Frejus a Gorizia senza rappresentanza e quindi senza voce.
E quando osiamo alzare la voce, siamo zittiti come menagrami ed incontentabili brontoloni.
Ancora una cosa: la Capitana.
Mi rammarico di non essere in grado di andare fino in fondo a questa faccenda e di poter cogliere le notizie solo dai media nei quali non nutro più fiducia da quando lasciai il giornale, ormai venticinque anni fa.
Se potessi fare ancora il reporter verificherei notizie che non mi convincono.
La Capitana non è Antigone (e tu sai quanto sia appassionato ed innamorato di Antigone, non solo perché la tradussi dal greco al liceo, ma perché fu ed è ancora oggetto del mio studio personale).
Non presentiamola come un’Antigone che obbedisce alle “nomata agrapta”, alle leggi non scritte che sono scritte solo nel cuore dell’uomo.
C’è stata un’abbondanza mediatica attorno a questa vicenda che mi fa sospettare che ci sia qualcosa che non funziona e che questo qualcosa sia ancora riconducibile ai poteri forti, quei poteri silenziosi che preferiscono rimanere sconosciuti ed anonimi perché i soldi è meglio farli senza farlo sapere a nessuno.
Carola forse è inconsapevole attrice di un copione che conosce solo in parte e i parlamentari che sono saliti sul palco per sfruttare la scena sono solo comparse che hanno cercato un momento la luce dei riflettori perché sapevano che a Lampedusa erano arrivati altri piccoli battelli con gente meno numerosa, ma ugualmente sfortunata.
Il nostro Paese alla rovescia – come dici tu - si è accanito sui social prima contro la Capitana con epiteti da trivio o a favore di essa elevando peana al coraggio della ragazza e poi scagliandosi reciproci insulti individuali tanto che FB, Twitter, Instagram sono diventati pentoloni mefitici da voltastomaco.
Il rovescio del nostro Paese (quel pochissimo che rimane) non insulta chi la pensa diversamente, ma discute civilmente; non esclude o cancella un’amicizia, ma ritiene un prezioso dono chi ti aiuta a pensare diversamente; dubita degli eroi che mostrano con orgoglio le manette ed anche degli ammanettatori che le fanno scattare con soddisfazione.
Il rovescio del nostro Paese non è corrotto e fugge la corruzione, anche se questa potrebbe favorirlo.
Il Paese alla rovescia si alimenta di corruzione.
Scusa la lunga riflessione che concludo permettendomi di ricordarti la nostra storia. Una storia lontana, ma di cui respiriamo ancora il fascino quando osserviamo i monumenti. L’impero romano cominciò a decadere quando la corruzione dilagò silenziosa come una macchia d’olio e le leggi diventarono grida manzoniane.
Proprio cento anni prima del fatidico 476 d.C. ebbe luogo la battaglia di Adrianopoli in cui morì l’imperatore Valente. La situazione era pressochè la stessa: i Goti (barbari sostanzialmente pacifici che erano già cooptati nell’impero come schiavi) premevano al di là del Danubio per entrare nell’impero perché arrivavano voci sempre più insistenti che orde di barbari provenienti dall’Est massacravano donne e bambini. L’imperatore acconsentì e stabilì che fossero date terre da coltivare, ma funzionari corrotti approfittarono di quanto veniva inviato da Costantinopoli per soccorrere i profughi e successe l’irreparabile.
Non ti sembra che la storia di allora sia uguale a quella di oggi? Sostituisci i funzionari corrotti con le Onlus di cui si è dimostrata la corruzione e il gioco è fatto.
Alcuni storici fanno risalire la fine dell’impero d’Occidente proprio alla battaglia che ebbe luogo in Oriente.
Mala tempora currunt?
Sì. E il mio rammarico è che non so essere altro che spettatore.
Grazie d’aver avuto la pazienza di leggermi.
Ernesto Miragoli



Lunedì 01 Luglio,2019 Ore: 20:49
 
 
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