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www.ildialogo.org Chi deve fermare la Lega di Salvini?,di Mattia Montanile

Chi deve fermare la Lega di Salvini?

di Mattia Montanile

Sgomberi violenti, smantellamenti, deportazioni, e arresti compiuti in assetto di guerra: Riace, asilo di Torino, centri sociali e di accoglienza, mancano solo le camere del lavoro e le case del popolo per completare lo scenario del secolo scorso.
Strappano così la disperazione e l’emergenza sociale al rapporto con volontariato, associazioni e centri sociali, definiti covi e cellule sovversive.
La lega di Salvini sopra il 30%, le colossali campagne propagandistiche che seguono questi eventi e la consultazione online del M5S per stabilire che sequestri di imbarcazioni a rischio vita per migranti, se decisi per ragion d Stato e presunti interessi pubblici non sono reati, indeboliscono la tenuta democratica del paese.
L’accordo sulla mozione M5S-Lega, presuppone una brexit dagli accordi internazionali su TAV o è la solita ambiguità per tirare a campare e celare tradimenti?
Chi deve fermare la lega di Salvini? Il PD di Calenda e Matteo Renzi che continua a riproporre la sua ricetta politica economica e sociale senza nessuna autocritica?
La base del PD che ricopre di commenti beceri, aggressivi e offensivi, in modo penalmente perseguibile, un post che mostrava un cartello con la scritta: cerco un posto di lavoro sicuro, NO Jobs act, si alla reintroduzione dell’Art 18? Ma allora chi deve fermare la lega di Salvini?
Matteo Renzi con un suo editoriale pubblicato il 14 febbraio su Il Mattino attacca reddito di cittadinanza e analisi di costi-benefici sulla TAV con le stesse motivazioni impiegate da Salvini, Berlusconi e FdI. Demonizza oltre ogni limite di decenza chi li propone come se fossero le uniche cause del disastro del paese. Tra chi oggi è al governo e chi ci è stato per anni ed è oggi opposizione parlamentare, solo propaganda, insulti e invettive, (incolti, incapaci, sfascia carrozze, ladri e approfittatori). Lo scontro politico segue i ritmi dei sondaggi elettorali e nasconde all'intero paese la situazione reale e la portata effettiva dei provvedimenti sui quali ci si scontra senza tregua. Matteo Renzi e Calenda, tutto il gruppo dirigente del PD, da un lato, Lega e Centro-destra dall'altro, appoggiati e sostenuti dalla stampa ufficiale (Repubblica, Sole 24 Ore, Libero, Il Mattino, ecc.) sostengono che una grande opera avviata non si può e non si deve fermare perché sarebbe più dannoso fermarla che completarla. Argomento di per se stesso assai debole che sorvola con disinvoltura sull'opportunità di un'intera strategia costruita sulle grandi opere e a sostegno di indirizzi di sviluppo assai incerti. Si assegnano appalti chiavi in mano a grandi imprese con garanzia di finanziamenti e profitti ingenti, si assicura la redditività dell'investimento a prescindere dal contesto delle infrastrutture esistenti. E, mentre da un lato, sono certi i guadagni dall'altro lasciano solo oneri finanziari e vincoli internazionali. Ormai siamo ad un deprimente metodo dello scontro politico, portato avanti con all’orizzonte solo interessi elettorali, rinunciando ad atteggiamenti responsabili, necessari agli interessi del paese e alle esigenze del popolo, sempre più esasperato. Questo senza porsi il problema del perché dell’accanimento di costruire la TAV; una folle opera dal costo di decine di miliardi di Euro, per accorciare il tempo di percorrenza delle merci da Lione a Torino di mezz’ora, in piena crisi economica e di sovra produzione, che ha ridotto di un terzo la capacità manifatturiera dell’Italia creando depositi e ristagni di merci di mesi e anni invendute per il calo della domanda ed anche per il crollo di capacità dei consumi di milioni di cittadini europei ridotti in povertà.
Nessuna ragione di modernità e di lungimiranza, per la TAV, solo strumento di profitto, e di affari, di spartizione di una torta gigantesca per lobby, capitalisti e mafie elettorali e di potere. Una grande come una media o piccola opera si realizza se richiesta da cittadini e contribuenti, se c’è un utilità sociale ed economica se in presenza di studi e approfondimenti su compatibilità ambientali, ma per la TAV non c’è mai stata nessun serio studio e tavoli per una verifica ed esame costo beneficio, anzi sono dieci anni che è stata avversata da comunità locali con in testa i loro Sindaci. Presidi di NO TAV e comunità locali con in testa Sindaci per fermare ruspe e mezzi delle forze dell’ordine sono stati trasformati quasi sempre in tafferugli e scontri violenti, dall’uso improprio di forze di polizia pagati dagli italiani per garantire la loro sicurezza, ma troppo spesso usati per reprimere le manifestazioni di dissenso. Nell’ Aprile 2018 una clamorosa sentenza della Cassazione di assoluzione di NO TAV, dove si riconosceva che negli atti del processo vi erano capi di imputazione inconsistenti, argomentati da evidenti forzature, tesi a trasformare ordinari presidi in scontri gravi e violenti, seguita da una sentenza del 12 Ottobre che invece diversamente da quella d’aprile sanzionava l’assoluzione per tre e condannava 16 militanti ed attivisti a complessivi 30 anni di reclusione. Sentenza che è riuscita a trasformare il dissenso e la resistenza alla TAV (socialmente ed economicamente inutile) in problema di ordine pubblico. Sentenza che legittima la violenza di chi governa un paese che spende 3 miliardi e 800 milioni di Euro l’anno per arginare l’emergenza da disastri e stragi idrogeologici, sismici e da mancata prevenzione e manutenzioni di infrastrutture esistenti. Sentenza che assolve indirettamente e contestualmente chi per sostenere la TAV si è distratto stando al governo per anni su perizie che sancivano il rischio crollo del ponte Morandi mentre bastava convocare un tavolo al Ministero delle infrastrutture e decidere il blocco della circolazione dei mezzi pesanti che avrebbe evitato il crollo. La strage e la spesa di altri miliardi gestiti in regime di emergenza e di commissariamento sinonimo nella storia italiana di corruzione e di infiltrazioni mafiose e il risarcimento alle famiglie delle vittime molte delle quali non hanno accettato i funerali di Stato perché ciò che chiedono è soprattutto la individuazione di responsabili dovunque collocati e la loro giusta condanna proporzionata alla dimensione della strage e dei danni prodotti a Genova e al paese. Matteo Renzi insieme a Berlusconi, Tajani e a tutte le forze dell’alternanza sostengono che hanno assicurato nell’ultimo ventennio la tenuta economica e la crescita e lo fanno senza spiegarci le ragioni e cause della pesante crisi recessiva dal 2007 al 2014, e senza sforzi ed approfondimenti su chi socialmente ed economicamente ha pagato il costo degli strumenti utilizzati per riportare il PIL in regime, ma mai in crescita vera, semplicemente in galleggiamento perché oscillante tra lo zero e l’1%. I Signori sopra citati che hanno governato negli ultimi decenni hanno la stessa responsabilità nell’aver determinato il primato dell’Italia in Europa della diseguaglianza economica, sociale e territoriale italiana e di aver determinata una abissale ed inumana distanza tra ricchi e poveri, tra regioni ricche e devastate.
E’ vero l’ISTAT ha rilevato un calo preoccupante della produzione e ordinativi industriali, nell’ ultimo trimestre del 5,5%, e il 7,3% del fatturato di Dicembre, questo dato, dopo la riduzione di un terzo della nostra capacità manifatturiera nel periodo recessivo è cosa seria, ma proprio per questo trovo sconcertante il ricorso alla propaganda spicciola e immotivata che si trova dentro il tentativo grossolano e strumentale di accreditarlo a chi propone il reddito di cittadinanza, a chi chiede lo stop alla TAV sulla base della dell’analisi costi benefici e a chi propone quota 100, che resta solo un correttivo parziale all’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni.
Posso capire rilievi negativi nel merito ma mi indigna la campagna ideologica e distruttiva sulle tre questione tesi a farli diventare ideologicamente le ragioni e le cause di tutti i mali. La dimensione della povertà sempre più in crescita, socialmente e umanamente insostenibile, e le misure per combatterla adottate dai governi precedenti sono state insufficienti e palliative perché non intervenivano sulle cause e tanto meno in modo adeguato sugli effetti. Possono essere contestati i sette miliardi di differenza tra costi e benefici dell’analisi sulla TAV ma nessuno in buona fede può contestare la legittimità della critica alla spesa di un opera folle, dal costo di diverse decina di miliardi, di cui nessuno in Italia ha percepita l’esigenza e l’utilità sociale e che anche causato il rinvio sistematico di un piano nazionale di messa in sicurezza, di manutenzione e ristrutturazione delle infrastrutture primarie, vitale per la credibilità del nostro paese nel mondo.
Le cause del nuovo drammatico crollo della produzione industriale e del PIL sono da ricercare nelle norme introdotte all’interno della manovra su condoni e agevolazioni fiscali, sui superammortamenti bonus e Flat Tax. Nella Flat Tax al 15% da Gennaio 2019 va individuata la causa in parte del calo del fatturato di Dicembre, rinviato di un mese per autoridursi il prelievo fiscale. L’altra causa è la mancanza di un progetto economico e produttivo del paese condiviso da forze politiche, sindacali e governo. E’ mancata un intesa globale capace di affrontare anche la questione delle compatibilità ambientali e le follie di Trump di uscita da tutti gli accordi internazionali su clima, armamenti e nucleare, con la guerra dei dazi e con la sua golpista attività in Palestina e Venezuela che affama destabilizza e costruisce muri e governanti fantocci al suo servizio. In questo clima di sudditanza europea, l’Italia appare ferma e incapace di guardare in autonomia al suo futuro.
Mentre dovrebbe assumere una posizione chiara contro il muro Messicano, il golpe in Venezuela e a prescindere dalle scelte americane chiedere all’Europa di rispettare e attuare gli accordi internazionale sul clima, con l’IRAN e rifiutare la corsa agli armamenti e chiedere alla CONFINDUSTRIA italiana la fuoriuscita decisa anche se progressiva dal modello produttivo attuale, sul sentiero di un economia di pace e in armonia con le compatibilità ambientale, accelerando la messa in produzione della motoristica elettrificata. Invece quando sono in difficoltà come sulla TAV dopo 15 anni di guerra santa per giustificare e imporre una folle scelta sostengono, che comunque poiché sarebbe vincolata ad accordi internazionali non si potrebbe ricorrere ad un referendum popolare, ed hanno ragione, ed allora però, perché non si è fatto un referendum consultivo prima di deciderla? dulcis in fundo e non è un epilogo a lieto fine, ora sostengono sicuri di se che solo un voto in parlamento potrebbe bloccare l’opera e lo sostengono sapendo che tre quarti del Parlamento dalla Lega di Salvini a FdI passando per il PD sono tutti con la lobby della TAV, peccato però che il 60% degli italiani non sia in sintonia con loro. Ritengo doveroso inserire tra i primi dieci punti di un programma di svolta e di alternativa il blocco della TAV, dell’autonomia delle regioni ricche ed il reddito di cittadinanza, integrato dal piano per il lavoro, con il reddito di base e reddito minimo, per combattere lavoro nero e prevedere l’integrazione di lavori part-time. E’ necessario proporre un vero e chiaro manifesto per la sovranità popolare di lotta per il lavoro, alla povertà e alla diseguaglianza che non sia un umiliante sostegno ai consumi e al tempo stesso rispettoso della dignità della persona rafforzando controlli agli abusi ma depenalizzando gli errori di compilazione di domanda e documentazioni. Il M5S prigioniero della ideologia Salviniana ha creato le premesse per la costruzione di muri per impedire ai migranti più poveri tra i poveri l’accesso al RdC e punire con la reclusione fino a 6 anni per un RdC percepito senza avere tutti i requisiti previsti. In un paese dove padroni e datori di lavoro continuano impuniti, ad erogare stipendi decurtati del 40%, rispetto alle buste paghe ufficiali, in un paese dove si utilizzano lavoratori in nero o con contratti part-time che nella realtà vengono utilizzati a orario intero, per farli lavorare a rischio vita; la normativa sul RdC che uscirà dal parlamento è un abuso insopportabile di un governo amico di potenti e padroni e nemico spietato con i deboli e poveri.
Per concludere è necessario un piano per la lotta alla povertà recuperando i diritti primari garantiti dalla costituzione che è rimasta inapplicata e rilanciando con forza il diritto alla casa, all’istruzione e alla salute. Su questo tema continuerò a lavorare anticipando una proposta compiuta ed argomentata a completamente degli altri sei punti pubblicati il 28 Novembre 2018 riassunti dopo l’assemblea di Pomigliano del 16 Novembre. E’ necessaria l’inserimento di una proposta di ricollocazione strategica a livello internazionale sapendo che l’imperialismo il razzismo, il fascismo, il dominio dei potenti e lo sfruttamento non è un problema solo italiano ma planetario. La lega si è astenuta insieme al M5S sull’ auto proclamazione di Guaidò, ma la sua astensione ha motivazioni tattiche, per non screditare il suo sovranismo, nella sostanza da subito dopo il voto però ha definito in modo sprezzante Maduro un dittatore, diversamente, il M5S pur assumendo una posizione neutrale ha definito illegittima l’elezione di Maduro perché a suo dire non sarebbe stato eletto in elezioni libere, ma precisando che l’Europa non può accettare il golpista Guaidò.
Questa posizione del M5S di non ingerenza nei fatti interni della Repubblica Venezuelana, unitamente alla posizione sulla TAV e di lotta alla povertà, alla questione dell’autonomia delle Regioni ricche e al pericolo di involuzione democratica del paese dovuta alla crescita abnorme della lega di Salvini; pone l’esigenza di una seria riflessione a tutte le forze disperse della sinistra sociale, antagonista e comunista, sulla necessità di aprire una nuova coraggiosa fase di ricomposizione unitaria per recuperare forza e credibilità e insieme e più forti avviare una nuova fase dei nostri rapporti su ciò che non condividiamo del M5S, e per ricercare anche il dialogo e il confronto su alcuni temi su cui vi sono oggettivamente comuni sensibilità, anche se diverse sono le soluzioni indicate. Penso che il rifiuto di qualsiasi riflessione su un progetto di ricomposizione e di unità a sinistra è troppo spesso basato su uno stato d’animo, invaso e pervaso dalla rassegnazione e dall’assunto che la destra ha vinto. Rifiutiamo percorsi di ricostruzione senza pensare che la destra quando vince non si ferma. Trasformerà via via tutti noi nelle singole nicchie di appartenenza in covi e cellule sovversive e ci toglierà libertà, dignità e il diritto di pensare ed agire, beni essenziali della vita e della democrazia.
Mattia Montanile



Domenica 24 Febbraio,2019 Ore: 22:48
 
 
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