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www.ildialogo.org Nazionalismo e Fascismo, ritorno della barbarie estrema e della guerra?,Di Giorgio Forti

Nazionalismo e Fascismo, ritorno della barbarie estrema e della guerra?

Di Giorgio Forti

La situazione politica generale, ed in particolare quella dell’Occidente incluso il Medio Oriente, ha dei caratteri sempre più definiti, e molto preoccupanti. L’avanzata del nazionalismo xenofobo sempre più si esprime con leggi votate da Parlamenti, e/o Leggi Regionali (dove sono costituzionalmente ammesse, come in Italia) e delibere a livello di Comuni, che sanciscono la diseguaglianza dei cittadini e dei residenti a qualsiasi titolo, magari anche solo come rifugiati da altri Paesi per emergenze spesso drammatiche in atto nei Paesi di origine, rispetto a fondamentali diritti umani e civili sanciti dalle Costituzioni dei Paesi civili e dai principi costituzionali delle Nazioni Unite. Simili violazioni di leggi e del costume civile adottato da molti Paesi dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale collocano i Paesi che le praticano tra i Paesi razzisti, quindi fascisti. Lo stato d’animo aggressivo che genera simili politiche ha dominato la storia degli ultimi due secoli, dopo la formazione degli Stati-Nazione, diventati il fondamento della identità dell’Uomo e del Cittadino, sia nella loro forma laica creata dalla Rivoluzione Francese, sia in quella “religiosa” di molti Stati Europei del 19° e 20° secolo. La forma cosiddetta “religiosa” della Nazione, presto seguita a quella laica sia in alcune delle Repubbliche che nelle restaurate monarchie del 19° secolo, non si è distinta dagli Stati laici nell’adorazione dell’idolo Patria-Nazione, “Una di lingua, di Razza e di Religione” diventato lo strumento per giustificare le guerre cosiddette “nazionali”. Si pensi, ad esempio, ai reciproci massacri dei cattolici soldati italiani ed austriaci, che dopo aver assistito alla Messa dietro le rispettive trincee, erano mandati ad infilarsi reciprocamente la baionetta nella pancia, “per la Patria e per il Sovrano”, pseudoliberale o assolutista. Fino alla tragedia massima, laica questa volta, della Germania Nazista: il Deutschland uber Alles che ha dato fuoco al mondo nella Seconda Guerra Mondiale, con una carneficina enormemente aumentata dal “progresso” delle tecnologie militari. La semplice considerazione che, una volta accettato che il nazionalismo è la base dell’identità della persona umana il sentimento, dichiarato o no, che la propria Nazione-Patria è superiore alle altre tutte è una “naturale” conseguenza, e la conclusione è la guerra tra le Nazioni, con l’inevitabile uso delle moderne armi di distruzione di massa.
Tuttora, in questo inizio di 21° secolo, la retorica patriottarda è tornata incredibilmente di moda: nel cuore stesso dell’Europa, dove il nobile tentativo fatto dopo il 1945 di organizzare l’unità del continente in una unica Comunità politica ed umana dei popoli che si erano combattuti per secoli prima come sudditi dei sovrani assoluti, poi anche come cittadini di stati liberali e democratici, viene oggi abbandonato e rischia di essere distrutto in nome delle Patrie. Coloro che governano le Nazioni, in tutto il mondo o quasi, hanno adottato e stanno sempre più adottando l’ideologia nazionalista: ma hanno innestato su di essa l’ideologia liberista delle relazioni economiche tra gli umani. Questa domina su tutto: l’azienda, creata dall’Uomo (o Donna!) imprenditore/trice”, deve essere libera di intraprendere, creare ricchezza per tutti (??), non essere legata dai “lacci e lacciuoli” delle burocrazie statali. Così, è stata realizzata la definizione che i comunisti che amavano chiamarsi “scientifici” hanno dato dei governi, “comitati d’affari della borghesia”. Questo è diventato sempre più vero, ed oggi effettivamente alcune imprese “globalizzate” e banche internazionali hanno ridotto alcune delle maggiori Nazioni del mondo a propri strumenti: gli Stati Uniti D’America, la Russia, le Nazioni ormai medie o piccole europee; anche la Cina pseudo-comunista, dove l’economia è ultra-privata, ma al servizio della Nazione e del suo Governo dittatoriale. Uno studio di esperti di quel che succede in quel Paese potrebbe chiarire se, al massimo livello di autorità, i ministri dell’economia siano i reali padroni di industria e finanza, o viceversa le due funzioni, politica ed imprenditoriale, siano nelle stesse mani, che si alternano a seconda del successo o sconfitta (spesso tragica per gli sconfitti) dei singoli personaggi, politici o imprenditori.
In Italia, il risorgere del Fascismo duro sembra accettato quasi inconsapevolmente da molti, a giudicare dai risultati delle recenti elezioni e dai sondaggi di opinione degli Istituti specializzati, della cui indipendenza si potrebbe tuttavia dubitare. Un’osservazione dei fenomeni evidenti in città e campagne, oltre agli eventi della “politica professionale” quale appare dai documenti ed eventi che si susseguono, ci danno un quadro preoccupante della situazione del Paese. Per cominciare dal quadro “paesano”, si possono confrontare le situazioni dei paesi prealpini ed alpini: nella piazza principale, il monumento ai Caduti delle due guerre mondiali, con la Stella d’Italia in bronzo sulla punta del monumento, porta i nomi dell’incredibile numero di soldati “caduti per la Patria”, nelle trincee della Prima ( la “grande Guerra”), ed in paesi lontani (Libia ed Africa Orientale, Penisola Balcanica, Russia, Francia, deportati in Germania dopo il settembre 1943) nella Seconda. Diverse decine di giovani in paesi che nei primi decenni del secolo non raggiungevano i mille abitanti, pressochè tutti contadini che lavoravano tutto il giorno, dall’alba a dopo il tramonto, per mangiare e soddisfare, poveramente, le esigenze più elementari della vita.
Dopo la seconda Guerra Mondiale, il “miracolo italiano” ha permesso loro di lasciare la terra: lavoro nell’industria e nel terziario in vertiginoso sviluppo, si va a lavorare nella più vicina città ed in quelle più grandi, centri del miracolo italiano, la trasformazione dell’Italia contadina in un Paese industriale dopo cent’anni e più di ritardo sui grandi Paesi europei. Coloro che rimangono sulla terra, acquistano il trattore e gli strumenti della moderna agricoltura meccanizzata, le case vengono dotate di acqua corrente ed impianto di riscaldamento, ammodernate e molte nuove ne sono costruite. Il lavoro agricolo è limitato a poche persone mentre altri, che lavorano in città, tornano contadini durante le ferie estive. Del resto in tutt’Italia oggi la popolazione che campa lavorando la terra è circa il 4% della forza lavoro. Lo stato italiano dei padroni, prima, durante e dopo il periodo fascista, ha dato e dà compensi, a volte corruttori, ai superstiti delle guerre patrie: di solito finanziamenti ed esenzioni da doveri civici ad associazioni combattentistiche. Varie associazioni di ex-combattenti, come l’Associazione Nazionale Alpini nelle zone pedemontane e montane, ricevono finanziamenti utilizzati poi per lavori pubblici locali, apprezzati ed utili quando impiegati con la saggezza semplice ma efficace delle persone in cui è viva la solidarietà con i compaesani.
Leggendo l’iscrizione sul monumento ai caduti, in un particolare paese delle Prealpi che non nominerò, si legge una parola originale, che non ho mai visto su nessun altro monumento ai Caduti in Italia, nè nel Nord né altrove: invece del consueto “per la grandezza (o per l’onore) della Patria”, si legge: “ubbidendo al Comandamento della Patria”. Di fronte, nella piccola piazza, c’è la chiesa parrocchiale, dove tutti (o quasi) hanno imparato i Dieci Comandamenti: quello della Patria è l’undecimo? Che dice che alla Patria si deve offrire la vita, e toglierla al “nemico” se a ciò comandati? Una giovane del Paese mi ha detto che lei (e debbo supporre molti altri della sua generazione) non accetta questa eresia, che la ha sempre avversata non appena ha iniziato a rifletterci. Ma si comprendono molte cose, dietro a quel “Comandamento” della patria: il voto massiccio per la Democrazia Cristiana finchè quel partito è esistito, ed ha governato l’Italia alleandosi con partiti più laici, anche se incapaci di imporre una egualitaria laicità dello Stato, con questo intendendosi la completa uguaglianza di fronte alla legge dei cittadini indipendentemente dalla loro religione, etnia o idee filosofiche. E l’uguaglianza nell’osservare le leggi dello Stato delle strutture “terrene” della Chiesa Cattolica: le proprietà immobiliari e fondiarie nelle città e nelle zone rurali, abolendo privilegi e corruzioni amministrative di imprese esenti da tasse perché svolgono “attività religiose”. Ma più grave di tutto è il ricatto alla paura di molti per la propria personale sorte nell’aldilà: la pretesa delle strutture della Chiesa Cattolica, le sue gerarchie ed i suoi preti di avere l’esclusiva di assicurare la “salvezza eterna”, garantita solo dalla Chiesa con la assoluzione dai peccati, che il Concilio di Trento aveva reso obbligatoria per tutti i fedeli con la confessione, personale e frequente, ad un ecclesiastico. Le autorità della Chiesa Cattolica hanno, con questo metodo che Dante Alighieri chiamerebbe, oggi come ai suoi tempi, simoniaco, ceduto alla tentazione di Gesù Cristo, raccontata dai Vangeli di S.Luca (4, 5-8), e S.Matteo (4,8-11): quella del dominio terreno su donne e uomini di tutte le età, se prostrato, facesse proprio questo pensiero satanico. Di questo la Chiesa Cattolica, o più precisamente lo Stato Vaticano che pretende di esserne la struttura portante, ha continuato a servirsi con successo anche nell’Italia Repubblicana nelle elezioni del 1948, in cui il partito della Democrazia Cristiana, espressione politica del Cattolicesimo italiano e soggetto al Vaticano, ha conquistato la maggioranza assoluta dei due rami del Parlamento, anche aiutata dalla guerra fredda tra Occidente e Unione Sovietica, allora già iniziata. Il prestigio della Chiesa Romana è andato dopo di allora diminuendo, e con esso i successi elettorali della Democrazia Cristiana, per la maturazione di coscienza di molti cattolici, aiutati anche dall’opera di “intellettuali organici” ( nel senso di Gramsci) cattolici, laici i più ed alcuni religiosi, che si sono ribellati all’anacronistico scempio dei principi universalistici del Cristianesimo fatto da una Chiesa gerarchica che era, e per molti versi è tuttora, rimasta sul binario morto, rifiutando arrogantemente e ottusamente di riconoscere sei secoli della cultura umana, che con i suoi tentativi ed errori ha tuttavia progredito nella libertà e nella conoscenza del mondo fisico e della più giusta organizzazione delle società umane, realizzando anche grandi progressi nelle condizioni di vita, grazie al progresso tecnologico reso possibile dalle nuove conoscenze.
In Italia, con iniziale epicentro politico nel Nord, la nuova forma del fascismo basato sull’ingiustizia e l’oppressione degli immigranti, scelte come metodo per opporsi al loro ulteriore arrivo da diversi Paesi asiatici, africani, dell’Europa Orientale e dell’America Latina, ha fatto leva sull’avversione diffusa ad accettare l’immigrato “dalla pelle scura, diverso da noi”. Questo è tuttora il fattore principale della popolarità della Lega inizialmente Lombarda, poi Lega Nord, che ora prospera elettoralmente anche nel Centro-Sud. Ma l’altro fattore del suo successo è il notevole appoggio che riceve, anche se non ammesso ufficialmente, da certi ambienti ecclesiastici, evidentemente ben disposti verso l’autoritarismo della Lega che li accontenta nel loro scopo di combattere, almeno a parole e con decreti, i costumi correnti sempre più accettati nei rapporti familiari e sessuali e di mantenere, con l’appoggio leghista, il dominio sul suo popolo fedele alle antiche forme ed espressioni della religiosità tradizionale. Compreso il “Comandamento della Patria”.
Come negli anni ’20 e ’30, una parte della Chiesa Cattolica in Italia (ed anche altrove) appoggia la nuova forma di fascismo, che chiude le moschee costruite per i migranti islamici, mettendosi sotto i piedi le esigenze, morali, civili e politiche dell’esser Cristiani? E’ un punto cruciale della vita della Chiesa, anzi di tutte le Chiese Cristiane, in Europa ed in America: si spera che la grande attesa riposta, in Occidente almeno, nel papa Francesco I per le sue forti parole di solidarietà Cristiana per i diritti dei popoli e la sua avversione all’ingiustizia del mondo abbia una attuazione concreta nelle sue scelte dottrinali, teoriche ed applicate. La lotta contro l’ingiustizia della attuale società umana richiede che la scelta della giustizia nell’animo di ognuno si traduca in atti politici. Tra questi, l’abolizione del nazionalismo e il superamento delle Nazioni come fonte dell’identità delle persone, libere ed uguali anche se suddivise in diverse circoscrizioni puramente amministrative ma non ideologicamente patriottarde. “Nostra patria è il mondo intero” cantavano gli anarchici dei tempi passati, ed i lavoratori erano chiamati dal movimento socialista e comunista ad unirsi in tutto il mondo, al disopra delle Nazioni che li volevano nemici. Avevano, in questo, ragione, ma i loro nemici hanno vinto: le conseguenze sono state catastrofiche, e continuano ad esserlo.
Occorre che coloro (ecclesiastici e laici, credenti e non credenti) che sono abituati ad esprimersi in modo più raffinato ed elegante, ed irridono alla rozzezza dei poveri in ispirito, abbiano l’umiltà di riconoscere che le loro raffinate (si fa per dire) espressioni hanno portato alla catastrofe, e di nuovo impongono l’ingiustizia e stanno portando verso un’altra catastrofe che si preannuncia anche peggiore di quelle passate.
Tra i fanatismi nazionalisti dei “religiosi” quello degli Ebrei ha, anche nella teoria che enunciano per sostenere lo Stato Ebraico (Israele), superato le Chiese cristiane, quella Romana di cui ho sin qui parlato e quelle Riformate. Recentemente infatti lo Stato di Israele si è ufficialmente proclamato lo “Stato Ebraico”, ed i suoi dirigenti politici, come quelli religiosi che sono molto divisi tra loro in “scuole” quanto ad interpretazioni delle Sacre Scritture, hanno proclamato che Israele è lo Stato della Nazione Ebraica. In questa dichiarazione gli Ebrei sono molto uniti: evidentemente l’Idolo Nazione fa il consenso quasi generale più facilmente di Dio, che è Uno ed in Cielo sta. Fuor di metafora, la ricerca ed il perseguimento della Giustizia, della Solidarietà universale (l’amore reciproco?) e dell’Uguaglianza affermata nelle Istituzioni e nella vita quotidiana non riesce ad imporsi ai tribali odii nazionali, che si giovano della potenza delle armi e della ricchezza, e sono fondati sulla carne ed il sangue.



Mercoledì 12 Dicembre,2018 Ore: 15:03
 
 
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