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www.ildialogo.org Manovra del e per il popolo? E’ così, come vuole la propaganda del governo Salvini - Di Maio?,di Mattia Montanile

Manovra del e per il popolo? E’ così, come vuole la propaganda del governo Salvini - Di Maio?

di Mattia Montanile

Dall’analisi del contesto socio economico e della nota di aggiornamento del DEF presentato il 4 ottobre 2018, da calcoli considerazioni e riflessioni esce ed emerge un quadro di continuità delle scelte classiste del governo Renzi e Gentiloni che il 4 marzo 2018 è stato sostituito alla guida del paese da quello Salvini-Di Maio.
Incrementi delle tariffe e fiscal- drag strumenti per ridurre il popolo in povertà
La riforma della Fornero e l’innalzamento dell’età pensionabile, l’aumento delle tariffe, insieme a diversi altri strumenti sono state inserite in un quadro di rapina ai danni del popolo avvenute in modo continuo negli ultimi dieci anni, con una sconcertante impennata nel 2018 a favore delle grandi aziende, a cui sono state affidate attività ed affari in settori strategici. Queste misure appaiono come gli ottanta Euro di Renzi, ossia una carota per consentire una politica di destra in Italia ed in Europa a tutto campo. Come la riforma fiscale per i redditi dei lavoratori autonomi e delle partite IVA di cui parlerò più avanti e l’incremento scandaloso in particolare nel 2018 di tariffe energetiche: a) elettricità, (del 19,4% in solo 9 mesi, il 5,3 a Gennaio,il 6,5 a Luglio, ed il il 7,6% dal 1° Ottobre 2018); b) gas, (del 19,3 in nove mesi, il 5 a Gennaio, l’8,2 a Luglio ed il 6,1 ad Ottobre; c) benzina 40% in 10 anni, ma nel 2018 con un incremento superiore al 10%. L’acqua, 76% in 10 anni come la Tarsu ed imposte regionali e comunali, mentre i titoli di viaggio del trasporto pubblico urbano, interprovinciale ed interregionale in Campania e su tutto il territorio nazionale hanno fatto un salto di circa il 10% nel corso di quest’anno.
Da un insieme di servizi essenziali e dalla sistematica ventennale rapina ad opera del fiscal drag ad opera del valore imponibile nominale crescente e dell’ IRPEF di scaglioni superiore attivate, per la politica sempre da rivedere ma mai modificate è avvenuto un colossale trasferimento di risorse in danno di lavoratori, pensionati e cittadini compressi ed impoveriti nella capacità di consumo per favorire sprechi, disservizi ed inefficienze. Dopo 10 anni in cui tariffe e servizi viaggiavano con incrementi medi di tre-quattro volte l’adeguamento annuale di salari e pensioni si sta vivendo un drammatico 2018 nel segno dell’impoverimento di decine di milioni di pensionati e lavoratori appena sopra la soglia di povertà. Tutto Questo senza alcuna adeguata risposta del governo giallo verde, della politica e dei sindacati che di fronte ad un impennata di tariffe oltre 10 volte l’adeguamento di salari e pensioni fissato a poco più dell’1%, cosa non spiegabile dagli aumenti delle materie prime, e dei costi di produzione, riconducibili, invece, ad un clima di rassegnazione sociale, al consolidarsi del sistema corruttivo, contestuale allo smantellamento delle norme anticorruzione, antievasione ed antielusione fiscale. La neutralizzazione degli strumenti antievasione, proposta da Di Maio e Salvini, ampiamente dichiarati e propagandati in campagna elettorale ed inseriti nel cosiddetto programma di governo e quasi cosa fatta; essa neutralizzazione appare manifestamente contraddittoria con la necessità di trovare risorse per sostenere la propagandata manovra del popolo.
Contesto politico, socioeconomico, nota aggiornamento DEF e riforma Fornero
In questa situazione il governo presenta alle istituzioni europee una nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, in cui mancano le stime di crescita del PIL, in cui si annunciano tagli di detrazioni fiscali chiamate in modo propagandistico stretta sulle banche, senza chiarire come e nei confronti di chi si opererà; di sicuro si preannuncia una sforbiciata sui redditi medio bassi. Lega e M5S concordano sulla riforma della Fornero e propongono quota 100 ma fanno solo informazione manipolata perché nei fatti saranno 101 e102, perché non dicono che chi avrà 63 anni di età anagrafica e ha 37 anni di contributi andrà in pensione a quota 102 ed andrà a quota 102 anche chi ha 39 anni di contributi ed ha 61 anni di età anagrafica. Inoltre nel DEF usano il condizionale sull’eventuale penalizzazione, che ipotizzano all’1-1,5% ad ogni anno di anticipo o accompagnata da un ricalcolo contributivo.
Usano strumentalmente il condizionale sull’età anagrafica, la quale, secondo loro, potrebbe essere 62 anni e mentono sapendo di mentire. Tutto questo mentre il cosiddetto governo del popolo non si chiede cosa succede al Sud, in Italia insulare ed anche in altre ampie zone del paese, dove i giovani arrivano al lavoro ad una età media di trent’ anni, e nella scuola all’età media di trentacinque e dove in settori come quelli del turismo, dei servizi, della distribuzione e dell’agricoltura i lavori sono o stagionali, o ad orario ridotto ed anche quando sono ad orario completo i contributi previdenziali vengano pagati dalle aziende a 24 ore o anche di meno, perpetuando l’evasione previdenziale che equivale ad un crimine odioso ai danni dei bilanci INPS e delle condizioni di vita di migliaia di futuri pensionati. Dovrebbe essere chiaro anche a Salvini e Di Maio che la maggioranza dei lavoratori specialmente al Sud arriva alla pensione all’età anagrafica, per cui si è in presenza di ritocchi per aree geografiche limitate del paese e solo per alcuni settori. Non avendo ridotto l’età pensionabile allungata dalla Fornero è evidente che chi vuol far passare la tesi del superamento della “riforma” assume atteggiamenti da magliari.
Reddito e pensione di cittadinanzamisura condivisibile ma è resa incerta dalla approssimazione di analisi e costi e dal quadro contraddittorio d’insieme del DEF
Il reddito e la pensione di cittadinanza slittano ad Aprile 2019, la platea dei beneficiati dovrebbe essere 6,5 milioni di cittadini, di cui due milioni senza reddito e senza lavoro e 4,5 milioni di pensionati al minimo. Annunciano la penalizzazioni per i senza lavoro con la casa di proprietà, ma non fissano né cifre né parametri correttivi. A tale riguardo si prospetta l’ipotesi di ridurre l’assegno erogato del valore del canone d’affitto dell’alloggio utilizzato e si stabilisce impropriamente un minimo di riduzione di 280 euro ed un massimo di 380 da cui dovrebbe scaturire che l’assegno per i senza reddito, ma con casa di proprietà dovrebbe oscillare da 400 euro a 500 euro. Così come dovrebbe oscillare tra i 400 e 500 euro l’integrazione a 780 del reddito di cittadinanza in considerazione delle dichiarazioni del reddito del 2017 della platea degli aventi diritto.
Per le pensioni di cittadinanza usano il termine di graduale adeguamento al minimodi 780 Euro per 4.5 milioni di pensionati, senza precisare se vi saranno scaglioni graduali di adeguamento e senza fissare il quanto ed il quando. Le pensioni al minimo sono quelle maturate dal minimo pensionabile da venti anni di contributi a 23, e oscillano in media da 650 euro ai 700 euro, dicono che dovrebbero essere adeguate a 780, assorbendo la quattordicesima mensilità di poco più di 500 euro e se si aggiungono i 500 euro assorbite dall’impennata delle tariffe nel corso del 2018 questa operazione sulle pensioni minime avviene senza crescita della capacità di consumi e appare evidente il sospetto che le cifre investite nel DEF per reddito e pensioni di cittadinanza siano gonfiate per fine di propaganda. Dicono di voler adeguare anche il reddito di cittadinanza familiare, ma producono solo ipotesi. In questo quadro in mancanza nella nota di aggiornamento delle stime di crescita del PIL, ed in assenza di una valutazione degli effetti dell’aumento del costo del danaro, appare davvero incomprensibile la pretesa di fissare il calo della disoccupazione tra il 7 e l’8% entro il 2021 e la riduzione del deficit al 2,1 per il 2020 e al 1,8 % per il 2021, dal momento ed anche in considerazione che nel 2019 il reddito e le pensioni di cittadinanza verranno erogate solo per nove mesi e forse ancora non pienamente a regime. Ne consegue da ciò che quando saranno a regime ed erogate per 12 mesi per il 2020 e 2021 saranno necessarie più risorse finanziarie, senza chiarire in ordine a ciò dove e come recupereranno risorse, la pretesa di prevedere la riduzione del deficit è irrealistica e velleitaria.
Ed è per questo che per i burocrati contabili ed i ragionieri d’Europa i conti non tornano e quindi bocciano il DEF, facendo volare lo Spread e determinando il vistoso calo delle borse e trascurano di dire quello che nel passato avevano detto e cioè che per una politica redistributiva c’è una sola via, quella della patrimoniale su cui potevamo concordare. Questi signori insieme alla destra italiana di Berlusconi e Meloni ossia FI e FdI non si dispongono per suggerire una soluzione alternativa, avversano per principio il reddito di cittadinanza e si pongono solo la violazione delle rigorose regole comunitarie e monetarie. Sull’ipotesi patrimoniale ora non avanzata, con la quale insieme a noi potevano concordare anche i senza lavoro e senza reddito e quindi in povertà e disperazione assoluta che non capiscono il perché in un paese ed in un Europa scandalosamente diseguale, i regali ai padroni si possono fare per via fiscale mentre per il reddito di cittadinanza si deve ricorrere all’aumento del deficit di bilancio facendo così sentire a chi non ha niente il peso morale di essere a carico delle future generazioni.
Il reddito e le pensioni di cittadinanza ed anche una vera riforma della legge Fornero, le quali per noi costituiscono una misura necessaria, mentre nel modo in cui sono state proposte con propositi di spesa gonfiata a 17 miliardi solo per rendere credibile l’odiosa propaganda sull’etichettatura di una manovra del popolo non ci convince e ci preoccupa. Anche perché inserita in un quadro estremamente contraddittorio fatto da misure sulla Flattax, di bonus, regali, fiscali e condono per gli evasori la riforma la si demolisce. In ogni caso la proposta assume il carattere di provvisorietà e dipendente dal quadro politico che potrebbe mutare e per questo noi la critichiamo e la bocciamo nella sostanza perché la riteniamo uno zuccherino e una diavoleria contro le masse popolari per far digerire una politica economica fiscale e sociale antipopolare, dove si propone di premiare interessi di padroni, aziende e partite IVA e far passare uomini e donne, associazioni, volontariato, centri sociali ed organizzazioni come le ONG, Emergency, medici senza frontiere e tante altre a servizio da sempre dei valori umani, di solidarietà ed accoglienza, della pace e della democrazia, contro razzismi, intolleranza e fascismo come nemici della loro infatuata base elettorale.
Considerazioni e riflessioni sul quadro generale
L’Italia ha bisogno di una politica economica e sociale, radicale e capace di disegnare un nuovo ordine nei rapporti di classe e nella distribuzione della ricchezza e di un popolo che non mangia l’esca oggi, per ripiombare e ritornare tra gli sfruttati, nel nazional fascismo e sovranismo domani. Questo governo “del popolo e per il popolo” ed il suo ministro per le infrastrutture non ha trovato il tempo in quattro mesi dal suo insediamento fino al 14 agosto per un tavolo tecnico e politico sulle relazioni e perizie in giacenza nel corso del 2018 ed anche prima che sancivano il pericolo del crollo del ponte Morandi, per una possibile decisione di proibire la circolazione dei mezzi pesanti che avrebbe evitato il crollo e 43 morti. Ci chiediamo dove sono finiti i toni duri, i propositi di revoca della concessione, la richiesta di pagare tutto e tutti rivolti ai dirigenti della società che gestisce la rete autostradale, a dal momento che adesso lo Stato anticipa il pagamento dei risarcimenti e dal momento che il solo indagato per omicidio colposo è il responsabile del settore ispettivo del ministero delle infrastrutture, mentre il responsabile politico del Ministero inadempiente per quattro mesi stranamente rimane fuori dagli indagati e dal processo.
Questo governo non ha trovato il tempo in sei mesi dal suo insediamento di aprire un tavolo sulla legge, che consente senza controllo di produrre trimestralmente raffiche di aumenti devastanti delle tariffe in danno del popolo Di converso Salvini trova il tempo di andare in Puglia dopo la strage dei braccianti non per dire, nella sua qualità di Ministro degli interni, che avrebbe perseguito caporali ed agrari colpevoli della morte di 16 braccianti, del loro inumano sfruttamento e della loro condizione di schiavitù, ma per annunciare che avrebbe smantellato i ghetti che sono la prova del reato di riduzione in schiavitù e di rallegrarsi per l’arresto di Mimmo Lucano, indicandolo con tono e termini dispregiativi come buonista dedito ad infrangere leggi dello Stato ed invocando per lui condanne rigorose. Questo pericoloso personaggio ha superato oltre ogni limite di sopportazione; sono ormai cinque mesi che non governa ed ha scelto per nostra disgrazia di stare perennemente in campagna elettorale, rivolgendo continuamente lo sguardo sui sondaggi che ancora per poco gli sorrideranno, capace in conclusione di parlare a vanvera di cose che non conosce. Come nel caso di Mimmo Lucano Sindaco di Riace, Comune dell’area metropolitana di Reggio Calabria, paese collinare a 300 mt d’altitudine composto da quattro borghi. Un comune che negli anni cinquanta contava oltre quattromila abitanti e successivamente come altri comuni collinari della Calabria ha subito un processo di spopolamento fino ad arrivare a poco più di 1500 residenti reali, quasi tutti anziani, senza più economia e vita sociale. Paese ridotto alla sopravvivenza degli anziani residenti in cui regnava sovrana, solitudine, tristezza ed assenza di nuove generazioni e quindi di futuro.
Mimmo Lucano che Salvini indica in modo dispregiativo come buonista, capace di favoreggiamento di immigrazione clandestina, è nella realtà, per noi e per gli anziani, abitanti vecchi e nuovi di Riace un profondo realista innovatore, un grande umanista, un maestro di vita e di economia collinare capace di indicare una via per la vita, contro l’abbandono e la solitudine per la ripresa economica e sociale, demografica di una nuova realtà multietnica e multirazziale in grado di dare e produrre felicità e futuro. Salvini che governa da 30 anni il nostro paese di cui venti insieme a Berlusconi aveva forse un’ alternativa? Quale? Forse quella di vendere il paese ad una finanziaria multinazionale e chiudere gli anziani in uno ospizio, mettendo in atto una sciagurata e cinica idea pur presente negli anni novanta negli ambienti malavitosi, affaristi e di destra? Parlando del contesto in cui un governo di distratti e deviati che scrivono il DEF come se stessero elaborando il programma elettorale mi sono concesso un fuori onda forse troppo prolungato e del quale chiedo scusa per tornare rapidamente alla nota di aggiornamento.
Flattax subito e riforma IRPEF ancora rinviata. DA Renzi a Salvini DI MAIO la musica non cambia
La Flattax già introdotta dai governi Renzi Gentiloni dopo la carota degli 80 euro usata per abbassare per autonomi e partite IVA l’aliquota dal 27.5% al 24% e dal gennaio 2019 ridimensionata al 19% per i redditi da 30mila a 50 mila Euro di 1milione e mezzo di partite IVA. Ciò con la promessa di abbassare anche l’IRPEF per pensionati e lavoratori dipendenti. Fu così aperta dal governo classista Renzi Gentiloni una via da percorrere che per il governo Salvini-Di Maio è diventata un’ autostrada. Ciò è avvenuto elevando la platea delle elargizioni elettorali ossia con l’innalzamento dei redditi a 65 mila Euro per i quali l’aliquota fiscale sarà fissata dall’attualedal 27,5 al 15 %, regalando in questo modo uno sconto fiscale di oltre settemila Euro annuo a diversi milioni di piccole imprese che spesso dichiaravano e dichiarano poco onestamente redditi inferiore a quanto elargiscono ai loro lavoratori. Inoltre prevedono di abbassare IRES ed IRAP con la proroga dell’iper e del superammortamento. Si tratta di un ulteriore regalo alle imprese attraverso una defiscalizzazione di profitti che vengono ridotti come base imponibile degli utili reinvestiti in innovazione tecnologica. Quello che, invece non è accettabile è il fatto che l’imponibile fiscale delle aziende viene calcolato riducendolo con il Governo Renzi del 140% dei profitti reinvestiti, mentre con il governo Di Maio- Salvini la riduzione si raddoppia al 250%. Anche qui la via diventa un’ autostrada, con regali eccessivi ed incomprensibili.
Tutto ciò non è accettabile perché oltre ad essere una grave iniquità nei confronti dei pensionati e lavoratori con redditi bassi e medio bassi si configura come un raggiro ai danni del popolo, in quanto queste generose elargizioni motivate dalla speranza di lavoro ed assunzioni sono state sempre decise con la promessa di una riforma dell’IRPEF che nel DEF ancora non c’è. Una riforma dell’IRPEF che si pone da venti anni almeno per recuperare il fiscal drag che nel corso di decenni ha falcidiato il reddito reale di lavoratori e pensionati. A questo punto è molto probabile che ancora una volta la riforma sarà rinviata. Ciò perché ad oggi scavando si trova qui e li qualche ipotesi o scandalosamente peggiorativa come quella di riduzione da 5 a 3 scaglioni con l’incremento di oltre 4 punti percentuali per gli scaglioni più bassi, non dico i proponenti per stendere un manto pietoso su massacratori e teorici di Robynwood alla rovescia.
C’è una seconda ipotesi ma senza copertura finanziaria la cui formulazione vaga ed imprecisata forse è stata fatta solo per alimentare un’informazione e una propaganda manipolata e fuorviante. Un’ipotesi che prevede la riforma IRPEF e la riduzione da cinque a tre scaglioni ed una probabile riduzione per le prime due fasce, la prima fino a 28 mila Euro tassabile dal 15% al 25% e la seconda fino a 75 euro tassabile tra il 26 e 35%, ma l’ampiezza di oscillazione del 10%, la non precisazione della soglia del No tax e la precisazione che non esistono le coperture ne compromettono seriamente ogni ipotesi di fattibilità ed è tenuta ancora in piede per depotenziare la critica sulla disparità ed iniquo comportamento fiscale del governo tra imprese partite IVA e autonomi, pensionati e lavoratori dipendenti.
Mentre introducono un’altra disparità ed un’altra iniquità prevedendo 6 anni di carcere per coloro che presentano certificazione non veritiera per ottenere il reddito e pensione di cittadinanza e si dimenticano di chi presenta dichiarazione mendace dopo aver avuto in regalo la flattax al 15% fino a 65 mila Euro, mentre si mantiene il primo scaglione IRPEF per redditi da 8mila a 15 mila Euro al 23% . Due pesi e due misure che da sole renderebbero legittima la disobbedienza civile. Si profila in tempi brevi nel nostro paese il completamento della demolizione della sua carta costituzionale senza più eguaglianza, senza diritti democratici e del lavoro, dove si umiliano i valori della solidarietà, dell’accoglienza e dell’integrazione, con una progressività nel sistema fiscale invertita, senza libertà ed antifascismo.
Per questo bisogna provare con tutte le nostre forze ad avviare dal basso una ricomposizione sociale e politica unitaria, con alla base la lotta di popolo per la democrazia e per il superamento del sistema di sfruttamento capitalistico e produrre un movimento di classe e di massa in grado di modificare i rapporti di forza attuali per costruire un governo del popolo reale e seppellire la sua offensiva caricatura.
10/ ottobre 2018 Mattia Montanile

 

 



Venerdì 12 Ottobre,2018 Ore: 19:39
 
 
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