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www.ildialogo.org Cari Cinque Stelle, l’obbedienza non è più una virtù,di ALESSANDRO ESPOSITO

Cari Cinque Stelle, l’obbedienza non è più una virtù

di ALESSANDRO ESPOSITO

Da : Micromega.it

aespositoIeri il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani, nell’ambito delle consultazioni svolte al fine di verificare i numeri per dar vita ad un governo di cui questo nostro Paese ha urgente bisogno, ha incontrato i rappresentanti alla Camera e al Senato del Movimento Cinque Stelle, facendo loro intendere con la dovuta chiarezza che è proprio con il Movimento che egli intende dare all’Italia un futuro che non ripercorra le orme nefaste del passato. Un gesto apprezzabile e coerente, che ha spazzato via ogni sospetto di trattativa volta alla creazione di un «governissimo» che l’elettorato di centro-sinistra, comprensibilmente, non avrebbe mai potuto digerire.

Nella situazione in cui si trova, Bersani ha fatto quanto di meglio potesse fare, per quanto il suo tentativo non sia privo di azzardi: ha mostrato fermezza e chiarezza di intenti nel profilare un’unica direzione nell’alleanza di governo. La replica di Lombardi e Crimi è stata altrettanto chiara e sembra non dare adito in alcun modo a vane speranze di accordi. Ciononostante, le aspettative che animano una parte non irrilevante di ambedue gli elettorati sono evidenti, prova ne sia il dibattito, serrato ed acceso, interno ad entrambi gli schieramenti.

L’occasione, senz’ombra di dubbio, è unica: come ha già rilevato opportunamente Pancho Pardi nel suo eccellente articolo pubblicato in data lunedì 25 marzo sul blog di questa stessa rivista, al Movimento si riconosce senza difficoltà il ruolo di istanza critica e di rinnovamento che troppo a lungo è mancata alla sinistra italiana, insieme con i primi risultati concreti ed assai apprezzati a cui ciò ha portato, non ultimo l’elezione di due figure di altissimo profilo alla presidenza della Camera e del Senato.

In questo quadro, la mano tesa di Bersani, con tutte le cautele e le riserve del caso, andrebbe raccolta come un invito indeclinabile: si tratta dell’opportunità concreta di respingere al mittente tutte le critiche di inaffidabilità di cui il Movimento è stato e continua ad essere tacciato, per dimostrare un senso di responsabilità che non confligge in alcun modo con la coerenza di un programma sociale e politico improntato all’equità e all’onestà.

Il dialogo (non il compromesso al ribasso e meno ancora l’«inciucio») rappresenta un’istanza irrinunciabile del confronto politico, che va attuato e non eluso, e costituisce un caposaldo della democrazia, in cui si governa insieme, dacché da soli si può soltanto comandare, e la storia ci insegna che non si è mai trattato di esperienze raccomandabili.

Dall’alto, posizione verbalmente negata ma a più riprese ribadita negli atteggiamenti, è arrivato un diktat inappellabile a serrare le fila, un richiamo all’obbedienza senza macchia che fa impallidire più noti e collaudati sistemi di repressione del dissenso: ma ogni tentativo in tale direzione, si sa, è destinato a fallire, giacché la dissidenza è una forma insopprimibile del libero pensiero.

Nonostante le accuse di infiltrazioni al soldo del nemico, il dissenso emerge e prende corpo: salutare processo di emancipazione dal leader carismatico, che ricorre all’insulto e al turpiloquio in luogo di argomenti che, pure, non mancherebbero. Io continuo a credere, anzi, ho l’assoluta certezza, che il Movimento annoveri tra le sue fila persone capaci e responsabili, che gli argomenti li portano e che hanno già mostrato di sapere perfettamente che «l’obbedienza non è più una virtù».

Dialogando con queste donne e questi uomini in cui ripongo fiducia e stima voglio costruire il futuro di questo mio Paese che, mai come oggi, ha urgente bisogno di farsi presente.

Alessandro Esposito – pastore valdese

(28 marzo 2013)




Sabato 30 Marzo,2013 Ore: 19:54
 
 
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