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www.ildialogo.org L'analisi del voto di perUnaltracittà,di Ornella De Zordo

L'analisi del voto di perUnaltracittà

di Ornella De Zordo

Newsletter 4/2013 del 5 marzo 2013
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info@perunaltracitta.org - @perunaltracitta @ornelladezordo

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Cari/e amici/e,

inviandovi il resoconto del lavoro svolto nel mese di febbraio, voglio premettere alcune considerazioni sulla situazione post elettorale, risultate da un confronto interno tra gli attivisti e le attiviste di perUnaltracittà. Come sapete, la lista di cittadinanza non si è riconosciuta in nessuna delle forze politiche che si sono presentate alle politiche 2013 e lo abbiamo dichiarato comportandoci poi in coerenza.

HA PERSO L'AUSTERITÀ - La percentuale ancora rilevante di voti alla coalizione di Berlusconi (sebbene vi sia stato un calo di circa 6 milioni di voti) è dovuta non solo a chi difende interessi economici e a chi può essere caduto nella trappola dei rimborsi Imu, ma anche al fatto, innegabile, che una parte di italiani si riconosce nel modello cultural-comportamentale berlusconiano. E con questo dobbiamo fare i conti. Detto ciò, pensiamo che abbia perso la linea dell'austerità incarnata dal governo Monti: lo dimostra non solo il pessimo risultato della sua Lista civica per l'Italia, ma il fatto che il Pd - che ha perso in termini assoluti circa 4 milioni di voti - abbia pagato, tra le altre cose, il suo non essere alternativo al modello liberista montiano. Un esito che avesse premiato la continuità di queste politiche liberiste con un'affermazione della lista Monti, magari poi al governo col Pd, sarebbe stata, dal nostro punt o di vista, un risultato pericoloso, e avrebbe portato il nostro Paese a un peggioramento concreto delle condizioni di vita dei ceti bassi e medi. La filosofia dell'austerità è uscita perdente. Questo in sé non è un dato negativo.

NO AL CULTO DEL CAPO - Grazie alla debolezza della sinistra istituzionale e non, Grillo ha catalizzato molte forme di consenso, anche contraddittorie tra di loro: nel suo elettorato prevale il discorso anti-casta, è forte anche l'appoggio di chi si è attivato nel movimento per l'acqua pubblica, contro gli inceneritori e contro la Tav, ma poi c'è un malcontento diffuso che ha trovato corrispondenza sopratutto nello stile del 'vaffa'. Qui dobbiamo riconoscere che in Italia c'è radicatissimo il culto del capo, dell'uomo forte, del guru che trascina anche mediaticamente milioni di consensi. Il fenomeno Grillo rappresenta - nelle modalita di funzionamento - il contrario dell'idea di politica che i movimenti dal basso hanno perseguito in questi anni. Eppure molti contenuti del suo programma sono gli stessi che abbiamo sostenuto da anni, e molti attivisti di vertenze di movimento hanno dato il loro voto al M5S per 'sparigliare' e 'far saltare i l tavolo'.

COSA FARE? - La domanda che ci siamo posti è stata: Cosa fare oggi e come porsi nei confronti di questa realtà così importante nel panorama politico contemporaneo con cui i movimenti hanno punti di contatto e di distanza? Perché da un lato Grillo e ancor più Casaleggio hanno su questioni economiche idee un po' confuse (nel senso che dicono anche cose contraddittorie), ma con buona impronta liberista. Fra gli argomenti più gettonati al momento ci sono l'individuazione di dipendenti pubblici e pensionati come bacino "insostenibile", rami da potare per reperire risorse, da destinare naturalmente alle imprese, meglio se piccole. Sul lavoro ancora peggio, con una concezione consociativa sconcertante. Fermo restando però che, come sappiamo, molti attivisti M5S sono vicini alle nostre lotte quotidiane sul territorio, e che il risultato elettorale eclatante è un segnale forte e dirompente (Que se vayan todos !), insieme alla concezione personalistica che francamente è innegabile.

IL NOSTRO COMPITO - Siamo consapevoli che il fenomeno-Grillo tende a cannibalizzare le vertenze, anche per la pervicace volontà a stare sempre da solo. In fase di grande espansione e rinnovata visibilità questo potrebbe comportare che il M5S sia percepito come i movimenti, la protesta, di fatto cancellando le posizioni che pure ci sono ma che non hanno megafoni mediatici. Fra l'altro restano fuori proprio le posizioni più radicali in termini economici e sociali, e si rischia di vedere identificata la protesta italiana come somma di alcuni sacrosanti temi ambientali (grandi opere, inceneritori, ecc) e della rabbia verso la casta, i costi della politica, ecc... Insomma come dice Wu Ming, in Spagna abbiamo gli indignados e le acampadas, in Grecia tutto quello che sta succedendo (mobilitazioni di piazza ma anche autorganizzazione operaia in diverse fabbriche, ecc), in Portogallo 1,5 milioni di persone in piazza, e in Italia Grillo che manda affancu lo Bersani. Invece c'è molto di più, anche se è sacrosanto mandare a quel paese Bersani.

IL CONFLITTO CONTINUA - I movimenti dovranno far sì che non venga disperso quel patrimonio di analisi, di azioni, sperimentazioni e presenza sui territori che è stato prodotto e praticato in questi anni, a partire dalla analisi della crisi, alla riaffermazione dei beni comuni, alla riappropriazione di spazi sociali e fisici di conflitto. Cercando di accettare la sfida del presente e quindi praticando anche un lavoro comune sulle varie campagne, ma sottolinenando, con ancora maggior precisione, il segno antiliberista delle nostre battaglie. Perché non basta sostenere la filiera corta dicendo che i pomodori non vanno fatti viaggiare dal Portogallo all'Austria, si devono anche combattere i meccanismi di sistema che li fanno viaggiare, avendo capito a chi vanno i profitti e perchè. Questo il compito che ci aspetta, e non è cosa da poco.

Ornella De Zordo

Per Unaltracittà




Mercoledì 06 Marzo,2013 Ore: 17:19
 
 
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