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www.ildialogo.org Si ricomincia,di Giorgio Langella

Politica
Si ricomincia

di Giorgio Langella

Omicidi sul lavoro e miseria non si fermano


Dobbiamo ricominciare. Dalle cose che succedono intorno a noi. Analizzare la situazione, interpretare quello che è successo, trarne le conseguenze e andare avanti. Tempi difficili e bui ci aspettano ma noi dobbiamo esserci. Oggi ci sono le scaramucce sul governo (PD apre a M5S e a PDL e a Monti, M5S lancia la battuta/idea di fare lui un governo appoggiato da PD ... ) intanto la vita continua ed è una vita molto grama. Agli assassini dei morti sul lavoro viene
decurtata la pena, all'Ilva muore un operaio e un altro è grave, probabilmente alla Marlane (ma è da verificare) andranno in prescrizione i reati verso 41 operai (sono passati oltre 15 anni dal reato) anche perché l'omicidio colposo ha un tempo di prescrizione molto più basso
rispetto all'omicidio volontario. Nessuno dice nulla. Per questo ho ripreso a scrivere qualcosa. E' poco ma è.
Si ricomincia.

Giorgio Langella


28 febbraio 2013

Processo ThyssenKrupp: la corte d'appello ha ridotto le pene ai dirigenti della Thyssen per "l'incidente" nel quale perirono, bruciati vivi, sette operai. I giudici emettendo la sentenza hanno stabilito che il rogo alla Thyssen non fu un omicidio volontario, ma omicidio colposo con colpa cosciente. E cosa significa? Forse è l'ennesima "scusa" per giustificare la riduzione da 16 a 10 anni della pena che fu data all'amministratore delegato Espenhahn nella sentenza di primo grado.

Questa sentenza è stata accolta dai parenti delle vittime con urla di rabbia e dolore. L'omicidio dei lavoratori della Thyssen non fu un caso, né qualcosa di "imprevedibile". Fu una tragedia frutto della ricerca del profitto ad ogni costo. Ed è l'esempio eclatante del modello di sviluppo liberista che sta trionfando. Anche questa riduzione di pena dimostra un fatto ormai certo: i lavoratori non sono persone come tutti gli altri. Quando entrano in fabbrica hanno qualcosa di meno, meno diritti, meno sicurezza. Sono "diversi". Alla Thyssen come all'Eternit, alla Tricom come alla Marlane-Marzotto o all'Ilva (dove c'è stato un incidente sul lavoro che ha causato la morte di un operaio e il ferimento di un altro) i lavoratori sono "ingranaggi" e hanno perso il loro essere "cittadini". Questi (il lavoro e la sicurezza nel e del lavoro) sono temi fondamentali che bisogna affrontare seriamente. Vedremo se chi è stato eletto in Parlamento saprà o vorrà affrontarli.

Una cosa è certa: noi continueremo a lottare al fianco dei lavoratori perché, nella nostra martoriata Italia, i diritti di ognuno vengano ripristinati. Lo faremo anche se siamo stati sconfitti dalle elezioni. Lo faremo perché l'ingiustizia non può essere calcolata in base al consenso ricevuto. Lo faremo perché gli omicidi nei posti di lavoro devono essere puniti con la massima severità. E' una questione di umanità.

PdCI-FdS Vicenza per Rivoluzione Civile

PS: Riteniamo doveroso e necessario ricordare i nomi dei 7 lavoratori uccisi il 6 dicembre 2007 nello stabilimento Thyssen di Torino: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino, Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demani. Essi non sono numeri di una statistica ma persone che hanno perso la vita, uccisi perché qualcuno guadagnasse di più. A loro e a chi è morto per il lavoro, a chi ha subito infortuni, a chi si è ammalato, a chi è deceduto per malattia professionale dobbiamo Giustizia.


02 marzo 2013

Gennaio 2013, tutte le più nere previsioni sono superate dalla realtà dei dati diffusi dall’ISTAT. Il tasso di disoccupazione, in Italia, ha raggiunto l’11,7% (+0,4% rispetto a dicembre e +2,1% in un anno). Sono 2 milioni e 999 mila persone con un aumento di 110.000 unità rispetto a dicembre 2012. Le persone tra i 15 e i 24 anni che non trovano lavoro sono 655.000 pari a un tasso di disoccupazione del 38,7% (+1,6% rispetto a dicembre e +6,4% nei dodici mesi). La situazione della disoccupazione giovanile è drammatica soprattutto al Sud Italia con punte che superano il 50%. Al centro è del 39,3%, al nord tocca il 29,7%.

Il governo che nascerà dalle ultime elezioni, se mai ci sarà, dovrà affrontare la mancanza di lavoro e lo dovrà fare concretamente, senza promesse irrealizzabili (ci ricordiamo dei 4 milioni di posti di lavoro promessi da Berlusconi?). Si assiste, invece, a un balletto malinconico di alchimie politiche, insulti e alleanze improbabili. Una confusione tremenda frutto anche di una pessima legge elettorale che nessuna tra le forze che sedevano in Parlamento ha veramente voluto cambiare. Durante la campagna elettorale, poi, si è parlato di altro. Il diritto al lavoro e il problema occupazionale sono stati affrontati solo da chi, poi, non è neppure entrato in parlamento. Evidentemente questi temi hanno “poca presa”, risultano poco “interessanti”. Ma i problemi rimangono e devono essere affrontati. Al di là degli slogan, chi è seduto in Parlamento o è “portavoce” di chi ha vinto le elezioni (da Berlusconi a Grillo, da Maroni a Vendola, da Monti a Bersani) ci dica come intende agire. Quale dovrà essere il ruolo dello Stato. Come riuscirà a garantire ai cittadini italiani che promuoverà le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro.




Sabato 02 Marzo,2013 Ore: 19:49
 
 
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