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www.ildialogo.org Una legge regionale lesiva della libertà religiosa - I lombardi alla crociata,di Massimo Aquilante

Una legge regionale lesiva della libertà religiosa - I lombardi alla crociata

di Massimo Aquilante

da Agenzia NEV del 6 febbraio 2013


ANTEPRIMA

Roma, (NEV), 6 febbraio 2013 - Proponiamo in anteprima un editoriale del pastore Massimo Aquilante che verrà pubblicato sul prossimo numero del settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi “Riforma”. L'autore è presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e della Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS) (www.riforma.it).

Accolgo molto volentieri l’invito di Riforma a intervenire sulla vicenda della «libertà religiosa» in Lombardia di cui ha parlato recentemente anche il Corriere della sera (25 gennaio). Rammento alle lettrici e ai lettori che Riforma ne ha già trattato in un’intervista a Paolo Naso (n. 49 del 21 dicembre 2012), a cui rimando. Desidero dire fin da subito che la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e la Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (Ccers) la stanno seguendo, ormai da mesi, con attenzione ed energia, nel quadro delle loro competenze.

I fatti sono noti. Nel 2006 la regione Lombardia emana la legge 12 con cui stabilisce che la costruzione, l’adibizione o l’utilizzo di locali a fini di culto ricadono sotto la normativa urbanistica del cosiddetto «governo del territorio». La legge nasce nel quadro specifico della cultura razzista e dell’agitazione propagandistica dello «scontro di civiltà» di cui determinate formazioni politiche hanno fatto il perno della loro azione e che hanno presa su larghe fasce dell’elettorato. Non è un caso che essa fu subito definita una legge «anti-Islam»; e non è neppure casuale il fatto che le chiese evangeliche che ne sono colpite siano tutte composte da immigrati. Resta il fatto, tuttavia, che per quanto lesiva della libertà e offensiva della democrazia, fino al profilo di incostituzionalità, la norma è stata studiata con astuzia e, grazie alla complicità di amministratori e politici locali, essa ha ottenuto gli scopi che si prefiggeva. E’ quanto abbiamo potuto verificare anche noi in relazione allo specifico contenzioso tra la Chiesa Evangelica Christ Peace and Love e il comune di Gorle, provincia di Bergamo. Non appena ricevutane informazione, la Ccers ha incaricato l’avvocato del suo neonato «ufficio legale» di recarsi in loco, prendere contatti con il legale della comunità che ha fatto ricorso al Tar Lombardia, visionare il fabbricato in oggetto. E così è stato possibile ricostruire i vari passaggi. Risultano già agli atti due sentenze negative (Tar e Consiglio di Stato) che confermano la legittimità dell’ordinanza con cui il comune di Gorle ha ordinata la cessazione dell’attività di culto, in quanto incompatibile con la destinazione d’uso del fabbricato e l’esproprio dello stesso. Il 23 gennaio scorso si è tenuta la prima udienza del ricorso, che ha avuto come unico risultato il rinvio al prossimo 27 marzo. Contestualmente, abbiamo chiesto e ottenuto un incontro con il prefetto responsabile della Direzione generale per gli affari dei culti presso il Ministero degli interni, con cui abbiamo avuto modo negli ultimi due/tre anni di avviare una collaborazione molto positiva, per sottoporre il caso. Ma anche qui abbiamo potuto verificare quanto sia tortuosa la strada: il prefetto, infatti, ha espresso la sua totale incompetenza su di una materia che attiene a norme regionali.

A fronte di questi dati, le chiese della Ccers e il Consiglio Fcei hanno convenuto che, per vincere la battaglia sul piano legale, si rende necessario disporre di una «situazione tipo» su cui lavorare fin dall’inizio, in modo da costruire attentamente ogni passaggio del giudizio. A tale scopo esse si sono impegnate in un’azione di costante monitoraggio all’interno delle rispettive compagini e di elaborazione al tavolo comune della Ccers.

Al contempo, è essenziale essere propositivi sul terreno più propriamente politico, proprio perché la legge lombarda ha una chiara matrice politica di parte, offensiva delle fondamenta della democrazia italiana. E’ necessario avviare una «campagna», fatta di tante e varie iniziative a più livelli, mirate a sensibilizzare l’opinione pubblica sul diritto alla piena libertà religiosa nel nostro paese. La cultura della paura, del pregiudizio, della «separatezza», alimentata ad arte per fondare il proprio consenso politico e garantire interessi di corporazione, va contrastata in nome della maturità democratica dell’Italia, non certo per una «gentile concessione» a chi non appartiene alla confessione religiosa di maggioranza.

Questo non è certamente una novità per larga parte delle nostre chiese: da sempre, almeno alcuni settori dell’evangelismo italiano, quelli della Fcei in prima istanza, si battono con questa consapevolezza e lungo questa direzione, accettando anche di andare incontro a ricorrenti delusioni. Tuttavia, un punto di novità oggi c’è ed è sotto gli occhi di tutti: la vera e profonda trasformazione del panorama religioso italiano. Il tema del diritto alla libertà religiosa, quindi, si annoda con quello della necessità di avere serie politiche d’integrazione. Tanto per fare un esempio: da più parti si sottolinea la centralità della questione del lavoro, ma tale centralità riguarda soltanto i lavoratori italiani o anche quelli immigrati e in regola? E questi lavoratori sono soltanto delle braccia prestate a impieghi che i nostri figli non scelgono più, oppure sono delle persone a tutti gli effetti, con le loro storie, le loro convinzioni profonde, le loro speranze e i loro diritti? Forse non è un caso che all’interno delle posizioni più demagogiche, anche nell’attuale campagna elettorale, il tema della crisi del lavoro non venga posto in riferimento all’organizzazione strutturale del mondo di oggi (e di domani), ma ridotto a faccenda di pigri, di chi non ha voglia di darsi da fare, o di fare sacrifici. Vi sono tante italiane e tanti italiani che negli ultimi decenni, grazie anche alle esperienze dell’associazionismo e del volontariato, hanno imparato molto sugli immigrati, sulle loro religioni «diverse», o sul loro modo di vivere la fede cristiana. E’ a loro che chiediamo un impegno più deciso a favore della democrazia.

D’altro canto, un intervento sul terreno della politica deve rivolgersi esplicitamente a chi poi ha responsabilità nella conduzione della «cosa pubblica», sia localmente che a livello centrale. Chiediamo l’abrogazione del comma 3 dell’art 52 della legge 12 della regione Lombardia, e chiediamo che si arrivi, entro la legislatura che sta per iniziare, a una legge che superi quella sui «culti ammessi» del 1929-30, sia attenta alle linee guida europee sui diritti della persona e delle comunità di fede, e sia coerente con la nuova realtà religiosa italiana. Il Consiglio della Fcei avrebbe voluto rivolgersi alle chiese per verificare la fattibilità di una mobilitazione generale in questo senso in occasione dell’imminente Settimana della libertà. Ma la coincidenza con il clima elettorale, e le norme restrittive a cui per esempio la trasmissione televisiva Protestantesimo è sottoposta, ci hanno indotto a un ripensamento. Anche in sede Ccers si è convenuto di concentrare le nostre risorse (poche!) sull’organizzazione di un doppio appuntamento pubblico nella seconda metà di marzo. Avremo una giornata a Milano e una a Roma. La prima, in collaborazione con il Centro culturale protestante, per porre esplicitamente la richiesta di superamento delle norme della legge lombarda, la seconda per sollevare il tema più generale di un’azione parlamentare. Desideriamo che gli interlocutori siano tanto gli esperti della materia giuridica quanto i rappresentati delle culture politiche, perché puntiamo ad un risultato concreto: che almeno si avvii un serio esame. In preparazione di queste due «giornate», abbiamo in programma una serie di incontri con alcuni candidati, sia alla presidenza della regione Lombardia, sia al Parlamento.

Certo, entrambe le iniziative hanno il carattere di «convegno», come è nel nostro stile consolidato e nelle prerogative della Fcei e della Ccers. Ma vorrei ricordare che il nostro convegno svoltosi al Senato il 22 novembre 2011, dal titolo «Il protestantesimo nell’Italia di oggi. Vocazione - Testimonianza – Presenza», ci ha poi condotto all’altro «Una legge sulla libertà religiosa. Urgente, inutile, impossibile?» del 15 maggio 2012 presso la Camera dei Deputati; e questo lavoro ci ha consentito di mantenere viva l’attenzione sulle problematiche di cui le nostre chiese si fanno carico. Ci rivolgiamo pertanto alle chiese locali, perché si riconoscano nella validità dei due prossimi appuntamenti, li sostengano con la preghiera e la partecipazione, ne utilizzino i risultati nel loro sforzo di testimonianza e nella loro passione per l’Italia. E ci diano suggerimenti per il futuro.



Giovedì 07 Febbraio,2013 Ore: 15:45
 
 
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