- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (359) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org Voto utile, ma per chi?,di Lucio Garofalo

La riflessione di un comunista deluso
Voto utile, ma per chi?

di Lucio Garofalo

Con una nota del nostro direttore


La questione del “voto utile” è molto più ampia, complessa e controversa rispetto a come viene impostata normalmente. Cosa significa “voto utile” e “utile” per chi o per cosa? Per un comunista è davvero utile votare con questo sistema elettorale, e per chi?

Chi ci rappresenta e come ci rappresenta? Come e da chi siamo stati rappresentati noi lavoratori negli ultimi anni? E’ davvero utile recarsi alle urne? E per votare chi? Per una lista che non ha nemmeno il coraggio di usare un simbolo comunista? A me la richiesta del “voto utile” pare una soluzione comoda per chiunque si candidi ad essere eletto. Ma può essere utile anche non recarsi alle urne e scegliere consapevolmente di non votare per nessuno. Scegliere di non sprecare il proprio voto e non rendersi più complice di questo sistema politico-elettorale che non rappresenta le classi lavoratrici, gli operai, i pensionati, i proletari. Al contrario, li massacra, li deprime e li mortifica sempre di più.

Qualcuno, in buona fede, sinceramente appassionato alla Politica, potrebbe ritenere giusto esprimere il proprio impegno o la propria “fede” politica attraverso un “voto utile” per delegare chi lo rappresenti. Ma il punto è esattamente questo e lo ribadisco.

Chi ci rappresenta? Chi è in grado di farlo ed ha le credenziali per farlo? Chi ha dimostrato in passato di poterlo fare e non l’ha fatto? Perché forse non ha voluto o potuto. Ma al di là del passato, che non è mai sepolto del tutto, chi, nell’odierno panorama politico ufficiale, ha davvero la forza, la volontà, la possibilità di rappresentare in modo “utile” il nostro voto, cioè il nostro impegno tradotto e declinato in un voto di procura, ossia di delega? Io credo che non ci sia nessuno in grado di farlo, specie in un momento storico in cui la sovranità della politica è sempre più esautorata e limitata dallo strapotere dell’alta finanza e del grande capitale anonimo e cosmopolita.

Oggi, a che serve e a chi serve (a maggior ragione ad una sinistra che si professa comunista) un ruolo di testimonianza, o di sponda, quando stiamo vivendo una fase storica attraversata da una feroce offensiva neocapitalistica, di cui l’agenda Monti è solo l’espressione dell’ultimo anno? Insomma, limitarci a testimoniare la nostra esistenza attraverso il voto, in quanto comunisti, può servire davvero ad incidere e ad essere protagonisti rispetto ai processi storici che stiamo vivendo, rispetto alle lotte e alle conflittualità sociali radicali come quelle che sono esplose in Grecia oppure in Spagna?

In Grecia e in Spagna contano molto di più gli anarchici, che non a caso rifiutano il voto, anche solo per esprimere o testimoniare la propria presenza, preferiscono astenersi, ma sono molto più presenti ed incisivi nelle lotte reali. Che ci sia qualcuno che in Parlamento, o nelle istituzioni borghesi in generale, possa testimoniare, denunciare, sollevare determinate questioni e rivendicare un ruolo critico rispetto alla crisi del capitale, ma soprattutto rispetto alla crisi del lavoro, è un bene, non c’è alcun dubbio.

Ma a me non basta più. Tutto qua. Resta, dunque, irrisolto, il nodo cruciale. Insisto su questo punto per sottolineare il mio dissenso e la mia distanza rispetto ad una politica ufficiale che non mi rappresenta e non esprime quelli che sono i miei ideali, le mie ragioni e le mie posizioni politiche, oltre che i miei interessi e le mie rivendicazioni concrete, in quanto lavoratore. Non è colpa mia se non riesco a riconoscermi in nessuno degli schieramenti politici presenti in questa competizione elettorale. Poi, sul fare qualcosa, sono d’accordo. Io ho sempre cercato di fare qualcosa di concreto e di utile per la “causa”, come si dice. Magari anche solo scrivendo, oppure impegnandomi nel mio settore professionale, visto che sono un insegnante. Oppure spendendomi in altri ambiti, per provare ad incidere sul reale e a cambiare l’esistente attraverso iniziative di tipo politico. In passato ho militato persino dentro Rifondazione comunista, ma sono stato deluso troppe volte dalle scelte compiute dal partito a livello nazionale e locale.

In sostanza, quando una persona è ripetutamente tradita, ingannata e disillusa, alla fine ci pensa non una, ma cento, mille volte, prima di commettere ancora lo stesso errore.

Lucio Garofalo


Una Nota del direttore

La riflessione di Lucio Garofalo, credo sia molto diffusa e sia figlia di una stagione politica, quella iniziata nel 1994 con la vittoria del berlusconismo, che ha teso a distruggere l'idea stessa del fare politica come carattere distintivo dell'umana società, in modo che tutto il potere potesse essere concentrato nelle mani di poche persone. Da quella data ha via via preso il sopravvento nella cultura e nei comportamenti quotidiani delle persone l'idea del rifiuto della politica come cosa sporca o dell'uomo solo al comando in grado di risolvere tutto e a cui delegare qualsiasi cosa. Tutta una serie di partiti, compresi quelli di sinistra, sono stati infettati dal berlusconismo che è una variante del fascismo. Il risultato concreto è l'elevato astensionismo, che è andato via via crescendo fino a raggiungere percentuali altissime, insieme al generale rifiuto della politica.

Bisogna invece ricordare che i diritti politici nel nostro paese non ci sono stati regalati da un monarca illuminato o dalla gentile munificenza del Papa Re. I diritti politici, il voto a suffragio universale e la possibilità di organizzarsi in partiti e tutte le altre libertà democratiche sancite dalla nostra Costituzione, ci sono stati trasmessi in eredità da chi, durante la seconda guerra mondiale, ha fatto la Resistenza al nazifascismo, liberando l'Italia dalla dittatura nazifascista e cacciando via la monarchia sabauda che credo sia stata una delle peggiori monarchie mai esistite al mondo.

Partecipare al voto, impegnarsi in politica, fare politica nei mille modi possibili che la società ci offre, dalla iscrizione ad un partito alla partecipazione ad attività sociali, culturali o di volontariato, credo sia un modo per onorare l'eredità che ci è stata lasciata e che noi a nostra volta dobbiamo lasciare ai nostri figli. Come cittadini italiani, ma anche come cittadini del mondo, non abbiamo diritto, mi si passi l'espressione, alla delusione alla sfiducia e alla passività. E' qualcosa che non ci possiamo permettere. Il futuro dei nostri figli, il futuro stesso della nostra umanità non può essere lasciata nelle mani di chi vuole usare il potere politico ai propri fini personali.

Giovanni Sarubbi



Mercoledì 30 Gennaio,2013 Ore: 16:55
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Politica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info