Esiste un forte e variegato movimento No Tav in val di Susa, esiste un comitato NoTav a Bolzano e a Trento in previsione di un altro buco nelle Alpi vicino al Brennero, esiste un forte movimento No Muos, che ha anche un presidio ai margini del mostro di Niscemi, esistono i comitati delle Mamme No Muos Niscemi Caltagirone ecc. Inoltre la regione Sicilia ha davvero emesso una delibera per fermare l'allargamento del mostro Muos; di tutto ciò si è sempre occupato anche il Prc e ora Grillo, ma -come ci avvisa Laura Picchi- la delibera c'é davvero , ma i lavori per l'allargamento del mostro continuano e del resto anche in Val di Susa il cantiere non si ferma.

Che fare? Credo che bisogna imparare da quello che è finora capitato: i due movimenti (No Tav e No Muos) si sono -con fatica ma successo- sottratti alle tentazioni violente, che fanno solo danni. La violenza non dà frutti, perché gli stati nazionali oggi non sono in grado di difendere la loro popolazione da eventuali pericoli esterni (l'Italia e del resto nemmeno l'Europa può difenderci dalle armi atomiche di chiunque le abbia),ma è in grado di difendersi dai suoi cittadini usando la "forza", cioè la violenza legale dello stato.

Dunque bisogna agire con decisione intelligenza e abilità, prima di tutto mantenendo aperti gli spazi di agibilità politica, il diritto di manifestare, il diritto di scioperare, ecc. Inoltre stringendo patti con altri pezzi di movimento sul territorio: ad esempio, credo che le relazioni da costruire tra No Tav e No Muos siano assolutamente vitali; poi bisogna vedere se vi sono vie giuridiche da percorrere prima che le cambino, ad esempio se è costituzionale che pezzi di territorio italiano siano soggetti a decisioni internazionali senza che le popolazioni siano preventivamente interpellate ecc. Propongo che No Tav e No Muos stringano patti di consultazione e si segnalino per richieste comuni, a partire dalla considerazione che il territorio non è un bene comune, ma un "bene d'uso", cioè che non soggiace a proprietà nemmeno pubblica, perchè è una risorsa primaria finita, misurabile, che deve essere lasciata a chi verrà dopo di noi ancora ugualmente usabile, non inquinata, distrutta, divenuta nociva. Su questo fare lotte e inviare messaggi, raccogliere firme, scrivere testi di legge di iniziativa popolare, far sapere ai parlamentari eletti che vogliamo che agiscano e non si gingillino. Si tratta di cose urgenti che richiedono che i e le nuove elette al Parlamento si diano una mossa e incomincino ad agire, non si lascino prendere dalla morchia istituzionale che è capace di ingrippare qualsiasi meccanismo e di rallentare qualsiasi motore.

Sono le prime mosse di un progetto di lunga durata, ma che non può attendere.