- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (184) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org REFERENDUM: LE ACROBAZIE DIALETTICHE DI UN SI’ IN CRISI,di Luigi Caputo

REFERENDUM: LE ACROBAZIE DIALETTICHE DI UN SI’ IN CRISI

di Luigi Caputo

In queste ultime settimane di campagna elettorale il fronte del SÌ sembra aver modificato qualche nota nel proprio spartito anche se la musica di fondo è sempre la stessa e, dobbiamo dirlo, più stonata che mai. In particolare i Cinque Stelle, principali sponsors del taglio dei parlamentari, ridimensionato l’argomento del risparmio per tutti i cittadini, perché forse eccessivamente minimalista anche per le orecchie populiste, oltre che indigeribile dagli alleati di governo, stanno puntando sempre più su altri due temi: migliore selezione della rappresentanza parlamentare e maggiore funzionalità delle Camere. Si tratta di due argomenti uno più risibile dell’ altro. Quanto al primo, una semplice osservazione. Se, per riconoscimento pressoché unanime, i candidati eleggibili attualmente sono individuati da quelle che un tempo si chiamavano le segreterie di partito, oggi sostituite dalle leadership personalistiche con annessi cerchi magici, queste finiranno per privilegiare ( ancor di più di quanto già non avvenga) l’affidabilità e la fedeltà, in modo da avere gruppi parlamentari omogenei e più facilmente controllabili. A farne le spese saranno eventuali minoranze interne. Allora la selezione la faranno gli elettori? Forse, se potessero, attraverso le preferenze (che peraltro non sono la panacea di tutti i mali), le quali però non solo sono state abolite, per le elezioni politiche, dal 1993, ma sono completamente sparite dai radar, a partire dall’ attuale ddl Brescia. Non stiamo parlando in astratto. Il taglio delle assemblee è stato infatti già sperimentato nei Comuni in questi ultimi dieci anni ( governo Berlusconi IV , anno 2009). Risultato? Ulteriore compressione degli spazi riservati alle minoranze, e null’ altro. C’è poi un’ altra osservazione da fare, che sarà forse ovvia ma, notiamo, poco presente nei dibattiti di questi giorni. Chi stabilisce la validità e l’adeguatezza di una classe parlamentare in democrazia? Non certo chi già ne fa parte, ci sembra, e che ha appena votato massicciamente se non plebiscitariamente per la propria autoriduzione. Unico soggetto titolato a stabilire l’idoneità dei rappresentanti rispetto all’ufficio a cui sono chiamati è, naturalmente, il corpo elettorale, che però lo fa sulla base dell’offerta sottopostagli e che attualmente non è in grado di incidere su di essa né a monte ( momento della scelta dei candidati), né a valle ( momento della scelta tra i candidati) e anzi vede spesso completamente vanificato il proprio voto, qualora indirizzato verso forze politiche che non riescono ad accedere al Parlamento pur raccogliendo consensi nell’ordine delle centinaia di migliaia o, talvolta, di milioni di voti destinati a rimanere perciò privi di rappresentanza. Queste ci sembrano questioni molto più serie, sulle quali la riduzione del numero dei parlamentari non interviene, se non in senso ulteriormente peggiorativo.
Quanto all’altro argomento, quello della maggiore efficienza delle istituzioni, siamo nel campo della fantasia pura. Sono lontani i tempi, correva il 1976, quando quattro deputati radicali tenevano spesso in scacco la maggioranza con il loro ostruzionismo, praticato peraltro con finalità spesso meritorie. Con i regolamenti attuali, tra contingentamento dei tempi e ghigliottine anti- emendamenti, ciò non sarebbe consentito nemmeno a gruppi molto più consistenti. Oggi la lentezza dei lavori parlamentari è dovuta in genere alle divisioni nelle maggioranze di governo, che tendono ad evitare o a dilazionare l’esame dei provvedimenti più spinosi e controversi, fattore che non scomparirebbe certo con la diminuzione dei parlamentari. È esattamente il contrario. Sarebbe il taglio, che, obbligando i componenti dei gruppi più esigui numericamente ad essere inclusi in più commissioni, di fatto determinerebbe rallentamenti nei lavori delle stesse, allungando di conseguenza l’iter di approvazione dei disegni di legge. Come si vede, non appena tenta di fuoriuscire dal meschino recinto di un modestissimo risparmio, la propaganda del SÌ rivela tutta la propria evanescenza e contraddittorieta’.
Un motivo in più per pronunciare un rotondo NO il 20 e 21 settembre.
Luigi Caputo – Partito della Rifondazione Comunista - Comitato Regionale Campania



Venerdì 11 Settembre,2020 Ore: 21:51
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Politica

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info