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www.ildialogo.org Materialismo storico? Sì grazie!,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Materialismo storico? Sì grazie!

di Giovanni Sarubbi

Giovanni Sarubbi
L
a quantità di violenze a cui siamo oramai abituati ad assistere ogni giorno in diretta TV è tale che non si riesce più a distinguere quella reale, ultima quella contro i bambini rom a Roma a cui è stato distrutto e calpestato il cibo a loro destinato, da quella che viene prodotta e trasmessa dai tanti film violenti che la cinematografia statunitense ha scaricato sul resto del mondo. C’è una lista infinita di tali film dell’orrore (NCIS,CSI, Criminal Minds,...) che ripetono ad ogni ora del giorno il mantra dello “scontro di civiltà”. E non c’è soluzione di continuità tra questa cinematografia violenta, infarcita di terroristi che attentano alla sicurezza dell’occidente, e i telegiornali che ripetono anch’essi gli stessi termini. Stesso copione e stesso linguaggio per i film e per i TG.
Studiosi, sociologi, politologi, psicologi si interrogano sullo stato di salute della nostra umanità e cercano di spiegare cosa sta accadendo nella nostra società.
C’è chi parla di “ malattia mentale collettiva”[1] citando la diagnosi impietosa firmata da diverse società psicoanalitiche italiane secondo le quali “siamo sull’orlo di una crisi psicotica”.
Altri autori più che analisi di ciò che sta accadendo descrivono ipotesi politiche che rientrano sempre nello schema dello “scontro di civiltà” o degli opposti estremismi religiosi che starebbero confrontandosi a livello globale per la supremazia.[2]
E se di crisi psicotica collettiva si tratta, visto le sue dimensioni di massa, quale cura e possibile? Quanti psichiatri sarebbero necessari per curare un’intera nazione o addirittura il mondo intero?
Che ci siano aspetti psichiatrici è possibile e le analisi degli specialisti del settore aiutano a capire su quali elementi psicologici fanno leva i seminatori di odio per conquistare consenso. Si perché l’odio viene seminato sistematicamente e scientificamente utilizzando tutti i meccanismi psicologici e neurologici messi a punto dal “neuro marketing”, quella branca delle neuro scienze che è stata creata recentemente (2002) per vendere i prodotti più disparati [3]. E la politica è diventato uno di questi prodotti. E vengono utilizzati tutti i mass-media oggi esistenti, TV e Social-network principalmente, che sono tutti rigidamente nelle mani degli uomini più ricchi del mondo.
Vedi ad esempio ciò che è successo nel quartiere di Torre Maura a Roma, dove l’azione violenta dei fascisti di Forza Nuova e Casa Pound contro un gruppo di rom, è stata fatta passare come un’azione degli abitanti del quartiere spalleggiati da tali partiti. Si è fatto passare il messaggio che c’è un intero quartiere che è contro i rom e gli immigrati e che i fascisti erano li a sostenere le rivendicazioni popolari. Una vera e propria mistificazione della realtà che serve a dare man forte ai fascisti e ad amplificare la loro iniziativa politica. E chi come abitante di Torre Maura ha contestato i fascisti per quello che stavano facendo è stato messo alla berlina sui social. E nessun fascista e nessun presunto abitante del quartiere è stato arrestato seduta stante per le violenze commesse che non sono state in alcun modo impedite. E anzi si è consentito la realizzazione di un atto infame e disumano quale quello di calpestare il pane destinato ai bambini. E invece di arrestare i violenti, ad essere sgombrati sono stati i rom che in quel centro di accoglienza dovevano essere ospitati.
Quindi più che di una “malattia mentale diffusa” io parlerei di uso scientifico di elementi neurologici da parte di chi ha interesse a diffondere la violenza che ha un intrinseco valore economico. Maggiore violenza, significa maggiori spese per il comparto della cosiddetta sicurezza, armi e quant’altro. Ma maggiori violenze nelle società significa anche avere una base sociale che al momento opportuno potrà sostenere avventure militari. La tensione interna viene usata per sostenere lo scontro con gli altri paesi con cui si vuole competere. L’economia è la base di tutto ciò che si muove nella società.
Nelle analisi invece si sopravvaluta l’aspetto emozionale o “ideologico-religioso” a scapito di quello materiale, mentre una corretta analisi deve tenere conto di tutti i fattori in gioco.
E sono invece proprio i fattori economici, quelli che il buon vecchio Marx chiamava “rapporti di produzione”, che sono alla base dell’attuale violenza che avvolge l’intero mondo in quella che nel 2001 l’allora presidente USA Bush chiamò “guerra infinita”.
Siamo in una guerra devastante dal 2001 e questo dato di fatto sembra scomparire dalle analisi degli addetti ai lavori. Ci sono continue dichiarazioni di guerra da parte degli Stati Uniti e del suo presidente Trump in particolare contro la Cina partendo da questioni economiche.
E sul piano economico siamo nel pieno di una profondissima crisi come mai si era vista prima nel mondo capitalistico nel quale le crisi economiche sono congenite. E si tratta di crisi di sovrapproduzione, che si traduce in una quantità enorme di merci che resta invenduta perché chi dovrebbe consumarla non ha i soldi per comprarla. E questo perché i capitalisti che possiedono i mezzi di produzione tendono a ridurre i salari per aumentare il loro saggio di profitto. E sovrapproduzione significa fallimenti delle aziende più piccole e concentrazione ulteriore dei capitali in sempre meno mani. È il buon vecchio Marx. Nulla di nuovo da un secolo e mezzo a questa parte.
La produzione di beni materiali è oggi giunta a livelli inimmaginabili agli inizi del secolo scorso. Produzione di beni materiali che è stata spinta in avanti da un progresso tecnologico impensabile appena 40 anni fa. La ricchezza prodotta nel mondo, sia quella alimentare, sia quella industriale, sia quella per i servizi, è tale e tanta che essa non può più essere gestita a livello privatistico come avviene oggi in tutto il mondo. Anche nella Cina comunista esistono multimiliardari e anzi proprio li sono concentrate le persone più ricche del mondo.
La concentrazione dei capitali in pochissime mani è il fenomeno che è proseguito ininterrotto per tutto il 20° secolo e continua ancora oggi. Lo avevano previsto Marx, Engels e poi Lenin. E la ricchezza prodotta da queste immense multinazionali è, sempre più evidentemente, una ricchezza sociale di cui nessuno può più appropriarsi in modo privatistico.
Il problema che l’umanità si trova ad affrontare è dunque quello del superamento di rapporti di produzione privatistici vecchi oramai di tre secoli, che non tengono conto dell’enorme sviluppo delle forze produttive che il capitalismo stesso ha messo in moto e che determineranno, è il vecchio Marx che parla, la sua fine. Senza questo superamento c’è guerra, c’è violenza, ci saranno fascismi e nazismi variamente conditi, c’è la miseria e la morte per oltre la metà della popolazione mondiale il tutto per consentire a qualche centinaio di super ricchi di continuare a gestire privatisticamente la ricchezza dell’intero mondo. Come hanno fatto del resto in tutto il 20° secolo con la prima e la seconda guerra mondiale e poi con la guerra fredda, e poi con il confronto nucleare con le esplosioni atomiche sperimentali negli anni ‘50 e ‘60, e poi con le guerre coloniali, e le dittature in Europa e America del sud, con oltre 200 conflitti di forte intensità che dal 1945 si sono succedute nel mondo senza soluzioni di continuità, fino al 2001 quando questa guerra è divenuta di nuovo apertamente mondiale e “infinita”.
Dietro a Trump che dichiara guerra commerciale alla Cina ci sono le multinazionali americane e nessuno, che sappia di cosa parli, può pensare minimamente che la sua politica derivi dal suo essere razzista o suprematista bianco. L’unica ideologia e l’unica religione che interessa ai Trump e a quelli che lui rappresenta è quella del dio denaro, dio dollaro, dio oro, dio diamanti,... e null’altro.
Il guaio di molti commentatori della politica di oggi è quello di aver relegato il materialismo storico di Marx in soffitta e così non sanno capire ciò che invece è perfettamente chiaro sol che si voglia utilizzare gli strumenti giusti. E il materialismo storico è quello strumento che dobbiamo necessariamente riscoprire per capirci qualcosa sul nostro presente e sul nostro futuro. E scusate se mi sono ripetuto.
Giovanni Sarubbi
1Vedi Marco Revelli in libertaegiustizia.it
2Vedi Paolo Naso in confronti.net



Domenica 07 Aprile,2019 Ore: 19:56
 
 
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