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www.ildialogo.org Le tre scimmiette,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Le tre scimmiette

di Giovanni Sarubbi

Giovanni Sarubbi
N
on vedono, non sentono non parlano. Non vedono le ingiustizie che dilagano nella società. Non sentono le urla di disperazione dei poveri del sud del mondo che sono uccisi dalle guerre che il ricco occidente fa nelle loro terre per conquistare le materie prime di cui quei paesi sono ricchi. Non parlano, non raccontano, non urlano la loro indignazione per un sistema sociale iniquo e basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Parliamo dei mass-media mainstream, dei grandi giornali, delle grandi TV, che mischiano continuamente notizie e pubblicità e che hanno trasformato le pubblicità nelle uniche “notizie” di cui in realtà si occupano. Parliamo dei mass-media e dei giornalisti che vi lavorano e che scrivono ciò che gli viene detto di scrivere e non quello che vedono con i loro occhi e ascoltano con le proprie orecchie.
Chiacchierano delle leggi razziali del 1938 ma sono incapaci di parlare delle leggi razziali che sono state approvate qualche giorno fa dal parlamento italiano, il cosiddetto decreto “sicurezza”, calpestando la nostra Costituzione nata dalla Resistenza al nazifascismo. Condannano l’antisemitismo ma sono incapaci di vedere la sua variante dei nostri tempi che si chiama islamofobia, che costringe milioni di cittadini europei di religione musulmana ad essere guardati con sospetto e a subire, soprattutto le donne, continui atti di violenza fino all’omicidio.
Fanno finta di scandalizzarsi per i bambini ebrei cacciati dalle scuole a causa della loro religione nel 1938, ma non si scandalizzano per i bambini figli di immigrati cacciati dalle mense per una ordinanza di un qualsiasi sindaco leghista. Anzi gli danno voce, e danno voce a tutti i suoi sostenitori che ripetono il mantra dei razzisti di tutti i tempi contro gli immigrati che suona pressapoco così: non siamo noi che siamo razzisti sono loro che sono neri, rom, napoletani, musulmani brutti sporchi e cattivi. Come dicevano dei migranti italiani negli USA all’inizio del secolo scorso. E fanno dire in TV a luridi personaggi che i migranti “sono come i pidocchi”, dando a questi feroci figuri una amplificazione mediatica che diffonde ulteriormente i loro veleni nella società.
I giornali main-stream si stanno trasformando sempre più, ovviamente con le dovute poche eccezioni, in mass-media simil-fascisti, bollettini del pensiero unico imperialista incarnato oggi nella politica del presidente USA Trump, di quel sovranismo che nel corso del secolo scorso si è reso responsabile di due guerre mondiali, di immani stermini, di una lunga guerra fredda, di una prolungata corsa agli armamenti e di una vera e propria guerra nucleare combattuta con oltre 1200 esplosioni nucleari “dimostrative” che non hanno certo fatto bene al pianeta Terra e all’umanità. Sovranisti, USA in testa, che dal 2001 sono impegnati nella ennesima guerra mondiale che ora i sovranisti europei vogliono spostare qui in Europa. Tutte le discussioni attorno all’euro e alla brexit non sono altro che i prodromi di una guerra vera e propria combattuta sul suolo europeo come furono la prima e la seconda guerra mondiale.
Ma questa politica, contro cui nessun mass-media mainstream si schiera, passa anche attraverso un sotterraneo processo di fascistizzazione del nostro sistema politico-istituzionale.
È il caso del cosiddetto “CONTROLLO DEL VICINATO” che vede in questi mesi tutte le prefettura del nostro paese impegnate a realizzare appositi “protocolli d’intesa” con tutti i comuni della propria zona di competenza. Si tratta di un sistema di controllo del territorio che nella sua formulazione originaria “prevede l’auto-organizzazione tra persone residenti in una stessa zona per controllare l’area intorno alle proprie abitazioni”[1]. È una pratica nata negli USA e che è stata esportata in Europa e che i protocolli prefettizi vogliono normare costituendo una vera e propria organizzazione sul territorio comunale che fa capo, manco a dirlo, al Sindaco trasformato sempre più nel vecchio podestà del regime fascista. In allegato rendiamo disponibile il protocollo d’intesa previsto per il comune di Monteforte Irpino.
Ad ogni protocollo d’intesa è allegato un disciplinare che definisce le varie figure coinvolte nel progetto. Facendo riferimento a quello allegato del comune di Monteforte Irpino, esso prevede un coordinatore di progetto e diversi coordinatori di zona. Il coordinatore di progetto è scelto dal comandante dei vigili. Il comandante dei vigili a sua volta è scelto dal sindaco che così influenza anche la nomina del coordinatore. I coordinatori di zona sono scelti invece dall’amministrazione ma non sono precisate procedure e criteri di selezione ne tantomeno è prevista una loro elezione diretta da parte dei cittadini. I coordinatori di zona sono quelli che raccolgono le informazioni dai cittadini trasmettendo quelle che ritengono utili alle forze dell’ordine. Il sistema si basa sull’uso dell’applicazione di messaggistica WatsApp, richiamata esplicitamente nel protocollo d’intesa, e sono i coordinatori di zona che aggiungono sui gruppi whatsapp le persone decidendo a loro discrezione chi può esserci e chi no. Sono loro che sono chiamati anche a mettere insieme “piccoli indizi” (è scritto così letteralmente) e a incoraggiare i cittadini del vicinato a sorvegliare “situazioni anomale” senza specificare quali esse siano. Un ampio margine di discrezionalità viene lasciato a queste figure e di fatto viene messo un filtro tra cittadino e forze di polizia. Questo filtro lo sceglie la politica. Non è più una organizzazione dal basso ma una organizzazione che fa capo all’amministrazione comunale. Perché non lasciare libero il cittadino di confrontarsi con i vicini che ritiene più affidabili e denunciare direttamente all’autorità di polizia anche solo stranezze che osserva?
Con tali strutture, che apparentemente partono dal basso, si vuole coinvolgere quante più persone possibili nel diffondere il clima di paura che in Italia è arrivato a livelli di guardia senza che questa paura abbia alcun fondamento reale, sia rispetto ai reati, che sono in calo consistente oramai da anni, sia rispetto al fenomeno della migrazione. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, del Censis e di “Noto sondaggi” i reati sono in calo dell’otto per cento. I reati più gravi, come gli omicidi, sono diminuiti ancora di più con un meno 14% passando da 371 a 319 nell’ultimo anno.
Nessun protocollo, fra i tantissimi finora firmati a livello nazionale che hanno una matrice comune stabilita dal ministero dell’interno, presentano dati precisi sui reati riscontrati nei singoli territori che possano giustificare in qualche modo la realizzazione di simili strutture che, mutatis mutandis, ricordano i sistemi di controllo del territorio del regime fascista realizzato dalla Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (le famigerate “camice nere”). Le premesse di tali protocolli sono un vero e proprio inno alla politica della cosiddetta “sicurezza della Lega” che vede così le proprie idee reazionarie e la propria politica trasformate in un fatto oggettivo senza alcuna verifica effettiva su ciò che avviene realmente sul territorio. Le premesse di tali protocolli partono infatti dal “contesto socio-economico e la diffusione di un crescente livello di percezione di insicurezza tra la popolazione locale” che imporrebbero “la necessità di adottare nuove strategia mediante un razionale ricorso a tutte le risorse fruibili”.
Ma chi ha creato e stimolato in tutti i modi possibile questa insicurezza? Chi ha detto continuamente bugie su bugie facendo diventare la questione della sicurezza la principale fra le preoccupazione collegandola strettamente alla questione dei migranti? Ed è proprio la questione migranti che è sottintesa a tutto il testo quando si parla di “piccoli indizi”. Cosa c’è di più appariscente in un paese popolato al 95% da persone bianche che notare una persona di colore nero? I responsabili della percezione distorta della realtà è di una precisa forza politica che si chiama Lega Nord unitamente alle altre forze di destra sue alleate, con i mass-media mainstream complici della diffusione delle loro dottrine spacciate come legittime idee politiche.
Stanno realizzando in modo diffuso e capillare un sistema di controllo che di fatto istituzionalizzerà le “ronde padane” volute nel 2009 dall’allora ministro dell’interno Roberto Maroni, anche lui leghista. E chi garantirà che un tale sistema non venga usato per costruire teoremi sulle persone che si oppongono al sistema dell’apartheid che la Lega sta realizzando con la complicità dei 5Stelle?
Che le “ronde padane” incombano sulla scena politica è dimostrata anche dal fatto che esse vengono citate nei protocolli d’intesa con precisi riferimenti della legge istitutiva che è ancora li e non è stata abrogata né dichiarata incostituzionale.
L’inquisizione tornerà di moda e ci sono ampi segnali in tal senso contro chi si oppone all’apartheid leghista, e il caso di Riace e del suo sindaco Lucano e quello di don Biancalani a Pistoia sono li a dimostrare come la Lega e il suo ministro dell’interno stanno conducendo una battaglia senza esclusione di colpi contro tutti i sostenitori della solidarietà e dell’accoglienza fondamenti del Vangelo di Gesù di Nazareth. E lo fa con il rosario e il testo del “vangelo” in mano.
La parola razzismo è un sostantivo. Così dice il mio vocabolario. Descrive una sostanza, qualcosa di sostanziale, di materiale, comportamenti e fatti precisi, parole sentimenti e azioni. La sostanza del razzismo ricorda tutti quei materiali che di solito girano nelle fogne, quali liquami, escrementi, topi di fogna portatori di pericolosissime malattie. Si tratta di materiali puzzolenti, di un fetore insopportabile che non va via nemmeno con lavaggi profondi o fortissimi deodoranti. Un fetore che ti entra nell'animo e ti sporca dentro.
Quando, nella propria vita quotidiana si incontra il razzismo, ci si sente sporchi dentro ed è una sporcizia che non si dimentica più. Una sporcizia che è sempre lì, nel profondo dell'anima di chi l'ha subita e che si ravviva e ritorna a galla ogni volta che questo dannato sostantivo viene rivissuto. E oggi siamo in tale situazione.
Fermiamoci prima che sia troppo tardi.
Giovanni Sarubbi
 
NOTE



Domenica 02 Dicembre,2018 Ore: 21:34
 
 
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