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www.ildialogo.org Necrofilia: la nuova frontiera dell'"informazione",di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Necrofilia: la nuova frontiera dell'"informazione"

di Giovanni Sarubbi

Giovanni Sarubbi
S
u queste colonne abbiamo più volte stigmatizzato il comportamento negativo dei mass-media mainstream [1] che stanno evolvendo sempre più verso il peggio. Abbiamo denunciato le “TV spazzatura” che si stanno sempre più evolvendo in “TV fognatura”. Abbiamo denunciato la “pornografia del dolore” che dilaga oramai da anni indisturbata su tutti i mezzi di comunicazione. Ora siamo alla vera e propria necrofilia favorita anche dai cosiddetti “social network” dove non vi sono regole che tengano.
Parto da un tristissimo fatto di cronaca accaduto ad Avellino giovedì scorso 15 novembre 2018. In una casa del centro storico un giovane di 25 anni è stato ucciso. Un altro giovane poco più grande di lui, che è stato accusato del suo omicidio, ha tentato il suicidio e ora è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Avellino e lotta tra la vita e la morte. Una ragazza diciottenne, fidanzata del giovane ucciso, è rimasta ferita gravemente ma è fuori pericolo. Il fatto è durato all’incirca un ora, fra le 10 e le 11 circa, ed è avvenuto sotto gli occhi di decine di testimoni e dei loro telefonini e di telecamere di TV e di fotografi professionisti delle testate giornalistiche locali allertati da chi ha soccorso la ragazza ferita scappata urlando dall’appartamento. Presenti vigili del fuoco, polizia di stato e polizia municipale. Decine di persone hanno assistito al tentativo di suicidio del presunto omicida che si è buttato giù da una finestra da un’altezza di 6-7 metri. Decine i filmati e le foto del tentativo di suicidio che nel giro di poche ore sono stati pubblicati integralmente sui social network e su molti siti internet locali di carattere “giornalistico” fra cui alcune TV locali molto note a livello provinciale.
L’informazione è diventata NECROFILIA. Qualche TV ha interrotto il filmato al momento in cui il giovane che ha tentato il suicidio si è affacciato alla finestra. Altre hanno mostrato tutta la scena in tutto il suo orrore, disinteressandosi della violenza che in questo modo veniva scaricata addosso ai genitori e ai familiari del giovane e ai suoi tanti amici. Chi ha tentato il suicidio è infatti una persona molto nota e benvoluta ad Avellino fra i giovani della sua età e fra quelli ancora più giovani di lui perché si occupava professionalmente di telefonini ed elettronica in genere.
Si tratta di una tragedia inspiegabile su cui un giornalismo serio, rispettoso della verità dei fatti e rispettosa dei diritti umani di tutte le persone, avrebbe dovuto limitarsi a riportare le poche cose certe che ho prima sintetizzato senza pubblicare alcuna foto o filmato necrofilo e senza avventurarsi in ipotesi su ciò che ha generato la tragedia su cui gli organi inquirenti hanno appena cominciato ad investigare. Foto e filmati necrofili hanno il solo scopo di aumentare la propria visibilità su internet o la propria vendita nelle edicole. Visibilità su internet che si trasforma in aumento dei ricavi pubblicitari. I soldi hanno distrutto l’umanità delle persone ed il loro diritto ad essere considerate persone, esseri umani e non numeri o mosche che si cibano di escrementi.
Le notizie sono invece diventate come delle grandi merde per attirare le mosche.
E giornali rispettosi della deontologia professionale non avrebbero dovuto fare quello che invece ad Avellino hanno fatto i due quotidiani stampati in provincia che, nella giornata successiva alla tragedia, hanno prodotto 5 pagine piene di nulla. Pagine che dovrebbero diventare un “caso di studio” nelle scuole di giornalismo di tutto ciò che un giornalista non dovrebbe mai fare nel raccontare un fatto di cronaca come quello prima descritto. La concorrenza fra i giornali è a chi la spara più grossa. Concorrenza verso il peggio e non verso il meglio.
Pur essendo già nel primo pomeriggio del giorno della tragedia chiaro che non c’era alcun movente passionale scatenato dalla gelosia, entrambi i quotidiani scelgono la linea della gelosia, del cosiddetto “triangolo”. Addirittura uno dei due quotidiani, quello più blasonato, ha buttato sul presunto colpevole lo stigma di essere un ragazzo adottivo, come se tale circostanza potesse essere un’aggravante o una causa scatenante della tragedia. Come etichettare una cosa così ripugnante se non con la parola “razzismo”? Senza sapere nulla su ciò che è effettivamente accaduto in quella casa i giornali sono giunti all’individuazione del colpevole e alla sua condanna senza appello. Assolta la società nel suo complesso, tranquillizzati i piccoli borghesi della città che possono così continuare a vivere come sempre fregandosene di tutto ciò che nella città si muove nel bene e nel male.
Un giornale dovrebbe rappresentare l’anima, la coscienza critica di una collettività. Dovrebbe essere in grado di rappresentare obiettivamente ciò che accade ponendosi domande e rifuggendo da sensazionalismo o da speculazioni finalizzate agli introiti pubblicitari o alle vendite. Dovrebbe essere finalizzato al bene comune e non al male.
Nessuno dei giornali della provincia di Avellino si è posto domande sul livello di violenza che oggi esiste nella nostra realtà. Ne sulla condizione dei giovani che a trentadue anni vivono ancora una condizione precaria che li rende poco più che adolescenti, che non capiscono ancora quale sia la differenza tra il bene ed il male.
Eppure omicidi fra i giovani sono già successi ad Avellino come in tante altre realtà del nostro paese. Nessun giornale si pone il problema di porre un argine alla violenza. Rappresentandola come necrofilia, come si è fatto in questo caso, non si fa altro che sponsorizzarla.
Come iscritto all’ordine dei giornalisti della Campania e come membro del Circolo della Stampa di Avellino ho chiesto immediatamente l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di quanti fra i giornalisti irpini hanno scelto di pubblicare foto e filmati che violano la dignità delle persone coinvolte e dei loro familiari, così come prescrive il codice etico dei giornalisti italiani. Nessuno mi ha risposto. Anche questo è il segno della crisi profonda che che investe la cosiddetta “informazione” nel nostro paese. Prevalgono i soldi e la disumanità. Perciò il fascismo è fra noi ed è pronto a spazzare via la libertà di stampa conquistata con la lotta di liberazione dal nazifascismo.
Giovanni Sarubbi
NOTE
1Nel significato di giornali o altri mezzi di comunicazione dominanti il mercato delle informazioni del nostro periodo storico. Vedi anche treccani.it



Domenica 18 Novembre,2018 Ore: 20:32
 
 
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