- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (1029) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org La manovra: Cosa è meglio la padella PD o la brace Lega-M5s? Un'altra via è possibile.,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
La manovra: Cosa è meglio la padella PD o la brace Lega-M5s? Un'altra via è possibile.

di Giovanni Sarubbi

Giovanni Sarubbi
L
a Confindustria[1] si è dunque schierata ufficialmente con la Lega[2] e con questo governo e appoggia quindi la manovra, approvata fra l’esultanza dei grillisti, che non tocca per nulla i ricchi e anzi li favorisce ancora di più mentre dà qualche briciola ai poveri a spese dei poveri stessi. Chi ha votato M5S, perché giustamente arrabbiato con la politica di destra del PD, è passato dalla padella del PD alla brace della Lega-M5s.
La Confindustria non è una associazione caritatevole e se si schiera con un partito politico, cosa mai successa finora se non ai tempi del regime fascista, quando divenne "Confederazione fascista degli industriali", lo fa perché sa che quel partito difenderà i propri interessi economici così come hanno fatto tutti i governi che si sono succeduti dal 1948 ad oggi ed in particolare dal 1979 ad oggi.
Il nocciolo della crisi attuale è tutto qui: i governi che si sono succeduti dal 1979 hanno accettato tutti i diktat della Confindustria ed in particolare della FIAT. I risultati di tale politica sono fallimentari e sono sotto gli occhi di tutti.
Questa storia l’ho già scritta e mi scuseranno i miei 4 lettori se la ripeto, ma “repetita iuvant”.
I giovani oggi non sanno neppure cosa sia la “indennità di contingenza”[3] che è stata al centro di fortissime lotte sindacali negli anni 70, culminati nell’accordo interconfederale del 1975, firmato da Confindustria e CGIL-Cisl-UIL. Io c’ero, nel senso che ho vissuto quelle lotte. Firmò l’accordo per la Confindustria Giovanni Agnelli, presidente della FIAT e presidente di Confindustria. E fu proprio Agnelli che nel biennio1979-1980 ruppe quel patto che impegnava le imprese a rispettare i diritti dei lavoratori a cominciare da una retribuzione “in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa” (Art. 36 della Costituzione). Nel 1979 la FIAT capeggiò la riscossa degli industriali dopo le sconfitte che aveva dovuto subire a seguito delle lotte iniziate nel 1968-1969. Lo scontro cominciò nel 1979 quando la Fiat licenziò una sessantina di operai con l’accusa di terrorismo mai provato. Ci furono circa 20mila licenziamenti e migliaia di cassintegrati. Lo scontro portò all’occupazione delle fabbriche. Lo scontro terminò il 14 ottobre del 1980 con la tragicamente famosa “marcia dei 40mila quadri della FIAT”[4] che ruppero il fronte sindacale e si schierarono apertamente con la FIAT. Diverse migliaia di operai si suicidarono. L’allora PCI fu sconfitto perché il suo segretario generale, Enrico Berlinguer, si era schierato con gli operai in lotta. Da quel momento cambiarono i rapporti di forze. Cambiò il PCI, cambiarono i sindacati. Venne messa in discussione l’indennità di contingenza che di li a pochi anni fu eliminata dalla busta paga. Fu cancellato di fatto l’art. 36 della Costituzione prima citato. E il governo che realizzò questa rottura fu quello presieduto dal “socialista “ Bettino Craxi. Furono poi stracciate le liquidazioni con migliaia di miliardi di lire regalate alle aziende grazie ad una riforma che cancellava la normativa precedente. Riforma firmata Giuliano Amato.
Si impose il modello che si può racchiudere nella frase “le imprese contano tutto i lavoratori nulla”, e siamo andati di peggio in peggio anche grazie alle vicende internazionali quali la caduta del muro di Berlino e dei paesi del cosiddetto “socialismo reale” e dell’Unione Sovietica, che portò alla riunificazione tedesca e all’emergere di un rinnovato e più forte imperialismo statunitense che da allora è divenuta la superpotenza egemone sul piano mondiale. La “terza guerra mondiale a pezzi”, nella quale siamo ancora immersi, è figlia di quella rottura.
La vittoria del capitalismo più bieco, che ha cancellato tutti i diritti dei lavoratori e la nostra Costituzione, è la causa della miseria nella quale sono finiti oggi svariati milioni di famiglie. Sono i capitalisti con le loro ricette ultraliberiste e le loro speculazioni finanziarie i responsabili della povertà di milioni di persone in Italia e nel mondo. La soluzione del problema della povertà non può dunque che partire dal ribaltamento delle politiche che finora hanno dominato la scena economica e politica nazionale e mondiale. Devono essere i capitalisti a pagare.
E ribaltare significa “togliere ai ricchi per dare ai poveri”. Togliere alla Confindustria per dare alle famiglie, ai disoccupati, ai lavoratori, ai pensionati.
E invece questo governo, in linea con tutti quelli precedenti dal 1980 in poi, continua a dare ai ricchi togliendo ai poveri. In più questo governo lo fa, diremmo a Napoli, con grande “cazzimma”[5], con furbizia e spregiudicatezza mistificando la realtà come bravi prestigiatori. Dicono che “hanno abolito la povertà” ma da quello che dicono danno ai poveri, in deficit cioè facendo debiti, e quindi a spese dei poveri, per dare in realtà ai ricchi. L'obiettivo del “reddito di cittadinanza” è, infatti, quello di aumentare il PIL (Prodotto Interno Lordo) che aumenta quando aumentano i consumi interni che sono strettamente legati alla quantità di moneta a disposizione delle singole famiglie. È una strada che hanno già percorso negli ultimi vent’anni vari governi fra cui quelli presieduti da Berlusconi e dallo stesso Renzi con gli 80 euro o i 500 euro dati ai giovani per la “cultura”. Il risultato è stato zero. È il classico cane che si morde la coda perché nessun padrone di quelli che detengono l’ottanta per cento della ricchezza nazionale verrà costretto a mettere un euro in questo progetto. Si faranno debiti a carico di tutti quelli che pagano le tasse, cioè dei lavoratori dipendenti e dei pensionati perché tutte le altre categorie evadono il fisco per oltre 200miliardi di euro l’anno, e si usano i poveri per far aumentare il fatturato (il PIL) di quelle aziende che evadono le tasse e sfruttano a sangue i lavoratori dipendenti.
E cosa c’è da essere allegri e da gridare alla vittoria? Ai ricchi verrà regalato un megacondono per un milione di evasori. Sempre ai ricchi verrà regalato la Flat-Tax, cioè una aliquota unica al 15% rispetto al 42 di oggi che non solo non fermerà gli evasori, che continueranno a farlo indisturbati, ma regaleranno loro anche quella minima parte di tasse che essi pagano.
Le banche si fregano le mani perché saranno esse che presteranno i soldi, con gli interessi, che serviranno per finanziare i progetti governativi.
Per questo la confindustria applaude alla Lega ed anzi si iscrive a quel partito.
Si dovrebbe parlare a sinistra di “Patrimoniale” ma questa parola è un vero e proprio tabù. Così come si dovrebbe parlare di abolizione di tutte le privatizzazioni di servizi pubblici fatti da vent’anni a questa parte, ma questo non è nel “contratto di governo” e anche quello delle Autostrade, di cui si parla dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, non è affatto certo che si faccia perché la Lega, e la Confindustria, è contraria.
Dunque cosa è meglio la padella PD o la brace Lega-M5s? Ai posteri l’ardua sentenza. Per noi un'altra via è però percorribile e possibile.
E dopo l’illusionismo grillista e la guerra fra i poveri leghista, che hanno riempito le cronache televisive ed il gossip relativo, verranno fuori le norme vere, quelle scritte nella legge di bilancio che sarà approvata dalle camere. E allora verranno fuori i dettagli “cattivi”, le “porcate”, che sono una caratteristica tipica di tutte le leggi dove c’è lo zampino leghista. E siamo convinti che milioni di persone piangeranno amaramente a cominciare dai pensionati.
Per il momento è evidente che, grazie alla grancassa televisiva e alle castronerie del PD che rincorre a destra il governo dell’ultradestra Lega-M5s, la manovra passerà e l’illusione della “abolizione della povertà” verrà sostenuta anche e soprattutto dai “poveri”. Noi saremo considerati dei poveri matti o giù di lì.
Che fare? Per il momento non possiamo fare altro che tentare di spiegare gli inganni in attesa di tempi migliori e di una presa di coscienza collettiva che non sarà una cosa semplice ottenere.
Chiudiamo con una citazione di Papa Francesco dedicato a chi ha votato il decreto 'Salvini', altra perla velenosa approvata all'unanimità dal “governo del cambiamento”.
«Il benessere di una società non è dato dal benessere della maggioranza o dal rispetto dei diritti di 'quasi tutti'. Esso è dato, invece, dal bene della collettività quale insieme di persone, cosi che, finché qualcuno soffre, 'tutte le membra soffrono con lui' - fra queste - coloro che lasciano la loro terra a causa delle guerre e della miseria e devono ripartire da zero in un contesto del tutto nuovo» (papa Francesco)
Giovanni Sarubbi

 NOTE




Domenica 30 Settembre,2018 Ore: 18:45
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info