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www.ildialogo.org Ripartiamo dal Dio di Gesù che è l’umanità.,di Giovanni Sarubbi

Edtoriale
Ripartiamo dal Dio di Gesù che è l’umanità.

di Giovanni Sarubbi

Se il cristianesimo è giunto alla crisi attuale questo dipende dalla teologia che si è affermata in questi duemila anni. La pedofilia clericale, la simonia, il potere di cui è intriso il cristianesimo è supportata da una teologia. Gli abusi risalgono al 4 secolo e sono abusi sacri. Occorre cambiare teologia.


Giovanni Sarubbi
C
'è un conflitto insanabile fra il Vangelo di Gesù di Nazareth e tutta la costruzione teologica che ha trasformato la "via", come è denominato nei testi del Nuovo Testamento il movimento dei seguaci di Gesù[1], in religione di stato.
È questo, in estrema sintesi, ciò che è andato in scena nelle ultime settimane prima con il viaggio del Papa in Irlanda, con la sua richiesta di perdono per lo scandalo pedofilia, e poi con la vicenda del dossier Viganò, fatto pubblicare proprio in coincidenza con tale viaggio.
Abbiamo assistito in sostanza all’eterno conflitto tra il Vangelo di Gesù e potere sacerdotale che Gesù ha più e più volte condannato nel corso della sua vita.
Innanzitutto Viganò
Non possiamo non partire, in questo nostro tentativo di analisi di ciò che stiamo vivendo in questo nostro tempo, dal “pollo trasformato in corvo”, come lo ha definito in un suo articolo(vedi link) Alberto Melloni, professore ordinario di Storia del cristianesimo è segretario della Fondazione per le scienze religiose di Bologna. Un pollo-corvo, mons. Carlo Maria Viganò, nunzio apostolico in pensione che, sempre secondo Melloni, “nasconde un disegno: saldare i tradizionalisti con la destra religiosa". Un pollo-corvo che, secondo Massimo Introvigne, altro noto professore del mondo cattolico, è stato spinto ad agire per mettere in discussione la linea di Papa Francesco sulla “questione migranti”[2]. (Per leggere il dossier di Viganò clicca qui )
Sia Alberto Melloni sia Introvigne legano la scelta di Viganò alla sua mancata promozione a Cardinale. Melloni dice, giustamente, che “se Viganò sapeva più di tutti, più di tutti ha taciuto” ed è corresponsabile dei mali che oggi denuncia.
Dov’era Viganò quando il cardinale Theodore McCarric abusava dei seminaristi? Un filmato diffuso nei giorni successivi alla pubblicazione del suo memoriale, lo ritrae mentre pronuncia parole di lode e di affetto per il cardinale che oggi attacca violentemente.
Nella chiesa cattolica funziona così. Quando qualcuno deve fare una porcata usa, come giustificazione, la retorica di “Satana” che si sarebbe infiltrata nella Chiesa affidando poi la propria anima alla Madonna. Viganò non fa eccezione e già questo qualifica la sua “testimonianza” come una porcata e non come un tentativo di dare il proprio contributo alla riforma della Chiesa, ammesso che ciò sia possibile. Ma è una porcata anche perché non trae egli personalmente le conseguenze di ciò che denuncia ma punta il dito verso altre persone, a cominciare da papa Francesco, con cui ha collaborato e con cui ha condiviso il silenzio sui reati commessi da altissimi esponenti della Chiesa.
Sono significative alcune affermazioni della sua “Testimonianza”. Vediamole.
Egli afferma a pag. 1: «Vescovi e sacerdoti, abusando della loro autorità, hanno commesso crimini orrendi a danno di loro fedeli, minori, vittime innocenti, giovani uomini desiderosi di offrire la loro vita alla Chiesa, o non hanno impedito con il loro silenzio che tali crimini continuassero ad essere perpetrati». Non c’è da parte sua una richiesta di perdono per se stesso perché lui è stato il primo a tacere.
Il tema è quello dell’abuso dell’autorità da parte dei chierici. Tema che torna a pag. 8 dove egli afferma che non si può più «negare l’evidenza ormai palese a tutti: che cioè l’80% degli abusi riscontrati è stato nei confronti di giovani adulti da parte di omosessuali in rapporto di autorità verso le loro vittime».
E sempre a pag. 8 Viganò riporta l’opinione, che lui non condivide, del cardinale americano Blase Joseph Cupich. Secondo Cupich «il problema principale nella crisi degli abusi sessuali da parte del clero non è l’omosessualità e che affermarlo è solo un modo per distogliere l’attenzione dal vero problema che è il clericalismo».
Tutta la questione degli abusi sessuali nella chiesa, e su queste colonne lo abbiamo più volte scritto[3], si gioca tutto sul tema degli abusi di potere e del clericalismo. Gli abusi sessuali, sia quelli nei confronti di bambini prepuberi, sia quelli nei confronti di giovani non ancora maggiorenni, sia quelli nei confronti di donne o maschi adulti ,che pure si verificano, sono in realtà abusi del potere sacro di cui si sono rivestiti i chierici. Sono queste le radici del male che è esploso negli ultimi vent’anni all’interno della chiesa cattolica. E si tratta di radici antiche.
Ma Viganò nel suo dossier cerca di fare confusione tra omosessualità e pedofilia e tira fuori un altro termine, l’efebofilia, facendo intendere che sia una cosa diversa dalla pedofilia. In realtà si tratta di due termini [4] che descrivono la stessa malattia che oggi il DSM-5 [5] definisce DISTURBO PEDOFILICO e non più pedofilia. Malattia che fa parte di quelle che il DSM-5 chiama PARFILIE fra cui non c’è l’omosessualità che non è una malattia[6].
In sostanza tutto il dibattito che confonde pedofilia o efebofilia con l’omosessualità, serve a nascondere gli abusi del potere sacro di cui si è rivestito il clero e ad attaccare l'omosessualità. E gli abusi non riguardano solo la sfera sessuale ma tutta la vita delle chiese così come si sono configurate a partire dal 325 D.C. con il Concilio di Nicea.
La questione della pedofilia clericale non è un problema sessuale ma di abuso di potere.
Gli abusi sessuali una storia antica
Quello degli abusi sessuali nella chiesa è un fatto antico quanto la chiesa stessa. Risale infatti al 5 secolo, e precisamente al Concilio di Calcedonia (tenutosi dall'8 ottobre al 1 novembre 451) la prima norma ecclesiastica contro gli abusi sessuali.
Si legge infatti nel XXVII canone di quel Concilio la seguente affermazione:
 
«Non si deve usare violenza ad una donna a scopo di matrimonio.
Chi rapisce una fanciulla sotto pretesto di sposarla; chi coopera o aiuta chi rapisce, questo santo sinodo stabilisce che, se si tratta di chierici, decadano dal proprio rango, se monaci o laici, che vengano anatematizzati» [Siano cioè condannati, maledetti, messi al bando].
Ma gran parte dei 30 canoni di questo Concilio fissano norme che partono da fatti gravi che succedevano all’interno della chiesa a cominciare dal secondo canone che vieta “Che non si consacri un vescovo per denaro”, perché, evidentemente, c’era stato più di un vescovo che aveva pagato per ottenere la nomina.
Significativi i canoni su “Chi accusa i vescovi deve essere di buona fama”, quello su “I monasteri non devono diventare degli alberghi. “; o quello su “I monaci non devono far nulla contro la volontà del Proprio vescovo né costruire un monastero, o occuparsi di cose mondane.”; o quello su “I membri dell'ordine sacerdotale non possono congiurare o cospirare. “; oppure quello su “I chierici, dopo la morte del proprio vescovo, non devono appropriarsi dei suoi beni”; o ancora «Un chierico o un monaco non deve occuparsi di cose estranee» la dove si afferma che:«Questo santo Sinodo è venuto a conoscenza che alcuni che appartengono al clero per turpe guadagno fanno i locatari dei beni degli altri, e si danno ad affari mondani,..»; tutti canoni che descrivono una chiesa dove nel clero vi erano fenomeni di corruzione, di simonia, di lotta per il potere, di abusi sessuali. E si trattava di fenomeni diffusi in tutta la nascente chiesa tanto da arrivare all’attenzione di un Concilio ecumenico cioè dei rappresentanti di tutte le chiese allora esistenti.
L’elenco completo dei CANONI DEL CONCILIO DI CALCEDONIA è reperibile on-line sul sito clerus.va della Congregazione del Clero della Città del Vaticano.
Dei Concili di solito si ricordano le definizioni sui dogmi cristiani e gli scontri tra le varie correnti teologiche, a cominciare dal primo concilio di Nicea che aveva come obiettivo quello di debellare le dottrine del vescovo Ario. Del Concilio di Calcedonia si ricorda la “definizione cristologica”, quella delle “Due nature nell'unica Persona del Cristo e condanna del monofisismo”, ma nessuno conosce il canone sulle violenze sessuali o gli altri che abbiamo citato[7].
Ci si è preoccupati delle definizioni teologiche e delle lotte tra le varie dottrine ma non della vita reale delle chiese e di ciò che veniva nascosto, dal punto di vista degli interessi economici e politici delle parti in conflitto, sotto le varie teologie. Che tipo di chiesa hanno concretamente realizzato le varie teologie che si sono scontrate nei concili?
La crisi delle chiese cristiane, che si riassume nella contraddizione insanabile tra “vangelo e potere”, è nata con la chiesa stessa.
Soldi potere e sesso, costituiscono la triade maligna che caratterizza la vita delle chiese cristiane dal 325 D.C. ad oggi. Triade maligna che si è incarnata nella formazione di un clero che ha finito per assumere tutti i poteri all’interno delle chiese che non sono più le “ecclesie” del Vangelo ma “la chiesa imperiale” voluta dall'imperatore Costantino[8].
Sarebbe molto utile che qualche storico rileggesse i concili dal punto di vista della vita materiale delle chiese e non più dal punto di vista teologico, per capire come si sia potuti giungere alla situazione attuale che accomuna tutte le chiese, tutte traditrici del Vangelo di Gesù di nazaret.

 
Il clericalismo
L’esistenza di un clero con una struttura piramidale, che esiste in tutte le confessioni cristiane, anche quelle apparentemente “democratiche”, si è concretizzato nel fatto che i “seguaci di Gesù”, sono stati innanzitutto trasformati in “fedeli” che non contano nulla nelle varie chiese. Tutto il potere è concentrato nelle mani dei chierici. É così nella chiesa cattolica ma è così anche nelle chiese protestanti o ortodosse che anch’esse non hanno messo in discussione il cosiddetto paradigma “costantiniano” secondo la definizione di Hans Küng.
Eppure il Vangelo è chiaro, vedi Mc 10, 35-45 dove c’è la famosa sentenza di Gesù che in risposta ai discepoli Giacomo e Giovanni che gli chiedevano di sedere uno alla sua destra e uno alla sua sinistra gli risponde così:
“Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti»”
C’è in questo passo dell’evangelo la condanna inequivocabile del potere mondano che è basato sul dominio di pochi “capi” che usano il loro ruolo per opprimere i popoli da essi governati. Dietro ad ogni potere c’è il suo abuso ed il suo arbitrio.
La chiesa dovrebbe essere una comunità di fratelli e sorelle, che si servono e si accolgono gli uni gli altri senza oppressioni reciproche. E il termine ecclèṡia, da cui deriva la parola chiesa, indicava duemila anni fa non un luogo sacro ma l’assemblea “popolare delle libere città dell’antica Grecia in cui si discuteva e si deliberava sulle questioni di interesse generale e alla quale partecipavano con diritto di parola e di voto tutti i cittadini nel pieno possesso dei loro diritti”[9].
Questo dice Gesù. E invece…
“Chi vede il vescovo vede Cristo”. Con questa affermazione lapidaria, nel 2005, un vescovo “prese possesso” (nel senso più letterale del termine) della diocesi alla quale era stato nominato. Affermò il suo potere, il suo essere Alter Christus, mediatore tra Dio e l’uomo, un dio lontano che nega ciò che ha detto e fatto “il figlio dell’uomo”, quel Gesù che è stato ricacciato nell’alto dei cieli dalla casta sacerdotale che non vuole vedere il “dio umanità” di cui parlava Gesù.
Tutte le chiese cristiane, nessuna esclusa, sono strutture di potere che negano alla radice questa pagina del Vangelo di Gesù di Nazareth. Ricordo la testimonianza di una pastora protestante che durante un convegno raccontava la sua infanzia e la piramide di potere a cui essa era stata sottoposta. “In cima alla piramide c’era Dio – disse - e immediatamente sotto il pastore”.
Nella chiesa cattolica, scrive José María CASTILLO, «si è inteso e giustificato il “ministero apostolico” come “sacerdozio” dotato di “potere” (Trento, sessione 23. DH 1764, 1771) e come “episcopato” dotato di “piena e suprema potestà” (Vaticano II, LG 22)». Ed è scioccante – scrive sempre Castillo – che questo passo evangelico, dove Gesù dice agli apostoli che non devono esercitare il potere come lo esercitano i capi politici, non venga mai citato neanche una volta nei documenti principali del Magistero della Chiesa (DH, pp. 1583 ss). Anche il Vangelo può essere manipolato.
Il prete è stato rivestito di tanti e tali poteri da farne una specie di superuomo, anche lui Alter Christus. Un Christus non più “figlio dell’uomo”, nostro fratello di cui seguire le orme ma un Gesù Dio, dotato di tutti i poteri di Dio, lontano ed irraggiungibile.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 1551 viene sancito che «Il sacramento dell'Ordine comunica “una potestà sacra”, che è precisamente quella di Cristo» e al n. 1548  «che il sacerdote, in virtù del sacramento dell'Ordine, agisce “in persona Christi capitis” - in persona di Cristo Capo». I sacerdoti sono “consacrati”, sono cioè separati dal resto della chiesa poiché l’ordinazione “è una separazione e una investitura da parte di Cristo stesso” (CCC 1538) ed inoltre che «Il sacramento dell'Ordine conferisce un carattere spirituale indelebile e non può essere ripetuto né essere conferito per un tempo limitato» «poiché il carattere impresso dall'ordinazione rimane per sempre» (CCC 1582 e 1583).
Il termine ministero, derivante dal latino ministerium «servizio, ufficio, carica, impiego», è diventato sinonimo di potere. Così l’esercizio del cosiddetto “ministero petrino” è, ancora oggi, l’esercizio di un potere su tutta la chiesa, altro che “carità”. Chiesa che esiste, secondo la dottrina cattolica, la dove c’è un episcopus secondo la nota formula “ubi episcopus ibi ecclesia” (dov'è il vescovo, ivi è la chiesa) che risale ad Ignazio d'Antiochia (II secolo), che fa il paio con l’altra nota sentenza di sant’Ambrogio (Expositio in Ps., XL, § 30), “ubi Petrus, ibi Ecclesia” («dove è Pietro, ivi è la Chiesa»). E quindi ancora “primati petrini”, capi, dominio, altro che “chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”.
In più la frase sul “chi vuol essere primo serva”, riguarda tutti coloro che seguono la “via di Gesù”, e non prefigura affatto la formazione di una "classe sociale" privilegiata, quale quella dei sacerdoti o preti o pope che dir si voglia, che si appropria del "potere del servizio", trasformando il “servizio” in potere assoluto.
C’è una contraddizione insanabile fra il Vangelo e ciò che oggi sono, dopo duemila anni, le chiese cristiane che prima o poi deve essere risolta.
E questo non vale solo per la chiesa cattolica. Sarebbe troppo lungo elencare tutte le varie forme di clericalismo che esistono nelle varie confessioni cristiane, dalla Chiesa Cattolica ai Testimoni di Geova. Le forme in cui si manifesta il clericalismo sono veramente moltissime.
Mi limito a citare il caso della Chiesa Valdese che proprio nell’ultima settimana di Agosto ha tenuto a Torre Pellice il suo annuale sinodo. Nel sinodo Valdese i 156 pastori che costituiscono il “corpo pastorale”, così sono chiamati i chierici valdesi, pesano di più dei 25000 fedeli di cui sono costituite le 156 chiese Valdesi. I 150 delegati di cui è costituito il sinodo sono, infatti, divisi a metà fra pastori e fedeli laici. Da soli i pastori possono condizionare il Sinodo. Al corpo pastorale è assegnato il ruolo di “organo tecnico per formulare pareri teologici sugli argomenti che gli sono sottoposti”, un ruolo simile a quello dei rabbini ebrei, quando a loro viene posta una questione di interpretazione della “parola di Dio”, funzione che esiste anche nell’Islam. E “al corpo pastorale compete inoltre l’esame di fede dei candidati al ministero pastorala”. Il clero si autoriproduce.
Bugiardi ladri e polli-corvo
E così nelle chiese abbondano i bugiardi e i ladri o i “polli trasformati in corvi”, che si spalleggiano a vicenda, come succede in tutte le strutture verticistiche che sono caratterizzate da livelli via via crescenti di bugie. E i vertici di tali istituzioni sono in genere fatte da persone prive di “spirito profetico” perché devono pensare agli stipendi di quelli che si sono trasformati “in funzionari di Dio”. Quando devi pensare alla famiglia, alla casa, ai beni, ai figli, alla carriera, affossi la profezia, ti chiudi la bocca, diventi cieco e sordo. E trovi magari persone che in colloqui privati riescono persino a dire di non avere quella libertà di cui magari parlano nei loro sermoni e di essere prigionieri delle proprie funzioni burocratiche o religiose che siano. E ci sono pastorelli che potrebbero fare bella figura su qualche presepe, o a raccontare favole ai bambini, ma che nulla hanno appreso del vangelo di Gesù di Nazareth che parlava di umanità. La questione sessuale è l’ultima cosa, la più irrilevante fra i problemi che affliggono le chiese cristiane.
Codici e catechismi
E insieme al clero nascono i regolamenti, i codici di diritto canonico, gli statuti, e i catechismi che i fedeli devono imparare. Tutti strumenti per opprimere. E ci sono in tutte le chiese nessuna esclusa, e lo “spirito santo”, di cui tanto si ciancia nelle chiese, va a farsi benedire e nei momenti di crisi sociale acuta, come quella che stiamo vivendo oggi sul piano mondiale, le chiese si spaccano e vengono fuori i seguaci del cristianesimo “nero”, di coloro che dichiarandosi “difensori delle radici cristiane dell'Europa, chiedono i blocchi navali contro i migranti o l’abolizione del diritto internazionale umanitario e delle leggi nazionali che lo hanno applicato.
Viene fuori la “chiesa potere” che parla di Dio e di “Gesù Dio” per giustificare l’egoismo, la violenza, il razzismo cioè il potere dell’imperatore di turno.
E così le chiese si sono trasformate in gestori dei fondi statali dell’otto per mille, su cui fanno ripetute campagne pubblicitarie che, come tutte le campagne pubblicitarie, sono tutte rigorosamente ingannevoli.
L’immoralità diffusa
Il dossier Viganò è una manifestazione di quella immoralità diffusa che oramai caratterizza la nostra vita sociale.
Quella immoralità diffusa che consiste nel non saper più distinguere il bene dal male, nel confondere il bene con il male, nel far prevalere gli egoismi e l’ingordigia personali.
Questa immoralità diffusa, che esiste anche nelle chiese cristiane, non è nata all’improvviso e ha una teologia alle spalle vecchia di duemila anni.
Non serve a nulla chiedere perdono per lo sterminio degli ebrei o per la pedofilia clericale, se poi non si mette mano a queste teologie e non si tagliano in modo netto i legami con il “paradigma costantiniano”. Quel paradigma è alla base di tutti i mali delle chiese. Tutte le teologie nate dal primo concilio di Nicea presieduto dall’imperatore Costantino in poi sono la radice dei mali attuali delle chiese. E che quelle radici non siano state tagliate lo dimostra lo stesso dossier Viganò o il ripetersi degli stessi fenomeni del passato quali ad esempio l’islamofobia che ricopia del tutto l’antisemitismo.
E bisogna ripartire dall’umanità di gesù, dal Dio di gesù che è l’umanità.
Le cose più belle da un punto di vista artistico, culturale, filosofico sul vangelo sono state scritte da autori atei o che hanno fatto riferimento ad una interpretazione solo "umana" del vangelo. E le migliori esperienze evangeliche sono quelle che partono dall’accoglienza degli ultimi, dalla solidarietà, dalla vita materiale. La metafisica, che impregna la “religione cristiana”, è invece intrisa di terrore. Il dio della metafisica, che non è il dio di Gesù, è un dio terroristico, buio, lontano, cattivo, come lo sono i suoi sacerdoti che si cibano delle carni dei propri fedeli.
Ha scritto un caro amico in una sua vignetta su Tempi di Fraternità:«La pecora dice: ho paura del lupo ma chi mi scanna è il pastore».
Ripartiamo dal Dio di Gesù che è l’umanità.
Giovanni Sarubbi
 
NOTE
[1] Atti 16:17;Atti 18:25; Atti 19:9;Atti 19:23; Atti 22:4;Atti 24:14;Atti 24:22.
[2]Il Mattino di Napoli del 28/08/2018 pag. 38
[4]Scrive il dizionario di Psicologia, curato da Umberto Galimberti per la collana “Le garzantine”, che la «pedofilia viene detta anche efebofilia»- Le Garzantine, Psicologia, pag. 749
[5] Ultima edizione del Manuale Statistico Diagnostico dei Disordini Mentali (DSM 5) pubblicato nel 2013 dall’American Psychiatric Association (APA)
[6]Le parafilie nel DSM-5 sono distinte in otto forme: il disturbo esibizionistico, il disturbo feticistico, il disturbo frotteuristico, il disturbo pedofilico, il disturbo da masochismo sessuale, il disturbo da sadismo sessuale, il disturbo da travestitismo, e il disturbo voyeuristico.
[7]Vedi ad esempio il libro di Luigi Sandri “Dal Gerusalemme I al Vaticano III”, che contiene la storia di tutti i Concilli, che anche esso ignora i canoni prima citati, pag. 70
[8] Hans Küng, Cristianesimo essenza e storia, Bur Saggi, pag. 188
[9]Definizione da Treccani on-line



Domenica 09 Settembre,2018 Ore: 18:50
 
 
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