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www.ildialogo.org La mia Santiago (8),di Giovanni Sarubbi

Editoriale
La mia Santiago (8)

di Giovanni Sarubbi

Mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio dell'uomo, volgi la faccia verso Gerusalemme e parla contro i suoi santuari, profetizza contro la terra d'Israele”. (Ezechiele 21,6-7)

Ottava Tappa

Oggi per la mia ottava tappa sono andato lungo una strada che so da sempre essere piena di rifiuti. Ho decine e decine di fotografie dei rifiuti che sono stati sversati lungo questa strada. E' una strada lunga otto km in tutto. Le foto che riporto in fondo al testo, sono state scattate lungo questo strada che attraversa una montagna. Tre km in salita su un versante e poi 5 di discesa sull'altro. Avrei voluto andare su in montagna nella vallata dove sono stato ieri. Ma dopo la notizia della condanna del duce di Arcore e la lettura delle reazioni del partito di cui egli è proprietario, ho pensato che la cosa migliore per guardare in faccia la realtà del nostro paese è quella di andare dove ci sono i rifiuti. Almeno quelli sono incolpevoli e sai che puzzano perché il materiale organico si decompone.

La frase del libro di Ezechiele, suggeritami dalla lettura del commento al Vangelo di Padre Alberto Maggi, mi ha vieppiù convinto di questa scelta.

I rifiuti sparsi lungo le nostre strade rappresentano bene ciò che è diventato il nostro paese. Tutti sanno che ci sono posti come quelli che qui documento, ma tutti chiudono gli occhi e guardano dall'altra parte. La stessa cosa avviene sul piano politico e sociale. Non facciamo come dice Ezechiele, non guardiamo in faccia la realtà e non ci indigniamo e non gridiamo la nostra protesta e non chiediamo la punizione dei colpevoli ed il rispetto del bene comune, della Terra, delle acque, dell'aria. In sostanza non ci prendiamo cura gli uni degli altri, abbiamo paura dei prepotenti che inquinano materialmente il suolo le acque e l'aria, o di chi nella società impone a colpi di corruzione i propri interessi a danno di tutti.

Siamo pieni di rifiuti, quelli solidi urbani sparsi dappertutto, e quelli umani che inquinano la convivenza civile, perché non abbiamo più il coraggio di “volgere la faccia”, come dice Ezechiele, verso chi ci opprime gridandogli in faccia le sue malefatte.

Si ci sono quelli che si arrabbiano, ci sono quelli che ci rimettono anche la vita per le loro idee; certo abbiamo subito in questi decenni tradimenti su tradimenti, ma la grande maggioranza degli Italiani guarda dall'altra parte. Questa la verità di cui dobbiamo prendere coscienza e che i rifiuti per strada testimoniano.

Attraversando una montagna, questa strada taglia in più punti i valloni naturali che incanalano le acque piovane. In quei punti sono stati realizzati dei ponticelli al di sotto dei quali dovrebbe continuare a scorrere l'acqua piovana. Tutti questi condotti sono completamente ostruiti da sacchetti di spazzatura. In caso di forti piogge, come oramai capita sempre più spesso, questa spazzatura fa da tappo formando a monte delle vere e proprie bombe d'acqua che poi, una volta rotti gli argini, si scaricano a valle con grande forza distruttiva. Per raccogliere tutto ciò che c'è lungo questa strada ci vorrebbero una decina di persone ed un paio di camion per alcun giorni di lavoro.

La stessa cosa succede a livello sociale. Quando non si ha il coraggio di guardare in faccia chi distrugge la convivenza civile, gli si consente di fare quello che vuole e di danneggiare tutta la società. E le macerie morali che così si creano diventano irrisolvibili. E allora può sorgere l'idea che la situazione possa essere risolta da una azione violenta e distruttiva.

Ma l'invocazione della “giustizia divina”, che a volte si sente pronunciare quando si viene messi di fronte alla verità, è in realtà una semplice manifestazione di codardia. Lo stesso ricorso alla violenza non fa altro che perpetuare la violenza che può essere definitivamente sconfitta solo dalla nonviolenza.

E mentre cammino, con la mascherina sul volto, in questa strada piena di rifiuti con cui dobbiamo fare i conti per trovare una via di uscita, mi viene da pensare che, nonostante tutto e nonostante lo sconforto, non tutto è perduto. Mi hanno molto confortato quelle persone che ieri a Milano hanno inneggiato alla giustizia davanti al tribunale di Milano e hanno detto ciò che si meritavano ai difensori del duce di Arcore, guardandoli in faccia.

Per oggi credo che le parole siano più che sufficienti. Meglio far parlare le fotografie. Ma un ultimo invito vorrei farlo. Sono sicuro che queste cose sono molto diffuse sul territorio nazionale, al nord come al sud. Per piacere “guardiamole in faccia” e assumiamoci le nostre responsabilità.

(Continua)

Giovanni Sarubbi




Martedì 25 Giugno,2013 Ore: 23:41
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
martino pirone arcisate 28/6/2013 00.17
Titolo:Ma a Monteforte ci sono gli Amministratori pubblici ?
E' mai possibile che gli Amministratori di Monteforte non girano, non vedono e non leggono i giornali locali ? "il dialogo" lo leggono ? E se sono al corrente di questi spettacoli perché non intervengono ?

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