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www.ildialogo.org Le nostre radici e la nostra speranza,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
Le nostre radici e la nostra speranza

di Giovanni Sarubbi

«Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all'Agnello".» (Apocalisse 7,9-10)

Il governo Letta dunque è stato fatto e annunciato. Nei prossimi giorni si consumeranno i riti del giuramento e della fiducia parlamentare. Come ha più volte ripetuto Letta, in una sorta di lapsus-freudiano estremamente significativo, il vero ''presidente del Consiglio'' non è lui ma Giorgio Napolitano. Il “picconatore” Kossiga, che iniziò la pratica dell'interventismo presidenziale nella politica nazionale, rispetto a Napolitano era certamente un dilettante. Ed è questo il vero vulnus della Costituzione. La nostra Repubblica è stata di fatto trasformata in repubblica presidenziale, senza che la Costituzione sia stata modificata e senza che i cittadini abbiano potuto esprimersi con un voto su tale modifica. Il che dimostra, caso mai ve ne fosse bisogno, che l'unica legge che esiste e che vige sempre, è quella della forza che chi detiene il potere esercita per imporre le proprie scelte, checché ne dica la stessa legge scritta vigente.

Come era prevedibile, chi si è esercitato nel toto-ministri ha preso solo cantonate. Nei prossimi giorni, potremo farci un quadro più preciso dei rapporti di forza che si sono consolidati nel Consiglio dei Ministri, e di ciò che i singoli ministri rappresentano, e quale ruolo essi giocheranno nel governo e nei rapporti con le forze politiche e sociali che li hanno espressi. Capiremo anche in base a quale “manuale Cencelli” sono stati ripartiti i ministri fra i vari partiti e quali caratteristiche li hanno fatto preferire rispetto ad altri.

Ritorna lo schema PD più PDL più area Monti, che ha già governato con l'oramai ex governo Monti, questa volta però in modo organico, con politici come ministri e senza lo schermo dei “tecnici”. Lo schema è lo stesso: al governo ci sono i poteri multinazionali (Bildberg e soci), le banche la Confindustria e i loro interessi, e a pagarne le conseguenze saranno in primo luogo i lavoratori e i pensionati, gli strati deboli e marginali della società, che verranno spremuti ulteriormente. Il modo attraverso il quale questa spremitura avverrà, è ancora tutto da chiarire, ma siamo certi che la “creatività” del nuovo governo sarà massima. Chi ha avuto la fantasia di pensare ad un uomo di quasi 90 anni, come soluzione della crisi politica creatasi dopo il risultato elettorale, se ne inventerà di cotte e di crude, per convincerci che 75+75 fa 100 e non 150, come dicono tutti i libri di matematica. E siamo convinti che ci riusciranno, e troveranno molti sostenitori e dotti professori pronti a giurare che è così. Immediate le congratulazioni della Confindustria che ha parlato di “scelte di qualità”.

Forza e debolezza insieme

La nascita di questo governo è indubbiamente una dimostrazione di forza, ma anche di estrema debolezza, perché, nella compagine governativa, non c'è più neppure una parvenza di forze politiche e sociali in grado di rappresentare la parte debole della società, che sta tutta all'esterno delle stanze dei bottoni. Non è che ci sia mai stata, ma oggi non c'è più neppure uno straccio di partito di tipo socialdemocratico che in qualche modo, anche se per finta, possa dare il senso di un governo non appiattito su chi ha i soldi e li gestisce come vuole e a danno dei poveri. Non hanno più neppure un filtro che possa tentare di ottenere il consenso popolare alle politiche di austerità che il nuovo governo si appresta a prendere, sulla base delle decisioni già prese dall'ex governo Monti. Il PD sembra ormai sbrindellato ed in caduta libera. La sua componente socialdemocratica, rappresentata da Bersani, è stata messa nell'angolo, brutalmente sconfitta nel voto su Napolitano. Ora nel PD trionfa l'ala liberal dei renziani e dei lettiani, legati a filo doppio con le multinazionali ed i centri di potere sovranazionali. La DC di De Gasperi ed il suo popolarismo, era oro puro rispetto all'attuale gruppo dirigente del PD. Anche quel popolarismo, rappresentato nel PD da Rosy Bindi, è stato emarginato.

Quando succedono situazioni simili, chi comanda può essere facilmente preda del delirio di onnipotenza. E' già successo nella storia anche recente del nostro paese. E i deliri di onnipotenza, sono un rischio per chi li esercita. Tutto quindi è ancora possibile e niente può essere dato per scontato, anche se i vari professori si dicono certi di riuscire a durare con tale schema per i prossimi quattro anni. Dall'altro lato, è anche vero che il nostro paese non è mai stato capace di sommosse rivoluzionarie di massa, sul tipo di quelle che stanno scoppiando proprio in queste settimane in Spagna o che attraversano la Grecia. Ma ovviamente sul futuro nessuno può accampare certezze né in un senso né nell'altro. Anche i sindacati hanno mostrato interesse per la novità del governo Letta, il primo che è riuscito a mettere insieme gli opposti, o almeno quelli che apparivano tali.

Una piccola digressione

Come ricorderanno i miei quattro lettori, esattamente una settimana fa, subito dopo l'elezione del nuovo e al tempo stesso vecchio Presidente della Repubblica, parlai nel mio editoriale di Prodi che era stato fatto fuori per bruciare Bersani e poter così aprire la strada a ciò che oggi si sta concretizzando con il governissimo presieduto da Letta. Qualche giorno dopo, il 23 aprile, la Repubblica on-line ha scritto che durante la sua relazione in Direzione Nazionale PD, l'oramai ex segretario Bersani ha detto:«Non voglio indagare sulla logica di quanto accaduto, lasciamocela alle spalle questa cosa. Ho visto ieri Le Monde che titolava 'Colpito Prodi per affossare Bersani', forse in Europa non sanno che qui abbiamo missili a testata multipla. Ma lasciamoci alle spalle questa cosa».

Devo dire che fa piacere vedere che Le Monde ha scritto, il 22 aprile, quello che io ho sostenuto immediatamente sabato sera 20 aprile nel mio ultimo editoriale fin dalle prime righe. Come si dice, "Nemo propheta in patria". All'estero capiscono quasi subito quello che qui da noi per la maggioranza dei giornalisti è tabù.

Che fare?

Cosa succederà a sinistra è ancora tutto da definire. Al momento il colpo assestato è terribile.

C'è chi continua a parlare di “incapacità a dialogare fra PD e M5S”, riducendo il tutto a questioni secondarie e non guardando alle rispettive scelte politiche. Richiamo a questo proposito la domanda fatta in uno dei miei ultimi editoriali (vedi qui).

Vendola, che ha dichiarato di voler "Fare una opposizione responsabile", ha proposto "gli stati generali della sinistra", ma con quale credibilità? Che significa fare una opposizione responsabile? Fumosità del politichese! Una cosa simile propone Ferrero, segretario del PRC, con lo stesso identico problema di credibilità politica. Io, cittadino qualunque, con chi ha sfasciato già diversi partiti, ed ha dato cattiva prova di se quando è stato al governo, ed è uno specialista in operazioni politiche "usa e getta", non piglierei neppure un caffè in un bar di paese.

A sinistra, ha preso piede anche la pratica della doppia morale che uccide la sua credibilità. Ciò che non è consentito agli altri non può essere neppure consentito a se stessi. Questa semplice regola etica, viene continuamente calpestata. Che la destra si comporti così, amen, fa parte della sua natura. Che lo faccia anche la sinistra è il segno dell'inquinamento ideologico di cui essa è stata oggetto nel corso degli ultimi venti anni. Un inquinamento di cui occorre liberarsi!

“L'estremismo malattia infantile del comunismo”, diceva Lenin un secolo fa, ed è vero. Ciò che abbiamo di fronte, è un mostro economico politico militare e persino religioso, che ricorda quelli descritti nel libro dell'Apocalisse. Non lo si può sconfiggere con approssimazioni, egocentrismi ed estremismi variamente conditi. Non servono progetti politici che guardino al presente, e che durino lo spazio di una campagna elettorale per poi essere buttate via, come da troppo tempo avviene nel nostro paese. Da vent'anni abbiamo assistito, a sinistra, alla nascita e alla morte di decine e decine di partiti o progetti elettorali che hanno avuto lo spazio di una legislatura, nel caso migliore, o che si sono arenate al primo ostacolo elettorale non superato. L'ultima di queste, “Rivoluzione Civile”, è stata la più dolorosa, anche perché è stato lasciato solo di fronte alla mafia e allo Stato con essa collusa, un uomo di grande valore, quale il giudice Antonio Ingroia, a cui voglio esprimere pubblicamente tutta la mia solidarietà. I vecchi partiti, PCI, PSI, DC, avevano alle spalle decine e decine di anni di vita, di storia, di militanza e credibilità che, dal '90 in poi, sono stati spazzati via. Ed è da questa consapevolezza che bisogna ripartire.

La questione della solidarietà

La sinistra deve fare oggi i conti con una società che è preda, oramai da troppi anni, di una oppressione culturale che ha distrutto la solidarietà fra gli appartenenti alle classi sociali deboli e oppresse della società. Di solito si dice che la classe operaia non esiste più, ma si evita di spiegarne il significato perché altrimenti qualcuno potrebbe cominciare a rifletterci su e ad aprire gli occhi. Con l'espressione classe operaia si indicavano, in passato, le classi sociali deboli e oppresse che costituivano il nerbo dei partiti comunisti e socialisti. Oggi la classe operaia non esiste più, non perché non esistano più gli operai alla catena di montaggio che producono, loro spaccandosi la schiena, le auto del sig. Marchionne, ma perché è venuta meno fra loro la solidarietà, che è quel sentimento che tiene legate persone che vivono la stessa condizione sociale, o gli stessi ideali politici o religiosi. E' la solidarietà che crea le classi sociali e ne qualifica il ruolo nella società.

Invece oggi è imperante il principio del “si salvi chi può”, del tutti contro tutti, dell'uno su mille ce la fa, della ricerca del colpo di fortuna personale, dell'occasione che cambi la propria esistenza, costi quel che costi. La società continua ad essere divisa in classi, c'è chi detiene i mezzi di produzione e il capitale finanziario, c'è chi è operaio o impiegato, ma gli operai e gli impiegati non hanno coscienza di poter rappresentare una alternativa al modo di produzione imperniato sul capitale. Il partito che rappresentava questi ideali ed incarnava la solidarietà necessaria a realizzarli, è stato distrutto e nessuno più considera questa una alternativa possibile. Le stesse cooperative, che hanno rappresentato per decenni un modo alternativo di organizzazione sociale, si sono via via trasformate in aziende gestite con criteri rigidamente capitalistici, senza più alcun criterio mutualistico che le rendeva alternative e vincenti. Dello stesso progetto sociale e politico incarnato dalla nostra Costituzione non rimane più nulla. Stracciato il ripudio della guerra, stracciato il diritto al lavoro, stracciata la funzione sociale delle imprese ed una equa retribuzione dei lavoratori, per non dire della libertà di stampa o di altri diritti, vista la reintroduzione di nuove e più feroci leggi razziali nei confronti dei migranti, siamo oramai alla imposizione del presidenzialismo e del partito unico sotto forma di trinità maligna, PD-PDL-Monti.

Per i padroni del potere, la logica individualistica è connaturata con la propria essenza sociale. Non sarebbero padroni del potere se non avessero schiacciato brutalmente qualsiasi concorrenza, qualsiasi opposizione al dilagare delle proprie ambizioni. Ma anche loro hanno bisogno, per continuare a mantenere il loro potere, di un minimo di solidarietà di classe. I banchieri si fanno la guerra tra loro e cercano di uccidersi vicendevolmente, ma quando la somma di tutte le loro malvagità mette in discussione il loro sistema sociale, come sta accadendo oggi, ecco che riscoprono la solidarietà di classe, sono tutti uniti a dire che siamo nella stessa barca. E si uniscono, mettono da parte le loro rivalità e i propri appetiti per continuare a perpetrare il sistema che loro incarnano. Da questo nasce il governo Letta.

Dall'altro lato, la mancanza di solidarietà rende perdente qualsiasi rivendicazione e qualsiasi lotta voglia anche semplicemente difendere il posto di lavoro. L'estremismo parolaio di quanti a sinistra vedono la rivoluzione dietro ogni sciopero fa il resto. I lavoratori sono divisi, le loro lotte frantumate, il loro potere di acquisto ridotto ai minimi termini. Il sindacalismo fascista sta ritornando a fare breccia fra i lavoratori.

Allora non serve un altro contenitore politico, per di più con le stesse persone per nulla credibili, senza il recupero di quella solidarietà sociale necessaria a rimettere insieme quel progetto politico che si chiama Costituzione della Repubblica firmata nel 1948 e nata dalla Resistenza al nazifascismo. Dalla Resistenza bisogna ripartire. Li ci sono le nostre radici e la nostra speranza.

Giovanni Sarubbi




Sabato 27 Aprile,2013 Ore: 22:20
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
marines zanini Gremiasco 28/4/2013 14.04
Titolo:non siamo quattro gatti a leggerti
ciao Giovanni volevo ringraziarti per i contributi di riflessione che ci offri,(non credo che siamo in 4 gatti a leggerti!)
in questo condivido tutta l'analisi che fai ma trovo che con PRC sei troppo severo.
speriamo che sia un buon 1 maggio,
con stima Marines Zanini
Autore Città Giorno Ora
isabelle charlier varese 30/4/2013 15.53
Titolo:Apocalisse 7, 9-10 ?
Anche io, Signor Sarubbi, la ringrazio sinceramente per i CONTRIBUTI DI RIFLESSIONE CHE CI OFFRI. Capisco molto bene che Dio abita nel suo cuore e che Lui la guida alla perseveranza quotidiana. Bello! Il punto difficile però - per tutti noi,amanti di giustizia e di pace - è di arrivare ad andare oltre la riflessione per non diventare dei fatalisti e dei perdenti.

Trovo particolare la citazione dell'Apocalisse 7, 9-10 in introduzione all'articolo.
Autore Città Giorno Ora
isabelle charlier varese 30/4/2013 21.49
Titolo:Un'altra riflessione - Lezione di umiltà
Il mese scorso una vicina di casa mi ha regalato un libro di 365 meditazioni quotidiane. Ecco ciò che mi è capitato de leggere proprio adesso:

"Troppe anime sprecano tempo ed energia nell'incolpare gli altri dei mali del mondo, invece di riconoscere ch'esse possono fare qualcosa per porvi rimedio, a patto di cominciare da loro stesse. In primo luogo, inizia con il mettere in ordine la tua casa. Quando si getta un sasso in uno stagno, le increspature dell'acqua si allargano sempre di più, ma esse hanno origine dal sasso, partendo dal centro.Agisci adesso. Tu aspiri ad un mondo migliore: allora fai qualcosa senza puntare il dito sugli altri, ma guardando dentro di te, scavando nel tuo cuore, rimediando ai tuoi mali e trovando la risposta in te....."

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