- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (776) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org La guerra fatevela senza l'appoggio di alcun Dio e di alcuna chiesa,di Giovanni Sarubbi

Editoriale
La guerra fatevela senza l'appoggio di alcun Dio e di alcuna chiesa

di Giovanni Sarubbi

Sono passati 50 anni dalla promulgazione della enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII. Ieri 6 aprile si è tenuto a Roma un convegno che ha ricordato tale promulgazione ed ha analizzato quel documento. Anche noi, come giornale, abbiamo partecipato a questo evento e abbiamo anche pubblicato un contributo di riflessione e analisi del nostro amico e collaboratore Raffaello Saffioti.

Cosa rimane di quel documento considerato da tutti i protagonisti del Concilio ancora viventi come il punto di svolta del Concilio stesso?

Di quel documento non è rimasto praticamente nulla. Esso non fa parte della coscienza generale del mondo cattolico né di quello di altre religioni né di altri movimenti laici, a cui pure esso fu rivolto. Nel migliore dei casi, la generalità dei cattolici lo considerano come uno strumento da utilizzare per stimolare una sorta di “spiritualismo a buon mercato”, un modo per ricordarsi ogni tanto che esiste il problema della pace e che essa può ottenersi se innanzitutto siamo in pace con noi stessi. Quindi tanti rosari preghiere e messe, quelle che, proprio Gesù, ha escluso dalle cose che servono per diventare suoi seguaci.

La Pacem in terris, è cioè diventata uno documento che non deve mai essere usato per cambiare alcunché di tutto ciò che è consolidato nella cultura e nella pratica cattolica in termini di benedizione delle guerre, di cui si riesce sempre a dichiarare la loro giustezza, o degli armamenti o delle truppe, che vanno sostenute spiritualmente nel loro sforzo militare. Mons Bettazzi, uno degli ultimi testimoni viventi del Concilio, ricorda come il Concilio non riuscì ad approvare la condanna definitiva della guerra, che pure era richiesta da alcuni cardinali, per l'opposizione del cardinale Spellman, statunitense, ordinario militare statunitense, che chiese al Concilio di non “pugnalare alle spalle” i soldati americani, che in quel momento stavano combattendo la guerra in Vietman e che difendevano, così disse in Concilio, “la civiltà cristiana”. Fu, dunque, un cappellano militare di quella che allora ed anche oggi è una superpotenza militare, che riuscì ad impedire che la guerra venisse condannata integralmente dal Concilio. Venne condannata solo la guerra totale, quella ABC, nucleare chimica e batteriologica, che fu dichiarata immorale e contraria a Dio. La stessa condanna della guerra contenuta nella Pacem in terris, ricorda Bettazzi, “era una condanna di tipo umana”, non religiosa o morale, date le distruzioni che oggi essa comporta ed è quindi irragionevole.

Eppure la Pacem In Terris, viene considerata come l'apertura della chiesa al mondo, della chiesa che esce da se e via magnificando.

La realtà, purtroppo, ci dice che la guerra negli ultimi 50 anni è avanzata in modo esponenziale. Oggi siamo nel pieno di una guerra che vede coinvolto il mondo intero, ma di cui non riusciamo a percepire la pericolosità ed i possibili esiti negativi per l'intera umanità sol perché l'hanno ribattezzata “guerra infinita” o “guerra al terrorismo”, e non “terza guerra mondiale”, di cui tutti hanno paura ma che noi però stiamo già vivendo senza saperlo.

Il commercio delle armi ha raggiunto il livello enorme di 1700 miliardi di dollari, il più alto in assoluto di tutta la storia dell'umanità. L'Italia, da paese che ripudia la guerra, è diventato uno dei più attivi sul piano internazionale in quanto a partecipazione alle guerre in corso nel mondo, in primo luogo quella in Afghanistan. Il tutto con la benedizione della Chiesa Cattolica, che ha ribadito in più occasioni il suo sostegno all'azione militare in Afghanistan in occasione dei tanti funerali di stato celebrati per i soldati morti in quel paese. Di questi soldati sappiamo tutto, nulla sappiamo delle tremila e più vittime che, secondo molti osservatori internazionali, i nostri soldati hanno fatto in Afghanistan, donne vecchi e bambini compresi.

La Pacem in Terris, non è riuscita neppure ad impedire che cattolici e cattolici continuassero a scannarsi, come è successo in tanti secoli nel passato. Basti pensare alla vera e propria guerra combattuta contro gli esponenti della Teologia delle Liberazione in Sud America, con migliaia di vittime cattoliche uccise da altri cattolici, come è successo in Argentina durante la dittatura militare sostenuta dalla gerarchia Vaticana, o come è successo in Salvador, con l'omicidio di Oscar Romero.

E' questa una delle prime scene che viene descritta nel libro “L'isola del silenzio” di Horacio Verbitsky, che racconta il ruolo della Chiesa nella dittatura Argentina, più volte richiamato in questi giorni dopo la elezione di Papa Francesco, che di Buenos Aires è stato arcivescovo e cardinale. Da un lato, un tenente di vascello che portava il crocifisso al collo, dall'altro la donna che lui torturava che, per resistere alla tortura, “gridava avemaria e questo mandava su tutte le furie il suo” torturatore1.

Ecco perché c'è stato bisogno di scrivere una enciclica per parlare della pace sulla terra. Perché la teologia della chiesa per secoli ha giustificato, tollerato, promosso ed eseguito in proprio omicidi su larga scala. Per dire pace, basterebbe infatti ribadire il semplice comandamento del “tu non uccidere” e assumere tutte quelle decisioni conseguenti con tale semplicissimo comandamento. Quindi nessun cappellano militare a sostenere moralmente chi combatte e magari lo fa per soldi o per “potersi comprare una casa”, come abbiamo sentito più volte in occasione dei funerali dei soldati morti in Afghanistan. Come se questa potesse essere una giustificazione moralmente accettabile per la partecipazione ad azioni belliche. Quindi nessuna assoluzione a chi commette omicidi in guerra. Quindi nessuna benedizione di armamenti o di eserciti, ma condanna netta ed esplicita di ogni guerra.

La Pacem in terris non è riuscita neppure a sdoganare l'obiezione di coscienza al servizio militare. Ricordiamo che subito dopo la sua promulgazione, i cappellani militari fiorentini furono capaci di far condannare don Lorenzo Milani, post mortem, per aver sostenuto le ragioni degli obiettori di coscienza. Eppure ci sono stati alcuni cappellani militari, come don Primo Mazzolari, che sono diventati i più rigidi oppositori di qualsiasi guerra, dopo aver partecipato alla Prima Guerra mondiale, l'inutile carneficina, come la definì Benedetto XV, dove cattolici e cattolici si scannarono alla grande con la benedizione delle rispettive gerarchie ecclesiastiche.

Dunque belle parole, da un lato, certo importanti e da non sottovalutare, ma dall'altro una pratica assolutamente disastrosa. Belle parole che non possono cancellare il fatto, ad esempio, che i cappellani militari cattolici e protestanti hanno seguito gli eserciti nazisti in giro per l'Europa mentre essi la devastavano. Belle parole che non possono cancellare la benedizione persino delle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, “benedette” da un cappellano militare dell'esercito degli Stati Uniti.

E' ora che la pace divenga pratica costante dell'impegno dei cristiani. Alle parole, alle troppe e contorte parole di cui abitualmente ci riempiamo la bocca, e sui facciamo lunghe e defatiganti esegesi, dobbiamo far seguire i fatti e le decisioni concrete, assumendo le poche decisioni che servono in questo caso e che prima ho cercato di delineare. Così, soprattutto i giovani, avranno un punto di riferimento per le proprie scelte e se poi sceglieranno comunque di andare in guerra a combattere, lo faranno da soli, senza l'appoggio morale di alcun Dio e di alcuna chiesa.

Giovanni Sarubbi

NOTE

1Horacio Verbitsky, L'Isola del silenzio, Fandango editore pag. 11




Domenica 07 Aprile,2013 Ore: 18:31
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Editoriali

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info