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www.ildialogo.org PENSIERI E PAROLE, RELIGIONE E POLITICA, DALLA QUARESIMA ALLA PASQUA,di <strong>Raffaello Saffioti</strong>

Editoriale
PENSIERI E PAROLE, RELIGIONE E POLITICA, DALLA QUARESIMA ALLA PASQUA

IN QUARANTENA NEL TEMPO DELLA PANDEMIA DEL CORONAVIRUS COSA STIAMO IMPARANDO?


di Raffaello Saffioti

Occorrerà sapienza, molta sapienza, per uscire dalla crisi globale che è precedente alla Pandemia da coronavirus. Il virus è il motivo occasionale per l'eplodere della crisi di cui l'umanità è largamente responsabile. Il futuro dell'umanità dipenderà dall'assunzione di responsabilità di ognuno di noi. L'amico carissimo Raffaello Saffioti ci offre testi sapienziali su cui riflettere e da cui trarre insegnamenti e di cuore lo ringraziamo. (G.S.)  
Nel tempo della pandemia: religione e politica
Viviamo in un tempo di crisi che non ha precedenti.
Il tempo laico è connesso con quello religioso.
La quarantena per “l’emergenza coronavirus” dopo la quaresima è connessa con la Pasqua.
La crisi che stiamo vivendo ci costringe a cambiare il modo di pensare e, anche, di parlare. Ci interpella, ponendoci domande antiche e nuove.
Qual è il senso della parola virus?
Quali e quanti sono i virus?
Che relazione c’è tra il cambiamento climatico e il Coronavirus?
Che tempo storico è questo che stiamo vivendo?
Il coronavirus può essere interpretato come un segno del tempo?
Segnerà un cambiamento d’epoca?
Quale futuro dopo il coronavirus?
Cosa stiamo imparando? E cosa abbiamo imparato dalla storia?
La storia è “maestra della vita”?
Ricordiamo Marco Tullio Cicerone (106 a. C. – 43 a. C.):
Historia vero testis temporum,lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis, qua voce alia nisi oratoris immortalitati commendatur?” (Cicerone, De Oratore, II, 9, 36) (E da quale altra voce se non da quella dell’oratore può essere resa immortale la storia, la storia dico, testimone delle età, luce del vero, anima della memoria, maestra del vivere, interprete del passato?)
***
Papa Francesco rimane alla ribalta della cronaca. Le sue meditazioni giornaliere provenienti dalla Messa quotidiana a Santa Marta e dalle catechesi vengono riprese dai telegiornali. Sono meditazioni sul Vangelo. Egli va sostenuto, considerando il suo impegno di riforma della Chiesa in senso evangelico. Con gli atti e i discorsi, tra limiti e contraddizioni derivanti dal suo ruolo, porta avanti il programma delineato nella “Evangelii gaudium”, “Esortazione apostolica sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale”, del 24 novembre 2013.
All’udienza generale dell’8 aprile scorso ha detto: “La Croce è la cattedra di Dio”.
La Via della Conciliazione che porta in Piazza San Pietro, a Roma, è così denominata in seguito alla conciliazione tra il Regno d’Italia e la Santa Sede con i Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929, sottoscritti dal capo del governo Benito Mussolini e dal Segretario di Stato Vaticano Cardinale Pietro Gasparri.
Ma la Via della Conciliazione non è la Via della Croce. 
***
In tempo di epidemia
Dalla meditazione di Papa Francesco sul sagrato della Basilica di San Pietro, nella piazza deserta, dal colonnato che abbraccia Roma e il mondo - 27 marzo 20201:
“«Venuta la sera» (Mc 4, 35) […] Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a restare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono:«Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.
E’ facile ritrovarci in questo racconto.
[…] La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di ‘imballare’ e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente ‘salvatrici’, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità.
Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ‘ego’ sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli.
[…] «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. […] Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato.
[…] L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle
[…] Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore ci risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore.
[…] Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità, di solidarietà”.
***
Pasqua 2020
Che Pasqua celebriamo?” di Alex Zanotelli2
“‘Che senso avranno le nostre Pasque e questo cantare ancora salmi, se ci troviamo conniventi con gli stessi Faraoni? O Chiese!’, così scrive il monaco poeta Davide Turoldo nel suo Libro dei Salmi che uso per la mia preghiera quotidiana. Domanda esplosiva questa di Turoldo per le nostre Pasque, ma specialmente per la Pasqua di quest’anno che non possiamo celebrare solennemente nelle nostre Chiese per l’emergenza coronavirus. E’ un momento importante per riflettere su cosa significa celebrare la Pasqua, soprattutto per noi chiese d’Occidente.
Come possiamo celebrare Pasqua, festa di liberazione dalla schiavitù, quando noi viviamo dentro un sistema economico-finanziario che permette a pochi di avere quasi tutto sulla pelle di miliardi di impoveriti con milioni di morti di fame all’anno? […] Questo Sistema permette che il 10% della popolazione mondiale consumi da solo il 90% dei beni prodotti del mercato, creando la gravissima crisi ambientale che già oggi uccide otto milioni di persone all’anno. E perché siamo così terrorizzati dal coronavirus, mentre questo Sistema ne ammazza molte di più ogni anno senza che questo ci disturbi?
La crisi ecologica costituisce una minaccia alla stessa sopravvivenza di Homo Sapiens, eppure i nostri governi non riescono a prendere decisioni serie per passare dal carbone e petrolio al solare. Non ci dovrebbe spaventare tutto questo scenario più del Covid-19? E poi questo Sistema profondamente ingiusto può reggersi solo perché chi ha, è armato fino ai denti, soprattutto con armi nucleari. ‘Le armi nucleari – diceva il grande vescovo di Seattle R. Hunthousen – proteggono i privilegi e lo sfruttamento. Rinunciare ad esse significherebbe che dobbiamo abbandonare il nostro potere economico sugli altri popoli’. […]
L’Italia e l’Europa potranno ‘curarsi’ anche della ‘globalizzazione dell’indifferenza’, solo se ascolteranno il grido disperato dei profughi che premono alle nostre frontiere e domandano di entrare: sono i nuovi ‘Lazzari’ davanti alle porte chiuse del nostro Palazzo. Davanti a questi scenari, noi cristiani come possiamo celebrare la Pasqua di liberazione se siamo conniventi con i nuovi Faraoni?
[…] ‘Esci popolo mio, da Babilonia’ gridava il profeta dell’Apocalisse alle prime comunità cristiane dell’Asia Minore. Anche noi se vogliamo salvarci, dobbiamo uscire dal Sistema di morte in cui siamo intrappolati. Questa è la nostra Pasqua!”.
***
Chi è Dio? E chi è l’uomo?
Fede religiosa, idolatria e superstizione.
Esodo 20,2-5:
2 «Io sono il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù. 3 Non avere altri dèi oltre a me. 4 Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. 5 Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, sono un Dio geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano”,
Isaia 1, 10-17:
“Vano è il culto esterno senza l’interno”
“Ascoltate la parola del Signore,
o capi di Sodoma;
porgete orecchio all’insegnamento
del nostro Dio, o popolo di Gomorra!
“Che m’importa
dei molti vostri sacrifici?”
dice il Signore.
“…
Quando venite e vi presentate davanti a me,
chi reclama questo da voi?
Non calpestate più i miei cortili
per portarmi delle offerte vane;
il vostro incenso mi è in abominazione.
Neomenie, sabati e adunanze rituali
non le posso soffrire, né i sacrifici o le feste.
Le vostre neomenie,
le vostre assemblee, io le odio;
mi sono diventate un peso,
sono stanco di sopportarle.
Quando voi stendete le vostre mani,
distolgo da voi i miei occhi,
anche se voi moltiplicate le preghiere,
io non le ascolto.
Le vostre mani sono piene di sangue:
lavatevi, purificatevi, allontanate
le vostre cattive azioni dai miei occhi;
cessate di fare il male,
imparate a fare il bene, cercate la giustizia,
aiutate l’oppresso,
difendete la giustizia dell’orfano,
proteggete la vedova”.”.
Isaia 44, 9-20:
9 I fabbricatori di idoli sono tutti vanità e le loro opere preziose non giovano a nulla; ma i loro devoti non vedono né capiscono affatto e perciò saranno coperti di vergogna. 10 Chi fabbrica un dio e fonde un idolo senza cercarne un vantaggio? 11 Ecco, tutti i suoi seguaci saranno svergognati; gli stessi artefici non sono che uomini. Si radunino pure e si presentino tutti; saranno spaventati e confusi insieme.
12 Il fabbro lavora il ferro di una scure, lo elabora sulle braci e gli dà forma con martelli, lo rifinisce con braccio vigoroso; soffre persino la fame, la forza gli viene meno; non beve acqua ed è spossato. 13 Il falegname stende il regolo, disegna l'immagine con il gesso; la lavora con scalpelli, misura con il compasso, riproducendo una forma umana, una bella figura d'uomo da mettere in un tempio. 14 Egli si taglia cedri, prende un cipresso o una quercia che lascia crescere robusta nella selva; pianta un frassino che la pioggia farà crescere.
15 Tutto ciò diventa per l'uomo legna da bruciare; ne prende una parte e si riscalda o anche accende il forno per cuocervi il pane o ne fa persino un idolo e lo adora, ne forma una statua e la venera. 16 Una metà la brucia al fuoco, sulla brace arrostisce la carne, poi mangia l'arrosto e si sazia. Ugualmente si scalda e dice: «Mi riscaldo; mi godo il fuoco». 17 Con il resto fa un dio, il suo idolo; lo venera, lo adora e lo prega: «Salvami, perché sei il mio dio!».
18 Non sanno né comprendono; una patina impedisce agli occhi loro di vedere e al loro cuore di capire. 19 Essi non riflettono, non hanno scienza e intelligenza per dire: «Ho bruciato nel fuoco una parte, sulle sue braci ho cotto perfino il pane e arrostito la carne che ho mangiato; col residuo farò un idolo abominevole? Mi prostrerò dinanzi ad un pezzo di legno?». 20 Si pasce di cenere, ha un cuore illuso che lo travia; egli non sa liberarsene e dire: «Ciò che tengo in mano non è forse falso?»”.
Geremia 10, 1-16:
1 Ascoltate la parola che l’Eterno vi rivolge, o casa d’Israele! 
2 Così parla l’Eterno: Non imparate a camminare nella via delle nazioni, e non abbiate paura de’ segni del cielo, perché sono le nazioni quelle che ne hanno paura. 
3 Poiché i costumi dei popoli sono vanità; giacché si taglia un albero nella foresta e le mani dell’operaio lo lavorano con l’ascia; 
4 lo si adorna d’argento e d’oro, lo si fissa con chiodi e coi martelli perché non si muova. 
5 Cotesti dèi son come pali in un orto di cocomeri, e non parlano; bisogna portarli, perché non posson camminare. Non li temete! perché non possono fare alcun male, e non è in loro potere di far del bene. 
6 Non v’è alcuno pari a te, o Eterno; tu sei grande, e grande in potenza è il tuo nome. 
7 Chi non ti temerebbe, o re delle nazioni? Poiché questo t’è dovuto; giacché fra tutti i savi delle nazioni e in tutti i loro regni non v’è alcuno pari a te. 
8 Ma costoro tutti insieme sono stupidi e insensati; non è che una dottrina di vanità; non è altro che legno; 
9 argento battuto in lastre portato da Tarsis, oro venuto da Ufaz, opera di scultore e di man d’orefice; son vestiti di porpora e di scarlatto, son tutti lavoro d’abili artefici. 
10 Ma l’Eterno è il vero Dio, egli è l’Iddio vivente, e il re eterno; per l’ira sua trema la terra, e le nazioni non posson reggere dinanzi al suo sdegno. 
11 Così direte loro: "Gli dèi che non han fatto i cieli e la terra, scompariranno di sulla terra e di sotto il cielo". 
12 Egli, con la sua potenza, ha fatto la terra; con la sua sapienza ha stabilito fermamente il mondo; con la sua intelligenza ha disteso i cieli. 
13 Quando fa udire la sua voce v’è un rumor d’acque nel cielo; ei fa salire i vapori dalle estremità della terra, fa guizzare i lampi per la pioggia e trae il vento dai suoi serbatoi; 
14 ogni uomo allora diventa stupido, privo di conoscenza; ogni orafo ha vergogna delle sue immagini scolpite; perché le sue immagini fuse sono una menzogna, e non v’è soffio vitale in loro. 
15 Sono vanità, lavoro d’inganno; nel giorno del castigo, periranno. 
16 A loro non somiglia Colui ch’è la parte di Giacobbe; perché Egli è quel che ha formato tutte le cose, e Israele è la tribù della sua eredità. Il suo nome è l’Eterno degli eserciti”.
Amos 5, 21:
“Io odio e abomino le vostre feste, non mi piacciono le vostre solennità”.
Salmi 115, 4-8:
4 I loro idoli sono argento ed oro, opera di mano d’uomo. 5 Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, 6 hanno orecchi e non odono, hanno naso e non odorano, 7 hanno mani e non toccano, hanno piedi e non camminano, la loro gola non rende alcun suono. 8 Come loro sian quelli che li fanno, tutti quelli che in essi confidano”.
Vangelo di Matteo 4, 10:
“Ma Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto»”.
Vangelo di Matteo 5, 1-2; 6, 5-9:
“Gesù, veduta la folla, salì sul monte e quando si fu seduto, gli s’accostarono i suoi discepoli. Allora egli aprì la sua bocca per ammaestrarli e disse:
“… E quando pregate, non fate come gli ipocriti, i quali hanno piacere di pregare in piedi nelle sinagoghe o sugli angoli delle piazze, per essere veduti dagli uomini. In verità vi dico han già ricevuto la loro ricompensa. Ma tu, quando vuoi pregare, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. E quando pregate, non moltiplicate vane parole, come i pagani, che credono di essere esauditi a forza di parole. Non siate simili a loro, poiché il Padre vostro sa di che cosa avete bisogno, prima che gliela chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli…”.”.
***
La Scuola “Costituente Terra” dopo l’inaugurazione del 21 febbraio 2020
Il 21 febbraio 2020 è stata inaugurata la Scuola “Costituente Terra” nell’aula borrominiana della Biblioteca Vallicelliana a Roma.
Un mio ampio resoconto della giornata è stato pubblicato dal giornale on line “il dialogo” (link: ildialogo.org).
Dopo quella giornata è scoppiata l’epidemia del “coronavirus”
***
La “Costituente Terra”
Da “Newsletter n. 6 del 6 marzo 2020”:
Una conferma e un rinvio”
“Caro Amico,
come mai avremmo voluto, non appena si è celebrata a Roma l’inaugurazione della Suola per una Costituzione della Terra, abbiamo avuto la conferma di quanto essa fosse necessaria; è esplosa infatti in Italia la sindrome del virus malefico, che ha fornito la prova più schiacciante dell’urgenza e necessità di un nuovo pensiero e di nuove regole per la vita sulla terra. Tutte le ragioni che sono alla base della nostra iniziativa sono state infatti convalidate e anzi mostrate come ancora più pressanti.
La prima conferma è che ormai, al di là di tutte le preziose diversità di nazioni, di stirpi, di Stati, di colore, di religione, di lingua e di sesso, c’è un solo popolo della Terra, c’è l’evidenza di una sua unità di origine e di destino, c’è la sua soggettività o persona collettiva che è in gioco. […] Questa unità, rifiutata e stracciata da tutti i poteri del mondo, ora bussa alla nostra porta e non ci sono muri, apartheid, riserve indiane e frontiere o porti chiusi che tengano. Il confine non è la propria immagine, come pretende la selfie, è globale. Una grande lezione.
La seconda è il nesso inscindibile che stringe gli esseri umani alla natura; le donne, certo, prima di tutto, nella loro gloriosa differenza, ma anche gli uomini: un nesso con tutta la natura vivente, quella visibile e quella invisibile, anche più del pulviscolo dell’aria; per questo si parla di ecologia integrale. Dicono che il virus sia passato dagli animali all’uomo, saltando da una specie all’altra, che ora anche le malattie, grazie alla globalizzazione, non conoscono frontiere tra gli animali e l’uomo, tra l’una e l’altra specie. Ciò vuol dire che deve essere la cultura, ben più che la natura, a presiedere al nostro rapporto con gli animali, a definire ciò che ad essi ci accomuna (come canta il Cantico delle creature) ma anche ciò che infinitamente da loro ci distingue, quella scintilla dell’umano, o, per chi crede, quel confine ineffabile col divino, che fa l’inestimabile differenza umana, che nessuna intelligenza artificiale potrà eguagliare. In questa differenza alberga il diritto.
La terza è che il nostro vero problema, la vera posta in gioco, quella che pur sembra la più difficile, non è la sicurezza, ma la salvezza. La salvezza della Terra, che la storia continui, che l’umanità sussista, senza l’alibi dell’escaton, della fine annunciata, delle apocalissi che si autorealizzano. […] La sicurezza è un mito, è la promessa non mantenuta, la salvezza invece è il compito e il dono che ci è dato, e proprio lei è alla nostra portata, se l’assumiamo come salvezza di tutti, nessuno escluso, se giochiamo su di essa tutte le nostre risorse.
La quarta conferma è che la vera unità dell’Europa e del mondo, fallita nel Novecento quando se ne era avuta la migliore possibilità, fu messa invece in mano al denaro, la dobbiamo fare ora: a questo non servono reucci, dittatorelli e altri presunti sovrani e sovranisti: gli antichi dicevano che era il diritto a dover essere re, il “nomos basileus”. Noi li prendiamo sul serio, rilanciando la grande partita di un costituzionalismo mondiale, promuovendo una Costituzione della Terra e progettando di dotarla, mediante politiche all’altezza della sfida, di istituti e autorità di garanzia che realizzino ciò che promettono, diritti e beni comuni per l’umanità tutta intera, dalla sanità al sapere, al lavoro, alla pace”.
Newsletter n. 8 del 20 marzo 2020” della “Costituente Terra”
Luigi Ferrajoli ha scritto:
“Il coronavirus non conosce confini. Si è ormai diffuso in quasi tutto il mondo e certamente in tutta Europa. E’ un’emergenza globale che richiederebbe una risposta globale. Possiamo quindi trarne due insegnamenti, che ci costringono a riflettere sul nostro futuro.
Il primo insegnamento riguarda la nostra fragilità e, insieme, la nostra totale interdipendenza. Nonostante le conquiste tecnologiche, la crescita delle ricchezze e l’invenzione di armi sempre più micidiali, continuiamo – tutti, in quanto esseri umani – ad essere esposti alle catastrofi, talune provocate da noi stessi con i nostri inquinamenti irresponsabili, altre, come l’attuale epidemia, consistenti in calamità naturali.
Con una differenza, rispetto a tutte le tragedie del passato: il carattere globale delle catastrofi odierne, le quali colpiscono tutto il mondo, l’umanità intera, senza differenze di nazionalità, di cultura, di lingua, di religione e perfino di condizioni economiche e politiche. Ne consegue purtroppo una drammatica conferma della necessità e dell’urgenza di realizzare un costituzionalismo planetario: quello che abbiamo promosso mediante la scuola “Costituente Terra”.
Il secondo insegnamento riguarda la necessità che di fronte a emergenze di questa natura vengano adottate misure efficaci e soprattutto omogenee, onde evitare che la varietà dei provvedimenti adottati, in molti casi del tutto inadeguati, finisca per favorire il contagio e moltiplicare i danni per tutti.
[…] Ma soprattutto il carattere globale di questa epidemia conferma la necessità – già evidente in materia di aggressioni all’ambiente, ma resa ancor più visibile e urgente dal terribile bilancio quotidiano dei morti e dei contagiati – di una Costituzione della Terra che preveda garanzie e istituzioni all’altezza delle sfide globali e a tutela della vita di tutti.
[…] Di questo salto di civiltà – la realizzazione di un costituzionalismo globale e di una sfera pubblica planetaria – esistono oggi tutti i presupposti: non soltanto quelli istituzionali, ma anche quelli sociali e culturali. […] Forse da questa tragedia può nascere finalmente una consapevolezza generale in ordine al nostro comune destino, che richiede perciò un comune sistema di garanzie dei nostri diritti e della nostra pacifica e solidale convivenza”.
Da: “Newsletter n. 11 dell’8 aprile 2020”:
“Con quali culture”
“… Molte cose dobbiamo dunque mettere a posto con le nostre culture. Per questo nella nostra scuola e nel sito c’è una sezione intitolata “Dimenticare Teodosio”. Per fare l’unità umana, tutte le religioni devono uscire dal loro sogno di Costantino, verso un’età diversa da quella costantiniana di Teodosio e diversa dalla ricaduta nelle manifatture pagane del sacro.  È una gran cosa che a guidare la Chiesa tra questi scogli, nel sovvertimento della pandemia, ci sia tutta la misura e la lucidità evangelica di papa Francesco”.
***
Perché Gesù pianse su Gerusalemme?
Dal Vangelo di Luca 19, 41-44:
Gesù piange su Gerusalemme”
Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata»”.
***
Danilo Dolci ha scritto in Comunicare, legge della vita (La Nuova Italia, Scandicci, 1997):
“Non dobbiamo temere la diagnosi. Una malattia ci intossica e impedisce: la vita del mondo è affetta dal virus del dominio, pericolosamente soffre di rapporti sbagliati. Non un nuovo Golia occorre denunciare, né estranei nemici ma, nei più diversi ambiti, ripensare e rifondare il modo e la qualità dei nostri rapporti, di ogni genere di rapporto. Talmente abituati siamo a questa malattia, che ci è arduo concepire la salute. Sappiamo quale mondo vogliamo?
[…] Ma un virus di tipo AIDS infetta la politica in Italia e nel mondo: ci occorre che i fronti della gente creativa si connettano a smascherare ed inibire il virus sogghignante”
***
So di non sapere.
La vita senza ricerca non è degna di essere vissuta”. (Platone, Apologia di Socrate)
[…] tutti siamo vicendevolmente maestri e discepoli nel comune e solidale sforzo di migliorare la condizione umana”. (Domenico Antonio Cardone - 1957)
[…] fuori da ogni ottimismo o pessimismo, l’utopia è la nostra vera realtà permanente”. (Domenico Antonio Cardone - 1972)
***
Roma, 15 aprile 2020
Raffaello Saffioti
Centro Gandhi – Palmi (RC)
raffaello.saffioti@gmail.com

 NOTE




Mercoledì 15 Aprile,2020 Ore: 16:18
 
 
Commenti

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Autore Città Giorno Ora
Giovanni Sarubbi Monteforte Irpino 17/4/2020 10.53
Titolo:
Grazie all'amico Raffaello che continua a fornirci materiali di riflessioni, perle di saggezza per il nostro futuro.
Autore Città Giorno Ora
Mariella Ratti La Spezia 19/4/2020 17.05
Titolo:
Grazie Raffaello per questo articolo che ci invita a riflettere sul momento drammatico che stiamo vivendo e che mette in discussione non solo il modello di sviluppo del mondo economico e finanziario ma anche i nostri stili di vita. Mi auguro che le riflessioni sul virus e sui tanti virus che ci circondano possano segnare una svolta o meglio un capovolgimento dei comportamenti umani nei confronti di noi stessi, degli altri e dell'ambiente che ci circonda, unitamente alla consapevolezza della fragilità umana, stante che è bastata una entità microscopica per mettere in crisi potenze ed imperi. Potenze ed imperi che però sembra vogliano ristabilire l'ordine precedente scaricando sui deboli e gli indifesi le conseguenze degli effetti del virus. 

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