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www.ildialogo.org Martini Vescovo, biblista, politico,di Giorgio Forti

Editoriale
Martini Vescovo, biblista, politico

di Giorgio Forti

Carlo Maria Martini ha pubblicato, nel 1999, “L’Utopia alla prova di una Comunità”, Piemme 1999) dove riassume la sua filosofia religiosa, culturale e politica, peraltro discussa in molte altre sue opere precedenti. Il libro espone chiaramente le idee del cardinale che è stato vescovo di Milano dal 1979 fino al 2002, quando il papa Giovanni Paolo II ha accettato le sue dimissioni, ed egli è tornato ai suoi studi biblici a Gerusalemme dove aveva già trascorso parecchi anni, e collaborato con gli studiosi ebrei dell’Antico Testamento. Buon conoscitore della lingua ebraica, il suo interesse si è concentrato sui manoscritti neotestamentari recentemente scoperti e sul loro collegamento all’Antico Testamento. E’ evidente che C.M. Martini ritiene, lo dichiara lui stesso nell’introduzione del libro, che le Sacre Scritture vadano interpretate simbolicamente, e non alla lettera, come molte persone in posizioni di responsabilità nella Chiesa Cattolica hanno sostenuto e sostengono, riservando però alla Chiesa Cattolica l’interpretazione “autentica” del significato della Parola di Dio.
In questo e nelle sue implicazioni politiche, Martini è certamente sulla linea di pensiero di papa Francesco I, che ha detto e scritto, in nome della Chiesa, una novità assoluta dai tempi dell’imperatore Costantino ai nostri giorni: che gli uomini di Chiesa, per alta che sia la loro posizione gerarchica, debbono essere soggetti alle autorità giudiziarie dei Paesi nei quali essi vivono per quanto riguarda i reati contro il diritto penale, come concretamente si è verificato in molti Paesi nel caso della pedofilia. In questo la sua posizione è stata radicalmente diversa da quella di papa Benedetto XVI, che ha condannato duramente la pedofilia e l’omosessualità (sulla base della condanna biblica di Sodoma e Gomorra), ma ha riservato alla Chiesa il dovere di prendere i provvedimenti del caso e di chiedere umilmente scusa ai popoli offesi. Martini scrive, parla ed agisce in accordo con la filosofia, etica e politica, di papa Francesco, e lo prova tutta la sua azione come Vescovo di Milano: la scelta per i poveri in tutte le circostanze (per esempio, i suoi interventi critici sulla politica di edilizia popolare delle amministrazioni comunali di Milano, quelle di destra come quelle di centrosinistra o così autodefinitesi). Martini fonda sulla scelta di essere cristiano e cattolico la fede in Dio Creatore che ama tutte le sue Creature, ed in particolare ama Homo sapiens, dotato, unico tra i viventi del pianeta Terra, della capacità di conoscenza sintetica e simbolica, di trasmetterla ai suoi simili con il linguaggio sintetico-simbolico, e per questo capace di giudizio etico, quindi di distinguere il bene, criticamente fondato, dal male nelle sue azioni e stili di vita. Questo sta scritto nella Torah, ed in tutti i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento, sostiene Martini: ma il racconto immaginoso della creazione del Mondo è stato scritto, nel linguaggio dell’antica Tribù, circa tremila anni orsono, con la data precisa ancora in discussione tra gli esperti. La sua passione, forte e profonda, per i sacri testi lo porta ad interpretare le rappresentazioni immaginose dell’Antico Testamento, ed anche alcune del Nuovo, sempre degne di fede, ma con la necessità di interpretare il linguaggio in cui sono scritte, per tradurlo nei linguaggi moderni e spiegarle fuori da metafore incomprensibili al popolo fedele: come sappiamo questo non è problema da poco, e negli ultimi 5 secoli ha fatto versare molto sangue e causato enormi sofferenze. La strage anzi continua, coinvolgendo molti popoli. La appassionata considerazione per l’Antico Testamento, e la sua stretta collaborazione con studiosi israeliani ebrei hanno portato Martini a prendere pubbliche posizioni a difesa dello Stato di Israele in campo politico, ingiustificate storicamente e politicamente.
Egli pensa che lo Spirito Santo sia sempre all’opera in ognuno e nella Comunità Ecclesiale, e che coinvolga tutta la vita interiore di ognuno, mente e cuore, che questo sia il significato dell’appartenenza alla Chiesa Cattolica: la Comunione di tutti i credenti nella salvezza garantita da Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto in Croce.
Tuttavia, non trovo, in nessun intervento dottrinale di Martini, una chiara presa di posizione sul come uscir di metafora nell’interpretazione di importanti passi delle sacre scritture (mi limito qui a quelle Giudeo-Cristiane delle quali ho migliore conoscenza ed esperienza). Un primo esempio è la natura degli angeli, cui Martini non accenna: un angelo ferma il braccio di Abramo che sta per sacrificare suo figlio Isacco, per ubbidire all’antica legge di Dio come la intendeva l’antica Tribù. A me sembra evidente che l’angelo è in realtà un pensiero che nasce nella mente di Abramo sulla ingiustizia dell’uccidere suo figlio, e decide di non farlo, e da quel momento la tribù primitiva degli Ebrei abolisce i sacrifici umani, un enorme progresso di civiltà. Nulla in contrario a considerare la ricerca della giustizia un pensiero “che viene da Dio”, nel significato che Homo sapiens dotato di conoscenza sintetica e capacità di giudizio è stato creato come tutti gli altri viventi dall’evoluzione delle strutture organiche della Terra, per tentativo ed errore, darwinianamente, e quindi, per tutti i credenti in Dio, da Dio stesso. Altri “angeli”: quello che ha ispirato “in sogno” (?) i tre Re Magi, dopo aver adorato Gesù a Betlemme, di tornarsene a casa “per altra via”, senza passare più a riverire l’assassino re Erode, come scrivono S.Matteo e S.Luca nei rispettivi Vangeli. Ancora, fondamentale: l’Angelo dell’Annunciazione a Maria, non è forse il di lei pensiero di ragazza del Tempio, studiosa della Bibbia, che pensava dunque che Dio Creatore, che ama tutte le sue Creature, ama anche questi delinquenti Umani, che commettono così orribili crimini contro i loro fratelli: e si dichiara disponibile a collaborare, dicendo: “ecco la serva del Signore, sia fatto di me secondo la Tua parola”, implicando anche che Dio dovesse chiederle il consenso per servirsi di lei in questo modo!
Infine, perché non spiegare ai Fedeli Cristiani il significato di quello che essi proclamano con impegno alla Messa, nel Credo: stabilito nel quarto secolo nel Concilio di Nicea, dice che il Figlio è “nato dal Padre prima di tutti i secoli” ed è della stessa sostanza del Padre. Non viene però mai spiegato ai comuni fedeli che la parola “sostanza” aveva un significato radicalmente diverso nel quarto secolo, ed anche nel tredicesimo, ai tempi di S.Tommaso D’Aquino, rispetto a quello che ha oggi. Oggi i ragazzi imparano alla scuola di catechismo che Cristo è della stessa sostanza del Padre, ed imparano che Dio è puro Spirito; poi imparano alla scuola comune che l’acqua è una sostanza fatta di due atomi di idrogeno ed uno di ossigeno, e che si chiama sostanza un corpo di composizione atomica e struttura tridimensionale definite. Cosa debbono dunque credere, fuor di metafora? Come possono aver fiducia dei loro insegnanti, quelli religiosi e quelli secolari? Quando recitano il Credo cosa realmente pensano di dichiarare? E’ probabile che i semplici di mente e di cuore, di tutte le età, onestamente impegnati a comportarsi fraternamente con il prossimo, come insegna il Vangelo con la parola di Cristo, non si pongano di questi problemi: credono di partecipare al sacrificio salvifico di Cristo che dà gratuitamente la propria vita per amore di tutti gli umani, per riscattarli dal male commesso, e farli accedere alla vita eterna. Anche della “vita eterna” andrebbe spiegato il significato letterale: ce ne sono parole nei Vangeli, nella conversazione tra Cristo ed i Sadducei sulla Vita eterna dopo quella terrena, ed in altri punti delle Scritture, soprattutto in S.Paolo. Ma non vengono correntemente spiegate ai credenti, neppure a quelli più smaliziati intellettualmente. Martini nel libro di cui sto parlando, coerentemente con i molti altri suoi scritti, si sente impegnato sempre in modo intelligente e appassionato a sostenere, con S.Paolo come Maestro, che la vita nella Chiesa come fraternità di tutti gli umani è l’unico modo di partecipare alla Redenzione offerta gratuitamente da Cristo, figlio di Dio fattosi uomo, da tutti i mali commessi, e da tutti i mali del mondo: l’ascolto degli altri e la silenziosa riflessione sono i metodi richiesti. Questa morale è certo da riconoscersi come di alta virtù, e Martini afferma che proprio in base ad essa non si può giudicare come errante chi valuta differentemente le soluzioni ai problemi nei rapporti umani, proprio perché nessuno di noi può ritenersi privo di errore, e solo Dio, la razionalità fatta persona spirituale che ama le sue creature, può giudicare i pensieri le azioni ed i comportamenti umani. Tuttavia, Martini pensa che la vita associata richieda il consenso su valori comuni riconosciuti, ed il fatto che questi non possono che rappresentare il livello di conoscenze e di moralità raggiunte dall’umanità ad un certo tempo della sua storia. Sembra che Martini, nel libro citato all’inizio, sia convinto di questa necessità di cercare ragionevoli compromessi tra persone e gruppi di persone, e che questi compromessi possano essere raggiunti in modo virtuoso con metodi pacifici.
Quello che sembra difficilmente accettabile, è di prendere S.Ignazio di Loyola come Maestro per raggiungere lo scopo: S. Ignazio, fondatore della Compagnia di Gesù, dopo la tragica battaglia di Pamplona (1522) ha imposto a sé stesso sofferenze e sacrifici personali durissimi, per espiare la sua vita dissoluta precedente: ma purtroppo la sua teoria, del resto comunemente praticata ai suoi tempi ed anche… molto dopo, era di imporre la virtù, come lui ed i saggi della Chiesa avrebbero dovuto definirla per le masse ignoranti, e guidare il popolo cristiano in ogni passo della vita, assegnando ai “saggi” della Chiesa il compito di direttori spirituali per i semplici e gli ignoranti. Questa impostazione teorica potrebbe essere la base per la costruzione di una società umana più giusta e più libera? A me pare proprio di no. Purtroppo, non si può più discuterne con S.E. Martini. Ma si può e deve pensare che nessuno può imporre la propria volontà, né ex Cathedra né con altri metodi coercitivi, a chi la pensa diversamente: usare violenza per imporre la propria verità equivale a cedere alla tentazione “satanica” a cui Cristo ha resistito: il suo pensiero autenticamente umano di dominare tutti i Regni della Terra, che egli ha visto dall’altissimo monte su cui è stato trasportato (dal suo pensiero, umano). Perché, e pensiamo che Martini potrebbe esser d’accordo, le Chiese tutte, e quella romana per eccellenza, si sono spesso comportate come strutture politiche del tutto “mondane”, non solo nel passato lontano, ma nel secolo XX e nel presente, e non solo riguardo alla pedofilia! Come dimenticare l’appoggio dato al Fascismo italiano ed a quello spagnolo, la mancata opposizione al Nazismo ateo con le stragi che ne sono derivate, e la corruzione di regimi appoggiati anzi promossi da Chiese cristiane in molti Paesi?
Una teoria “politica” è stata proposta da un giovane scrittore di successo, Fabio Geda, ammiratore di don Bosco e dei metodi adottati dai Salesiani in Italia ed all’estero (nel suo racconto “Il demonio ha paura della gente allegra”, 2019). La teoria vorrebbe che associazioni umanitarie, seguendo l’esempio dei Salesiani di don Bosco, non si occupassero di politica ma svolgessero la loro azione di solidarietà umana in silenzio, utilizzando tutti gli spazi che riescono a trovare nelle condizioni in cui vivono, e le offerte di “generosi donatori”. E’, mi pare ovvio, una ingenuità che non va lontano: il potere delle Nazioni armate e delle potenze finanziarie sovranazionali non lascerebbe loro se non spazi marginali e per di più corrotti, e la perdita di libertà umana e civile prima, la guerra a breve scadenza sarebbero il futuro del mondo.
La fuga dalla realtà non era il metodo proposto da Martini, che era dunque favorevole, in politica, alla proposta di metodi fondati sull’amore del prossimo e la ricerca di strutture sociali fondate sui concetti di giustizia evangelici, da codificarsi nelle strutture legali delle società umane. Nel libro che ha offerto lo spunto a queste mie riflessioni, Martini sembra pensare che tutti i componenti della società debbano potersi esprimere ed essere ascoltati nella elaborazione delle legislazioni che codificano i principi di uguaglianza e libertà, cioè crede nei valori della democrazia, formale e sostanziale. Tuttavia, la sua promozione dei metodi di Esercizi Spirituali di Ignazio di Loyola non sembra compatibile con la democrazia ugualitaria delle società umane, a meno di separare nettamente le società ecclesiali dalla società umana dove tutte le religioni, e la mancanza di ogni religione, l’ateismo come scelta di vita, abbiano ugual diritto di cittadinanza.
Dal punto di vista filosofico-culturale, non mi pare che si possa dire che Martini, in questo suo libro “terminale”, ma anche negli altri suoi scritti e detti, abbia avuto mai alcun interesse, e forse alcuna comprensione, per l’idea fondamentale sulla Natura degli esseri viventi: che per essere liberi da preordinato destino, non possono che essersi “formati” ed evoluti per caso, da eventi veramente casuali nel significato matematico della parola: ad ognuno dei quali si può assegnare, mediante la statistica degli eventi rari, una probabilità di avvenire, e di “essere avvenuti” nella storia della Vita sul pianeta Terra. Darwin, e prima di lui Lamarck, osservando la vita di animali e piante, hanno intuito che tutti gli organismi viventi, compreso Homo sapiens, sono discendenti da un unico progenitore, diversamente da come viene correntemente raccontata la Creazione nel Genesi. La Selezione Naturale ha poi scelto gli organismi viventi in funzione della loro capacità di “vivere e moltiplicarsi” oppure morire e scomparire nelle condizioni fisiche e chimiche della Terra, con il procedimento di variazione ( casuale) e selezione: la Scienza moderna ha dato un quadro logicamente convincente e sperimentalmente dimostrato (salvo prova contraria) di questi eventi, che ci consentono di spiegare la presenza dei miliardi di Specie oggi viventi, e della scomparsa di molte, continuamente.
Perché non considerare che questo processo possa coincidere, per i credenti, con il “piano misterioso” della Creazione di Dio, che la Scienza vuole così rappresentare (salvo il migliorare nel futuro la rappresentazione!): la Chiesa, o meglio le Chiese, e tutte le altre religioni si potrebbero riunire al progresso culturale dell’Umanità, da cui si sono separate da 5 secoli. I successori di Martini alla guida della Chiesa Cattolica (ed i fondamentalisti protestanti tanto influenti sulla politica USA, e quelli ebraici che oggi governano lo stato di Israele), non sembrano considerare questo sapere importante. Questo sapere, ed i metodi con cui lo si acquisisce, sono parte fondamentale delle proprietà e prestazioni di Homo sapiens, e quindi dei suoi modi di vita, che cambiano di continuo nella Storia: come possono le religioni ignorarlo?



Giovedì 19 Marzo,2020 Ore: 10:17
 
 
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