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www.ildialogo.org Chiudere un luogo di culto è una provocazione ed una negazione della libertà religiosa garantita dalla Costituzione,di Amina Salina

Editoriale
Chiudere un luogo di culto è una provocazione ed una negazione della libertà religiosa garantita dalla Costituzione

di Amina Salina

Abusivo è chi chiude le mosche e calpesta i diritti costituzionali dei musulmani e ne ridicolizza il culto.
Siamo alle solite. Dopo anni di provocazioni respinte dai Tar la destra fascista riesce ancora a far chiudere un luogo di culto islamico a Roma. Stavolta dopo diverse denunce di Fratelli d‘Italia , il loro consigliere Sabbatani Schuma è riuscito a convincere i vigili urbani ad agire mettendo i sigilii alla moschea di Tor Pignattara ‘’Masgid e Rome”, nel quartiere multietnico della capitale. E cosi’ alla vigilia del Ramadan centinaia di fedeli si sono trovati con le solite difficoltà a poter pregare e ad organizzare le cene di rottura del digiuno alle quali partecipano spesso i più poveri tra i musulmani, coloro che vivono soli e che non hanno una famiglia qui.
Questo atto è l'ennesima sortita di una destra piena di livore contro gli immigrati e contro i musulmani dopo che ad Aprile i fratelli della moschea “Masgid e Rome” si erano dati da fare per sanare alcune irregolarità, loro hanno continuato a parlare di moschea abusiva e a chiederne la chiusura. Del resto la problematica è di fondo in quanto nel regolamento urbanistico delle città italiane non esiste la dicitura moschea quindi noi per i vigli siamo solo un locale come tanti, come fossimo un teatro un cinema una discoteca. È per questo che si parla a sproposito di moschee abusive quando l’unico abusivo è chi non sana questa mancanza da parte delle istituzioni. La logica di colpire sempre e solo i deboli ha incattivito questa città.
Stavolta poi, a detta di una fonte attendibile, la scusa sarebbe quella risibile già adottata per la tentata chiusura della moschea di Ostia, Sarebbe stato richiesto il permesso per pubblici spettacoli come se l’imam fosse Moni Ovadia ed i fedeli fossero il pubblico di uno spettacolo teatrale. Una scusa che indigna e ferisce profondamente ogni credente la cui religione viene considerata una buffonata.
Su Roma Today parla il presidente dell’associazione Dhumchathu Batchu che definisce la sortita dei vigli urbani una provocazione.
“Di fronte alle irregolarità urbanistiche avrebbero potuto avanzare una diffida, chiedendoci di mettere in regola i locali”, continua Batchu. “È già accaduto ad aprile con i vigili del fuoco: abbiamo contattato dei tecnici e sanato le irregolarità che ci erano state avanzate. Inoltre sono stati sollevati problemi all’interno di locali cantina che sono già stati sequestrati e dove noi non possiamo entrare. "
‘’Mettere i sigilli a un luogo di culto senza consultare prima il municipio ci è sembrata una provocazione e un sintomo di disinteresse nei confronti della nostra religione. Ancora oggi (6 maggio, ndr), a distanza di ben oltre 48 ore dal sequestro, non sappiamo se il giudice l’ha convalidato o meno”. Ed infatti è stata rilevata , “anche l’assenza di un’autorizzazione per pubblico spettacolo”, fa sapere ancora il presidente dell’associazione che raccoglie molti migranti che vivono a Roma, in particolare bengalesi e che è da sempre al centro dell’attenzione per la lotta dei diritti dei musulmani e dei migranti . “Questo rilievo è stato avanzato in merito al palcoscenico da cui parla l’Imam e dove a volte si balla. Ma se sono attività che fanno parte della nostra religione, come si fa a chiedere l’autorizzazione per il pubblico spettacolo? Una vera assurdità”. ( ovviamente non si balla durante la preghiera probabilmente si fanno feste di matrimonio o circoncisioni )
A far scattare i sigilli anche la presenza di alcuni minori che dormivano all’interno. “Di quale reato stiamo parlando? Non abbiamo messo i locali del centro culturale in affitto, non abbiamo preso nessun soldo. Semplicemente la festa della sera prima a piazza Vittorio si è protratta fino a notte fonda e alcuni genitori hanno portato un gruppo di ragazzi a dormire insieme lì al centro. Si tratta di un servizio per la comunità, non di un’attività commerciale”, continua il presidente di Dhuumcatu. “Ripeto, consideriamo questo sequestro una provocazione in un momento delicato, anche per la situazione internazionale. Il tutto, di fronte al menefreghismo dell’amministrazione che sta governando questa città”.
Ora le persone che frequentavano il centro di via Gabrio Serbelloni, “sono state spostate nel vicino luogo di culto di via Capua ma non mancano le tensioni. Purtroppo il divieto di far dormire le persone esiste ed è un duro colpo per le tradizioni islamiche in quanto chi non ha casa o è in viaggio in tutto il mondo islamico può dormire alla moschea.
I fedeli del centro culturale, insieme all’associazione Dhuumcatu, sono decisi a fare sentire la propria protesta.con un fitto susseguirsi di manifestazioni. “Abbiamo chiesto alle autorità competenti di poter organizzare delle preghiere in diversi luoghi della città: il primo appuntamento è proprio nel V municipio, per il 10 maggio alle 14 a largo Preneste. Il 17 maggio vorremmo replicare a piazza Vittorio, il 24 in piazza Madonna di Loreto, adiacente e piazza Venezia e infine il 31 siamo pronti ad andare in Campidoglio. Attendiamo l’autorizzazione. Nel frattempo, resta il fatto che chiudere un luogo di culto islamico a pochi giorni dal Ramadan, e senza alcun avvertimento, è una provocazione”. Una provocazione che segue decine di altre e che fa parte di una campagna di islamofobia ben orchestrata. Ma non prevarranno perché ci faremo sentire. La cattiveria purtroppo è diventata un arma politica ma non durerà per sempre.
Salaam
Amina Salina



Giovedì 09 Maggio,2019 Ore: 20:23
 
 
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