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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org I RAGAZZI DELLO SCIOPERO SCOLASTICO DEL VENERDI’  SI PRENDONO IL CLIMA E IL FUTURO  PER LA SALVEZZA DELLA TERRA CASA COMUNE,di Raffaello Saffioti

VERSO LA MANIFESTAZIONE CON GRETA THUNBERG A ROMA IL 19 APRILE 2019
I RAGAZZI DELLO SCIOPERO SCOLASTICO DEL VENERDI’  SI PRENDONO IL CLIMA E IL FUTURO  PER LA SALVEZZA DELLA TERRA CASA COMUNE

VOGLIONO UNA LEGGE PER IL CLIMA ANCHE IN ITALIA E LA VOGLIONO ORA. IL LIBRO “LA NOSTRA CASA E’ IN FIAMME”


di Raffaello Saffioti

Manifestazione a Roma del movimento Fridays for Future
Il prossimo 19 aprile, venerdì, avrà luogo a Roma, in Piazza del Popolo, la manifestazione organizzata dai ragazzi del Fridays for Future, con la partecipazione di GRETA THUNBERG. Sarà su un palco a emissioni zero, alimentato dalle gambe degli attivisti che si alterneranno ai pedali per produrre energia.
Gli organizzatori hanno scritto in una nota:
"Faremo di tutto perché questa giornata si trasformi in un grande momento di sensibilizzazione sul tema dei cambiamenti climatici e speriamo che la politica capisca che è giunta l'ora di ascoltare gli scienziati che all'estero e in Italia ci ricordano che non c'è tempo da perdere".
Greta viene a Roma viaggiando in treno e avrà due importanti appuntamenti: con Papa FRANCESCO e con la presidente del Senato MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI.
A proposito del suo viaggio in Italia, ha scritto su Twitter: “So che è periodo di una vacanza, ma la crisi climatica non va in vacanza“.
GRETA è la ragazza sedicenne svedese che ha inventato e promosso il movimento col nome Fridays for Future, diventando simbolo e icona dello stesso movimento in tutto il mondo.
E’ affetta dalla sindrome di Asperger e dal disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività.
Greta ad agosto del 2018, un venerdì, quando è iniziata la scuola, ha iniziato a manifestare davanti al Parlamento di Stoccolma, con un cartello in cui era scritto “Skolstreik for klimatet” (Sciopero scolastico per il clima), che è divenuto uno slogan. Dopo quella prima manifestazione il movimento “Fridays for future” è diventato globale. Con gli scioperi scolastici del venerdì, in pochi mesi ha avuto uno sviluppo crescente e impetuoso a livello planetario.
Greta è intervenuta al vertice delle Nazioni Unite a Katowice, al Forum economico mondiale di Davos e alla sessione plenaria organizzata dal Comitato economico e sociale europeo a Bruxelles.
Allo sciopero del 15 marzo scorso hanno partecipato gli studenti in 1.700 città e in oltre 100 paesi di vari continenti.
Il 15 marzo del 2019, giorno del primo sciopero globale, col suo grande successo, si è rivelato un giorno destinato a passare alla storia.
In quel giorno gli studenti hanno fatto scuola nelle strade e nelle piazze, insegnando la coscienza ambientale agli insegnanti di professione e agli adulti. Si sono rivelati nuovi maestri.
Grazie all’impegno contro la crisi climatica e il riscaldamento globale, Greta è stata proposta da tre parlamentari svedesi per il premio Nobel per la pace. Il parlamentare Freddy Andre Oevstegaard ha detto:
Abbiamo nominato Greta perché la minaccia del clima potrebbe essere una delle cause più importanti di guerre e conflitti”.
Intanto è già previsto il secondo sciopero globale per il prossimo 24 maggio, con l’appoggio degli scienziati.
 
Viene in mente il Vangelo.
In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli»”. (Vangelo di Matteo 11, 25)
La manifestazione di protesta, pacifica, nonviolenta e creativa, è stata anche festosa e coinvolgente. Vi hanno partecipato tante persone di diverse generazioni e di diverse categorie sociali.
Significativi gli striscioni, i cartelli, i cori e gli slogan che hanno caratterizzato l’intera manifestazione.
Nessun confronto con le manifestazioni di protesta del 1968.
La parola “futuro” è stata una delle parole-chiave della manifestazione.
Esempi: “Siamo il presente, siamo il futuro, siamo la storia”, “Il futuro è nostro e ce lo stanno rubando. Non c’è più tempo”, “Sveglia siamo a rischio estinzione”, “Dite di amare i vostri figli più di ogni cosa. Invece gli state rubando il futuro”; “Non esiste futuro senza pianeta Non vendiamolo per la moneta”, “Il sistema deve cambiare non il clima”, “Cambiate la politica non il clima”.
Novità del movimento internazionale “Fridays for future”
Nel documento della Comunità dell’Isolotto, di Firenze, col titolo “Inventare un tempo nuovo. Il clima e le mobilitazioni delle giovani generazioni”, si legge:
Per la tutela del clima, per la prima volta nella storia, stiamo assistendo ad una mobilitazione dal basso di livello globale”.1
Dopo il 15 marzo 2019
Per la crescita del movimento gli strumenti di comunicazione sociale hanno dato un grandissimo contributo.
Ma si distingue ed è particolarmente critico l’articolo dello storico e politologo MARCO REVELLI nella newsletter n. 31 di “Volere la luna” del 22 marzo 2019: “Global strike: gli scribi ipocriti e l’innocenza tradita”
Revelli ha scritto:
“Di fronte alla straordinaria mobilitazione dei giovani del Friday for future, la maggior parte del “mondo adulto” si è divisa tra chi, con l’ipocrisia degli scribi, pur lodandoli li tradisce, e chi con la volgarità degli imbarbariti li ha messi alla gogna. Il che ci dice quanto stretta sia la via della salvezza del pianeta”.
“C’è qualcosa che non funziona nel modo in cui i giornali “di sistema” hanno trattato la “crociata dei bambini” per salvare la Terra. In prima grandi fotografie della marea multicolore, con i cartelli in inglese, i sorrisi sui volti giovani, la protesta gioiosa, i titoli a tutta pagina sull’onda verde. E gli editoriali dove vecchie firme celebrano la speranza giovane e la retorica dei “bambini che salvano il pianeta” si spreca, con tutti a riconoscere che “è vero, non c’è più tempo”, e sentenziare che sì, certo!, “i giovani vogliono un futuro”! Poi, nelle pagine interne, tutti – gli stessi o chi per loro, agli ordini degli stessi direttori, degli stessi caporedattori, degli stessi padroni – a invocare gli “sblocca cantieri”, le trivellazioni nell’ Adriatico, i TAP, TAV, TAC, pipe lines e cementificazione, ponti tunnel e binari, calcestruzzo e acciaio a gogo (investimenti li chiamano) come se tra i due “ordini del discorso” non ci fosse contraddizione”.
Il movimento ispirato da Greta è nuovo, per il modo di vedere il mondo, per la concezione del tempo e della storia, ma non è nuovo l’allarme degli scienziati per l’emergenza climatica, dopo l’emergenza dell’apocalisse nucleare.
A un passo dalla fine
L'orologio dell'Apocalisse fu ideato da un gruppo di scienziati in risposta ai primi test nucleari e indica quanto ci stiamo avvicinando alla nostra fine.
Nel “Testamento spirituale. Messaggio contro la guerra atomica”, del 1955, affidato a BERTRAND RUSSELL, ALBERT EINSTEIN, scrisse:
Dobbiamo imparare a pensare in una nuova maniera”.
E concludeva:
Noi rivolgiamo un appello come esseri umani ad esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto. Se sarete capaci di farlo vi è aperta la via di un nuovo Paradiso, altrimenti è davanti a voi il rischio della morte universale”.
Passione ecologica e cultura della pace”
Ha scritto ERNESTO BALDUCCI (1922-1992):
“Il rapporto tra l’uomo e il suo ambiente fisico non può più essere quello che è stato, non lo può più per ragioni fisiche. L’ideologia dello sfruttamento illimitato della natura si capovolge ormai contro i suoi fautori. […] La passione ecologica è un capitolo importante della cultura della pace”.2
Filosofa della crisi ecologica
Il pericolo incombente della catastrofe ecologica interpella la filosofia, superando la frammentazione del sapere in varie discipline, ponendo il rapporto tra “etica e politica per una nuova responsabilità collettiva”. Filosofia della crisi ecologica: è il titolo del libro di VITTORIO HOSLE (Giulio Einaudi editore, Torino, 1992).
“Il compito della filosofia appare quello di domandarsi come l’uomo sia potuto arrivare a minacciare l’intero pianeta e che senso abbia, in questa prospettiva, l’idea tradizionale di progresso. Ma non solo: la filosofia deve individuare nuovi valori e categorie per reimpostare il rapporto uomo-natura in modo da formare esseri umani in grado di affrontare la crisi. Ecologia è, letteralmente, dottrina della casa. Ma oltre la dimora materiale, la Terra, è necessario ricostruire la dimora spirituale (e con essa una nuova idea di politica) che garantirà la sopravvivenza della casa planetaria”.
(Dalla quarta di copertina)
La devastazione della terra” è considerato tra i “problemi capitali che si pongono al mondo di oggi”. Ne scrive KONRAD LORENZ (1903-1989), premio Nobel per la medicina (1973), nel libro col titolo Gli otto peccati capitali della nostra civiltà (Adelphi Edizioni, Milano, 1981).
Lorenz analizza, con l’occhio dello scienziato, le cause e i meccanismi degli “otto peccati”, “la cui gravità è spesso tanto maggiore in quanto non vengono riconosciuti come tali”. Egli dice “quale aiuto possano offrire antiche e nuove scienze, come la biologia e l’etologia, nel tentativo di comprendere processi che coinvolgono oggi la vita di tutti”.
I “sani”, i “malati” e la patologia della normalità
Come non ricordare il libro di ERICH FROMM col titolo I cosiddetti sani e il sottotitolo La patologia della normalità (Oscar Mondadori, 1997)?
Dalla quarta di copertina:
“Cos’è la normalità? E’ davvero un baluardo contro la malattia psichica? E’ giusta la convinzione diffusa che una persona «normale», sicura di sé, soddisfatta della propria vita e ben adattata alla moderna società dell’abbondanza sia anche una persona sana e serena, immune da nevrosi o depressione? Fromm, vedendo la miseria e la sofferenza umane, si è convinto che esiste anche una «patologia della normalità», una disposizione alla malattia che nasce dal conformismo e dalla sottomissione alla struttura mercantile delle moderne società occidentali, dominate dal consumismo e dalla crisi dei valori, e dalla mitica idea di progresso della scienza. Individua due meccanismi perversi: l’alienazione, che pervade tutti i campi dell’esistenza – dal lavoro ai rapporti interpersonali, ai sentimenti -, che inevitabilmente porta all’asservimento, alla noia e all’apatia, e il narcisismo, individuale o collettivo, che spinge l’uomo a calpestare la dignità dei suoi simili, al rifiuto della vita, alla necrofilia. Per sfuggire a questa passività indolente e alla conseguente depressione, Fromm propone – attraverso la presa di coscienza e il superamento del vuoto concetto di «normalità», sempre più spesso sinonimo di omologazione – di costruire una nuova «scienza umanistica» che, forte del bisogno di utopia, della tensione verso la verità e la giustizia, si ponga l’obiettivo di far scoprire (o riscoprire) all’uomo il piacere dell’azione libera e l’amore per la vita”.
Il libro La nostra casa è in fiamme: per conoscere la storia di Greta e comprendere il movimento che da lei è nato.
Da pochi giorni è uscito il libro di GRETA THUNBERG-SVANTE THUNBERG-BEATA BERNMAN E MALENA ERNMAN, col titolo La nostra casa è in fiamme, e il sottotitolo “La nostra battaglia contro il cambiamento climatico” (Mondadori, pp. 234, euro 16,00).
“Greta Thunberg ha parlato chiaro ai grandi del mondo e ha iniziato così la sua battaglia contro il cambiamento climatico, sostenendo che «nessuno è troppo piccolo per fare la differenza». Lo «sciopero scolastico per il clima» di una solitaria e giovanissima studentessa davanti al Parlamento svedese è diventato un messaggio globale che ha coinvolto in tutto il mondo centinaia di migliaia di ragazzi che seguono il suo esempio in occasione dei #fridaysforfuture. Greta ha dato inizio a una rivoluzione che non pare destinata a fermarsi, una battaglia da combattere per un futuro sottratto alle nuove generazioni al ritmo furioso dei 100 milioni di barili di petrolio consumati ogni giorno.
La nostra casa è in fiamme è la storia di Greta, dei suoi genitori e di sua sorella Beata, che come lei soffre di disturbi dello spettro autistico. E’ il racconto di come una famiglia svedese si sia trovata ad affrontare una crisi imminente, quella che ha travolto il nostro pianeta. E’ la presa di coscienza di come sia urgente agire ora, quando nove milioni di persone ogni anno muoiono a causa dell’inquinamento. E’ «il grido d’aiuto» di una ragazzina che ha convinto la sua famiglia a cambiare vita e ora cercando di convincere il mondo intero”.
(Dal primo risvolto di copertina)
Da questo libro è estratto il capitolo di Greta col titolo “Sciopero per il clima”, che viene riportato nell’APPENDICE che segue.
***
APPENDICE
Greta Thunberg, “Sciopero per il clima”
Da “La nostra casa è in fiamme”
La numerazione è redazionale.
Questo testo è composto dalle incisive parole di Greta Thunberg, pronunciate alla Marcia per il clima di Stoccolma (8 settembre 2018); a Helsinki (20 ottobre 2018); in Parlament Square a Londra per la «Declaration of rebellion XR» (31 ottobre 2018); al Ted X (24 novembre 2018); all’incontro del YOUNGO alla COP24 di Katowice con il segretario dell’ONU (3 DICEMBRE 2018); A Davos (25 gennaio 2019); e anche postate su Facebook (2 febbraio 2019). (p. 4)
I
Mi chiamo Greta Thunberg. Sono un’attivista svedese per il clima.
*3 Quando avevo più o meno otto anni, ho sentito parlare per la prima volta di una cosa chiamata cambiamento climatico, o riscaldamento globale. A quanto pareva, era una cosa che gli esseri umani avevano prodotto con il loro modo di vivere. Ci veniva detto di spegnere le luci per risparmiare energia, di riciclare la carta per salvaguardare le risorse.
Ricordo di aver pensato che era molto strano che gli esseri umani, che sono una specie animale tra le altre, fossero in grado di cambiare il clima terrestre. Perché se era così, se stava succedendo davvero, non si sarebbe dovuto parlare d’altro. Alla televisione avrebbero dovuto parlare solo di quello. Alla radio, sui quotidiani, sulle prime pagine dei giornali. Praticamente non si sarebbe dovuto leggere né sentire altro. Come se ci fosse una guerra mondiale.
E invece non ne parlava nessuno.
Se bruciare combustibili fossili era tanto dannoso da minacciare la nostra stessa esistenza, com’era possibile che continuassimo a farlo? Perché non c’erano restrizioni? Perché non lo rendevano illegale?
Per me non aveva senso. Era troppo assurdo. (pp. 5-6)
II
*4 E così, a undici anni, mi sono ammalata. Sono caduta in depressione. Ho smesso di parlare. E ho smesso di mangiare. Nel giro di due mesi ho perso una decina di chili.
In seguito mi hanno diagnosticato la sindrome di Asperger, il disturbo ossessivo-compulsivo e il mutismo selettivo. In pratica significa che parlo solo quando mi sembra necessario. Per esempio, adesso.
Per quelli che, come me, ricadono nello spettro autistico, le cose sono sempre bianche o nere. Non siamo molto bravi a mentire e di solito non ci interessa molto partecipare al gioco sociale che sembra appassionare tanto il resto di voi.
Penso che, da molti punti di vista, noi autistici siamo quelli normali, e quelli strani siete voi.
Soprattutto quando si tratta della crisi di sostenibilità, in cui tutti continuano a ripetere che il cambiamento climatico è una minaccia esistenziale e il problema più importante per chiunque. Eppure vanno avanti come hanno sempre fatto.
Io questo non lo capisco. Se le emissioni devono essere fermate, dobbiamo fermarle. Per me questo è bianco o nero. Non ci sono zone grigie quando si parla di sopravvivenza. O continuiamo a esistere come civiltà, oppure no. Dobbiamo cambiare.
… Uno pensa che i nostri governanti e i media non dovrebbero parlare d’altro, e invece neanche un accenno. Così come nessuno accenna mai ai gas serra già intrappolati nell’ecosistema, o al fatto che l’inquinamento dell’aria maschera il riscaldamento, […].
E quasi nessuno parla del fatto che siamo nel bel mezzo della sesta estinzione di massa, e ogni singolo giorno si estinguono fino a 200 specie viventi. E che il tasso di estinzione naturale è oggi tra mille e diecimila volte più alto di quello che viene considerato normale.
Come se non bastasse, nessuno parla mai del principio di equità, o della giustizia climatica, chiaramente affermato in molti punti dell’Accordo di Parigi, che è assolutamente indispensabile per far funzionare l’accordo su una scala globale.
[…] Come possiamo aspettarci che nazioni come l’India o la Nigeria si interessino al problema del clima se noi, che abbiamo già tutto, non pensiamo nemmeno per un secondo a questo né agli impegni presi con l’Accordo di Parigi?
III
Insomma, perché non stiamo riducendo le nostre emissioni? Perché, anzi, queste continuano ad aumentare? Stiamo provocando un’estinzione di massa consapevolmente? Siamo cattivi?
No, certo che no. Le persone continuano a fare quello che fanno perché la stragrande maggioranza non ha idea delle conseguenze del suo modo di vivere. E non capisce quanto debba essere rapido il cambiamento.
Tutti pensiamo di sapere e tutti pensiamo che tutti gli altri sappiano. Invece, non è così. Come potrebbe essere così?
[…] Nessuno si comporta come se ci fosse una crisi. Persino la maggior parte degli scienziati del clima e dei politici ambientalisti continua a prendere aerei, a mangiare carne e latticini.
[…] Quello che facciamo o non facciamo in questo momento condizionerà tutta la mia vita, e le vite dei miei figli e dei miei nipoti.
E quello che facciamo o non facciamo adesso, io e la mia generazione, non potremo correggerlo in futuro.
E’ per questo che, ad agosto, quando è iniziata la scuola, ho deciso che ne avevo abbastanza. Mi sono seduta sul marciapiede davanti al Parlamento svedese. Ho scioperato per il clima.
Qualcuno dice che invece dovrei andare a scuola. Qualcuno dice che dovrei studiare per diventare una climatologa, così potrò «risolvere la crisi climatica». Ma la crisi climatica è già stata risolta. Conosciamo già tutti i dati e abbiamo tutte le soluzioni. L’unica cosa che ci resta da fare è svegliarci e cambiare.
E perché dovrei studiare per un futuro che presto potrebbe non esserci nemmeno, quando nessuno fa niente per salvarlo, quel futuro? E a cosa serve imparare nozioni nel sistema scolastico quando i fatti elencati dalla scienza promossa da questo stesso sistema vengono ignorati dai nostri politici e dalla nostra società?
Molti dicono che la Svezia è solo un piccolo paese, e che quello che facciamo non è importante. Ma io penso che se pochi ragazzini riescono ad arrivare sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo solo non andando a scuola per qualche settimana, immaginate che cosa potremmo fare tutti insieme se lo volessimo. (pp. 7-9)
IV
A questo punto le persone di solito cominciano a parlare di speranza. Pannelli solari, energia eolica, economia circolare e via dicendo.
Ma io non ho intenzione di farlo. Per trent’anni abbiamo fatto discorsi di incoraggiamento e venduto pensieri positivi. Mi dispiace, ma non ha funzionato, le emissioni a questo punto si sarebbero ridotte. E invece no.
E’ vero, abbiamo bisogno di speranza, certamente. Ma più ancora della speranza ci serve l’azione. Quando inizieremo ad agire, la speranza sarà dappertutto. Invece di affidarci alla speranza, cerchiamo l’azione. Allora, e solo allora, la speranza arriverà.
Oggi consumiamo 100 milioni di barili di petrolio al giorno. Non ci sono politiche che si sforzino di cambiare questa cosa. Non ci sono regole che impongano di lasciare il petrolio sottoterra.
Dunque non possiamo salvare il mondo agendo in base alle regole. Perché le regole devono cambiare.
Tutto deve cambiare. A cominciare da oggi. (pp. 9-10)
V
*5 Se le persone sapessero che secondo gli scienziati abbiamo il 5 per cento delle possibilità di raggiungere gli obiettivi di Parigi, se sapessero quale scenario da incubo ci troveremo davanti se non manteniamo l’aumento delle temperature sotto i 2 gradi, non sentirebbero il bisogno di chiedermi perché faccio sciopero e mi siedo davanti al Parlamento.
Se tutti sapessero fino a che punto la situazione è grave e quanto poco viene fatto concretamente, verrebbero tutti a sedersi con noi.
[…] Questo non è un discorso politico. Il nostro sciopero dalla scuola non ha niente a che fare con la politica di un partito.
Al clima e alla biosfera non importa niente della politica e delle nostre parole vuote, neanche per un secondo.
A loro importa solo cosa facciamo nella pratica.
Questo è un grido di aiuto.
Rivolto a tutti i quotidiani che ancora non scrivono e non raccontano del cambiamento climatico […].
A tutti voi che non avete mai trattato questa crisi come una crisi.
A tutti gli influencer che sostengono qualsiasi causa a parte quella del clima e dell’ambiente.
A tutti i partiti politici che fingono di prendere sul serio la questione del clima.
A tutti i politici che ci ridicolizzano sui social media, e mi hanno insultata e additata in modo che le persone mi dicessero che sono una ritardata, un’esibizionista e una terrorista, e molte altre cose ancora.
A tutti voi che ogni giorno scegliete di guardare da un’altra parte, perché sembrate più spaventati dai cambiamenti che potrebbero prevenire una catastrofe climatica che dalla catastrofe climatica stessa.
Forse il vostro silenzio è la cosa peggiore di tutte.
Il futuro di tutte le generazioni che verranno dipende da voi.
Quelli di noi che sono ancora ragazzi non potranno cambiare ciò che voi fate adesso, una volta che saranno grandi da poter fare qualcosa.
Ogni singolo individuo conta.
Proprio come ogni singola emissione conta.
Ogni singolo chilo.
Tutto conta.
Dunque, per favore, trattate la crisi climatica come la grave crisi che è e dateci un futuro.
Le nostre vite sono nelle vostre mani. (pp.10-12)
VI
*6 La nostra casa è in fiamme.
Sono qui per dire che la nostra casa è in fiamme.
Secondo l’IPCC, mancano meno di dodici anni al momento in cui non avremo più la possibilità di rimediare ai nostri sbagli.
In questo intervallo di tempo, dovranno avvenire cambiamenti senza precedenti in tutti gli aspetti della società, compresa una riduzione di almeno il 50 per cento delle emissioni di CO2.
E vi prego di tener presente che queste cifre non considerano il principio di equità, che è assolutamente indispensabile per far funzionare l’Accordo di Parigi su scala globale.
E non considerano nemmeno i punti di non ritorno o i circoli viziosi come il massiccio rilascio di gas metano dal permafrost artico che si sta sciogliendo.
In luoghi come Davos, le persone amano raccontare storie di successo. Ma il loro successo finanziario ha avuto un costo insostenibile. E in tema di cambiamento climatico, dobbiamo riconoscere di avere fallito. (p. 12)
VII
Tutti i movimenti politici nella loro forma attuale hanno fallito.
E i media hanno fallito nel creare una coscienza pubblica diffusa.
Ma l’Homo sapiens non ha ancora fallito. O meglio, stiamo fallendo ma c’è ancora tempo per capovolgere la situazione. Possiamo ancora correre ai ripari. Abbiamo ancora tutto nelle nostre mani.
Ma se non riconosciamo i fallimenti complessivi del nostro sistema attuale, probabilmente non avremo nessuna possibilità di farcela.
Ci troviamo di fronte a un disastro che causerà sofferenze indicibili a un numero enorme di persone. E adesso non c’è tempo per avere tatto o riflettere su quello che possiamo o non possiamo dire. C’è solo tempo per dire le cose come stanno. (p. 13)
VIII
Risolvere la crisi climatica è la sfida più grande e complessa che l’Homo sapiens abbia mai dovuto affrontare. La soluzione principale, tuttavia, è così semplice che persino un bambino è in grado di capirla. Dobbiamo bloccare le emissioni di gas serra.
O lo facciamo, o non lo facciamo.
Voi dite che nella vita non c’è solo il bianco e il nero.
Ma è una bugia. Una bugia molto pericolosa.
O evitiamo un aumento della temperatura di 1,5 gradi, oppure no.
O evitiamo di innescare una reazione a catena irreversibile che sfuggirà a qualsiasi controllo umano, oppure no.
O scegliamo di voler esistere ancora come civiltà, oppure no.
E questo è bianco o nero.
Non ci sono zone grigie quando si parla di sopravvivenza.
Dobbiamo compiere una scelta.
Possiamo avviare un’azione trasformatrice che salvaguardi le condizioni di vita delle generazioni future.
Oppure possiamo continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto, e fallire.
La decisione spetta a voi, a me. (pp.13-14)
IX
Alcuni dicono che non dovremmo impegnarci nell’attivismo. Che dovremmo lasciar fare ai politici e piuttosto votare per un cambiamento. Ma come facciamo se la volontà politica non c’è? Cosa facciamo se delle politiche che servono non c’è traccia?
Qui a Davos – come in qualsiasi altro posto – non si fa che parlare di soldi. Sembra che i soldi e la crescita siano il nostro unico pensiero.
E poiché la crisi climatica è una crisi che non è stata mai trattata come tale, le persone semplicemente non si rendono conto fino in fondo delle conseguenze del loro modo di vivere. Non sono consapevoli del fatto che esiste una cosa chiamata «budget di carbonio» e di quanto sia ridotta e di quanto sia ridotta a questo punto la quota che ci resta. Questo deve cambiare da subito. (p. 14)
X
Nessun’altra sfida attuale può essere importante quanto diffondere la consapevolezza e la comprensione pubblica della rapidità con cui si sta esaurendo il budget di carbonio, che dovrebbe e deve diventare la nostra nuova valuta globale e il cuore stesso dell’economia presente e futura.
Ci troviamo a un punto della storia in cui chiunque abbia una qualsiasi consapevolezza della crisi climatica che minaccia la nostra civiltà e l’intera biosfera deve parlare.
In un linguaggio chiaro.
Non importa quanto sconveniente e poco redditizio possa risultare.
Dobbiamo cambiare ogni aspetto delle nostre società attuali.
Più pesante è la vostra impronta di carbonio, più pesante è il vostro dovere morale.
Più grande il vostro uditorio, più grande la vostra responsabilità. (p. 14)
XI
Gli adulti continuano a dire: «Dobbiamo dare speranza ai giovani».
Ma io non voglio la vostra speranza.
Non voglio che siate ottimisti.
Voglio che siate in preda al panico.
Voglio che proviate la paura che io provo ogni giorno.
E poi voglio che agiate.
Voglio che agiate come fareste in un’emergenza.
Voglio che agiate come se la nostra casa fosse in fiamme.
Perché lo è. (p. 15)
XII
*7 Ogni venerdì andremo a sederci davanti al Parlamento svedese, finché la Svezia non rispetterà l’Accordo di Parigi.
Vi invitiamo tutti a fare lo stesso, ovunque siate: andate a sedervi davanti al vostro Parlamento o all’edificio dell’amministrazione locale finché la vostra nazione non si metterà sulla buona strada per mantenere l’aumento delle temperature sotto l’obiettivo dei due gradi.
[…] Qualcuno dice che faremmo meglio ad andare a scuola. Qualcuno dice che dovremmo studiare per diventare climatologi e «risolvere la crisi climatica». Solo che la crisi climatica è già stata risolta. Abbiamo già tutti i dati e le soluzioni. Non ci resta che svegliarci e cambiare.
E perché dovremmo studiare per un futuro che forse non ci sarà nemmeno, se nessuno muove un dito per salvarlo?
E a cosa serve imparare nozioni nel sistema scolastico quando i fatti elencati dalla scienza promossa da questo stesso sistema scolastico vengono ignorati dai nostri politici e dalla nostra società?
Oggi consumiamo 100 milioni di barili di petrolio al giorno. Non ci sono politiche che cerchino di cambiare questa cosa. Non ci sono regole che impongano di lasciare il petrolio sottoterra.
Dunque non possiamo salvare il mondo agendo in base alle regole. Perché le regole devono cambiare.
Tutto deve cambiare.
E bisogna iniziare oggi. (pp. 15-16)
XIII
Non dovete andare da nessuna parte per protestare contro l’emergenza climatica. Perché la crisi climatica è dappertutto. Potete mettervi in piedi o sedervi davanti a un edificio governativo in qualsiasi parte del mondo, e farete la vostra parte. Potete mettervi davanti a una società petrolifera o energetica. A qualsiasi negozio di alimentari, qualsiasi quotidiano, aeroporto, stazione di servizio, produttore di carne o stazione televisiva del mondo.
Nessuno fa neanche lontanamente abbastanza.
Tutto e tutti devono cambiare.
Il mese scorso il segretario generale delle Nazioni Unite ha detto che abbiamo fino al 2020 per cambiare rotta e far scendere le curve delle emissioni per rispettare i parametri dell’Accordo di Parigi, altrimenti il mondo dovrà affrontare una «minaccia esistenziale molto concreta».
*8 Per venticinque anni, innumerevoli persone hanno manifestato davanti alle conferenze delle Nazioni Unite sul clima, chiedendo ai leader delle nostre nazioni di bloccare le emissioni. A quanto pare non ha funzionato, perché le emissioni continuano ad aumentare.
Quindi, io ai politici non chiederò niente.
Piuttosto chiederò ai media di cominciare a trattare la crisi come una crisi.
Piuttosto chiederò alle persone di tutto il mondo di rendersi conto che i nostri governanti ci hanno tradito.
Perché ci troviamo di fronte a una minaccia esistenziale e non abbiamo tempo per continuare a percorrere questa strada folle. (pp. 16-17)
XIV
I paesi ricchi come la Svezia devono cominciare a ridurre le emissioni di almeno il 15 per cento l’anno se vogliono contenere l’aumento delle temperature sotto l’obiettivo dei 2 gradi. Uno pensa che i media e tutti i nostri politici non dovrebbero parlare d’altro … e invece neanche una parola.
Né qualcuno parla mai del fatto che siamo nel mezzo della sesta estinzione di massa, e ogni singolo giorno si estinguono fino a 200 specie.
E come se non bastasse, nessuno parla mai del principio di equità chiaramente affermato in ogni punto dell’Accordo di Parigi, principio che è assolutamente indispensabile per far funzionare l’accordo a livello globale.
Secondo questo principio, i paesi ricchi come il mio devono scendere a zero emissioni – nel giro di sei-dodici anni con la velocità di emissioni attuale – in modo che i cittadini dei paesi più poveri possano innanzare il loro standard di vita costruendo una parte delle infrastrutture che noi abbiamo già costruito: strade, ospedali, reti elettriche, scuole e acquedotti. Come possiamo aspettarci, infatti, che nazioni come l’India, la Colombia o la Nigeria si interessino al problema del clima se noi, che abbiamo già tutto, non pensiamo nemmeno per un secondo agli impegni che abbiamo preso con l’Accordo di Parigi? (pp. 17-18)
*9 Negli ultimi tempi ho sentito circolare molte voci su di me, e molta ostilità. Questo non mi sorprende. So che la maggioranza delle persone non è consapevole fino in fondo del significato della crisi climatica (cosa comprensibile, visto che non è mai stata trattata come una crisi), quindi uno sciopero per il clima alla gente sembra molto strano. Perciò vorrei chiarire alcune cose a proposito della mia iniziativa.
[…] Molti amano diffondere voci secondo cui ci sarebbero delle persone «dietro di me» o che sarei «pagata» o «sfruttata» per quello che sto facendo. Ma «dietro» di me non c’è nessuno a parte me stessa. I miei genitori erano la cosa più lontana dall’essere attivisti per il clima, prima che li sensibilizzassi io.
Non faccio parte di nessuna organizzazione. Mi è capitato di sostenere e collaborare con diverse ONG che lavorano per il clima e l’ambiente. Ma sono in tutto e per tutto indipendente e rappresento solo me stessa. E faccio quello che faccio gratis, non ho ricevuto soldi né promesse di pagamenti futuri in qualsiasi forma. E questo vale anche per le persone legate a me o i miei familiari.
Naturalmente le cose rimarranno così. Non ho mai incontrato un solo attivista per il clima che combatta per soldi. E’ un’idea completamente illogica.
Inoltre viaggio solo con il permesso della mia scuola e sono i miei genitori a pagarmi i biglietti e l’alloggio.
E sì, i discorsi me li scrivo da sola. Ma sapendo che quello che dico arriverà a tante, tante persone, spesso chiedo dei consigli. A volte chiedo anche un aiuto ad alcuni scienziati per esprimere certi concetti complicati. Voglio che sia tutto perfettamente corretto per non diffondere dati sbagliati, o affermazioni che potrebbero essere fraintese.
C’è chi mi prende in giro per la diagnosi che mi è stata fatta. Ma la sindrome di Asperger non è una malattia, è un dono. C’è chi dice che, avendo l’Asperger, non avrei mai potuto mettermi in questa posizione. Ma è esattamente questo il motivo per cui l’ho fatto. Perché se fossi stata «normale» e socievole mi sarei iscritta a un’associazione, o ne avrei fondata una. Ma non essendo molto brava a socializzare, ho fatto quello che ho fatto. Ero esasperata perché nessuno muoveva un dito per la crisi climatica e sentivo di dover fare qualcosa, qualsiasi cosa. E a volte NON fare qualcosa – per esempio, stare semplicemente seduta davanti al Parlamento – è più efficace di fare qualcosa. Proprio come un sussurro a volte risuona più di un grido.
C’è anche chi si lamenta perché «parlo e scrivo come un’adulta». A questo posso solo rispondere: «Non pensavate che una sedicenne potesse parlare per sé?». C’è chi dice che i miei discorsi sono troppo semplicistici. Per esempio, quando dico «la crisi climatica è una questione di bianco o nero», «dobbiamo fermare le emissioni di gas serra» e «voglio che vi facciate prendere dal panico». Ma io lo dico solo perché è vero. Certo, la crisi climatica è il problema più complesso che ci siamo mai trovati ad affrontare e dovremo fare il possibile per «fermarla». Ma la soluzione è davvero una questione di bianco o nero; bisogna interrompere le emissioni di gas serra.
[…] E quando dico che voglio che vi facciate prendere dal panico, intendo che dobbiamo trattare la crisi come una crisi. Quando la vostra casa è in fiamme, non vi sedete a parlare di come potrete ricostruirla per bene quando avrete domato l’incendio. Se la vostra casa è in fiamme, correte fuori e vi assicurate che siano tutti in salvo mentre chiamate i vigili del fuoco. Per farlo ci vuole un certo grado di panico.
C’è un’altra obiezione al cui riguardo non posso fare niente. E sarebbe il fatto che sono «solo una ragazzina e noi non possiamo certo ascoltare i ragazzini». Eppure, è facile rimediare: basta che ascoltiate i fatti incontestabili della scienza. Se tutti avessero ascoltato gli scienziati e i fatti a cui accenno sempre, nessuno dovrebbe ascoltare me o uno delle altre centinaia di migliaia di studenti in sciopero per il clima in tutto il mondo. A quel punto potremmo tornarcene tutti a scuola. Io sono solo una messaggera, eppure sono il bersaglio di tutto questo odio. Non sto dicendo niente di nuovo, sto solo dicendo quello che gli scienziati ripetono da decenni. E sono d’accordo con voi, sono troppo giovane per farlo.
Non dovremmo essere noi ragazzi a far questo. Ma visto che quasi nessuno sta facendo niente, e il nostro stesso futuro è in pericolo, pensiamo di dover continuare.
E se avete qualche dubbio o perplessità su di me, potete ascoltare il mio discorso per Ted, in cui parlo di come è nato il mio interesse per il clima.
E grazie a tutti per il vostro generoso sostegno! Mi dà una grande speranza. (pp. 18, 19-21)
***
Roma, 17 aprile 2019
Raffaello Saffioti
Centro Gandhi – PALMI (RC)
raffaello.saffioti@gmail.com
NOTE
2 In: E. BALDUCCI-L. GRASSI, La pace. Realismo di un’utopia, Principato, Milano, 1983, p. 10.
3 * Dal discorso a Parlament Square, Londra, 31 ottobre 2018.
4 * Discorso per TedX, 24 novembre 2018.
5 * Dal discorso alla Marcia per il clima, Stoccolma, 8 settembre 2018.
6 * Dal discorso a Davos, 25 gennaio 2019.
7 Dal discorso a Helsinki, 20 ottobre 2018
8 Dal discorso al segretario generale dell’ONU, Katowice, 3 dicembre 2018.
9 Da un post su Facebook, 2 febbraio 2019.



Mercoledì 17 Aprile,2019 Ore: 18:48
 
 
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