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www.ildialogo.org Anche i ricordi personali possono aiutarci a costruire una difesa contro l’arroganza dell’ignoranza.,di Augusta De Piero

Editoriale
Anche i ricordi personali possono aiutarci a costruire una difesa contro l’arroganza dell’ignoranza.

Storia personale di vaccini.


di Augusta De Piero

9 agosto 2018
Ascoltando, mio malgrado, blaterare con subita autorità di vaccinazioni, mi si sono scatenati ricordi del periodo immediatamente post bellico quando avevo sette anni e frequentavo la terza elementare, il mio primo anno a scuola, prima era stato giocoforza studiare in casa.
Allora si faceva la vaccinazione antivaiolosa, a scuola, con un taglietto attraverso cui veniva inoculato il vaccino. Così si faceva sul braccio sinistro, in alto, il braccio poteva arrossarsi, gonfiarsi, faceva un po’ male e poi restava una cicatrice. Ho verificato. La mia -quasi invisibile – è ancora lì.
Correva l’anno scolastico 1946/47 e la mia aula era stata reperita in un edificio appartenente a una parrocchia.
C’erano ancora edifici scolastici che avevano retto ai bombardamenti. Ma erano requisiti per gli ‘alleati’, militari americani e inglesi. Ricordo la curiosità per le prime persone di pelle nera che mi capitava di incontrare.
Il pavimento dell’aula era costituito da piastrelle senza pretese estetiche, alcune rotte. Non c’era riscaldamento. Le finestre avevano vetri posti in riquadri che, a volte, erano occupati da cartoni: non tutti i vetri rotti dall’onda d’urto dei bombardamenti erano stati sostituiti; anche il vetro scarseggiava.
Un giorno venne un medico, accompagnato da un’infermiera, per le vaccinazioni contro il vaiolo.
Faceva un gran freddo, eravamo infagottate in strati di maglie che ci coprivano (di solito indossavamo anche il cappotto). Sopra le maglie c’era un grembiule nero. Tanto erano brutti quegli indumenti che era bene coprirli; non c’era scelta; anche la lana scarseggiava o costava troppo.
Dopo qualche anno furoreggiarono le tinture casalinghe. Il colore poteva migliorare l’estetica del nostro abbigliamento, ma nel 1946/47 non ci si pensava. Era importante trovare carne: eravamo denutriti chi più chi meno ma ne avevamo bisogno. Per nostra fortuna i vegani non c’erano ancora.
Il medico, impietosito dalla necessità di farci spogliare per scoprire il braccio, gettò dell’alcool sul pavimento e accese un piccolo falò (che alimentava con le garze che eliminava) cui potevamo avvicinarsi via via che venivamo vaccinate. L’infermiera attaccava un cerotto e ci aiutava a coprirci. Ricordo bene che mentre il medico ci vaccinava parlava: imparammo cos’era un vaccino e perché venivamo vaccinate. Per fortuna non c’erano nemmeno pseudopolitici blateranti a contraddirlo in nome della democrazia a modello piattaforma digitale.
Il vaccino contro il vaiolo non si fa più
La civiltà si può salvare ovunque come ovunque si può diffondere l’inciviltà.
L’attenzione reale alla salute non passa attraverso le parole degli arroganti del giorno ovunque collocati.
Il vaiolo è una malattia contagiosa di origine virale. L’ultimo caso conosciuto di vaiolo nel mondo è stato diagnosticato nel 1977 in Somalia. In Italia, la vaccinazione antivaiolosa fu sospesa nel 1977 e definitivamente abrogata nel 1981. L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato ufficialmente eradicata questa malattia nel 1980.
Siccome il vaiolo è causato da un virus, il trattamento con antibiotici non è efficace. Non esiste un trattamento specifico e l’unico modo di prevenirlo è la vaccinazione.
Quando fu chiesto a Donald Henderson , direttore del programma di eradicazione del vaiolo, quale fosse la prossima malattia da sconfiggere, Henderson rispose: “la cattiva gestione della sanità” e non mi risulta che l’espressione dei pareri su una piattaforma digitale o con altro mezzo sia buona gestione .
Ricordo ancora il gruppo di bambine che cercavano di capire ciò che loro veniva fatto e dovutamente spiegato. Era una scuola con mille limiti ma tendenzialmente inclusiva.
Di questi tempi mi sembra ci sia chi opera per renderla esclusiva.
Il moltiplicarsi di strumenti di conoscenza che possono essere gestiti da ignoranti, irresponsabili e senza pietà, impone alla scuola di farsi responsabile e inclusiva.
Può essere un luogo di difesa dall’inciviltà dilagante e non solo nel clamoroso caso vaccini.



Mercoledì 08 Agosto,2018 Ore: 19:59
 
 
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