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www.ildialogo.org DAL BALCONE DI PALAZZO VENEZIA ALLA FINESTRA DI PALAZZO GRAZIOLI  ,di Nino Lanzetta

Editoriali
DAL BALCONE DI PALAZZO VENEZIA ALLA FINESTRA DI PALAZZO GRAZIOLI  

L’USCITA DI SCENA DI BERLUSCONI E LA FINE DEL FENOMENO DEL BERLUSCONISMO.


di Nino Lanzetta

Chi ha pensato, seppur in perfetta buona fede, che Forza Italia, prima, e il PDL, dopo, fossero nati dall’amore del Cavaliere (ex!) per l’Italia e dal suo desiderio di sconfiggere i “comunisti” (che avevano già da tempo abbandonato Mosca ed il comunismo leninismo al suo destino!), si sarà – si spera- ricreduto! Dopo la squallida vicenda a seguito della sentenza della Cassazione, con la condanna definitiva a quattro anni per frode fiscale, anticipata dalla precedente “occupazione” simbolica del tribunale di Milano, In una nazione seria e di civiltà liberale consolidata, Berlusconi si sarebbe dovuto dimettere subito non avendolo fatto prima! Ma, poiché la discesa in campo è stata dettata da ben altri motivi e, nel frattempo, il partito ed il potere ( Presidente del Consiglio con maggioranze schiaccianti per più di nove anni, il più a lungo della storia repubblicana) sono stati utilizzati per la difesa del Capo (leggi ad personam, lodi, legittimi (?) impedimenti, depenalizzazioni, diminuzione dei tempi di prescrizione, abolizione di leggi scomode, vedi falso in bilancio, nomina dei suoi avvocati Ghedini, Longo, Pecorella in Parlamento per contribuire a fare leggi in suo favore per sfuggire ai processi) sarebbe impensabile che si facesse da parte come avrebbe fatto dappertutto un uomo politico che avesse avuto un seppur minimo senso dello Stato. Muoia Sansone con tutti i filistei sembra, invece, il nuovo slogan del suo esercito. Se me ne vado io si scassa tutto, altro che statista come voleva far credere! Alla luce di quanto si era già capito prima ed alla luce di quanto sta succedendo ora, la formazione del governo Letta è rimasta l’unica ancora per la difesa dei suoi interessi. Grazie soprattutto a Grillo e a Casaleggio!

Quale è, oggi la strategia di Berlusconi? La richiesta –gridata e ricattatoria- della cosiddetta “agilità politica”, cioè di consentirgli – con qualsiasi mezzo o salvacondotto- di poter continuare a fare politica perché – si sostiene- la magistratura non può condannare un eletto del popolo privando in tal modo la democrazia di un protagonista importante e decisivo per la stessa maggioranza che sostiene il governo. Stabilendo così – cosa che non succede nelle altre democrazie liberali- l’indissolubilità tra Berlusconi ed il partito che è pertanto di sua esclusiva proprietà e la sua guida dura finché morte non lo separi. Solo allora “morto un papa se ne fa un altro” per discendenza dinastica che la sentenza, invece, costringerebbe ad anticipare! L’esempio di Papa Benedetto è un incidente della storia!

Quanti sono i seguaci di Berlusconi, come si suddividono, quali interessi difendono e perché, quanti lo votano e soprattutto perché lo votano? Proviamo, seppur a grandi linee e senza voler tracciare un’analisi socio- economica, a comprendere il fenomeno Berlusconi: perché ha attecchito tanto in Italia; se avesse potuto avere la stessa fortuna in altre nazioni europee o in America; perché all’estero i maggiori giornali lo deridono mentre da noi viene ancora osannato; perché la Biancofiore e dalle altre amazzoni si sentono sue creature e perché il partito è solo un anello di congiunzione con il capo ed i suoi interessi. Intanto non sono più un esercito di tredici milioni di elettori quanti sono stati negli anni passati, ma poco più di sette, dopo che circa sei milioni lo hanno lasciato dopo il fallimento del suo governo.

Possiamo dividerli in almeno quattro categorie. La prima, che possiamo definire dei “cortigiani”, è formata da quelli che sono indissolubilmente legati al capo da un vincolo indissolubile di comuni interessi e di dipendenza e che costituisce il “sistema di corte” secondo la felice definizione di Fabrizio Viroli che ha scritto per i tipi Laterza un interessante saggio sul berlusconismo intitolato “La libertà dei servi”. Fanno parte di questa categoria i Ministri, i sottosegretari, i senatori e i deputati, nazionali ed europei, i consiglieri regionali, provinciali, tutti nominati dal Capo, al quale debbono la propria retribuzione, i privilegi, lo stato sociale, la notorietà, e che ne interpretano, fino a volte ad anticiparne la volontà’, il verbo ed il pensiero. Come chiamarli? Berluscones, affezionati, inossidabili? Gli attributi sono tanti ed i più disparati. Molti li chiamano semplicemente “servi” come quelli che fanno parte di una sottocategoria particolare che è costituita da quel ricco sottobosco, di famigli, di giullari di corte, di intermediari, di incaricati di procacciargli svaghi, donnine e di farlo divertire e di quelli che gli reggono il moccolo.

La seconda categoria è composta da giornalisti ( della televisione e della carta stampata), presentatori e conduttori televisivi, intrattenitori, dirigenti e manager nominati ad alti incarichi nelle aziende pubbliche e parapubbliche. Questi contribuiscono, ciascuno nel proprio ambito e mettendo a disposizione la propria competenza, a diffondere la parola del Capo a tratteggiare una realtà che spesso è fiction, a strumentalizzarla in funzione agli interessi del Capo e ad alimentare la macchina del fango che agisce inesorabilmente contro i “nemici”. Le intercettazioni telefoniche che sono state pubblicate da molti giornali ci danno uno spaccato di un regime nel quale l’etica e il rispetto della persona umana è ai minimi storici. Inutile fare nomi: sono sotto gli occhi di tutti e si peccherebbe in difetto. Interessante sarebbe, invece, valutarne il grado di servilismo e il residuo di dignità!

La terza categoria è composta da coloro che traggono utilità dal sistema berlusconiano che premia con utili e prebende secondo il grado di fedeltà. Sono imprenditori, liberi professionisti, consulenti, categorie protette, ordini professionali, furbetti del quartierino, speculatori, affaristi non meglio identificati, tutti quelli che costituiscono quel vasto mondo socio-economico sul quale si basa il sistema berlusconiano. Quelli che contribuiscono a pagare le case dei ministri “a loro insaputa” o che gioiscono per il terremoto dell’Aquila, perché intravedono affari d’oro, o si aggiudicano appalti senza gare per effetto delle varie leggi come quella cosiddetta “obbiettivo” che le ignora tutte!

La quarta categoria – la più numerosa, e quella che non trae alcuna utilità dal regime, anzi è la più fortemente penalizzata- è composta dal popolo dei “bamboccioni” o dai “ gonzi” -come scrivono alcuni- da tutti quelli che restano affascinati dal sogno berlusconiano, sparso a quattro mani, che- guarda caso- gli altri non gli lasciano realizzare. Questi costituiscono lo zoccolo duro dell’antidemocrazia e dell’illusionismo berlusconiano. Sono i video dipendenti che, non potendo fare altro, passano ore ed ore davanti ai teleschermi, ne restano affascinati, che seguono come il vangelo ignaro di essere addottrinati e turlupinati soprattutto da quelle trasmissioni che loro credono di svago e che rappresentano una realtà tutta fittizia e irreale. Ragione per la quale il Capo ha “occupato” quasi tutto lo spazio televisivo che gli consente di avere un successo elettorale che altrimenti non avrebbe.

Per mantenere i benefici, frutto del sistema descritto, occorre mantenere il potere, possibilmente tutto, come ha cercato di fare quando ha controllato tutte le leve stando al governo. Quello che può quando ha perso la maggioranza assoluta. La ragione del Governo delle larghe intese è solo la possibilità di rimanere, anche non guidandolo, in un governo nel quale può tutelare meglio i suoi interessi in attesa di poter riconquistare, soprattutto per l’incapacità e l’inefficienza dell’opposizione, tutto intero il potere. La strategia è quella del “facite ammuina”: minacciare e ricattare, far intendere di scassare tutto se non gli si concede quello che reclama e pretende. Prima un salvacondotto che gli consenta di continuare a far politica e a determinare le sorti del paese, poi a salvaguardare le sue aziende ed a mantenere il controllo della comunicazione politica. L’abolizione dell’IMU ( che è un colossale imbroglio elettorale, a detta di esperti e di politici seri) è uno dei mezzi del “facite ammuina” Glielo hanno lasciato fare per tutti questi anni assumendosi responsabilità enormi e, purtroppo, forse ci sono ancora troppi che glielo lascerebbe fare ancora. Perciò è arrivato il momento di fermarsi di fronte allo scempio dei valori sui quali si fonda una democrazia liberale: la legge è uguale per tutti e le sentenze definitive si possono sì criticare ma si devono accettare senza mettere in moto l’azione del fango, e dei presunti quanto demagogici pseudo esegeti del diritto che, rientrando nella strategia di un'unica regia regia, neanche tanto occulta, intorbidano le acque per rimettere tutto in discussione.

Se i partiti dell’opposizione non si fanno intimidire e non cedono alle sirene dei tanti “terzisti” ( quelli che riservano una botta al PD e una a Berlusconi) e se Grillo ritrova un minimo di intelligenza politica, stavolta il berlusconismo è davvero finito. Una riforma elettorale ed una seria legge sul conflitto d’interessi dovrebbero assicurare elezioni più democratiche e l’allontanamento dalle cariche pubbliche – come succede in ogni democrazia adulta- di tutti coloro ( compresi padri, figlie e nipoti ) che hanno rapporti economici con lo Stato. Subito dopo si dovrà mettere mano alla riforma della comunicazione e del suo monopolio nel rispetto del pluralismo, della concorrenza, salvaguardano la parte della sua funzione pubblica che dovrebbe essere tolto al condizionamento di tutti i partiti. Solo così l’Italia potrà ricominciare a ridisegnare il suo futuro in un’Europa più unita e rafforzata, e cominciare a diminuire il divario che si è creato in questi ultimi venticinque anni.

NINO LANZETTA




Lunedì 12 Agosto,2013 Ore: 17:23
 
 
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