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www.ildialogo.org Il Buon Samaritano,di Mario Mariotti

Editoriale
Il Buon Samaritano

di Mario Mariotti

Come ho già scritto in altre occasioni, io non ho mai letto sistematicamente il Vangelo, e tantomeno la Bibbia. Siccome per me, se Dio c'é, deve aver fatto le cose giuste, e quindi resa accessibile la Verità a tutti, anche, quindi, a coloro che non hanno mai accostato né l'Antico, né il Nuovo Testamento, la mia ricerca ha avuto un percorso diverso da quello degli studi dei Testi sacri.

L'aver preso come miei maestri di teologia i viventi in difficoltà ed i piccini della grande favela, i fuori-mercato del Pianeta, mi ha convertito da una accezione religiosa di Dio alla consapevolezza di essere, io stesso e tutti quanti gli uomini, i potenziali strumenti dell’amore di Dio per noi. La compassione, il farmi carico della situazione dell'altro, il patire insieme che per il sottoscritto include la determinazione a cercare di lenire e di rimuovere una ingiustizia subita da uno che potrei essere io stesso, mi hanno transustanziato dalla teologia religiosa, che io definisco dell'alienazione, a quella dell'Incarnazione. Quest’ultima, io prima l'ho vissuta, poi mi sono accorto di esserci dentro, poi mi sono accorto del suo valore, poi man mano che passa il tempo mi accorgo anche che essa e fondata, che essa trova conferma proprio nella Parola, che e sempre “parola di Dio secondo l'uomo”, ma che, se presa in Spirito, ci porta sempre più vicini alla Verità.

Siccome penso che, se Dio c'é, é nel profondo di ogni uomo, e siccome penso che quando noi amiamo e condividiamo, consapevolmente o ignorandolo, siamo le mani dell'amore di Dio per noi, siamo la sua possibilità di vivere, di esistere e di operare attraverso di noi; siccome penso che questa sia una realtà, un meccanismo strutturale alla nostra condizione umana, luogo e strumento di Dio per portare a compimento la creazione nel Regno, la conseguenza di questa logica poteva e può venire formalizzata anche dall‘enunciato che “il tralcio perfetto della Vite” potrebbe anche essere, sarebbe anche in condizione di esserlo, l'ateo comunista praticante. Ateo, perché noi siamo in Dio e non abbiamo bisogno di Lui perché siamo gia in Lui; comunista, perché l'amare e il condividere, che devono sussistere nel “gratuito”, portano a mettere tutto in comune; praticante perché, in linguaggio religioso, la fede senza le opere non é, semplicemente non esiste.

Quando nella mia ricerca sono arrivato a questa conclusione, mi sono stupito, e mi sono chiesto se per caso io stessi dando i numeri o non stessi addirittura bestemmiando. Ma poi, guarda caso; salta fuori nel Vangelo, la parabola del Buon Samaritano, ed ecco che anche il Signore, allora, sembra bestemmiare. Il messaggio incluso in essa é veramente micidiale! Il sacerdote ed il levita (cioè la religione) che pensano al “puro-impuro” per salvare se stessi, non rimuovono la sofferenza e l'ingiustizia del mondo; sono indifferenti, a volte complici; non si aprono alla compassione; sono refrattari allo Spirito.

Il Samaritano invece, il miscredente, l'ateo del suo tempo, si commuove, si mette nei panni dell'altro, della vittima dei briganti, si prende cura di lui, organizza le cose in modo che l'ingiustizia subita e la conseguente sofferenza vengano rimosse del tutto, anche per il futuro. Gesù lo pone quindi quale paradigma per noi stessi, per le nostre scelte e comportamenti, e c'e analogia fra lui ed il mio ipotetico ateo comunista praticante, soggetto raro quanto coloro che seguono l'esempio del Buon Samaritano. Non e forse micidiale, dirompente questo messaggio? Non e forse Gesù stesso a dirci che la religione è un negativo, che il suo motore è l'egoismo, lo scopo il salvare se stessi per l'eternità, che l’ateismo è irrilevante, e che il fondamentale è l’aprirsi alla compassione ed il prendersi cura degli altri viventi quando sono vittime delle cattiverie degli uomini o delle crudeltà intrinseche alla natura che deve essere trasformata secondo amore?

Questa parabola io la conoscevo, ma non ne avevo colto, fino ad oggi, l’importanza. Essa è l’ennesima prova che il Signore era ed è venuto per liberarci dalla religione, che divide i puri dagli impuri, i credenti dai non-credenti; che ha un concetto di Dio inclusivo dei limiti e delle miserie dell'uomo; che fa rivolgere gli occhi al cielo e aliena dalla compassione per le miserie della Terra; che esclude l'Incarnazione, cioè la trasformazione storica delle realtà immanenti al nostro concreto mondo, in vista di una futura felicità nel regno dei cieli.

Inoltre c'e un'altra cosa della quale mi sto sempre più rendendo conto: il Dio religioso, onnipotente e buono la cui volontà, o il cui permesso, sottende a tutti gli eventi umani, (da un lato l’uomo sarebbe libero di scegliere, però tutto è volontà di Dio e non dell’uomo, sono due enunciati che hanno litigato con Aristotele), e quindi sottendono anche ad Auschwitz ed all’olocausto dei piccini della grande favela del Sud, un Dio concepito in questi termini, non è forse la radicale negazione del Dio di Gesù, laico come il Figlio, aperto alla compassione, che affida la propria onnipotenza nelle mani degli uomini, che, quando amano e condividono, sono Lui che vive, risorge se assassinato, esiste e opera per portare amore e giustizia, il necessario e la gioia a tutti i viventi, oggetto dell’amore incondizionato del Creatore per le proprie creature?

Capisco che se uno non si fa carico della sofferenza del prossimo e di tutte le creature esposte al dolore, ben difficilmente metterà in crisi la propria concezione religiosa di Dio. La favola religiosa è rassicurante, canta la musica che uno vuol sentire, svolge la propria funzione psicoterapeutica e porta serenità e speranza. Ma come farà costui a conciliare il proprio concetto di Dio con Auschwitz e con la terribile realtà delle migliaia di piccini che ogni giorno devono morire, che ogni giorno vengono lasciati morire, nonostante, ed alla faccia dell’onnipotenza e della bontà del Padre?

Possibile che una contraddizione così evidente non riesca a farci aprire gli occhi sul fatto che bontà ed onnipotenza di Dio prendono corpo solo quando siamo noi ad amare e condividere; e che se noi non lo facciamo e ci poniamo quali mani, terminali di mammona il mondo sperimenta il silenzio di Dio e l’inferno generato dall’accumulo, dal mercato e dalla competizione?

Cosa dovrà succedere, di peggio, per farci capire che è Dio stesso a dirci, nella sua materializzazione in Gesù, che per noi è l’uomo e non Lui stesso a dover essere considerato sacro; che l’unico Suo vero miracolo è la Vita; che la religione aliena, e che, se noi non raccogliamo il suo invito a comportarci come il Buon Samaritano, noi e l’intero ecosistema non avremo futuro?

Mario Mariotti




Sabato 01 Giugno,2013 Ore: 08:53
 
 
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