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www.ildialogo.org FEMMINICIDIO: LA SOTTOCULTURA VIOLENTA DEGLI UOMINI,di Maria Teresa D'Antea

FEMMINICIDIO: LA SOTTOCULTURA VIOLENTA DEGLI UOMINI

di Maria Teresa D'Antea

Nella gran fioritura di giornate istituite per far riflettere la società civile su ciò che va male in questo nostro mondo, ce n’è una anche contro la violenza maschile sulle donne. Cade il 25 di novembre ed è una ricorrenza fissata nel 1999 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite per cercare di porre fine, attraverso le istituzioni, al fenomeno sempre più in crescita del femminicidio. Fu scelta la data del 25 novembre perché nel 1961, proprio in quel giorno, furono trucidate tre sorelle che facevano parte di un movimento politico contro un dittatore sudamericano, le sorelle Mirabal: Patria, Minerva e Maria Teresa. Questo la dice lunga su come gli uomini sappiano sempre tirare a loro vantaggio iniziative abilmente mascherate da cavalleresca sensibilità per le donne, come se la violenza fosse prerogativa delle dittature e non anche delle democrazie, pronte in ogni momento a scaricare tonnellate di bombe su vecchi, donne e bambini... non democratici. Non ragioniamo, per carità, seguendo gli schemi prefabbricati delle ideologie, secondo i quali le dittature sarebbero violente e le democrazie no. Le sorelle Mirabal furono assassinate per motivi politici, non in quanto donne. Il femminicidio è invece un crimine messo in atto non da estranei, ma da padri, mariti, conviventi, fidanzati e fratelli, tutti individui di cui bisognerebbe fidarsi ciecamente e invece ce li troviamo in casa come nostri schiavisti e assassini. Occorre sottolineare che l’eliminazione finale, quasi sempre con occultamento del cadavere, è solo il culmine di una escalation fatta all’inizio di disapprovazione, svalutazione, insulti, per arrivare a un crescendo di botte, proprio come un tempo si usava con gli schiavi e le schiave, a significare che la libertà non è cosa per donne, ma per soli uomini. A causa di questa dilagante patologia psichica maschile, una vera e propria sottocultura, la prima illusione che dovrebbero togliersi dalla mente le donne è quella che un uomo possa proteggerle. Semmai è vero il contrario: è sempre la donna a proteggere un uomo. Lo protegge agli occhi del mondo con la sua sola presenza, in quanto induce gli altri a pensare che sia un uomo capace di interagire con lei a tutti i livelli, sessuale, emotivo e intellettivo; lo protegge dalla paura della morte dandogli una discendenza; lo protegge dal randagismo dandogli un luogo decente per le sue pause di ristoro e riposo. Ma perché questo non venga stravolto a vantaggio dell’uomo, è necessario che la donna sia economicamente indipendente, che abbia un lavoro, una professione, un impiego grazie ai quali nessuno possa definirla una mantenuta, termine equivalente, in ogni lingua del mondo, a poco di buono. Da questo insulto purtroppo non ci libera nemmeno un matrimonio. Lo so, essere caricate di due lavori, quello di madre di famiglia dentro casa e un altro fuori di casa, è una fatica da mandare in tilt chiunque. Proprio per questo le donne non dovrebbero affidarsi alla “protezione” maschile, ma all’iniziativa politica personale per creare leggi e istituzioni idonei a venire loro incontro come madri. Non dimentichiamo che anche il volgare termine di pappone, ancora in tutte le lingue del mondo, è sinonimo di protettore, tanto per dare il giusto peso alle parole. A proposito di parole, anche quelle che escono dalla nostra bocca devono essere ben pesate, soprattutto per il nostro bene. Agli insulti non si risponde con gli insulti, ma con il silenzio, che è sempre la più alta testimonianza di dignità. E la propria dignità la donna deve essere in grado di difenderla da sola, senza delegare nessuno. Tutti gli insulti che escono dalla bocca di un uomo sono il frutto di un pregiudizio millenario che non corrisponde a verità. Al contrario quelli detti da noi contro di lui corrispondono a verità e sono quindi ferocemente offensivi. Meglio astenersene. Il mondo in cui comincia a vivere un ragazzo appena uscito dall’adolescenza è disumano e barbarico perché vi regnano la competizione, la mischia violenta per prevaricare l’uno sull’altro, la guerra dell’arrivismo e del carrierismo, un mondo fatto a immagine e somiglianza dell’uomo, non della donna e in totale assenza delle leggi di Dio. Questo mondo oggi la donna se lo trova davanti e, volente o nolente, vi deve entrare e preparare ad entrarvi anche le proprie figlie. Non si illuda che siano validi i vecchi trucchi e le birbonerie femminili di un tempo, quando lui andava fuori e lei restava prigioniera dentro. Se oggi la donna entra in questo mondo-spazzatura, come lo definiva San Paolo, è perché vi deve portare i propri valori, non adeguarsi ai disvalori maschili. Sia vigile e critica davanti a tutto, anche alla Chiesa, perché in essa la svalutazione del femminile è ancora in atto, essendosi limitata a rivolgerci delle semplici e facili scuse, ma niente di più concreto.
(m.t.d’a.)



Sabato 07 Dicembre,2019 Ore: 17:26
 
 
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Pianeta donna

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